Dalla Penisola di Valdes si arriva a Punta Tombo dove alla sera assistiamo al rientro “al nido” di migliaia di Pinguini di Magellano che dal mare, con passo dondolante e con versi simili a quelli dei somari, tutti insieme vanno a dormire sottoterra. Passiamo lungo una strada costiera sterrata fino a Cabo Raso, un villaggio di pescatori del tutto abbandonato. L’atmosfera è molto simile a quella islandese con nebbie basse e vento, in più qui c’è un grosso leone marino morto sulla battigia.
Dopo Camarone, dove riusciamo finalmente a far gasolio, di nuovo in uno sterrato verso la Riserva Faunistica di Dos Bahias dove oltre ad una “pinguinera” ricchissima di esemplari, incontriamo molti guanacos e nandu’.Nelle zone limitrofe notiamo molti pezzi di selce lavorata abbandonati dai popoli preistorici che vivevano di caccia prima dei Tehuelce, etnia distrutta e cancellata dalle armate argentine della seconda metà del secolo XIX°, di cui il Generale Roca ne fu uno dei maggiori responsabili!
Ruta 3 fino a Comodoro Rivadavia, una città basata sull’industria del petrolio e cresciuta in modo disordinato. Attorno pozzi di petrolio, stazioni di pompaggio e cisterne, ma l’aria è incredibilmente buona. Ottimo è anche il prezzo del gasolio che qui in Patagonia costa il corrispettivo di 35 centesimi di Euro!
Ancora a Sud sulla soporifera Ruta 3 per poi deviare sulla ennesima pista che ci porta al Bosque Petrificado. Si tratta di una area protetta che conserva i resti di tronchi d’albero del Giurassico Medio, lunghi fino a 12 metri! Il paesaggio è incredibilmente colorato e ricorda le Bad Lands del Dakota! Allora il mondo era molto meno differenziato di oggi.
A Puerto San Julian arriviamo il 29 gennaio e facciamo campo sul lungomare, su una spiaggia piena di storia e di drammi! Qui attraccò Magellano, dopo Puerto Deseado, e alzò delle forche per impiccare dei rivoltosi. Sempre su questa spiaggia, anni dopo si fermò Sir Francio Drake che utilizzò le stesse forche di Magellano. Pigafetta, sceso a terra si incontrò i primi “patagoni” dalle grosse calzature (da cui il nome), ed infine quasi all’imbocco della baia venne sepolto l’ufficiale Sholl del brigantino Beagle, sotto lo sguardo del giovane Darwin.
Dalla solita Ruta Tres altra deviazione: questa volta 150 km di sterrato duro per arrivare alla Estancia Santa Maria”. In un profondo canyon si aprono decine di grotte nel tufo, tutte con le pareti ricoperte da pitture preistoriche per lo più rappresentanti mani colorate in rosso, giallo e bianco. Erano abitazioni dei pre-Tehuenche. Il sito è visibile grazie alla passione dei proprietari che comprarono il terreno per fare allevamento. Qui il Ministero delle antichità non si è mai interessato e solo grazie all’intelligenza di questa famiglia oggi la preistoria può tornare a vivere!!! Cose di un’Argentina ancora piena di controsensi. Passiamo da Rio Gallegos dove il clima si è fatto più fresco dopo i 40° C del canyon preistorico. Si sta entrando in Tierra del Fuego!!!!
L’1 febbraio entriamo in Cile e attraversiamo, su un traghetto vacillante per il vento e le onde, lo Stretto di Magellano. La sera siamo campeggiati a lato della strada cilena sferzati da un vento freddo e rabbioso. Si rientra in Argentina e dopo vari chilometri costieri bellissimi si passa all’interno, ed il paesaggio incredibilmente cambia radicalmente: siamo in mezzo a foreste di alberi ricoperti di barbe di licheni bianchi e da alte cime innevate: sono le ANDE.
Si scende dopo il Passo L.Garibaldi ed eccoci finalmente ad USHUAIA tutti in fila per la foto di rito dal cartello della città. Il Canale di Beagle bagna le rive di una città bella e vivace. Siamo veramente contenti di essere arrivati qui, ma il bello comincia adesso!