Alla scoperta del fascino antico della storia, della magia dell’Oceano e della purezza di un ambiente amato e rispettato, vagando tra colori e suggestioni
Amore a prima vista per una città che offre ampi orizzonti, echi lontani delle tumultuose vicende storiche che l’hanno connotata e protezione, accoglienza e calore agli uomini come la garantisce da secoli a velieri e imbarcazioni che trovano riparo nelle sue acque tranquille anche con il maltempo grazie alle isole di Ré, d’Oléron e di Aix poste di fronte.
Troppo poco per descrivere La Rochelle – capoluogo del dipartimento Charente Marittima nella regione Poitou-Charentes – nel cui ‘porto’ ho trovato giorni di assoluta serenità complice anche uno straordinario microclima. Vi si trovano, infatti, una mitezza inusuale a questa latitudine (grazie all’influenza della Corrente del Golfo) e poca umidità, o comunque non così oppressiva come in altri luoghi di mare, che, infondendo una sensazione di benessere, tolgono un bel po’ di lustri riportando all’antico vigore.
Come per le persone anche per i luoghi può scattare qualcosa di magico e indefinito che avvince e lega esercitando un fascino e una malia irresistibili.
Certo l’Oceano in sé è seducente per infiniti motivi in ogni dove e qua: nei quattro porti, nelle spiagge, nell’intonacatura delle case, nell’aria, intorno alle sue torri, sui visi e negli sguardi delle persone. Non è la prima volta che sull’Atlantico vivo il fenomeno delle maree, ma qui lungo il Porto Vecchio’ assume aspetti di spettacolarità eccezionale in quanto con un’altezza di oltre 6 metri – come mi è fortunatamente capitato di vedere – sul fondo limaccioso giacciono quasi abbandonate e languenti le numerose barche che fino a poche ore prima sonnecchiavano vigili facendosi cullare dall’acqua.
Nessuna preoccupazione per chi arriva a La Rochelle con la barca: se il contatto con il fondo la danneggiasse, può approdare in un bacino con chiusa (porta vinciana aperta durante l’alta marea). Quando il livello del mare cala in modo eccessivo, la porta viene chiusa e nel bacino resta l’acqua. Naturalmente rimarrà bloccato. Nella zona del Porto Vecchio esiste una bacheca con gli avvisi per la navigazione, gli orari delle maree e le regole per entrare e uscire dal porto.
Ho trovato persino uno strumento importantissimo, l’orologio che indica la progressione delle maree che naturalmente funziona laddove si verifica il fenomeno, ma che non stona in qualsiasi casa. La lancetta impiega 12 ore, 25 minuti e 14 secondi (metà del giorno lunare medio, cioè l’intervallo temporale tra i due passaggi della luna sul meridiano locale) a percorrere un giro del quadrante nella cui metà sinistra sono le ore che separano dalla successiva alta marea, mentre nella destra quelle che separano dalla seguente bassa marea.
Ne consegue che se la lancetta si trova nella parte sinistra, la marea sale, se invece si trova a destra, la marea scende. La luna e in misura minore il Sole contribuiscono al fenomeno per cui bisogna regolare l’orologio durante la Luna piena o la Luna nuova… troppo complicato. Rimando l’acquisto a un prossimo viaggio, però è veramente interessante. Comunque per il momento mi accontento delle tabelle esposte o reperibili anche presso i competenti uffici e tuttavia non riesco a superare la meraviglia per l’appariscenza del fenomeno così lontano dalla mia ottica che ha respirato l’aria del Mediterraneo.
Le maree dilatano il fascino di questo territorio, ma soprattutto toccano il quotidiano in quanto, come mi ha insegnato l’orologio l’escursione media (da bassa ad alta e viceversa) si ha in 6 ore e il ciclo completo si compie in 12 ore ca. Se quindi chi naviga deve essere attento e informato, il rovescio della medaglia sta nel fatto che il mare ritirandosi favorisce la raccolta e la coltivazione di ostriche e mitili, cosa che fa della città un luogo principe dell’enogastronomia.
Certo la zona è stata abitata ab antiquo da pescatori, pare dal tempo dei Galli e poi dai Romani, ma La Rochelle viene fondata nel X secolo e nel XII diviene porto privilegiato sull’Atlantico dei Cavalieri Templari come ricorda ancora oggi la toponomastica di un quartiere urbano.
Nel XII secolo Guglielmo X di Aquitania lo trasforma in porto libero che in poco tempo diventa il più importante della costa atlantica grazie al commercio di sale e vino esportati e di lana importata. Il figlio di Guglielmo, Enrico II re d’Inghilterra secondo marito di Eleonora d’Aquitania, trasforma la città in Comune liberandola da tutele feudali ed ecclesiastiche.
Dal XV secolo la città si arricchisce ulteriormente grazie al commercio di pellicce con il Canada e la tratta di schiavi neri con le Antille.
Dal 1568 è un importante centro ugonotto avendo aderito alle idee riformate che si rafforzano in virtù dell’Editto di Nantes con cui Enrico IV di Francia pone fine alle devastanti guerre di religione, durate poco più di sette lustri, parlando di ‘libertà di coscienza’. Il benessere economico continua finché Luigi XIII e il suo consigliere Richelieu assediano la città, guidata dal sindaco Jean Guiton, che cade dopo più di un anno di resistenza il 1° novembre 1628 perdendo privilegi e costringendo una belle fetta di popolazione a emigrare.
Per rafforzarne la cattolicità nel 1648 diviene sede episcopale. Nel 1719 vi nasce la prima Camera di Commercio e nel 1810 la Prefettura mentre riprendono fiorenti i traffici verso le zone francofone del Nordamerica come Canada e Antille.
Durante il secondo conflitto mondiale diventata una base strategica per i sottomarini tedeschi, viene conquistata per ultima dagli Alleati.
Oggi non solo si presenta, memore del passato, dotata delle migliori strutture nautiche portuali, ma è estremamente attenta all’ambiente tanto che è stata una delle prime a costruire veicoli elettrici e ha incentivato l’uso della bicicletta grazie a un sindaco illuminato, Michel Crépeau (1930-1999), che è stato anche Ministro dell’Ambiente.
Simbolo di La Rochelle sono le torri vicino al porto, retaggio dell’antico e fastoso passato. La più importante è la Torre Saint Nicolas (leggermente pendente e da cui si gode di una vista spettacolare), edificata nel XIV secolo come simbolo di sovranità dopo la liberazione dalla dominazione inglese, che serviva per aagganciarvi la pesante e grossa catena attaccata alla Torre della Catena (Tour de la Chaîne), risalente anch’essa al XIV secolo e usata anche come polveriera, per impedire l’accesso al porto.
L’attuale Torre della Lanterna con la sua guglia ottagonale risale al XV secolo e deve il suo nome alla torretta vitrea nella quale ogni sera si accende un lume per guidare i naviganti, anche se per un lungo periodo è stata usata come prigione come testimoniano i graffiti di soldati e prigionieri: ca. 600 le firme! Vale la pena arrivare alla Torre Saint-Barthélémy edificata nel 1217 dai monaci dell’isola di Aix insieme alla chiesa (in cui hanno coabitato cattolici e protestanti tanto che curati e pastori si dividevano addirittura gli spazi del culto) distrutta nel 1568 durante le guerre di religione: viene conservato solo il campanile in quanto strategicamente utile.
Il miglior modo per conoscere e cogliere le diverse e sfaccettate anime della città è passeggiare o percorrerla in bicicletta. Dopo avere oltrepassato il Grande Orologio (Grosse Horloge), porta ideale della città, mi addentro affascinata da strade, stradine e portici con case medievali a graticcio e in ardesia, lussuose dimore di antichi armatori e dal fitto chiacchiericcio dello storico Mercato Coperto.
Vivace e sempre ricca di vita, la città soprannominata “bella e ribelle” è caratterizzata da numerosi e accattivanti negozietti e da una serie di iniziative che in ogni stagione le danno una vivacità incredibile e una magia particolare anche negli approcci umani.
Lungo il Porto Vecchio un signore che suona l’organetto si intrattiene a chiacchierare amabilmente con un amico, lo guardo incuriosita e, appreso che sono italiana, si mette a discutere affabilmente dimostrando competenza e informazione. Insomma una città da godere slow per trarne beneficio come da una cura.
La fretta mi impedisce di visitare l’Acquario e il Museo Marittimo con le sette barche storiche della marineria francese ormeggiate oltre a stupendi velieri d’epoca: La Rochelle vanta, infatti, una tradizione velistica, anzi si può definire una capitale della vela per i suoi cantieri specializzati nella costruzione di catamarani e per essere punto di partenza di numerose regate oceaniche.
Dovrei ripartire per visitare due delle isole prospicienti, ma la malia del luogo, quasi una forza misteriosa e perentoria mi obbliga a fermarmi ancora una notte e di qui inizierò il mese prossimo per raccontare il resto della mia avventura.
Testo di Wanda Castelnuovo