Franco e Lorena ci raccontano il loro viaggio fatto dal 30 luglio al 22 agosto 2011 con il loro camper (Enalgh Sleek su Ducato 2800 JTD del 2000) per un totale di 7.070 Km.
Sabato 30 luglio 2011
Partenza in tardo pomeriggio da Reggio Emilia. Prima sosta cena verso Bellinzona, l’obiettivo è attraversare tutta la Svizzera prima di andare a dormire.
Abbiamo il frigo pieno di pomodori buonissimi e la cena è una doppia superinsalata… come sempre si comincia salutisti e si finisce a wurstel e crauti. Va bè, tanto i pomodori buoni in Nordeuropa non ci sono.
Domenica 31 luglio 2011
Alla fine ieri sera ci siamo fermati a dormire al San Gottardo, perché al tunnel c’erano 10 km di coda, così siamo rimasti un po’ indietro sulla tabella di marcia. Stamattina siamo passati senza colpo ferire (per forza, ci siamo alzati alle cinque.. per cui appena passato il tunnel ci siamo fiondati di nuovo in branda per completare la nottata).
Sosta pranzo in un’area di servizio in Alsazia dalle parti di Colmar, dove curiosamente ad aspettare le briciole dei turisti seduti ai tavoli da pic nic non ci sono i soliti piccioni ma numerose cicogne!
Rifornimento di gasolio in Lussemburgo, dove siamo arrivati in riserva e abbiamo scoperto che effettivamente è il posto di gran lunga più conveniente ove fare il pieno (lo so, avrei dovuto saperlo in anticipo consultando i diari di viaggio che ho portato con me, ma sono appena entrata nell’atmosfera no-worries delle vacanze, e si sta cosi bene..).
Arrivati a Dunkerque in serata, la tariffa prenotata su internet con anticipo per la Norfolk line era conveniente, ma per cambiare l’orario di partenza richiedono 34€, se no ci saremmo imbarcati con il traghetto di mezzanotte. Ma non importa, va benissimo domattina alle 8.
Lunedì 1 agosto 2011
Accidenti, stamattina avevamo prenotato il traghetto delle 8, ci siamo messi in fila un’ora prima come indicato ma la nostra fila è stata lentissima, così quando siamo arrivati all’addetto ai biglietti ci hanno dato, senza che manco ce ne rendessimo conto, un biglietto per la corsa successiva, quella delle 10… e abbiamo fatto una levataccia per niente.
Le bianche scogliere di Dover si vedono dal traghetto e sono davvero uno spettacolo, così liscie a picco sul mare. Appena sbarcati abbiamo il nostro primo impatto con la guida a sinistra – le rotonde in particolare all’inizio ingenerano un certo terrore.
Ci dirigiamo direttamente verso Canterbury, tanto per stare sul semplice: strada dritta e ben segnalata, una 20ina di km appena. Sulla strada da Dover, all’ingresso del paese, ci accoglie il ‘New Dover Road Park & Ride’, un ottimo parcheggio con camper service e connessione bus al centro, tutto compreso per il costo di £2,5 a equipaggio a giornata.
La cattedrale di Canterbury è maestosa, custodita nel cuore di una cittadina medioevale che ne nasconde l’accesso tramite una stretta porta nel muro di cinta del cortile. Accesso non proprio economico, £9 a testa. Ma ce la godiamo tutta.
Alla biglietteria acquistiamo per ulteriori £2 una piccola guida, ben fatta, in italiano, e ci facciamo tutto il giro. Ad un primo impatto, per noi che siamo abituati alla ricchezza delle chiese italiane e dei tesori che a volte contengono, pare sfigurare.
Ma visitandola con attenzione, è veramente ricca di storia e di opere di ogni genere. Da Sant’Agostino fino al secolo scorso, passando dall’omicidio di Tommaso Beckett, a Morton, al Conte Nero, a Sant’Anselmo di Aosta (la Regione Val d’Aosta ha addirittura donato un altare), alla Tatcher e Mitterand (che hanno firmato qui l’accordo per il Canale della Manica) e chi più ne ha più ne metta… sono passati tutti da qui, e ogni epoca ha lasciato qualche traccia e qualche pezzo qua e là in questa grande opera a strati che è questa imponente cattedrale, meta di pellegrinaggi e fulcro principale della chiesa anglicana.
Nel pomeriggio si riprende il viaggio verso nord, diretti a Cambridge, dove arriviamo in circa un paio d’ore. La strada è abbastanza semplice ma comprende un pezzo del grande raccordo che circonda Londra, che è piuttosto trafficato, e anche nei tratti autostradali più tranquilli i camion guidano come pazzi e bisogna fare molta attenzione.
E poi ovviamente sorpassano… sulla destra! Le autostrade sono gratuite, ma non molto curate (stato dell’asfalto, banchine, corsie di emergenza e piazzole di sosta lasciano un po’ a desiderare).
A Cambridge facciamo conoscenza con il primo campeggio della rete Caravan Club, il ‘Cherry Hinton’: se non ci fossimo iscritti fin da casa al Caravan Club inglese e non avessimo quindi ricevuto cartina e guida dei loro campeggi, avremmo potuto passarci vicino senza sospettare della sua esistenza, talmente poco è segnalato.
Arriviamo alle 20, la reception è già chiusa ma comunque per i ‘late arrivals’ ci sono delle piazzole esterne con tanto di allacciamento elettrico, quindi non ci manca nulla. Ci facciamo una bella doccia calda, e per questa sera anche una pastasciutta come si deve.
Martedì 2 agosto 2011
Paghiamo il campeggio £13 (a tariffa ridotta perché abbiamo pernottato nell’area esterna), facciamo il pieno di acqua poi lasciamo lì il camper e con il bus che passa a poca distanza ci avviamo a visitare il centro città.
La particolarità di questa cittadina risiede nei suoi 32 colleges, istituzioni universitarie tra le più prestigiose d’Inghilterra, con una storia secolare, le cui origini risalgono al 1200-1400, quindi anche artisticamente ricchissime.
Quelli più antichi e famosi si trovano quasi l’uno a fianco all’altro lungo due strade parallele del centro e il fiume Cam (da qui Cam-bridge) che le costeggia.
In realtà più che un fiume è un piccolo e tranquillo corso d’acqua dove gli studenti scarrozzano i turisti a bordo di piatte barche spinte con pali. Ciascun college storico è composto da un gruppo di edifici raccolti intorno a cortili interni con erba verdissima rasata alla perfezione.
Normalmente si può accedere ai cortili interni e alla cappella, che riveste un ruolo importante perché nel medioevo l’educazione non poteva prescindere dalla dimensione religiosa.
Non sempre i colleges sono aperti al pubblico, ma un cartello all’ingresso avverte se quel giorno sono visitabili o no. I più prestigiosi richiedono un biglietto d’ingresso che varia dalle £ 2-3 fino alle £ 6,5 del King’s College, che però solo per la cappella li vale tutti.
Questa cappella risale all’epoca dei Tudor, in stile gotico inglese, alta, ariosa, luminosa, con magnifiche e coloratissime vetrate a mosaico e un soffitto con una struttura a ventagli che, pur essendo in pietra, dà un senso di leggerezza e di finezza insieme.

Ritornati a metà pomeriggio al camper, ci mettiamo in marcia verso York.
A York ci sono diversi posteggi pubblici ma hanno le sbarre ad altezza auto. Ne troviamo uno per i bus, vuoto se non per un camper inglese, ma un cartello avvisa che il posteggio è per gli autobus e anche questi comunque devono andarsene entro le 23.
Per evitare grane ci rifugiamo al camping del Caravan Club ‘Beechwood Grange’, che sappiamo provvisto di piazzola per i late arrivals. Arriviamo alle 10 di sera e ci allacciamo alla corrente. Alla fine la soluzione del Late Arrival (o LNA, Late Night Arrival) ci pare ottimale: si ha l’accesso a tutti i servizi e pure l’elettricità, e si paga pure una tariffa ridotta..
La mattina successiva i gestori però molto gentilmente ci informano che per le regole del Caravan Club il Late Arrival sarebbe soggetto a prenotazione (e bisogna telefonare entro le 17.30 se no poi le receptions chiudono!) e comunque è necessario arrivare entro le 20.
Ora capisco perché quando siamo arrivati alle 22 e il campeggio era in completo silenzio il guardiano ha messo fuori la testa dalla sua casupola per vedere cosa succedeva… Bisognerà resettare il nostro orologio biologico per adeguarci a questi orari. E pensare che lo scorso anno in Grecia le receptions erano aperte fino alle 22 e oltre..
Mercoledì 3 agosto 2011
Aspettiamo le 9 di mattina perché apra la reception in modo da poter pagare e andarcene (chiudono presto la sera, ma non sono poi così mattinieri questi inglesi… a quanto pare semplicemente vivono tranquilli).
Poi ci dirigiamo al Park & Ride di Monks Cross, vicino al campeggio, che ha un’area apposita per camper (c’è la sbarra ad altezza auto, ma suonando il campanello l’addetto la apre per permettere anche l’entrata di mezzi più alti – attenzione alle sbarre mentre si aprono, ci sono avvisi dappertutto nel camping sulla pericolosità di avvicinarsi alle sbarre mentre sono ancora in movimento perché pare che la fotocellula possa reagire richiudendo, con conseguente legnata sul malcapitato camper e pure multa dell’amministrazione comunale per il danno alla sbarra!). Il parcheggio è gratuito, si paga invece il bus.
Scendiamo proprio all’imbocco di Shambles, la viuzza del centro storico famosa per le molte case risalenti all’epoca medioevale (un tempo era la zona dei macellai, ora ovviamente sono negozietti chic). Una passeggiatina per il quartiere e poi visita alla famosissima Cattedrale (Minster), la più grande chiesa medioevale del nord Europa.

Sulle rovine di una basilica romana, poi di una chiesa anglosassone e quindi di una cattedrale normanna, è sorta tra il 1200 e il 1400 questa splendida cattedrale gotica, con vetrate meravigliose di cui parecchie originali del medioevo, un coro ligneo stupendo (ma purtroppo rifatto a causa di un incendio) e un meraviglioso organo antico con 4000 canne.
Il biglietto d’ingresso, £ 6,5 comprensivo di cripta, è caro ma vale assolutamente la pena di essere pagato. Non altrettanto diremmo per il biglietto supplementare per l’ascesa della torre, £ 5,5, che richiede pure una attesa ulteriore per l’accesso; il panorama dall’alto è carino ma niente di che.
Prima di riprendere il bus n.9 (davanti a M&S proprio al termine di Shambles, perché la fermata per il ritorno non è dirimpetto a quella dell’andata), ci fermiamo per un pranzetto frugale in un contesto particolarissimo: una parrocchia ha aperto una sorta di bar di beneficenza all’interno di una cappella che si affaccia proprio sull’incrocio.
E’ esattamente così: Gli arredi della cappella sono stati spostati (ma restano le vetrate, i sepolcri antichi, le lapidi ai muri…) per far posto ad un rudimentale bancone da bar e ad una serie di tavolini, che si estendono anche al giardinetto anteriore.
Qui alcune signore in età da pensione servono in tazze spaiate the, caffè, bibite, panini e dolci fatti in casa, e l’attempato signore (unico uomo) che sta alla cassa fa tutti i calcoli a mente e tiene i soldi in una scatola.
L’iniziativa pare molto popolare, il cibo è economico e casalingo, la giornata è soleggiata e i posti sono quasi tutti occupati; non ci resta che sistemarci in un tavolino all’interno, proprio ai piedi del sepolcro di un qualche nobile di altri tempi la cui statua ‘dorme’ dietro le nostre teste.
Nessuno ci fa il minimo caso. A dire il vero anche in una navata laterale della cattedrale avevamo visto allestito un baretto di fortuna, con tavolini e gente seduta a prendere il the proprio a fianco alle file di banchi della navata centrale; un cartello spiegava che era un’iniziativa di beneficenza aperta tutti i giorni fino alle 12:00.
Finito il tempo da dedicare a York, ci rimettiamo in marcia verso nord e speriamo di farcela entro sera a visitare anche il castello di Alnwick. Sono circa 200 km, quasi tutti di autostrada e filano lisci (nonostante la qualità delle autostrade inglesi sia più paragonabile a quella delle nostre superstrade quindi la guida richieda generalmente maggiore attenzione).
Un cartello durante il percorso avvisa che il castello è aperto fino alle 18; noi arriviamo alle 17 e speriamo di farcela con una visita veloce. Ma scopriamo, ahimè solo alla biglietteria, che il castello chiude alle 17 e solo la parte esterna alle 18, e £ 13 per vederlo da fuori ci sembra un po’ eccessivo.
Inoltre, siccome è il castello dove sono state girate alcune scene di Harry Potter, è letteralmente invaso da bambini e l’offerta turistica si è adeguata: scope volanti, travestimenti e bacchette magiche spuntano da ogni dove, ci sembra ne abbiano fatto una sorta di parco tematico. Pazienza.
Nel frattempo cerchiamo di rintracciare un posto per la notte, visto che i campeggi chiudono alle 17/17.30 e bisogna raggiungerli almeno telefonicamente entro quell’ora e quindi sapere già in anticipo a che ora si arriverà dove. Meno male che abbiamo la guida del Caravan Club con tutti i riferimenti e facciamo varie telefonate, fino a che non troviamo una CL (Certified Location) libera.
Si chiama The Plough e si trova poco a sud di Bernwick. Le Certified Locations non sono campeggi ma posti tappa presso fattorie o case private, che offrono 5 posti max, di solito con allacciamento di corrente elettrica ed alcuni servizi, in località molto tranquille e ad un costo molto contenuto.
Nella mezz’oretta che ci resta cerchiamo di visitare sulla costa l’isoletta di Holy Island, una sorta di Mont St Michel inglese, ma evidentemente non è la nostra giornata fortunata perché quando arriviamo la marea copre la strada di collegamento, e il cartello avvisa che per il prossimo passaggio bisogna aspettare le 23, quando il mare si ritirerà a sufficienza per poterla percorrere in sicurezza.
Con le pive nel sacco ci dirigiamo verso The Plough, che si rivela un posticino carino: un prato cintato e attrezzato con torrette elettriche a fianco di una taverna sperduta nella campagna del Northtumberland. Ne approfittiamo per cenare alla taverna; il cibo è molto gustoso e la birra altrettanto.
Giovedì 4 agosto 2011
Questa mattina abbiamo deciso di partire presto; dobbiamo assumere degli orari più inglesi se vogliamo vedere qualcosa in questa vacanza! La cosa assurda però è che da queste parti se il tempo è buono c’è luce fino quasi alle 22, eppure alle 17 chiude pressoché tutto, comprese le reception dei campeggi.
E in effetti pare che il camperista inglese medio ami passare il tempo tranquillamente seduto su una poltroncina sull’erba davanti al camper… forse siamo noi quelli che non hanno capito niente…
Partiti di buon’ora, dopo un bel giro per stradine di campagna arriviamo all’abbazia di Dryburgh. Si tratta delle rovine di un antico complesso, che conserva ancora un paio di sale intatte e quanto basta per capire comunque la dislocazione dei vari ambienti che lo componevano.
Ce ne sono altre nei dintorni (Melrose, Kelso che vediamo passando e Jediburg), noi visitiamo solo questa, che è comunque interessante.
Il biglietto costa £ 5 e sarebbe forse compreso nel pacchetto Scotland Explorer, ma siccome noi abbiamo acquistato il pacchetto su Internet e dobbiamo ritirarlo ad Edimburgo, non siamo ancora in possesso del ‘Pass’ e quindi siamo disposti a pagare il biglietto; ma non ce n’è bisogno, il sorvegliante gentilissimo ci fa passare sulla fiducia.
Seconda tappa, risalendo verso Edimburgo: la Rosslyn Chapel, nei pressi dell’abitato di Roslin. Questa cappella meravigliosa è divenuta famosa grazie al ‘Codice da Vinci’, e quantomeno dobbiamo ringraziare Dan Brown per la notorietà apportatale perché è veramente un’opera splendida, che merita di essere conosciuta e visitata e che in questo modo appunto può sostenere gli altissimi costi di restauro.
La cappella risale al 1400 circa, ed è un capolavoro di scultura della pietra, completamente adorna di bassorilievi medioevali che mescolano raffigurazioni sacre, ornamenti ispirati alla natura e simbologia proveniente dai culti pagani celti e normanni, di cui il significato resta in parte misterioso.
Addirittura pare raffigurata in modo abbastanza evidente una ghirlanda di pannocchie di mais, quando però ancora il mais non era conosciuto perché Colombo non era ancora arrivato in America.
Il luogo lascia spazio a tutte le possibili illazioni su templari, massoni, sacro Graal e misteri vari che gli sono stati costruiti intorno, ma è comunque affascinante e per nulla stucchevole.

Da qui al campeggio Mortonhall di Edimburgo la distanza è veramente breve. Purtroppo il campeggio del Caravan Club era già completo e questo Mortonhall non è una meraviglia. Ci assegnano una piazzola inesistente e solo con fatica riusciamo a farcela cambiare… d’altra parte sono sommersi di gente e gli addetti alla reception sono stravolti.
Venerdì 5 agosto 2011
Il campeggio è ben collegato con bus al centro, e abbiamo passato tutto il giorno in città.
Appena arrivati ci siamo imbattuti in una bellissima iniziativa, un servizio di guide turistiche volontarie che promuovono interessanti tour a piedi del Royal Mile. Dividono gli utenti in tre o quattro gruppi che partono a distanza di 10 min ciascuno tra le 10.00 e le 10.30 e poi di nuovo tra le 14.00 e le 14.30 praticamente per tutto il mese di agosto.
Il giro ha inizio dalla Cannonball House, sul Royal Mile poco prima del castello sulla sinistra. La nostra guida, Colin, ci ha portato in giro per due ore, che sono veramente volate, lungo tutto il Royal Mile ovvero la strada centrale della città vecchia che collega il Castello al Palazzo Reale.
Ci ha raccontato la storia della città attraverso cortili interni e angolini che non avremmo mai scoperto, pur trovandosi a pochi metri dal flusso, in questi giorni numerosissimo, dei turisti.

Proprio in questi giorni ha avuto inizio il Fringe Festival, il festival ‘a margine’ dell’importante International Festival e del festival delle bande militari, il Military Tattoo.
Il Fringe Festival ha un programma ricchissimo di spettacoli teatrali e musicali di ogni possibile genere, che a differenza dell’International Festival vede protagonisti compagnie ed artisti poco noti ma giovani ed entusiasti (li trovi in mezzo alle strade a propagandare i loro spettacoli).
Il programma del solo Fringe Festival è così corposo che la brochure sembra un elenco telefonico.
Andiamo a zonzo curiosando tra buskers e artisti di strada, poi nel pomeriggio dedichiamo un paio d’ore alla visita del castello. Concludiamo la giornata con una cena scozzese, provando il famoso ‘haggis’, specialità scozzese fatta di carne di pecora macinata (per la precisione cuore, fegato e polmoni, cotti nello stomaco rivoltato dell’animale) mescolata con fiocchi d’avena, cipolla tritata e spezie.
Sì, lo so, a dirla così sembra rivoltante, ma il risultato finale è invece gustoso, e contornato da purè di patate risulta proprio buono. Anche l’aspetto è salvato dalla macinatura fine che non lascia sospettare nulla…
Sabato 6 agosto 2011
Date le previsioni del tempo, abbiamo lasciato per oggi tutte le cose da fare al chiuso.. e abbiamo fatto bene, visto che da mezzogiorno in poi ha piovuto senza sosta. Edimburgo comunque offre molto, anche in un giorno di pioggia.
A cominciare dai musei, che sono tutti gratuiti e molto interessanti (National Museum of Scotland, National Gallery, National Gallery of Modern Art… ce n’è per tutti i gusti, persino il Museum of Childhood). Poi nell’ambito del Fringe Festival ci sono vari concerti gratuiti, sia di musica classica che folk che di vario genere.
Così oggi abbiamo fatto un biglietto giornaliero dell’autobus (£ 3,20) e abbiamo zigzagato di qua e di là per la città, fuori da un locale e dentro un altro.
La gente è molto cordiale, nonostante il tempo piovoso deve essere un posto dove si vive bene.
Domenica 7 agosto 2011
Il tempo non ci è favorevole, ci svegliamo con la pioggia che continuerà, più o meno fine, per tutto il giorno. Lasciamo il campeggio per la prima meta della giornata: Falkirk.
Vogliamo vedere la Falkirk Wheel, una enorme ruota metallica che funziona da chiusa tra due canali che si trovano ad altezze molto diverse, ed alloggia nelle sue grosse pale le barche che vengono trasportate da un livello all’altro dal girare della ruota.
La visita completa di giro in barca costa una decina di sterline e dura un’ora; noi ci accontentiamo di osservarla dall’esterno e scattare qualche foto, poi via verso la prossima meta: il castello di Stirling.
Il biglietto è compreso nel pacchetto ‘Scotland Explorer Pass’ che abbiamo acquistato su internet da casa e che ci è sembrata un’ottima scelta; il pacchetto è disponibile in varie forme, noi abbiamo scelto quella dell’ingresso libero per 7 gg a scelta nell’arco di 14, e con le sole visite di Dryburg, Edimburgo e Stirling ce lo siamo già ripagato.
Inoltre il Pass è molto pratico perché permette di saltare le code agli sportelli delle biglietterie.
Il castello di Stirling è veramente bello e vale sicuramente la pena di essere visitato. A noi è piaciuto molto di più di quello di Edimburgo. E’ un complesso altrettanto vasto ma molto bene restaurato e molto ben allestito.
L’audioguida è compresa nel biglietto e disponibile in italiano e fornisce una spiegazione vivace delle varie tappe della storia del castello e dei personaggi che vi hanno vissuto. In alcune stanze del castello è stata fatta la scelta di ricostruire l’arredo e le decorazioni originali del medioevo, con gli stessi dettagli e gli stessi colori vivaci che sono stati riscontrati a seguito delle analisi microscopiche. Così le stanze risultano davvero sorprendenti.
Questo è stato fatto senza danneggiare gli elementi decorativi originali, (in legno tarlato e ormai senza più tracce visibili di colori) che sono stati invece staccati e raccolti in alcune teche in un settore adibito a museo, e ben documentati con pannelli esplicativi.
Il personale di servizio, vestito in costume d’epoca, è sempre pronto a fornire spiegazioni e a solleticare la curiosità dei visitatori rispetto alla storia dell’edificio e della Scozia medioevale. Il tutto in modo molto pacato, senza risultare stucchevole; senza effetto Gardaland, per intenderci.
In generale abbiamo riscontrato in Scozia molta cura per la propria storia e molta attenzione a dare la possibilità ai visitatori non semplicemente di osservare i beni storici ma anche di capire tutto quello che sta dietro, comprendendone la genesi e l’evoluzione.
Anche le più semplici chiese parrocchiali che ci è capitato di visitare, magari in occasione di concerti ad Edimburgo, ci tenevano sempre a fare conoscere la loro storia, tramite pannelli allestiti o foglietti consegnati all’ingresso e disponibili in molte lingue.
Il castello di Stirling ci ha preso e abbiamo fatto un po’ tardi. Quando usciamo, l’ora di pranzo è passata da un pezzo… ecco perché avevamo tanta fame!
Un panino veloce e via, ci rimettiamo in marcia; questa volta però seguendo strade minori, in particolare tutta la strada costiera del Fife (tutta perfettamente segnalata da cartelli turistici marroni e blu con il simbolo del cardo di Scozia, non serve nemmeno il navigatore…), che percorriamo verso est fino al paesino di Anstruther.
E’ domenica pomeriggio/sera e le strade sono quasi deserte, molti paesi sono così silenziosi da parere disabitati. Ad Anstruther arriviamo verso le otto di sera, ci fermiamo nel porticciolo e notiamo con piacere un pò di movimento. Sul lungomare (o lungo fiordo, come lo vogliamo chiamare) si snodano diversi localini che cucinano pesce.
Tra questi l’Anstruther Fish Bar, che è stato per vari anni classificato il migliore Fish & Chips di Scozia e per un paio d’anni anche dell’intero Regno Unito. E’ d’obbligo l’assaggio, quantomeno per verificare la fondatezza della fama.
Scegliamo la combinazione più classica: haddock in batter (pastellato) + chips. La porzione è abbondante e soprattutto ottima. Il pesce è freschissimo e delicato, e la frittura è così asciutta e leggera che, pur essendoci stato consegnato in un contenitore di cartone, alla fine del pasto le tracce di unto sulla carta sono minime.
Ormai abbiamo passato tutti i possibili orari per trovare qualunque tipo di posto in campeggio. Proseguiamo verso St. Andrews, dove vediamo passando, mentre cala la notte, le meravigliose rovine della cattedrale a picco sul mare, e poco dopo ci fermiamo in un posteggio ‘long stay’ dove sono già fermi altri camper, gratuito e tranquillo.
Lunedì 8 agosto 2011
La giornata è stata molto densa e variata. Sveglia presto, siamo andati a rivedere le rovine della cattedrale di St. Andrews. Il sito non era ancora aperto (sarebbe stato pure compreso nell’Explorer) ma è abbastanza ben visibile dall’esterno quindi non ci siamo attardati, qualche foto e via.
Ci siamo ripromessi di andare a fare colazione sulla banchina del porto di Tayport, che sarebbe stata la nostra meta di ieri sera, con la vaga speranza di avvistare qualche delfino. E con nostra meraviglia ne abbiamo visti più di uno, saltare nell’acqua a pochi metri dal molo per parecchio tempo, praticamente tutta la mezz’ora che abbiamo passato lì.
Ripartiti verso nord, poco dopo Dundee abbiamo deviato per raggiungere il Glamis Castle, che è un vero castello delle fiabe, con le torrette con i tetti conici e il parco tutto intorno. E’ un castello privato, ma aperto al pubblico e tenuto splendidamente.
Per l’esattezza appartiene alla famiglia di origine della regina madre, morta nel 2002, che ha trascorso qui la sua infanzia nei primi anni del 1900. Ho letto da poco il libro ‘Il discorso del Re’, il cui protagonista è suo marito, quindi ho ben viva l’immagine del personaggio di questa regina così amata, trasmesso tramite i diari del logopedista di corte.
Purtroppo il tempo non ci consente di fare la visita anche all’interno, ci limitiamo a prendere il biglietto per i giardini in modo da poterlo osservare bene dall’esterno.

A questo punto è ora di pranzo, il tempo pare si sia rimesso al bello e noi prendiamo una di quelle decisioni che spesso caratterizzano le nostre vacanze in camper: ovvero buttiamo all’aria tutti i piani e cambiamo completamente itinerario sulla base dell’ispirazione del momento.
Decidiamo quindi di non seguire la costa verso nord-est, ma di puntare dritto a nord traversando la Foresta di Alith e il Cairngorn National Park, arrivando per sera a Elgin. Si tratta di un itinerario che si sviluppa esclusivamente su strade secondarie, che la nostra carta stradale segna come ‘verdi’ cioè panoramiche, e che si riveleranno molto pittoresche.
Da Alith prendiamo la piccola strada che punta a nord-nordovest (se vedete i cartelli che sconsigliano il traffico alle roulottes e ai mezzi pesanti siete sulla strada giusta, non preoccupatevi, con il camper si fa tranquillamente) e che attraversa l’omonima ‘foresta’, dove due caprioli ci attraversano la strada e ci guardano stupiti (a dire il vero non abbiamo incontrato altre auto per tutto il tratto).
Poi proseguiamo a nord verso Glenshee e Braemar, per fare poi una sosta presso Balmoral Castle, la residenza scozzese dei reali di Windsor. A mezzo miglio dal castello si trova una piccola distilleria, la Royal Lochnagar, che è pure fornitore ufficiale della famiglia reale.
Una visita guidata di 45 minuti, molto interessante, ci mostra tutte le fasi della produzione del whisky e ci spiega le differenze tra un whiskey e l’altro. Si conclude ovviamente con un assaggio… e noi che poi riprendiamo il camper, per prima cosa sbagliamo strada.
Azzeccata finalmente la deviazione che ci porta a nord, attraversiamo il Cairngorn National Park, passando lungo il torrente Gairn (Glen Gairn), poi da Tomintoul e da Glenlivet (sì, esatto… quello del whisky; anche qui c’è una distilleria con ovviamente le sue brave visite guidate, questa zona è veramente densa di nomi famosi).
Queste strade sono veramente belle ed è sicuramente valsa la pena di fare questo giro. Dal punto di vista della percorribilità sono ovviamente più lente e in qualche tratto con una sola carreggiata (in questi tratti però sono frequenti le piazzole per gli scambi, anche se il traffico è veramente scarso), ma complessivamente ben tenute.
Procedendo verso nord, ci avviciniamo a Elgin ma sono ormai le 7 di sera e disperiamo di trovare un campeggio aperto, anche se una doccia ci starebbe proprio bene.
Ad un tratto vediamo un cartello lungo la strada e in men che non si dica finiamo all’ingresso dell’Aberlour Gardens Camping Park, dove il gestore viene ugualmente a riceverci (credo stesse cenando) e ci assegna una bella piazzola ghiaiata (che con la pioggia che è venuta negli ultimi due giorni presenta sicuramente dei vantaggi!).
Scopriamo che questo luogo è sulla ‘strada del whisky’ (whisky trail), infatti domattina proseguendo verso Elgin troveremo le distillerie di Glen Grant, Glen Moran, Strathisla (Chivas), e più avanti Glenmorangie, Dallas Dhu ed altre.
Martedì 9 agosto 2011
Stamattina avevamo intenzione di svegliarci presto, ma non così presto… Quando siamo partiti dal campeggio convinti che fossero le 8 e non si muoveva una foglia, abbiamo realizzato che invece erano le 7… avevamo messo la sveglia su un telefono con l’ora italiana!
A quell’ora, cosa fare? Andiamo ad Elgin a vedere la cattedrale, purtroppo in rovina (era stata abbandonata a metà del XVI sec quando c’è stata la riforma protestante) ma comunque molto bella. Il sito è ovviamente chiuso ma è cintato con una semplice cancellata che gira tutto intorno e si vede benissimo anche da fuori; l’unica cosa che ci siamo persi era il potere entrare nella sala capitolare, che è rimasta in piedi e pare che abbia un soffitto molto bello.
Tentiamo anche di visitare Johnston’s Cachemire, ma un cartello avvisa che il Visitor Centre oggi avrebbe aperto alle 10 anziché alle 9.. proprio l’unica volta che noi siamo così mattinieri!
Ci dirigiamo quindi a Fort George, nei pressi di Inverness, dove siamo arrivati giusto per l’orario di apertura. Oggi non piove ma fa un freddo terribile, ho aggiunto un pile sotto la giacca a vento e ho rimpianto di non aver portato i guanti. Il forte poi ha già di per sé un aspetto freddo…
Si tratta di una grossa fortificazione (compresa nel pacchetto Scotland Explorer) che comprende all’interno varie caserme e tutti i relativi servizi. Risale al XVIII sec ma viene utilizzato tuttora (in parte) dall’esercito inglese per i famosi reparti degli Highlanders (quelli col kilt, per intenderci).
E’ un interessante esempio di architettura militare, e come sempre molto ben curato negli allestimenti e nei servizi per il visitatore/turista – tra cui l’audioguida gratuita in mille e una lingua e alcuni figuranti in costume d’epoca che raccontavano in modo molto simpatico la vita al forte due o trecento anni fa.
Però è sempre meno affascinante di un castello, e poi faceva così freddo…
Usciti dal forte, a breve distanza si trova il campo di battaglia di Culloden, dove si è disputata l’ultima battaglia tra inglesi e scozzesi poco prima della costruzione del forte. Non potevamo farci mancare anche questa visita, seppure rapidissima.
Gli scozzesi sono una meraviglia, se trovano un sasso antico riescono a ricavarci intorno un centro visitatori, un servizio di guide, un parcheggio per i bus e una cafeteria. I servizi turistici sono davvero il loro forte.
E sono sempre molto gentili, disponibili e pazienti con tutti, molti operatori di musei e siti archeologici italiani avrebbero parecchio da imparare da una visita qui.
Per continuare sulla serie delle attrazioni costruite sul nulla o quasi, procediamo verso Inverness e imbocchiamo il Loch Ness, che percorriamo verso sud fino a Drumnadrochit, per visitare il castello di Urquart (Scotland Explorer).
A dire il vero questo risulta un po’ deludente, del castello sono rimaste solo poche rovine e l’aspetto pur pittoresco delle rovine che si affacciano sul lago (il Loch Ness è comunque bello) è un po’ stravolto dalla marea di turisti che oggi lo invade.
Pullman su pullman da ogni dove, con italiani, spagnoli e giapponesi in testa. Esattamente come abbiamo già sperimentato in Norvegia e in altri luoghi, i turisti di queste nazionalità hanno i loro ‘posti culto’ che non corrispondono in realtà a quelli più belli di un paese.
Il Loch Ness sarà uno di questi. Tedeschi, olandesi, francesi, sono invece dei ‘liberi battitori’, li trovi un po’ dappertutto a curiosare nei posti più sperduti (e interessanti), ma girano alla spicciolata e sono una presenza più discreta.
Un rapido giro e ce ne andiamo dagli schiamazzi. Torniamo ad Inverness e prendiamo la strada costiera in direzione di Wick, con l’obiettivo di percorrere nei prossimi giorni tutta la costa delle Highlands in senso antiorario. A Golspie vediamo passando il castello di Dunrobin, che pare molto bello, ma sicuramente chiuso essendo ormai le sei di pomeriggio.
Ci fermiamo al paese successivo, al campeggio del Caravan Club di Brora (attenzione, ci sono due campeggi, il primo che si incontra è piuttosto squallido ma tende ad imitare le insegne del Caravan Club, che invece ha convenzionato quello poco più avanti). Qui non hanno Late Arrival Area ma abbiamo telefonato per prenotare e ci hanno detto che fanno entrare fino alle 20… e noi riusciamo ad arrivare un’ora e mezzo prima che chiuda! Stiamo diventando inglesi?!
Mercoledì 10 agosto 2011
L’obiettivo di oggi è puramente paesaggistico, vogliamo fare il giro delle Highlands seguendo la costa in senso antiorario. Purtroppo il tempo è piovoso, speriamo che migliori.
Il primo tratto di strada, fino a John O’ Groats, è piuttosto scorrevole e veloce e arriviamo all’estremità nordorientale per ora di pranzo, compresa una sosta di un’oretta a Wick per visitare il piccolo museo etnografico (heritage), curioso e interessante, contenente molte testimonianze dell’epoca –circa un secolo fa- in cui Wick era il primo porto britannico per la pesca delle aringhe e attirava oltre mille di pescherecci da tutto il nordeuropea, e migliaia di lavoratori e lavoratrici stagionali per la pesca e la preparazione del pesce.
John O’Groats è piuttosto deludente, quattro negozietti per turisti e i traghetti per le Orcadi, niente più. Ma le scogliere di Duncansby Head, a solo un paio di miglia, sono uno spettacolo che vale la pena vedere, con i loro imponenti faraglioni.
I gabbiani vi nidificano e si possono vedere da vicino (in linea d’aria, pur non potendoli raggiungere) i nidi con i piccoli ancora coperti di soffici piume grigie.
Proseguendo la strada costiera, nel tratto che parte da Bettyhill fino a Durness la strada cambia decisamente: diventa più stretta, spesso ad una sola corsia (pur essendo ben servita da frequenti piazzole di scambio) e il paesaggio diviene assolutamente selvaggio: brughiera a perdita d’occhio, erica lilla e felci verde smeraldo, pecore sparse, fiordi azzurri e torrenti dall’acqua precipitosa che pare nera a causa del colore nero della terra, ricca di torba.
Nonostante abbiamo fatto tutto il tratto sotto la pioggia, è stato comunque meraviglioso, credo che valesse la pena di tutto il viaggio anche solo per arrivare fino a qui.

Abbiamo fatto anche qualche deviazione su stradine locali, o per errore o per necessità: l’attraversamento del Kyle of Tongue era interrotto e abbiamo dovuto seguirne il contorno lungo una stradina minuscola, veramente incredibile.. così immersa nella natura che sembrava di essere alla fine del mondo.
Queste stradine locali normalmente portano il cartello ‘not suitable for caravans’ (non adatte per roulottes); il problema difatti sta nelle piazzole di scambio, che non sono lunghe abbastanza per un mezzo con rimorchio. Con il nostro camper, che è solo 6 mt, non abbiamo avuto alcun problema.
E comunque il traffico era veramente ridotto, non è capitato spesso di incrociare altre auto e davvero raramente altri camper o furgoni.
Il campeggio di Durness (no Caravan Club), nei pressi della Smoo Cave, è piuttosto spartano ma permette l’accesso anche tardi, sotto forma di ‘self service’.. il cartello dice di trovarsi un posto e di passare domattina alle 9 a pagare per la notte.
Finito il viaggio per oggi, il cielo ci regala qualche raggio di sole, anche se la temperatura è polare e il vento piuttosto forte. Ceniamo nel ristorantino adiacente al campeggio, piuttosto buono.
Mentre percorriamo ai piedi i pochi metri che ci separano dal ristorante, tutti incappucciati e avvolti in pile e giacche a vento, vediamo un bambinetto sui cinque anni che probabilmente era appena uscito dalle docce, con indosso solo un corto accappatoio e due ciabattine di gomma, che giocherella con una striscia di carta igienica facendola volare a mo’ di aquilone. Il freddo evidentemente non lo sfiora affatto. Mah, questi nordici…
Giovedì 11 agosto 2011
Ci svegliamo alle 7 e c’è un bel sole; alle 9, quando apre la reception e si può pagare e partire, comincia a piovere. Rinunciamo quindi alla puntata a Cape Wrath (anche perché ci si arriva solo con un traghetto che viaggia ogni due ore, quindi significherebbe starsene rintanati in camper due ore ad aspettare il viaggio di ritorno..) e ci mettiamo in viaggio verso sud.
Pochi km dopo Unapool prendiamo una deviazione a destra che ci porta alla spiaggia di Achmelvich, con una strada che progressivamente va restringendosi; nel frattempo ha smesso di piovere e sembra esca uno sprazzo di sole, e la spiaggia è un’incanto.
Una mezzaluna piuttosto profonda di sabbia bianca finissima, in mezzo al verde della brughiera. L’acqua è gelida, ma facciamo due passi e raccogliamo conchiglie. C’è anche un piccolo campeggio.
La sosta successiva la facciamo in un promontorio un po’ più a sud per andare a cercare, nei pressi di Achiltibuie, un affumicatoio (Smoke House) di salmone e altro pesce.
Noi ci arriviamo nuovamente dalla strada principale, la A857, deviando a destra nei pressi di Drumrunie, poi ci accorgiamo (polli che siamo) che si sarebbe potuto tagliare direttamente da Lochinver, dove partiva una stradina di collegamento tra i due promontori di circa 12 miglia.
Queste stradine locali sono tutte ad una sola corsia, mediamente strette; con piazzole di scambio abbastanza frequenti ma non tanto ampie da potere ospitare mezzi molto lunghi. Per le roulottes sono sconsigliate, con il camper con un po’ di fatica si passa.
L’affumicatoio è in realtà più vicino a Polbain, ma seguendo le indicazioni per Achiltibuie ad un certo punto si trova un cartello che indica Smoke House a 4 miglia.
Vendono vari tipi di pesce affumicato e confezionato di fresco, hanno anche delle schede con le ricette per ciascun tipo… ne facciamo un po’ di scorta da portare a casa, provando alcuni tipi diversi.
Lo stesso salmone ha diversi tipi di affumicature: quella dolce, quella ‘torbosa’ (peat), e persino quella al whisky (realizzata utilizzando legno delle botti dismesse dalle distillerie). E qualcosa assaggiamo subito, visto che è ora di pranzo passata… slurp, buonissimo.

Ultima tappa di oggi: Ullapool, che è la cittadina un po’ più grande (anche se grande è.. una parola grossa) della zona. Rifornimento diesel, bancomat, Tesco, una passeggiatina per il porto e il pomeriggio è presto andato. Prima che venga buio ci dirigiamo verso il Kyle di Lochalsh perché domani vogliamo andare sull’isola di Skye.
Ci sistemiamo per la notte in una tranquilla piazzola a lato della strada, in un punto molto panoramico, una decina di km prima del ponte di Skye. Non c’è nemmeno il divieto di pernottamento, così ci troviamo in 5 camper di 3 nazionalità diverse a passare la nottata.
Venerdì 12 agosto 2011
Giornata interamente dedicata all’isola di Skye. Prima di attraversare il ponte facciamo una piccola deviazione su Dornie per vedere il castello di Eilean Donan, solo dall’esterno perché è ancora chiuso. La posizione è molto scenografica e il castello fa una certa impressione.

Arrivati a Skye, facciamo una puntatina a Talisker, ma per la visita guidata alla distilleria c’è un’ora di attesa perché è pieno di gente. Non importa, tanto abbiamo già visto la Royal Lochnagar (che essendo più piccola e artigianale era se non altro molto meno affollata).
Diamo una sbirciatina dai portoni aperti sui locali di distillazione da cui esce un profumo che alle nove di mattina ci potrebbe mettere in orizzontale, poi facciamo un salto allo shop per comprare una piccola bottiglia (dobbiamo pur assaggiare prima o poi questa versione torbata del whisky delle isole, a quanto ci hanno detto molto diverso da quello delle Lowlands).
Ritorniamo sulla strada principale e procediamo verso il castello di Dunvegan. Purtroppo quel po’ di sole con cui ci eravamo svegliati se n’è andato e comincia una pioggerellina finissima che più o meno continuerà tutto il giorno.
Il castello è interessante; è proprietà privata dei Mac Leod of Mac Leod, capi dell’omonimo clan, che vi abitano da che è stato costruito, cioè più o meno dal XIII sec, quindi è un documento vivente di un pezzo di storia scozzese. I giardini sono pure belli, molto fioriti, con cascate d’acqua e ponticelli di legno.
Niente visita alle foche (propongono il giro in barca insieme al biglietto d’ingresso), le abbiamo già viste in altri luoghi e data la pioggia non ne abbiamo granchè voglia. Il negozio di souvenir del castello ha delle belle borsette di stoffa di Harris Tweed, e con una di queste e qualche regalino da portare a casa cominciamo lo shopping selvaggio di oggi.
Proseguiamo poi scendendo da Dunvegan e imboccando la strada a sinistra che conduce verso nord sulla penisola che sta appena più a est, quella di Waternish. Visitiamo il laboratorio artigianale di concia di pelli di pecora Skye Skyns (nei pressi di Lochbay), molto interessante.
La visita guidata è gratuita e non impegna assolutamente all’acquisto, ma.. i prodotti sono così belli, che troviamo un perfetto regalo da portare a mamma.
Nel paesino successivo, Stein, c’è un negozietto carino, Dandelion Design, dove compriamo invece una collanina molto originale, fatta con polvere di ardesia pressata (riciclata dalla lavorazione delle tegole).
Scendiamo nuovamente lungo la penisola di Waternish e risaliamo per quella successiva, in direzione di Uig. A Uig, proprio davanti al porto, ci imbattiamo nella fabbrica della birra con relativo negozio. Incredibile, sono le sei meno cinque e non è ancora chiuso.
Ovviamente compriamo un cartone di assaggio dei vari tipi di birra che producono, tra cui anche una famosa fatta con l’avena (l’acquisto di diverse bottiglie di birra non manca mai nei nostri viaggi in Nordeuropa, poi durante tutto l’inverno la centelliniamo ricordando le vacanze).
Da Uig proseguiamo verso Staffin, ma non seguiamo la costa bensì tagliamo per l’interno attraverso la strada chiamata Quiraing, che è più stretta e ripida ma è paesaggisticamente meravigliosa: alcune alte formazioni rocciose creano un paesaggio con forme strane; l’assenza di case, i ripidi pendii foderati di brughiera verde e viola, le pecore sparse qua e là, danno a questi posti un fascino speciale.
Tutta l’isola di Skye a dire il vero è molto bella, e con paesaggi anche molto variabili da luogo a luogo.
Scendiamo a Staffin, proseguendo poi per Portree, verso il centro dell’isola. Lungo la strada costiera facciamo una sosta per ammirare la Kilt Rock, il dirupo di roccia che ha la forma delle pieghe di un kilt, e la bella cascata dove un ruscello si butta in mare con un salto di un centinaio di metri.
Alcuni km più a sud si può vedere invece l’Old Man of Storr, una sorta di pinnacolo di roccia che si affaccia sul mare. I posti sarebbero ancora più belli con il sole, ma non si può avere tutto.
Alle otto meno tre minuti arriviamo a Portree e all’ingresso nord del paese c’è un campeggio, la cui reception chiude alle otto. Indubbiamente è la nostra giornata fortunata. Prendiamo posto poi ci dirigiamo in paese per mangiare qualcosa.
Nella ricerca del posteggio in centro infiliamo la strada perpendicolare al mare, al cui angolo sta una chiesetta bianca; troviamo posto poco dopo, davanti a due negozi, uno di abbigliamento da montagna (Inside Out) e uno di manufatti artigianali in batik e stoffe colorate (Skye Batik).
I negozi chiuderanno alle nove, così, un po’ perché ci sentiamo in colpa di avere parcheggiato il nostro mezzo ostruendo la vista delle loro vetrine, un po’ perché ci sono cose che ci incuriosiscono, entriamo in tutti e due solo per dare un’occhiata e, manco a dirlo, acquistiamo qualcosa.
Skye Batik è gestito da uno scozzese sposato ad una cingalese, che hanno messo in piedi una lavorazione di tessuti artigianali con cui realizzano coloratissime camicie e giubbe prodotte a Skye e originalissimi pannelli in batik con motivi tradizionali celtici, prodotti questi dalla famiglia della moglie che ha messo in piedi un laboratorio in Sri Lanka che dà lavoro a parecchie persone.
Per cena seguiamo il consiglio del ragazzo di Inside Out (dove abbiamo comprato l’ennesima versione dei praticissimi Buff, questa volta foderato di pile) e andiamo, sull’angolo della stradina che scende verso il porto, all’Arriba Cafè. Fanno da mangiare fino a tardi e, come ci ha detto lui, ‘nice food, nice athmosphere’.. non ci siamo proprio pentiti.
Sabato 13 agosto 2011
Come al solito piove che piove. Quella pioggerellina fitta che rende inutile l’ombrello (anche perché è tanto fine che il soffio del vento la fa viaggiare anche in orizzontale) ma che comunque ti inzuppa ben bene. Il gestore del campeggio dice che è stata una settimana di tempo particolarmente ‘miserable’, di solito non è così ad agosto.
Dice che migliorerà. Sarà, intanto faccio la doccia in camper perché non ho il fegato di fare il tragitto fino alle docce sotto la pioggia e soprattutto di spogliarmi in un ambiente non riscaldato.
Ci dirigiamo verso sud, con una breve sosta a Broadford dove c’è un laboratorio (molto pubblicizzato con strani cartelli lungo la strada – The Handspinner Having Fun) di filatura di lana, dove realizzano sciarpe e maglioni vari con queste lane fatte a mano. Belli i colori, ma taglie piuttosto grandi e prezzi piuttosto alti.
Decidiamo di andarcene da Skye via mare, con il traghetto Armadale-Mallaig che parte dalla costa sud dell’isola, per risparmiarci un po’ di strada sulla terraferma. Purtroppo il primo traghetto è pieno e dobbiamo aspettare il secondo, le corse sono circa ogni 1 ½ ora e il costo di circa £ 40.
Non visitiamo il Clan Donald Centre, che pure si trova a poca distanza e comprende dei giardini, percorsi nel bosco, rovine di un castello e una esposizione, perché il tempo è sempre ‘miserable’ e la visita si svolgerebbe per la maggior parte all’aperto. Non importa, oggi ce la si prende tranquilla.
Sbarcati a Mallaig procediamo in direzione Glenfinnan (breve sosta per vedere il viadotto dove passa il treno a vapore che è stato immortalato in Harry Potter – per la verità senza treno a vapore non è una gran vista) e poi Fort Williams, ai piedi del Ben Nevis, il monte più alto della Gran Bretagna (ben 1344 mt!).
Nel centro di Fort Williams parte una stradina segnata come ‘Glen Nevis’ che si inerpica per una decina di miglia su per il monte. La prima parte è abbastanza ampia, poi a metà c’è un posteggio e l’indicazione che per proseguire si deve rientrare nel limite di 3 ton di peso e 2,10 mt circa (7 feet) di larghezza.
Questo è determinato, scopriremo dopo, da tre ponticelli piuttosto stretti, ma con un pochino di attenzione passiamo tranquillamente, pur rientrando a pelo (o forse eccedendo di poco) i limiti indicati). Al termine c’è un posteggio da cui parte il sentiero che porta in cima con un dislivello che, ad occhio, potrebbe essere di 500 mt o giù di lì.
Il famosissimo Ben Nevis sembra uno qualunque dei tanti montarozzi sconosciuti che popolano il nostro Appennino. Ma gli inglesi arrivano giù tutti equipaggiati e con le facce paonazze come se avessero scalato l’Himalaya. Anzi, curioso che il primo a scalare l’Everest sia stato proprio un inglese…
Beh, quanto a noi, non possiamo criticare molto perché la nostra passeggiata si è limitata ad un quarto d’ora. Ormai sono le cinque e mezza e non si può più fare granchè. Ma ci accontentiamo del fatto che almeno ha smesso di piovere e possiamo goderci il paesaggio.
L’obiettivo di domani è l’isola di Mull, e siccome da Oban il traghetto costa il triplo che da Lochaline, e il percorso per arrivarci non è molto più lungo, ci portiamo direttamente a Lochaline, seguendo la A82 verso sud e poi attraversando con un minitraghetto da 5 minuti il Loch Linne e proseguendo sull’altra sponda con la A861 e la A884 (comoda questa abitudine inglese di connotare tutte le vie di comunicazione, anche le più piccole, con un numero!).
La strada per Lochaline è ben segnalata e anche il tratto che attraversa la montagna è molto migliore di quanto sembra ad un primo approccio.
Ho notato questo altre volte, e credo sia voluto. Le strade strette e di più difficile percorrenza si presentano con cartelli di avvertimento e contemporaneamente una brusca riduzione della carreggiata, e magari pure un netto peggioramento del fondo stradale, così chi è in dubbio si spaventa che dopo possa ancora peggiorare e non passa; in realtà spesso poi sono mediamente più curate del tratto iniziale.
Arriviamo a Lochaline e ci troviamo un posteggio per la notte; sono le sette e mezza e l’ultimo traghetto sta arrivando ma non ripartirà sino a domattina. Lochaline è un paesino di tre case, forse quattro, davvero minuscolo. E noi che speravamo di trovare un buon posticino per una cena… qui manco un pub c’è.
Poi notiamo nell’area del porto la pubblicità di un ristorante che serve cucina locale, si chiama Whitehouse, e lo cerchiamo. In realtà è a pochi metri, in una grande casa appunto bianca, posizionata poco più in alto. E con nostra sorpresa non è una trattoria alla buona ma un ristorantino fine e carino raccomandato nientedimeno che dalle guide Michelin.
La cena è veramente superba. Fanno cucina locale un pochino rivisitata in chiave più moderna, ed è tutto squisito e soprattutto molto fine. Il Cullen Skink (una zuppa cremosa con pezzettini di pesce affumicato, tipicamente scozzese) è leggera e delicata, come pure il Sea Bass (continuo a non ricordare come si traduce questo pesce, so solo che mi piace..) leggermente grigliato, su un letto di patate schiacciate e con un accompagnamento di verdurine in piccoli pezzi, il tutto condito con un filo di burro ai capperi.. davvero buono e tenerissimo, e azzeccato l’insieme dei sapori.
Il pane è fatto in casa, di tre tipi diversi, uno più buono dell’altro. La migliore cena da che siamo partiti per le ferie, di sicuro.
Domenica 14 agosto 2011
Atterrati a Mull di buon mattino, cominciamo il giro dell’isola in senso orario. Prima sosta al Duart Castle, che vediamo solo dall’esterno perché apre più tardi, poi dritti (si fa per dire, date le strade) fino a Fionnphort a prendere il traghetto per Iona.
Nel frattempo il cielo si apre ed esce un bel sole, e noi facciamo il pieno di gasolio più caro della nostra storia (evitate le isole se potete).

E’ interessante visitare anche una isola molto piccola, come è quella di Iona; inoltre si visita l’abbazia (tuttora in uso) che fonda la sua storia nell’arrivo nel 500 o giù di lì del monaco San Colombano dall’Irlanda per evangelizzare i Pitti, che all’epoca abitavano la Scozia (ingresso con Scotland Explorer).
Oggi dato l’improvviso bel tempo c’è anche una barca che porta all’isola di Staffa, una meraviglia naturale di basalto con strane conformazioni, dove vivono solo uccelli, ma il giro dura oltre tre ore e per noi è troppo. La strada per arrivare a Fionnphort è stata molto lenta, ma quella per proseguire verso nord lo sarà ancora di più.
Naturalmente ‘single track’, per di più con poche piazzole e piena di curve, salite e discese ripide. Meno male che nonostante sia domenica passa poca gente. Effettivamente tutti i turisti sembrano concentrarsi verso il ferry per Iona (quando siamo arrivati non c’era nessuno e quando siamo rientrati nel parcheggio c’erano sette pullman), mentre la parte a nord è decisamente poco popolata, nonostante sia la più bella.
Pendii scoscesi di erba e felci di ogni sfumatura di verde che scendono ripidi verso il mare, con piccoli corsi d’acqua tumultuosi che formano piccole cascate; rocce laviche nerissime coperte di alghe di un colore ruggine acceso; e un mare di un azzurro luminoso, che penetra nel territorio formando fiordi punteggiati da isolette verdi.
Più all’interno, boschi di abeti o brughiera. E ovunque solo pecore delle Ebridi (quelle bianche fatte a palla, con muso e zampe nere) o mucche delle Highlands (con grandi corna e pelo lunghissimo, simili a yak).

Dove la cartina segna un paese in realtà non ci sono più di cinque o sei case silenziose, sparse qua e là.
La baia di Calgary offre una bella spiaggia bianca e anche un po’ di parcheggio, anche se l’acqua è così fredda che vi si avventura solo qualche sub con la muta.
Proseguiamo verso Tobermory, che è il capoluogo dell’isola, con ben 650 residenti. E’ un paese molto carino, con le casette coloratissime allineate lungo il porto, con qualche negozietto di artigianato, ristorantini di pesce, affittacamere e una distilleria di whisky.
Due gocce di pioggia ci regalano un successivo arcobaleno enorme e vivissimo; da che siamo in Scozia ne abbiamo visti molti, ultimamente tre o quattro al giorno.

Per il tratto Fionnphort-Tobermory ci abbiamo messo 4 ore, ma il tratto successivo fino a Craignure è molto più liscio, e in discreta parte su doppia corsia (le strade ‘normali’ qui sono quasi un’eccezione). A Craignure ci sistemiamo nel campeggio a fianco all’imbarcadero, pronti per domani mattina.
L’ennesima spruzzata di pioggia ci ricorda che siamo in Scozia, e che il sole non si può pretendere che duri più di tanto.
Lunedì 15 agosto 2011
Di buon mattino prendiamo il traghetto e lasciamo l’isola di Mull; alle 9 siamo già a Oban. Facciamo un giretto per il paese, che si distende lungo il porto, poi si prosegue lungo la A85. Poco dopo Oban c’è il castello di Dunstaffnage, compreso nello Scotland Explorer, molto antico e in una bella posizione, e merita una breve visita.
Qualche km oltre, a Taynuilt, c’è la Bonawe Iron Furnace, una vecchia fornace di ferro in mezzo al bosco. Anche questa è compresa nell’Explorer ed è interessante e ben documentata. Tra Taynuilt e Lochawe si trova a sinistra una deviazione per la Inverawe Smoke House, che è il pezzo forte della giornata di oggi.
L’affumicatoio contiene una piccola esposizione che spiega tutto sui salmoni, sulle fasi di lavorazione del pesce affumicato e sulla storia di queste tecniche. Inoltre l’affumicatoio si trova in mezzo ai boschi e vicino a un loch, quindi ci sono sentieri natura, possibilità di pesca, ecc.
Ma quando arriviamo siamo famelici e la prima cosa che ci attrae è il ristorantino che è annesso allo spaccio, dove gustiamo un piatto di pesce affumicato misto che è la fine del mondo.
Leggiamo poi nell’esposizione che questo affumicatoio ha mantenuto la lavorazione tradizionale e non usa trucioli ma solo ceppi di quercia stagionati almeno 4 anni, che richiedono per affumicare il salmone 2 giorni e 2 notti anziché le 3 ore che sarebbero sufficienti con il truciolato e con metodi più moderni (che avevamo visto nell’altra Smoke House dove ci eravamo fermati nei pressi di Achiltbuie).
Persino le lische vengono estratte manualmente una per una con una pinzetta per non rovinare la consistenza della carne. Il risultato è davvero una favola, il migliore mai assaggiato. Non possiamo non comprarne un po’.
Ormai sazi di cibo e di informazioni, ci rimettiamo in marcia e purtroppo cominciamo ufficialmente il viaggio di ritorno. Passiamo da Inverary (dove c’è un castello da favola, visto dall’esterno), facciamo il passo ‘Rest and Be Thankful’ (ben 260 mt di altezza, roba da non accorgersene neppure se non fosse che gli scozzesi gli hanno dato un nome…d’altra parte le montagne qua in giro non superano gli 800 mt), sbuchiamo a Tarbet sul Loch Lomond, che è parco nazionale e zona molto turistica, poi ci dirigiamo verso Glasgow.
Per la nostra ultima tappa in Scozia abbiamo deciso però di bypassare Glasgow e visitare invece una zona dei Borders, vicino a Dumfries, che vedremo domattina. Per ora ci portiamo a sud lungo la A74; prendiamo l’uscita 17 e troviamo un campeggino sul bordo di un laghetto a Lochmaben.
Martedì 16 agosto 2011
Per la mattinata ci siamo tenuti ancora un pezzettino di Sozia da visitare, nei pressi di Dunfries. Poco a sud della cittadina, sui due lati dell’estuario del fiume Ninth, ci sono tre luoghi accessibili con lo Scotland Explorer.
Cominciamo dalla Sweetheart Abbey (nel paese di New Abbey), un’abbazia cistercense i cui resti lasciano ancora intuire molto della meraviglia che poteva essere; costruita da una nobildonna per commemorare il marito defunto, dove ora riposano le spoglie di lei insieme al cuore di lui.
Purtroppo tutti questi luoghi di culto medioevali hanno sofferto dell’abbandono causato dalla riforma protestante a metà del 1500, per cui anche questo complesso ha perso il tetto e una parte dei muri del convento, ma la bellezza di quello che rimane fa sì che ne valga la visita.
A poche centinaia di metri c’è il New Abbey Corn Mill, un mulino ad acqua per cereali tuttora funzionante e visitabile, con il bigliettaio che fa da guida e lo rende con le sue spiegazioni ancora più interessante e persino divertente.
Da ultimo passiamo sull’altra sponda del fiume Ninth, lungo il quale osserviamo la pesca del salmone con un metodo particolare caratteristico di questa zona, che risale ai vichinghi, tramite speciali reti bilanciate con un palo e tenute nell’acqua mentre la marea rientra lungo il fiume, da pescatori che scendono nell’acqua fino alla vita e sostengono le reti tutte in fila a mò di barriera.
Il castello di Caerlaverock, sull’estuario del fiume e circondato da paludi, sembra un castello delle favole, con tanto di torrioni e fossato con ponte levatoio. Ha una pianta inusuale, trapezoidale, protetta alle spalle dalla palude, e se all’esterno mostra tutto il suo carattere medioevale, all’interno rivela qualcosa del fasto con cui fu trasformato in residenza nel 1600.
I muri, spessi 2 mt e più, hanno permesso a 60 assediati di resistere, nel 1300, ad un attacco di 3000 inglesi armati di grosse catapulte, delle quali alcune sono ricostruite nel prato circostante. Molto bello.

Ma ormai è ora di lasciare –sigh- la Scozia e puntare a sud, verso Carlisle. Qui facciamo una piccola deviazione verso est, lungo la A69 presso Lanercost, per vedere i resti di un torrione e di un pezzo del Vallo di Adriano.
La posizione in cui è stato costruito, avendo funzione di avvistamento, è molto panoramica e offre una bella vista sia sul versante inglese che quello scozzese (che ora in realtà è pure inglese, perché il confine della Scozia si è spostato un po’ più su).
Per terminare la giornata, ci portiamo nel Lake District National Park (Da Carlisle: A595 fino a Bothel, poi verso sud fino a Keswick). Dopo avere visto la Scozia, questa natura e questi paesaggi sembrano quasi banali.
Apprezziamo però i grossi alberi frondosi, che ombreggiano anche molta parte della strada e che sono diversi da quelli a cui ci eravamo abituati. Ci fermiamo a dormire in uno dei mille campeggini disponibili, per riprendere domani questa strada con il sole (o perlomeno si spera, visto che anche oggi per tutta mattina non ha fatto altro che piovere).
Mercoledì 17 agosto 2011
Una volta tanto non ha piovuto per tutta notte (anche se la piazzola di erba è ancora fangosa da ieri), e nemmeno per tutto il giorno! Il Lake District visto col sole è decisamente più bello. Abbiamo percorso una stradina molto panoramica, la 592, che saliva fino al Kirkstone Pass con uno scenario incantevole.
Gli inglesi qui si sentono in alta montagna, anche se la vetta più alta non arriva ai 900 mt. Poi siamo scesi lungo un lago a Windermere, cittadina piacevole e piena di bei negozietti, uno dei capoluoghi turistici della zona. A dire il vero i turisti sembrano concentrati in poche località che sono effettivamente molto movimentate, ma la zona del parco ha anche aree veramente poco frequentate e tranquillissime.
Dopo pranzo lasciamo il parco e ci infiliamo nuovamente sulla M6 verso sud, fino alla seconda uscita di Stoke-on-Trent; da qui i cartelli segnaletici ci guidano a Longton e al Gladstone Pottery Museum. Putroppo arriviamo alle 16 passate e il museo chiude alle 17, quindi abbiamo solo tempo per una visita veloce.
Il sito è molto interessante perché è l’unica fabbrica antica di ceramica, delle tante che caratterizzavano questa zona, che è rimasta intatta nei secoli, con i tipici forni in mattoni a forma di enormi bottiglie; e dà la possibilità di visitare non solo un’esposizione ma un vero e proprio esempio di archeologia industriale; inoltre di assistere a varie dimostrazioni delle attività artigiane che lo popolavano, dalla fabbricazione di vasi al tornio, alla creazione di fiori di porcellana fatti a mano, alla decorazione, ecc.
Alle 17 decidiamo di fare ancora un po’ di strada e ci infiliamo nuovamente sulla M6 verso sud; poi nei pressi di Birmingham prendiamo lo svincolo per la M5 e proseguiamo fino a Tewkesbury, dove c’è un campeggio del Caravan Club che ha le piazzole per i ritardatari.
Abbiamo notato che i campeggi del Caravan Club sono di standard mediamente molto buono, mentre tutti gli altri dove siamo capitati lasciavano un po’ a desiderare; e, avendo la tessera, il prezzo non è molto diverso. Una sistemazione nel ‘late arrival’ di un Caravan Club è di solito molto meglio che una sistemazione vera e propria in altri campeggi, per una media di £16 in entrambi i casi.
E nei campeggi del club abbiamo trovato sempre tutti i servizi per carico, scarico, wc chimico (non è scontato che ci siano), docce ben attrezzate e pulite… Ebbene, è vero, stiamo invecchiando.
Campeggio a parte, il paesino di Tewkesbury è molto piacevole, in mezzo alla campagna del Cotswold e attraversato dal fiume Avon (quello dei tre uomini in barca), con ponticelli carichi di fiori e parecchie vecchie case a graticcio molto ben tenute.
Dal campeggio si arriva in centro paese in cinque minuti a piedi, passando davanti ad una antica abbazia, imponente e ancora più scenografica quando la vediamo illuminata nel buio della sera, ritornando da una (forse l’ultima?) cena a un pub.
Giovedì 18 agosto 2011
Che strano, piove! Ieri pomeriggio abbiamo avuto uno sprazzo di sole e nell’entusiasmo avevo già sostituito il golf pesante con quello leggero… oggi sono tornata alla mise più pesante che ho: maglia, felpa imbottita di pelo e giacca a vento.
Andiamo a Bath e ci chiediamo cosa ci andiamo a fare, data l’acqua che viene. Giriamo un po’ per la città senza trovare posteggio, poi quando decidiamo di andarcene, voilà, troviamo miracolosamente un posto e altrettanto miracolosamente smette di piovere.
Così ci facciamo un giretto per questa cittadina del tutto particolare, il cui centro è completamente costruito in pietra giallastra, nell’austero stile georgiano in voga nel ‘700, con file compatte di case che si snodano lungo strade armoniosamente semicircolari.
Ci sta anche una visitina alle Assembly Rooms, luogo di ritrovo e divertimento dell’alta società ai tempi di Jane Austen e di Charles Dickens.

Da qui proseguiamo verso Stonehenge, e nel frattempo ha ricominciato a diluviare. Ci fermiamo nel parcheggio del sito archeologico e aspettiamo pazientemente un altro attimo di tregua. La visita al sito costa £ 7,5, e non si può entrare nel famoso circolo di pietre bensì solo camminare intorno lungo un percorso transennato.
Ma il sito archeologico è proprio lungo la strada, e una semplice rete metallica neppure tanto alta divide il percorso transennato dal marciapiede pubblico. Ergo: non ci sembra valga la pena di fare la fila con i giapponesi e pagare 20 euro per vedere poco più di quello che si vede da soli due metri più in là a gratis.
La nostra idea devono averla avuta in molti, tanto che è in programma una ristrutturazione del sito e l’eliminazione della strada, in modo che sostanzialmente non si possa più arrivare così vicino senza pagare.

Ultima tappa della giornata: Salisbury, a pochi km da qui. Anche qui, complice forse il brutto tempo, riusciamo miracolosamente a trovare posteggio nella centrale piazza del mercato e a fare una –umida- passeggiatina per il centro storico, che è piacevole, e tutto intorno alla cattedrale gotica in pietra bianca.
Questa ha la particolarità di essere stata completata in pochissimo tempo e quindi di avere uno stile uniforme e coerente in tutte le sue parti; risulta quindi imponente ma elegante.
Per la notte chiamiamo una delle tante Certified Locations a poca distanza da qui (Stockbridge), che ha posto. Abbiamo scoperto (seppure un po’ tardi) che siccome queste si trovano solitamente presso fattorie, non hanno problemi di orario e va benissimo anche telefonare o arrivarci verso le otto.
E sono una ottima alternativa, mi pare, al dormire in giro. Con una spesa di circa £ 10 (indipendentemente dall’equipaggio del camper) si può avere la corrente elettrica, l’acqua (di solito non lo scarico) e un posto ben custodito e ben curato per una notte, proprio nel cuore della campagna inglese.
E’ un po’ come stare in un bed & breakfast, la dimensione è assolutamente familiare e il trattamento altrettanto. Molte delle Certified Locations sono aperte anche ai non soci del Caravan Club, solo che senza la mappa e il librone del Club con tutte le indicazioni credo sarebbe quasi impossibile trovarle.
E a fronte di 200 campeggi convenzionati, ci sono 2500 Certified Locations. L’Inghilterra è servita meglio della Scozia da questo punto di vista.
La campagna inglese – tutta quella che abbiamo percorso da quando abbiamo lasciato la Scozia – è molto verde, le strade a volte sono tunnel scavati nelle fronde degli alberi. Il paesaggio è riposante.
Venerdì 19 agosto 2011
Per l’ultimo giorno di permanenza, l’Inghilterra ci regala finalmente un bel sole. Spendiamo la mattinata a Winchester (avvistiamo un parcheggio in pieno centro e Franco riesce ad infilarci il camper che sembra calato con l’elicottero) , che è una cittadina molto carina, con il centro medioevale e una cattedrale splendida, anch’essa medioevale, con un coro meraviglioso, l’unico coro ligneo nel Regno Unito che abbia resistito tanti anni senza andare a fuoco.
Vale assolutamente la pena di pagare il biglietto d’ingresso, anche se dal di fuori può sembrare meno attraente. Inoltre a qualche centinaio di metri dalla Cattedrale si trova la Great Hall (questa ad ingresso libero), un bellissimo salone sempre risalente al medioevo in cui è custodita ‘la tavola rotonda’, il cui piano ora è appeso perché le gambe sono andate perse, ma è dipinto a spicchi con i nomi dei cavalieri e l’effige di Re Artù.
Ovviamente Re Artù (King Arthur) è frutto di una leggenda ma la tavola risale veramente al 1200 o giù di lì.

Abbiamo prenotato per la notte un campeggio (Caravan Club) a Folkestone per essere pronti per la partenza domani mattina. Abbiamo dunque l’idea non molto felice di evitare l’autostrada ma di seguire la strada costiera, visto che la giornata è così bella. La strada si rivela lentissima e molto trafficata.
Specialmente nel tratto di costa fino a Brighton c’è un gran movimento di turisti, d’altra parte è venerdì pomeriggio e siamo al mare a poca distanza da Londra… Vorremmo fare una sosta a Chichester, che passando ci pare molto carina, ma abbiamo già speso le nostre ultime monete inglesi e non possiamo pagare il parcheggio..
Ci consoliamo con una sosta sul lungomare verso Worthing e poi con una piccola deviazione a Beachy Head, per ammirare dall’alto le meravigliose scogliere bianche a picco sul mare (C’è una Certified Location proprio in cima, ma purtroppo dobbiamo proseguire).

I 50 km successivi non passano mai, viene buio e arriviamo al campeggio di Folkestone supertardi, cercando di non svegliare nessuno…
Sabato 20 agosto 2011
Levataccia per arrivare al porto di Dover con abbondante anticipo; questa volta in realtà il traghetto non è pieno e sarebbe bastato meno, ma pazienza. All’arrivo a Dunkerque un attimo di esitazione nel cambiare senso di guida. Sosta ‘tecnica’ a un supermercato per fare il pieno di brie, camembert e simili (ci puzzerà il frigo fino a casa, ma ormai è un classico).
Nel pomeriggio facciamo una sosta a Reims, dove la splendida cattedrale gotica che ha visto l’incoronazione di tanti re francesi ci offre una scusa per spezzare un po’ il viaggio. A dire il vero ultimamente abbiamo fatto il pieno di cattedrali, ma alla fine erano tutte così diverse che ogni volta era una scoperta e ogni volta una sorpresa.
A parte un manipolo di turisti intorno alla cattedrale, la città però sembra abbastanza spenta, nonostante siamo in pieno centro e sia sabato sera. Non vediamo nemmeno un locale aperto dove mangiare qualcosa.
Essendo questa la zona dello Champagne, procediamo per una 40ina di km fino a Chalon en Champagne, ma l’ambiente non si vivacizza granchè. Troviamo però un bel campeggio municipale ancora aperto dove fare quantomeno una superdoccia, perché la temperatura si è alzata parecchio rispetto all’Inghilterra e siamo tutti accaldati.
Domenica 21 agosto 2011
E te pareva… questa notte è venuto un temporale. Evidentemente siamo noi che ci portiamo la nuvoletta tipo Fantozzi, solo che questa volta abbiamo fatto tanti km che ci ha raggiunto un po’ in ritardo.
Viaggio verso sud, Digione (compriamo senape) e prima di Macon facciamo una puntatina a Taizè, giusto per un saluto. Pieno di giovani come sempre. Poi Lyon e via verso il Tunnel del Frejus. Ci fermiamo a dormire in autostrada dopo il tunnel.
Lunedì 22 agosto 2011
Arrivo a casa. Ci sono 40° di caldo ma mi fanno quasi piacere…! E’ stato comunque un viaggio meraviglioso, ci torneremmo domattina, anche con il freddo e la pioggia..:)
Segue un breve riepilogo delle tappe in Inghilterra e Scozia (numerate per giorni)
1. Dover | Arrivo |
Canterbury | Cattedrale |
2. Cambridge | Colleges universitari |
3. York | Cattedrale e centro storico |
Alnwick | castello |
Holy Island | Isola/penisola (dipende dalla marea) con castello |
4. Dryburgh Abbey | Abbazia in rovina |
Roslin | Cappella |
5-6. Edinburgh | Royal Mile, cattedrale, castello, parlamento, musei, fringe festival |
7. Falkirk | Falkirk Wheel (fra i canali Fort&Clyde e Union) |
Stirling | Castello, Wallace Monument a Stirling Bridge |
Anstruther | Paesino di pescatori e Anstruther Fish Bar x fish & chips |
St Andrews | Cattedrale e castello in rovina |
Tayport | Avvistamento delfini |
8. Glamis | Glamis Castle |
Forest of Alith | Alith-Tullimurdoch-Glenshee-Braemar |
Balmoral Castle | Distilleria Royal Lochnagar |
Cairngorms National Park | Glen Gairn-Tomintoul-Glenlivet-Aberlour |
9. Elgin | Cattedrale in rovina e Johnstons Cachemire |
Fort George | Architettura militare e Culloden Battlefield |
Drumnadrochit | Lago di Loch Ness e Castello di Urquart |
Golspie | Dunrobin Castle |
10. Wick | Museo etnografico pesca aringhe |
John o’Groats | Ppaese più a nord del Regno unito – vicino: scogliere di Duncansby Head |
Thurso | Paese di passaggio |
Bettyhill | Inizio tratto panoramico |
Tongue | Perimetro del fiordo (Kyle of Tongue) |
Durness | Perimetro del fiordo (Kyle of Durness) e Smoo Cave |
11. Achmelvich | (deviazione dopo Laxford Bridge) spiaggia |
Lochinver | Passaggio |
Achiltibuie | Smoke House di pesce |
Ullapool | ‘Chippy’ fish & chips e negozietti – A 20 km da Ullapool: Falls of Measach |
Kyle of Lochalsh | Passaggio |
12. Dornie | Castello di Eilean Donan (solo da fuori) |
Talisker | Isola di Skye, Distilleria |
Dunvegan | Castello di Dunvegan (solo fuori) |
Uig | Brewery – poi strada Quiraing |
Staffin | Cascata Kilt Rock nel mare – poi Old Man of Storr |
Portree | Paese carino – Skye Batik |
13. Armadale-Mallaig | Traghetto da Skye |
Glenfinnan | Viadotto treno vapore di harry potter |
Fort William | Resort di ‘montagna’ |
Ben Nevis 1343 m | Via Glen Nevis |
Lochaline | Ristorante Whitehouse |
14. Lochaline-Fishnish | Traghetto per Mull |
Duart Point | Duart Castle |
Fionnphort-Iona | Da qui ferry per Iona e ritorno |
Calgary Bay | Bei paesaggi |
Tobermory | Paesino carino |
15. Craignure-Oban | Traghetto da Mull |
Oban | Poco dopo: Dunstaffnage Castle |
Taynuilt | Bonawe Iron Furnace; più avanti: Inverawe Smoke House (con ristorantino) |
Inverary | Castello |
Tarbet | Parco Nazionale di Loch Lomond |
Glasgow | Solo passaggio |
Lochmaben | Camping su laghetto |
16. New Abbey | Sweetheart Abbey + New Abbey Mill |
Caerlaverock Castle | castello |
Carlisle | Un po’ più a est lungo la A69, presso Lanercost: Vallo di Adriano |
Lake District Nat. Park | Da Carlisle: A595 fino a Bothel, poi verso sud fino a Keswick |
17. Kirkstone Pass | Passo montano in Lake District Nat. Park |
Windermere | Cittadina su lago in Lake District Nat. Park |
Stoke-on-Trent | Longton, Gladstone Pottery Museum (fabbrica museo) |
Tewkesbury | Paese carino sul fiume Avon |
18. Bath | Stile georgiano – Unesco |
Stonehenge | Sito archeologico |
Salisbury | Cattedrale e centro città |
Stockbridge | Certified Location – Paesino sul fiume Test |
19. Winchester | Cattedrale, Great Hall e centro città |
Chichester | Cattedrale e centro città |
Worthing | Lungomare |
Beachy Head | Scogliere |
Dover | Partenza |