La Rocca Aldobrandesca di Castiglione d’Orcia è stata riaperta al pubblico dopo un progetto di restauro conservativo che ha consentito la messa in sicurezza di tutta la struttura, il recupero della cinta muraria, un consolidamento conservativo di tutta la torre, un percorso di visita e fruizione e un’enorme quantità di reperti rinvenuti con la campagna di scavi archeologici condotta insieme al restauro.
Il progetto è stato realizzato dal Comune di Castiglione d’Orcia, sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo.
La rocca sorge sulle colline affacciate sul monte Amiata, nella splendida cornice della Val d’Orcia, a 574 metri sul livello del mare, nel Comune di Castiglione d’Orcia, edificata dalla grande famiglia degli Aldobrandeschi in età alto-medievale a difesa della via Francigena, strada di collegamento fondamentale fra il Nord Italia e Roma. La “Torre e sodi incolti”, come era contrassegnata negli estimi catastali passati, fu tra gli insediamenti più antichi a sorgere sul territorio e, ancora oggi domina con la sua imponenza il borgo di Castiglione d’Orcia. Un documento notarile dell’800, rinvenuto da Mascia Cioli presso l’Archivio di Stato di Siena, contiene il toponimo più antico del paese, che conferma quello attuale: “Castrum Orclas” ossia Castello dell’Orcia.
A partire dal 1090, i possedimenti a Castiglione degli Aldobrandeschi furono gradualmente ceduti al Monastero di San Salvatore sul Monte Amiata, per poi passare nel corso del XIII secolo alla Repubblica di Siena. In seguito a questa cessione, nel 1252, 198 capifamiglia castiglionesi giurarono fedeltà a Siena: fu da questo atto che gli storici ipotizzano la nascita del Comune di Castiglione d’Orcia. Entrato nello Stato di Siena, il borgo fu dunque coinvolto anche nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini, subendo assedi e occupazioni. In questo periodo la rocca fu ripetutamente fortificata e restaurata per rinforzarne le difese e nel 1309 Siena, prese atto della posizione strategica del fortilizio e dispose la ricostruzione del mastio, prendendo a modello la Rocca di Tentennano, l’attuale Rocca d’Orcia, a poche centinaia di metri più a nord. Il borgo di Castiglione, infatti, controllava la strada che anticamente connetteva il Monte Amiata alla Val d’Orcia, consentendo così il transito da e per la Maremma. Nel 1471, poi, furono ricostruite le mura del paese, realizzando una cinta esterna con quattro porte di accesso, porte dal grande significato storico: infatti a causa degli attriti fra Siena e il Sacro Romano Impero nel 1536, i Castiglionesi chiusero le porte all’imperatore Carlo V, mentre transitava in Val d’Orcia. Quasi per vendicare questo affronto, durante la Guerra di Siena, le truppe imperiali assediarono ed entrarono a Castiglione nel 1553, devastando e razziando ricchezze e suppellettili. Terminata la guerra con l’Impero, con la sconfitta di Siena e l’annessione al Granducato di Toscana, Castiglione nel 1605 fu concesso in feudo da Ferdinando I de’ Medici al nobile bolognese Giulio Riario, che divenne così Marchese di Castiglione d’Orcia, trasformando la rocca in dimora signorile. Già pochi decenni dopo però, alla fine del XVIII secolo, con l’estinzione della famiglia, il palazzo fu adibito prima a colombario, poi, alla fine del Settecento, divenne una fornace di calcina ricavata dalle pietre calcaree del palazzo. In tempi recenti, nonostante sia stata risparmiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, le spoliazioni e le demolizioni sono proseguite sino agli anni ’60 del Novecento. Solo con il recente restauro si è posto fine a questo lungo periodo di abbandono e declino.
La rocca, anche grazie alle recenti importanti opere di scavo e consolidamento, conserva tutt’ora visibili i tracciati murari che l’hanno caratterizzata sino alla metà del Cinquecento, sia nelle strutture del mastio, che nel sottostante perimetro murario del cassero senese, con i resti delle tre porte di accesso da valle, di cui quella verso nord-est integra nelle sue forme duecentesche e restaurata per consentire l’accesso di visita al complesso. Ben poco resta invece del Palazzo Riario: parte del muro esterno della rampa di accesso, tracce interne di muri divisori, una cisterna e poco altro.
Gli scavi archeologici, inoltre, hanno restituito i resti di una chiesa databile fra l’XI e il XII secolo, probabilmente fatto costruire proprio dalla famiglia Aldobrandeschi. Analogamente, grazie al ritrovamento di moltissimi reperti è stato possibile ricostruire la fortuna e la vita della rocca nel corso dei secoli: sono stati rinvenuti esemplari di vasellame ceramico senese, derutese e alto-laziale, oggetti in bronzo, monili e anelli, fra i quali una fede nunziale probabilmente appartenuta alla moglie dell’ultimo castellano, Agostino del Vescovo, e risalente alla metà del Cinquecento. Questo gioiello è oggi esposto nella piccola Sala d’Arte di Castiglione d’Orcia, allestita nell’ex Oratorio di San Giovanni, in cui sono conservate opere pittoriche di alcuni dei maggiori esponenti della Scuola Senese dei secoli XIV e XV, fra i quali Simone Martini, Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e Giovanni di Paolo.

Il piano di valorizzazione della Rocca
A seguito dell’intervento di restauro conservativo, il Comune di Castiglione d’Orcia ha sviluppato un piano di valorizzazione della rocca Aldobrandesca, organizzando un percorso di visita che collega direttamente il centro storico con l’antico cassero, come avveniva in epoca medievale. Il primo tratto si svolge all’interno di una suggestiva architettura basso-medievale, per poi uscire, salire all’esterno, sulla panoramica rupe della rocca, e infine entrarvi dalla porta duecentesca. Si prosegue attraverso passerelle in acciaio cor-ten, armonicamente integrate all’interno del fortilizio restaurato, che consentono di passeggiare nel mastio e visitarlo fino a scoprire i resti della chiesetta romanica e le sottostanti tracce alto medievali, anche accompagnati da una guida professionale che accoglierà i visitatori e li accompagnerà durante il percorso in una narrazione suggestiva in grado di raccontare loro la storia della rocca Aldobrandesca e, con essa, di Castiglione dalle origini fino ai giorni nostri. Particolarmente suggestiva è la visita notturna, grazie all’illuminazione integrata nel percorso metallico, che consente di apprezzare la muratura della rocca in un gioco decostruttivista e mutevole di luci e ombre.
“È per il Comune di Castiglione d’Orcia un momento molto importante perché attraverso il restauro conservativo, gli scavi archeologici e il progetto di valorizzazione, consegniamo nuovamente la rocca aldobrandesca ai cittadini castiglionesi e ai visitatori di tutto il mondo, aggiungendo nuove importanti informazioni alla storia di Castiglione e della rocca stessa” ha sottolineato il Sindaco Claudio Galletti.
Come visitare la Rocca
Il sito si trova in via Aldobrandesca n. 2 a Castiglione d’Orcia e apre al pubblico già nel mese di agosto, per visitarla:
Agosto e settembre (fino al 30 settembre): aperto tutti i giorni dalle ore 10.30 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle ore 18.00.
Nel mese di agosto è possibile visitare la Rocca anche di sera: dalle ore 21:00 alle ore 23:00.
Da ottobre a marzo: nel fine settimana (in base alle condizioni meteorologiche).
Dal 26 dicembre al 6 gennaio: orario continuato dalle ore 10.30 alle ore 16.30 (in base alle condizioni meteorologiche).
Per gruppi la rocca Aldobrandesca può aprire in altri orari, previa prenotazione. In occasione di ponti e festività nazionali a sarà aperta.
Per qualsiasi informazione: www.comune.castiglionedorcia.siena.it