Torna a Nepi una festa storica, che unisce tradizione, spettacolo e rivalità locali.
Il “Palio dei Borgia” celebra il legame fra la cittadina e l’importante famiglia di origine spagnola che diede alla storia due Papi e che segnò le vicende politiche dell’Italia nella seconda metà del Quattrocento. Tra atmosfere rinascimentali, risuonar di tamburi, folklore e tradizioni è uno degli eventi più evocativi dell’Agro Falisco. Le quattro Contrade, che dividono il borgo, si contendono l’ambito drappo con la Gara degli arcieri e la Giostra dei Cavalieri. Il Corteo Storico è tra le manifestazioni più affascinanti: tantissimi figuranti sfilano in sontuosi costumi rinascimentali, accompagnati dalla melodia dei musici. Nei giorni dell’evento viene rievocata la consegna delle chiavi di Nepi a Lucrezia Borgia nel 1499. Aperte tutte le settimane del Palio, dal venerdì alla domenica, le taverne delle contrade hanno il proprio menù a base di piatti locali, ispirati alla cucina rinascimentale.
LE CONTRADE
La Rocca – La Contrada del Forte
La Contrada La Rocca sorge nel cuore emozionale-storico di Nepi, all’inizio della via intitolata a Termo Larte, il mitico fondatore di Nepi che secondo la leggenda la edificò 548 anni prima di Roma, proprio ai piedi della Rocca Borgiana divenuta il simbolo della città e da cui la Contrada prende il nome.Il Castello di Nepi nella tradizione popolare ha assunto infatti il nome di Rocca dei Borgia, per le migliorie e gli ampliamenti voluti appunto da Rodrigo Borgia che, divenuto Papa nel 1492 col nome di Alessandro VI, lo donò alla figlia Lucrezia nell’anno 1499. La storia della Contrada è intimamente legata alla famiglia dei Borgia in quanto il suo primo insediamento nei primi anni del Palio dei Borgia era nella Piazza Catalani, il cui nome si lega ancora alla importante famiglia di origine catalana. In questa piazza si affaccia l’importante Palazzo del Seminario, voluto dal Vescovo Alessio Stradella e che si annovera tuttora tra i più bei palazzi di Nepi. Poco lontano un piccolo gioiello nascosto nel cuore della Contrada: la Chiesa di San Vito, con affreschi databili al XIV secolo, nella quale forse si rifugiava Lucrezia a pregare, per lenire il dolore per la morte del marito Alfonso, assassinato si dice dai sicari del Duca Valentino, perché intralciava i suoi progetti espansionistici. Il perimetro della Contrada La Rocca è delimitato da Via Termo Larte, via Tortolini, via Giacomo Matteotti e via delle Scalette. Lo stemma della Contrada riprende ancora quello della famiglia Borgia, con il bue passante in campo oro. I colori predominanti sono il verde che richiama la nostra bella campagna circostante e il rosso brillante come il cuore dei contradaioli. Gli oltre 50 costumi che ammiriamo nel Corteo storico sono stati realizzati da Lucia Colletti con amorevole cura e rigore storico, utilizzando preziosi tessuti, a fedele riproduzione degli abiti che appaiono nei più famosi dipinti del XV secolo.
San Biagio – L’Antica Contrada
La Contrada di San Biagio fonda la sua bellezza sulla particolarità che la pone nella parte più antica di Nepi e che quindi non fa altro che riemergere da un passato che riaffiora nella genuinità dei luoghi, della sua gente concreta con la volontà di donarti un’ incontro caro tra le sue piazzette e gli storici vicoli, in quell’atmosfera piacevole delle sue vedute panoramiche con il Monte Soratte e la Valle Suppentonia che la circondano da un lato… È un sogno che ha ripreso vita più di vent’anni fa con il primo periodo durissimo sotto la guida del prode Priore Oscar Moscatelli con la leggiadra Priora Lucia che hanno tracciato la via fino al passaggio di ruolo con l’attuale Priore Marcello Cernetti con al fianco, prima la dolcissima Erika e ora, la freschissima, bella e valente Veronica che, emozionatissima, si accingerà a guidare questa Contrada forte dei suoi sette Palii vinti oltre ad aver conquistato molteplici vittorie nei caratteristici giochi popolari e nell’ energica corsa agli arieti. La squadra dei musici si è assicurata inoltre, per tre volte di fila, sulle cinque disputate, il premio della gara adibita ai tamburini. È una gioia condividere con i contradaioli, i fantastici musici, le valenti cuoche, i maghi delle griglie, la meravigliosa gioventù che serve tra i tavoli, le sarte che fanno i miracoli, i levrieri dell’ariete, gli arcieri e i cavalieri che si alternano nella sorte… Questo.. “Sacrificio piacevole”.. Condito da moccoli, fatica, sudore, impegno, ma anche da tanto cuore e voglia di dire, guardandosi negli occhi: Viva San Biagio! Viva Nepi! Viva il Palio!.. E tutti coloro che con il loro impegno vero, sotto qualsiasi bandiera, lo amano e lo hanno amato come Sandro, Alfio, Fulvio, Luciano e tanti altri che ci guardano ormai dal cielo… Onore al loro ricordo! Entrando nel borgo antico di San Biagio, ci si ritrova in un ambiente che cattura l’anima, con la sua Chiesa, già Monumento Nazionale, e i suoi antichi e grandiosi palazzi, carichi di storia, su cui hanno lasciato la propria impronta artisti come Antonio da Sangallo il Giovane e Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, il cui vero nome è Antonio Cordini. Lo stemma della Contrada è quello della famiglia Orsini, duchi di Nepi, che ebbero la concessione del territorio in epoca feudale. L’araldica, costituita da bande rosse e argento, comprende sulla parte superiore una rosa canina a tinte rosse, e nel mezzo una fascia giallo oro contenente un anguilla di color verde (data la signoria sulla città di Anguillara in epoca medievale). La selvatica rosa canina posta in cima è in genere simbolo di bellezza mentre l’ anguilla nel mezzo ha il valore di “arma parlante”. Sono proprio il bianco e il rosso i colori della Contrada. I costumi, realizzati dalle sapieti mani delle sarte della Contrada, sono ispirati ai quadri del grande pittore Piero della Francesca. Tutto ciò è l’orgoglio di questa bellissima realtà, frutto dell’umile, volenterosa, volontaria e operosa voglia di ogni contradaiolo, qualsiasi ruolo esso ricopra, che cerca nel piacere del gradito avventore il suo giusto compenso a tanta fatica sotto i colori bianco e rosso del suo vessillo.
Santa Croce – La Contrada dello Spedale
Costituitasi nel 1996 in occasione della prima edizione del Palio del Saracino la Contrada di Santa Croce che prende il nome dall’antichissima chiesa dedicata alla Santa Croce risalente al VIII-IX secolo posta sulla Piazza dello Spedale, la prima notizia certa che si ha di questa chiesa risale al 1278 quando la troviamo iscritta nell’elenco delle chiese che pagano le decime per le Crociate. La Contrada è situata nella parte Nord-Est della Città, comprendente tutto il lato sinistro di Via Garibaldi con la chiesa di San Rocco che venne fatta costruire nel 1467 come voto popolare dopo la peste di quell’anno, sino alla Chiesa di San Bernardo e l’attiguo ex Monastero delle Monache Circestensi. Lo stemma è quello della famiglia degli Anguillara che furono signori di Nepi in epoca Medievale. La storia del casato degli Anguillara appartiene agli ultimi secoli del medioevo e si collega alla storia della Tuscia Romana e della stessa Roma. Gli Anguillara erano i naturali nemici dei prefetti di Vico che dominavano la parte settentrionale del patrimonio della chiesa e che essendo Ghibellini si appoggiavano all’impero, al contrario dei primi che essendo Guelfi erano vicini alla chiesa. Con la figura di Everso, tipico esempio di signore rinascimentale, la famiglia degli Anguillara ha visto realizzarsi il massimo della potenza fino a che i loro interessi non si scontrarono con gli interessi del Papa Eugenio IV. Nel 1444 il Santo Padre ordinò a Dolce Conte degli Anguillara di allontanarsi dalla città di Nepi e rendere libera la fortezza depositando la decima rata dei fiorini al banco della pace e di ciò ne dette avviso ai consiglieri della comunità con un breve del 16 aprile 1444. Dal 1997 la Contrada si è dotata di una stabile impronta organizzativa, dall’apertura della taverna alla costituzione del corpo dei Tamburini. Numerosi sono gli appartenenti alla Contrada Santa Croce, i quali si dividono in addetti alla taverna e in figuranti che sfilano per le vie cittadine, componendo con le altre Contrade, il corteo Storico che rievoca l’ingresso di Lucrezia Borgia a Nepi nel 1499, allorché fu nominata dal padre, Papa Alessandro VI, Duchessa della nostra città. La Contrada si fregia di aver ottenuto sino ad oggi cinque vittorie nella storia del Palio del Saracino (1996, 2002, 2004, 2005, 2013), ed ottenuto diverse vittorie nei giochi popolari, quali il tiro alla fune e la corsa dell’ariete. Inoltre nel 2007 la Contrada Santa Croce si aggiudica il premio di Miglior Contrada per aver meglio interpretato la rievocazione storica. Dal 2012 la taverna si è trasferita da Piazza della Misericordia all’ampio spazio adiacente Porta Falisca. La taverna è il nostro fiore all’occhiello, dove si possono gustare, oltre alla caratteristica carne alla brace, prelibate pietanze cucinate direttamente sul posto il tutto accompagnato da ottimo vino.Le cene nella taverna vengono allietate da coinvolgenti giochi, tra i quali caratteristici sono quelli della gogna, la gabbia, la stira e la ruota della tortura
Santa Maria – La Contrada della Basilica Cattedrale
Animata dai caratteristici colori: il giallo ed il blu la Santa Maria occupa la parte posta a nord/ovest della città e comprende l’abitato sorto intorno alla chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, oggi Basilica Cattedrale, da cui la Contrada, appunto, prende il nome. Già in epoca romana, il centro commerciale, religioso e politico, doveva trovarsi nelle adiacenze della cattedrale, come dimostrato da recenti scavi, ed oggi possiamo affermare, come negli oltre duemila anni di storia, l’area su cui sorge attualmente la Cattedrale, da sempre, per i nepesini, sia stata fulcro e centro della vita cittadina. Sei gigli azzurri su campo oro: è questo lo stemma della Contrada, mutuato dall’emblema araldico della famiglia Farnese. A onor di storia bisogna dire che, dopo alterne vicende, Papa Paolo III, cedette Nepi ed i territori circostanti a Pier Luigi Farnese, suo figlio naturale, creando il Ducato di Castro e Nepi. Da quel momento il territorio visse uno dei periodi più floridi e prolifici. Il giglio, il più nobile di tutti i fiori, rappresenta la speranza, la purezza, il candore dell’animo, il principe benigno, il retto giudice. E le tre punte del giglio, contenute nello stemma della Santa Maria, simboleggiano la Fede, la Sapienza, la Cavalleria. Sono questi i valori a cui la contrada si è sempre ispirata, fin dal 1995, anno della sua fondazione, valori in cui hanno creduto Sandro Nelli, prima, e Demetrio Chiavari, adesso: i due priori che si sono succeduti. Entrambi hanno puntato sullo spirito di solidarietà fra i contradaioli, e ciò trova la sua massima espressione nell’impareggiabile cucina che si può gustare in taverna, e nei meravigliosi costumi, realizzati da un staff, guidato dal Priore, che opera nella ricerca dei modelli e delle stoffe. Una curiosità: a proposito dei gigli e dei Farnese, si era soliti dire: “Al campo d’oro con gli azzurri gigli che sotto e sopra avean gli artigli”. Persone di tutte le età che offrono fatica, sudore, l’anima ma soprattutto il cuore, per dar vita a quella rievocazione storica tanto attesa dai compaesani. Ognuno ha il suo ruolo o si immedesima in quello; lavoratori instancabili,nelle settimane antecedenti all’apertura del Palio dei Borgia, la sera si riuniscono nel luogo che diverrà dopo alcuni giorni simbolo di divertimento e passione. Pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, si realizza quello che è il cuore della Contrada; partendo dal montaggio della taverna stessa, cominciando dalla cucina, proseguendo alla costruzione del petto della Santa Maria, la cantina. Per non parlare poi dei nostri favolosi gazebi, che si aprono come le braccia di un uomo, pronti ad accogliere chi sceglierà di passare una serata in nostra compagnia L’anima della Contrada siamo noi, tutti i contradaioli (chi più, chi meno), dove in quelle settimane il colore del nostro sangue non è più rosso, ma giallo/blù come i nostri tamburi; cresce la voglia di stare insieme. Il cuore inizia a pulsare, TUTTO E’ PRONTO! Le cuoche,durante i giorni della festa, non hanno un pensiero che va oltre alle spezie e contorni culinari per rendere unica la nostra cucina. Non si fa in tempo a finire le energie per il primo giorno, che già si preparano le idee e si assemblano i vari ingredienti per rendere speciali i giorni a venire. Il popolo festeggia, si diverte, mangia, canta. Tutto quello che noi ci aspettavamo,che speravamo,sta accadendo. E l’anima viaggia in taverna, il sudore e la fatica sono inesistenti, ma il nostro cuore ci chiama e i ragazzi ai tavoli non si tirano certo indietro, non possono far altro che rispondere. Quel BUM BUM dei favolosi tamburini manda a ritmo il nostro cuore, riempiendo il più piccolo spazio di silenzio in un concerto estremamente gradevole agli orecchi. Poi, arriva il giorno in cui i riflettori si spengono, la Contrada “chiude i battenti”,solo al pubblico però; noi la viviamo sopratutto come una famiglia, come un qualcosa che aggrega persone, pensieri e idee secondo le proprie competenze. Qui ci si confronta, qui crescono nuove relazioni, amicizie, ed insieme a queste si sviluppa la nostra passione di costruire e creare un qualcosa che duri nel tempo. Immagini, profumi, suoni, questa è la Contrada Santa Maria. Impossibile descriverla,… venite a VIVERLA!
Ringraziamo gli organizzatori e i loro fotografi per le immagini.