Come da tradizione, è iniziato un mese di grandi eventi a Tortorici (ME). Tante feste ed appuntamenti per festeggiare San Sebastiano, il Patrono della cittadina messinese.
Il periodo in cui si svolgono i festeggiamenti dura circa 28 giorni, dal capodanno sino alla domenica più vicina al 27-28 di Gennaio.
Nell’intero periodo si svolgono varie manifestazione che richiamano vari aspetti della vita del Santo, sino a giungere al giorno della festa il 20 Gennaio.
Il Santo
San Sebastiano visse tra l’anno 263 e l’anno 304 ca. Nacque e crebbe a Milano, da padre di Narbona (Francia meridionale) e da madre milanese, fu educato nella fede cristiana. Si trasferì a Roma nel 270 e intraprese la carriera militare intorno al 283, fino a diventare tribuno della prima corte della guardia imperiale a Roma. Fu molto stimato per la sua lealtà e intelligenza dagli imperatori Massimiano e Diocleziano
Grazie alla sua funzione, poté aiutare con discrezione i cristiani incarcerati, curare la sepoltura dei martiri e riuscire a convertire militari e nobili della corte, dove era stato introdotto da Castulo, domestico (cubicolario) della famiglia imperiale, che poi morì martire.
Scoperto da Diocleziano, Sebastiano fu arrestato e condannato ad essere trafitto dalle frecce. Fu legato ad un albero di alloro in una zona del colle Palatino e li martirizzato per la prima volta. Creduto morto dai soldati fu lasciato lì in pasto agli animali selvatici.
Fu poi salvato da Irene, moglie di Castulo, che si accorse che il tribuno non era morto e trasportatolo nella sua casa sul Palatino, prese a curarlo dalle numerose lesioni. Miracolosamente Sebastiano riuscì a guarire e decise di proclamare la sua fede davanti a Diocleziano che ne ordinò subito la condanna a morte tramite flagellazione. L’esecuzione avvenne nel 304 ca.
Il santo venerato il 20 gennaio, è considerato il terzo patrono di Roma, dopo i due apostoli Pietro e Paolo.
La Storia
Secondo la tradizione, che combina insieme diverse credenze, prima del cosiddetto “dilluviu”, alluvione che colpì la città distruggendola nel 1682, il Patrono di Tortorici era S. Cataldo.
Leggenda vuole che, qualche tempo dopo tale alluvione, capitassero a Tortorici due pellegrini, provenienti da Roma e che portassero con loro delle reliquie, un capello e un pezzetto di unghia, che avevano sottratto nelle catacombe alle spoglie di S. Sebastiano. Trascorsa la notte in città, il giorno seguente si rimisero in cammino seguendo la mulattiera che seguiva il corso del fiume Grande, se nonché, arrivati al torrente Calagni non potettero più proseguire, in quanto una forza invisibile ne bloccava l’avanzata. Dopo svariati tentativi i pellegrini desistettero, capendo che il motivo per il quale gli fosse impedito andare avanti era legato alla presenza delle reliquie che trasportavano. Consegnarono, dunque, le reliquie ai cittadini Oricensi e in tal attimo vi fu un cedimento del terreno che provocò una frattura nell’ alveo del fiume, al di sotto della quale si poteva scorgere il profilo di una campana. Era la campana che era stata dispersa nell’alluvione del 1682 e che non era mai stata ritrovata.
I due strani episodi vennero dunque interpretati come il volere di S. Sebastiano di restare a Tortorici ed esso ne diventò dunque Patrono. Ancora oggi, la vara con le reliquie e la statua del Santo vengono portate in processione al fiume Calagni dove avviene la benedizione da parte del parroco e, ancora oggi, quella campana, denominata poi campana di “San Bastianu”, posta sul campanile della chiesa di Santa Maria Assunta, risuona durante tutto il periodo in cui si svolgono i festeggiamenti in onore del Santo.
La Bula
La prima manifestazione in onore di San Sebastiano è la Bula che cade il sabato più vicino al 13 Gennaio. Al tramonto una rumorosa e numerosa schiera di adulti e bambini, prende posto davanti alla cancellata della chiesa di S. Maria Assunta, si procede alla distribuzione e alla accensione dei mazzetti di Bula (inflorescenze dell’ampelodesmo, anche detta “disi”), e in seguito un immensa fiaccolata si snoda per le vie della Città accompagnata dal suono di un tamburo, sino a ritornare in Piazza Duomo davanti alla Chiesa di S. Maria Assunta. Qui ogni devoto, butta al centro della piazza quel che rimane della Bula, si forma un grande falò, i ragazzi più intraprendenti « saltano sul fuoco », un elemento di grande valore simbolico e soprattutto purificatorio.
La fiaccolata simboleggia la ricerca nella notte di Sebastiano, da parte dei soldati di Diocleziano, in seguito alla condanna, da parte dello stesso imperatore, a quello che sarebbe poi stato il primo martirio.
Festa d’u ddàuru
La domenica precedente la Festa, in mattinata, al rientro dalla processione di S. Antonio Abate, i devoti danno inizio alla Processione dell’Alloro, che ricorda che S. Sebastiano fu legato ad un albero di alloro durante il primo martirio. La processione ha inizio davanti al Palazzo della Città, dove, già di primo mattino, si possono vedere esposti i primi rami di alloro ed anche di “darifogghiu” (agrifoglio) tutti agghindati con nastri, bacche di pungitopo ed anche mandarini ed arance. Dopo il rientro di S. Antonio nella Chiesa di S. Nicolò, al suono di cornamusa e tamburi, i devoti danno inizio alla sfilata dell’alloro lungo le vie della Città fino alla Chiesa di S. Maria Assunta. Qui viene benedetto e lasciato in omaggio alla Chiesa di S. Maria o di S. Nicolò e molto spesso posto lungo le principali vie della Città durante il periodo dei festeggiamenti.
A fujitina da vara, la prova, i panitti
Nel pomeriggio del 18 gennaio nell’ambito dei festeggiamenti in onore di San Sebastiano Martire, si rinnova un rito secolare di difficile interpretazione, a fujitina da vara. Nell’ora vespertina alcuni devoti trasportano la Vara, senza il Santo, dalla Chiesa di S. Maria lungo la ripida via Pizzuti, sino alla Chiesa del SS. Salvatore ed ivi la lasciano. Tale atto rappresenterebbe il tentato furto da parte di malviventi delle reliquie del santo. Furto che, però, non riuscì a compiersi e le reliquie furono dunque recuperate.
La sera dello stesso giorno, nella chiesa di S. Maria Assunta, il Santo viene portato fuori dalla cella, in cui è posto per tutto il resto dell’anno, vestito con l’oro che i devoti nel tempo hanno donato e si procede all’esposizione del Santo ai fedeli, questo rito è chiamato « la Prova ». Durante la Messa sono benedetti i “ Panitti “ di S. Sebastiano, piccoli pani fatti con frumento bianco e distribuiti ai fedeli presenti in Chiesa e successivamente ai fedeli nella Città e nelle contrade. Essi simboleggiano i pani che San Sebastiano portava durante la notte ai cristiani nelle catacombe.
La festa in onore del Santo patrono viene ripetuta nella domenica più vicina al 9 maggio.
La festa ha inizio già sabato sera con la solenne Messa del Vespro presso la Chiesa Madre ed a seguire i fuochi d’artificio “Jocu Focu”.
Domenica mattina il risveglio del paese in festa: il rintocco delle campane, gli ambulanti della fierama, soprattutto, “i nudi” (fedeli vestiti di bianco e scalzi), che arrivano dai paesi vicini e lontani nonché dalle numerose borgate di Tortorici, a rendere omaggio al Santo per le grazie da chiedere o già ricevute. Dopo la messa solenne, il Santo viene accompagnato in processione per le vie del paese portato a spalla sulla possente “Vara” da 18 nudi. Nel tardo pomeriggio si svolge la “processione di saluto”: le donne precedono la “vara”, mentre gli uomini portano e seguono la stessa. Al termine del saluto dei fedeli dopo i tradizionali “giri”, la statua del Santo viene riposta nella chiesa di Santa Maria Assunta dove rimarrà fino al 20 gennaio prossimo.
Per altre info e per il calendario completo degli eventi clicca qua: https://www.tortorici.gov.it/2020/01/11/iniziano-i-festeggiamenti-in-onore-di-san-sebastiano-martire/