A cura di Cristiano Fabris
Scrivere di mete e vacanze, in questo periodo non è molto semplice perché il Covid ha condizionato molto le nostre vite e anche il tempo libero. Tuttavia non appena sarà possibile circolare con i veicoli, vi suggerisco quattro mete per un nuovo anno da vivere in camper.
1) Parco Nazionale del Cilento
2) Torino
3) Colline Moreniche del Garda
4) Val Pusteria
1 – Parco Nazionale del Cilento
La prima meta si chiama Parco Nazionale del Cilento, una meta invisibile al turismo di massa e in particolar modo nel periodo invernale. Un angolo nascosto, tra la Campania e la Basilicata in un territorio dove la tavola è un’arte e il cibo una tradizione. La premessa è quella di amare la sosta libera e di avere un camper attrezzato per l’inverno, perché troverete soltanto due strutture dove fermarvi, il resto sarà nelle piazzette e nei parcheggi dei borghi. Iniziate pernottando a Ceraso presso l’Azienda Agricola La Petrosa, dove trovare tutti i servizi per sosta e tra composte, marmellate e farine fatte di antichi grani, riempirete parte della dispensa in camper. Spostatevi a Roccagloriosa (SA) e visitate il piccolo, ma prezioso Museo Archeologico Antonella Fiammenghi . Rimarrete conquistati dai reperti presenti, ori e vasellame trovati nelle tombe dell’area archeologica. Quest’ultima è la prima sosta libera che vi suggerisco di fare proprio nei pressi delle tombe (c’è anche la fontana di acqua potabile) dove potete parcheggiare e trascorrere una notte in mezzo alla storia. Il giorno successivo spostatevi a Laurino per visitare il Castello Longobardo , il Convento e la Chiesa di Sant’Antonio con il suo meraviglioso organo a canne. Nel pomeriggio raggiungete lo Chalet Nicoletti (in caso di neve sono necessarie le catene) per godervi una cena con piatti cilentani e la meraviglia di dormire in camper immersi nel bosco. Il giorno successivo infilate un paio di scarponcini e camminate nel bosco. L’ultima tappa è presso l’Agriturismo Tre Santi che è ubicato a 100 metri dalla Certosa di San Lorenzo a Padula, la più grande Certosa costruita in Europa e vi suggerisco di visitarla con la guida Giuseppe Verga
2 – Torino: cinque piatti per amare la prima capitale d’Italia
Il termine inglese ”understatement” significa minimizzare ed è proprio la caratteristica che esprime perfettamente lo spirito sabaudo di Torino. Un formalismo timido, quasi silente, nello sguardo basso, in una forma di esprimere il lusso in modo mai urlato. Ed è così anche nell’enogastronomia, nei prodotti e nei piatti che si possono degustare visitando la città. Nessun riflettore, nessun podio, nessun chef pluristellato, ma semplicemente tutta l’autenticità di una piola (termine torinese per indicare dove bere del buon vino), di bar con soffitti barocchi, di pasticcerie con vasi per le caramelle e biscotti in stile liberty, di artigiani del cioccolato e di ristoranti dal sapore “reale”. Quindi se siete pronti, questa meta è completamente dedicata alla tavola. Iniziamo con il Bicerin che in piemontese vuol dire bicchierino. E’ la bevanda calda e analcolica riconosciuta come “bevanda tradizionale piemontese” dalla Regione Piemonte e inserita nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Italiani. Rappresenta l’evoluzione della settecentesca “bavarèisa” che veniva servita in grandi bicchieri tondeggianti e si otteneva mescolando caffè , cioccolata e crema di latte. Secondo la tradizione per il bicerin, i tre ingredienti dovevano essere serviti separatamente e con tre varianti: pur e fior (l’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), un pòch ëd tut (ovvero un po’ di tutto). Nella realtà fu poi quest’ultima versione ad avere successo . Dove assaggiarlo? Nello storico locale Il Caffè Al Bicerin (anno 1763) che conserva gelosamente la ricetta del Bicerin.: i dipendenti sono tenuti per contratto al segreto.
Le acciughe al verde (“anciue al verd” in dialetto piemontese), rappresentano un antipasto tipico della cucina torinese. Nella pratica il saporito pesce azzurro viene arricchito da una profumata salsa a base di prezzemolo, aglio e peperoncino. A dire il vero, le acciughe si ritrovano in molte ricette tipiche piemontesi, per via del fatto che la storia delle acciughe in Piemonte è legata al contrabbando del sale che arrivava (nel regno dei Savoia) dalla Francia attraverso le Alpi. In quel tempo le acciughe erano più economiche e venivano impiegate per nascondere il sale nell’attraversamento delle dogane. Oggi non iniziate un pasto senza “due anciue al verd”. Se siete golosi di dolci, il simbolo per eccellenza è il Gianduiotto. Il primo gianduiotto fu prodotto dalla Caffarel nello stabilimento situato in città nella borgata San Donato. Arrivò al pubblico con il carnevale del 1865 dalla maschera torinese Gianduja. Tuttavia pochi sanno che in realtà quello che oggi noi amiamo mangiarlo anche con il pane, gustarlo dopo un buon caffè, o addirittura unirlo in una coppa di marron-glacè e panna (si questo sono io!), fonda le sue origini a motivazioni storico-politiche. Con il blocco napoleonico, le quantità di cacao che giungevano in Europa erano ridotte e con prezzi esorbitanti. Ciò nonostante la richiesta di cioccolato continuava ad aumentare e così Michele Prochet sostituì in parte il cacao con un prodotto molto presente in Piemonte: la nocciola tonda gentile delle Langhe. Ne nacque così un impasto di nocciole tostate e macinate , cacao, burro di cacao e zucchero. E personalmente dire “santo subito” Michele. Se amate essere sorpresi a tavola, in quarto piatto fa per voi. Si chiama Fritto Misto alla Piemontese e contrariamente a ciò che si può pensare, si trova davanti ad un piatto dolce e non salato. Le sue origini sono molto popolare a quando ancora gli animali venivano macellati a casa e per sprecare il meno possibile, si cucinavano le frattaglie. Sebbene oggi non abbia degli ingredienti fissi, fra le varie portate non possono mancare le frittelle di mele, il semolino dolce, gli amaretti, la salsiccia, il fegato la cervella, le costolette d’agnello e la cotoletta impanata. E infine la Bagna Cauda, il piatto per eccellenza della convivialità piemontese! Patrimonio UNESCO come l’arte della pizza napoletana, ne esistono diverse versioni. Per capire davvero cos’è la bagna cauda (bagna calda), occorre fare un passo indietro a quando l’aglio (ingrediente principale) era coltivato abbondantemente in Piemonte e le alici non mancavano, grazie al vicino porto di Savona. Il terzo ingrediente arriva dalla terra ed è l’olio d’oliva e si ottiene così questa pietanza che inizialmente era nata come piatto povero per contadini. Successivamente è diventato il simbolo del Piemonte, dove la testa d’aglio è obbligatoria ed è molto preponderante come gusto. Si mangia da un’unica pentola posta al centro della tavola e quindi non utilizzare le verdure di contorno come cucchiai e nè usate il pane fa bagnare nel sughetto.
Dove mangiare tipicamente torinese? Ristorante Porto di Savona e le Tre galline
3 – Colline Moreniche del Garda
Poco affollate, schiacciate tra le tre provincie (Brescia, Verona e Mantova) e come se non bastasse all’ombra del Lago del Garda, le Colline Moreniche del Garda, sono lo scrigno che conservano le radici dell’unita d’Italia, la storia e i guerre più sanguinose del Rinascimento e nascondono parchi e giardini di una bellezza unica. Come base di partenza per il territorio vi suggerisco l’Area Camper Monzambano ubicata a Monzambano (MN) e dotata di tutti i servizi per la sosta. La prima cittadina da visitare è Cavriana. Il cartello sulla statale indica “città della torta” e impiegherete molto poco per capire il motivo. Si chiama San Biagio ed è il nome della torta, della festa più importante del paese. La colazione vi suggerisco di farla presso la Pasticceria Parolini e poi di recarvi a visitare l’incantevole Villa Mirra, dimora nobiliare del ‘500. Lasciata Cavriana, percorrete pochi chilometri e dirigetevi in due aziende agricole, dove il camper è il bevenuto: l’Azienda Agricola Cattani Cavriana (MN) e Azienda Agricola Case Vecchie a Monzambano (MN). Sono due mete camper-friendly dove lo spazio per sostare con il camper non manca . Nella prima, degustate i vini di produzione autoctona (rosso e bianco in particolare) e fatevi raccontare dal proprietario che cos’è la Capra d’oro di Cavriana. Nella seconda azienda, rimarrete colpiti dalle composte sambuco e limone o di fichi e finocchio selvatico (confesso di aver mangiato almeno dieci assaggi di entrambe le composte, prima di capire che ero ancora in questo mondo), dallo sciroppo di lavanda blu, dal pane fatto con la farina di grani antichi e ancora l’olio strepitosamente gentile come solo quello che Garda sa esserlo. E poi? Non fatevi sfuggire un salto dove ci sono le erbe officinali per scoprirne l’uso che si può farne quotidianamente. Il giorno successivo dedicatelo a visitare i luoghi dove si sono svolte le cruenti battaglie del Rinascimento. Iniziate dalla Rocca di Solferino detta “spia d’Italia” che fu eretta nel 1022 sul promontorio più alto della provincia di Mantova (206 metri). La Rocca di Solferino, acquistò ben presto un’importanza strategica per la sua posizione geografica che le valse nel Risorgimento l’appellativo di “Spia d’Italia“. Infatti fino al 1866 (anno in cui il Veneto fu annesso all’Italia) il confine tra Regno d’Italia e Impero Austriaco era a poco lontano da questa fortezza. Fu teatro della sanguinosa battaglia della seconda guerra d’indipendenza, di Solferino e San Martino del 24 giugno 1859.
Poco distante dalla Rocca e all’interno del suo parco, non potete farvi sfuggire la visita al Memoriale della Croce Rossa. Seguite le indicazioni e arriverete al viale di cipressi, detto di San Luigi, poichè la tradizione vuole che fosse solito passeggiare in questo luogo. Al termine di questa passeggiata nel 1959, in occasione del centenario della battaglia, la Croce Rossa Internazionale ha eretto un memoriale a ricordo di quell’idea che naque dal cuore e dalla mente di Henry Dunant (a cui è dedicata anche una statua davanti all’ossario) e che porterà alla nascita della Croce Rossa Internazionale. Adiacente alla statua si trova Ossario di Solferino e San Martino, luogo che merita il silenzio e rispetto. Durante la Battaglia di Solferino persero la vita oltre 10.000 giovani, 20.000 i feriti, 11.400 furono i dispersi e i prigionieri. Migliaia di giovani, più o meno consapevoli, persero la vita per un ideale : raggiungere l’indipendenza e l’unità d’Italia. L’ultima tappa che per questa meta è il Forte Ardietti, ottimamente conservato sino ai giorni nostri. Costruito tra il 1853 e il 1861 per ordine del maresciallo Radetzky all’epoca comandante delle forze austriache in Italia, il Forte appartiene al cosidetto Quadrilatero, un insieme di quattro città fortificate appoggiate sulla linea dei fiumi Mincio (Peschiera e Mantova) e Adige (Verona e Legnago) che furono il centro del controllo militare austriaco in Italia. Il Forte rimase austriaco fino al 1866 quando a seguito della Terza Guerra di Indipendenza passò di proprietà al Regno di Italia. Io vi suggerisco di farvelo raccontare da Michele (whatapp 3472643459) una giovane guida, appassionato di storia e di rievocazioni storiche, che saprà farvi vivere ogni angolo, armamento e sala del Forte. Per pranzare vi suggerisco tre luoghi dove trovare piatti tipici della cucina locale.
Albergo Ristorante da Renato a Solferino (MN)
Agriturismo La Montina Ponti sul Mincio (MN)
La baita Ristorante a Cavriana (MN)
4 – Alta Val Pusteria (BZ)
L’ultimo suggerimento non poteva che essere legato alla neve. E’ lei il simbolo per eccellenza dello sport invernale: ciaspolate, sciate, corse con la slitta e gli snow park per i più piccoli. Uno dei paradisi naturali sono le Dolomiti con differenti cime che sono tra le più alte d’Europa. Tra le valli più caratteristiche e più camper friendly, c’è Alta Val Pusteria. D’estate scorre la ciclabile che unisce Dobbiaco con Lienz in Austria e nel periodo invernale in diversi punti si trasforma in pista da sci di fondo. In Val Pusteria esistono 351 km di piste: i comprensori sciistici sono serviti da 96 impianti di risalita. Sicuramente il primo posto va al comprensorio di Plan de Corones (Kronplatz). La Valle è anche la culla di due, dei più premiati e esclusivi campeggi aperti tutto l’anno: Caravan Park Sexten a Sesto Pusteria e Camping Olympia a Dobbiaco (BZ). Queste sono le due basi da cui partire, sia per godersi il relax nel grande centro benessere e termale del Caravan Park Sexten, oppure l’anello da sci di fondo più grande dell’Europa a due “scivolate” dal Camping Olympia. Non perdetevi l’aperitivo in cabina, i concerti all’auditorium di Dobbiaco, così come la gita in carrozza trainata dai cavalli, o ancora le numerose ciaspolate adatte anche ai principianti