Pellegrini o turismo religioso? Queste due modalità di approccio al turismo spirituale, apparentemente coincidenti, all’atto pratico appartengono a turisti che possono avere esigenze spirituali diverse.
Il pellegrino cattolico è un uomo di fede che si mette in cammino per raggiungere una meta spirituale prestabilita con l’obiettivo di pregare, compiere riti religiosi, purificarsi e chiedere la grazia di saper condurre la propria esistenza accogliendo serenamente anche le difficoltà che la vita terrena inevitabilmente riserva, possedere sempre la forza di porgere l’altra guancia ed avere la volontà di vivere in costante stato di grazia, in attesa del cammino che porta all’eternità.
Nella foto: La Cattolica, una piccola chiesa bizantina a pianta centrale di forma quadrata, che si trova alle falde del monte Consolino a Stilo in provincia di Reggio Calabria. Dal 2006 fa parte della lista dei candidati, insieme ad altri 7 siti basiliano-bizantino calabresi, per entrare a far parte dell’elenco UNESCO dei siti Patrimonio dell’umanità.
Il turista che persegue mete religiose può avere obiettivi assimilabili a quelli del pellegrino, ma può anche essere una persona ” che ha molteplici interessi ed opta per soggiornare in una località dove trascorrere le vacanze o di sceglie un itinerario turistico, comprensivo anche di visite a luoghi con particolare significato spirituale.
Da otto anni si svolge nel mese ottobre, una manifestazione a cui è stato dato il nome di Aurea, è la “Borsa del turismo religioso e delle aree protette”. Lo scopo di questo evento che quest’anno si è svolto in Calabria, è stato quello accogliere attorno ad uno stesso tavolo (workshop) operatori turistici locali, nazionali ed internazionali (buyer)) con l’intento di rendere fruibili viaggi o soggiorni che mettano in risalto gli aspetti religiosi della Calabria dapprima cristiana e in seguito bizantina e cattolica.
L’ ottava edizione di Aurea si è svolta sul Mare Tirreno, a Paola (Cosenza), località turistica che sorge ai piedi dell’ Appennino calabro.
La manifestazione si è tenuta presso il Santuario dedicato all’eremita San Francesco di Paola, fondatore dell ‘ordine dei Minimi. Il Santuario si presenta come un imponente e maestoso complesso conventuale immerso nel verde (1435).
San Francesco, patrono della Calabria e degli uomini di mare, nacque nel 416 e si spense in Francia nel 507, all’età di 97anni . Visse 24 anni a Tours, allora capitale di quel paese dove giunse su invito perentorio del re di Francia Luigi XI, infermo, a cui erano note le doti taumaturgiche dell’eremita. Neppure da morto ebbe pace: gli Ugonotti bruciarono la sua tomba ed ora quello che resta delle spoglie si trova a Tours nella chiesa di Notre Dame de la Riche e in parte sono state traslate nel monastero di Paola. Oltre un milione di pellegrini o semplici visitatori giungono al monastero ogni anno, provenienti da tutto il mondo.
A Pizzo Calabro, a 75 km da Paola, si erge il monastero di San Rocco oggi dedicato a San Rocco e San Francesco di Paola. Sorto nel 1475, ospita una tela preziosa, la Madonna di Piedigrotta, che fino a pochi anni fa si trovava in una chiesetta ricavata in una grotta in tufo, prospiciente il mare, voluta da marinai napoletani che, per grazia ricevuta, nel 1675 ebbero salva la vita dopo un naufragio. In seguito, la grotta fu abbellita da 60 sculture ad opera degli artisti Angelo e Alfonso Barone.
La Grotta di Piedigrotta e’ uno dei monumenti più visitati in Calabria. Nella città balneare di Pizzo Calabro, che vanta 17 km. di costa turistica, si trova anche, perfettamente conservato, un maniero aragonese del XV secolo dove fu imprigionato, per volere del re Borbone e, successivamente, condannato a morte dal tribunale, Gioacchino Murat, cognato di Napoleone.
Murat, proveniente via mare da Rimini, era riuscito a sbarcare a Pizzo Calabro (1815) dove voleva con un colpo di mano riconquistare il regno di Napoli, ma venne scoperto e fatto prigioniero. Prima dell’ esecuzione chiese ai fucilieri di non deturpargli il volto. Gli ultimi momenti della vita di Murat sono stati riprodotti scenicamente e sono visibili nel castello.
I luoghi di fede e religiosità in Calabria sono molteplici e si possono prendere in esame su www.aurea.it. Noi ne abbiamo visitati alcuni a macchia di leopardo.
Da Paola a San Giovanni in Fiore ( km. 97) in compagnia della Sila.
In questa località, che un tempo si chiamava solo locum Floris,nel 1189 il monaco Gioacchino (1130, 1202) diede vita alla prima forma di comunità di monaci florensi, per i quali scrisse anche la “Regola” che si ispirava a quella dei cistercensi, ma risultando ancor più rigida.
Gioacchino, uomo di grande intelletto e di una forza spirituale trascendente, può essere definito monaco, abate, teologo, esegeta, apologeta, pensatore , riformatore, mistico, filosofo, veggente, asceta, profeta. Fu certamente il precursore del concetto di povertà recepito ed adottato poco dopo la sua morte dagli ordini dei mendicanti fondati rispettivamente da San Francesco e San Domenico. Il monaco Gioacchino era uomo di grande intelletto e lo dimostra il fatto che lo stesso Dante Alighieri lo collocò fra i beati sapienti con queste parole: “E lucemi da lato / il calabrese abate Gioacchino / di spirito profetico dotato” (Par. XII).
Fra le sue opere ricordiamo il Liber figurarum, in cui è perfettamente illustrato il complesso ed originale pensiero profetico dell’abate florense, basato sulla teologia trinitaria della storia e sulla esegesi concordistica della Bibbia. Cristoforo Colombo, quando salpò con le tre caravelle, volle a bordo i monaci di Gioacchino Fiore.
L’abbazia di San Giovanni in Fiore, che oggi possiamo visitare, conserva le spoglie di Gioacchino e risale al 1254. Il modello architettonico è il gotico-monastico di tipo cistercense, alcune varianti, però, furono introdotte dai Florensi: la navata unica, i due matronei e l ‘originale traforo della parete absidale. Il “Centro Internazionale di Studi Gioachimiti”, istituito nel 1982, organizza e celebra ogni cinque anni un congresso internazionale su Gioacchino da Fiore.
L’Abate calabrese, Dante Alighieri e Francesco d’Assisi sono oggi gli autori più studiati della tradizione culturale nazionale, sia in area europea, sia in area americana. www.centrostudigioachimiti.it
San Giovanni in Fiore (1100 m.), che oggi conta diciottomila abitanti, è a tutti gli effetti un luogo di villeggiatura e punto di riferimento per escursioni nella Sila, in particolare per raggiungere le zone vicino ai laghi di Cecita, Arvo e Ampollino, oppure per recarsi nell’altopiano verso Savelli, Campana, Santa Severino e il Marchesato.
La scintilla che fece ardere la fiamma della lucerna che consentì a San Paolo di predicare il cristianesimo in Calabria si accese per la prima volta a Reggio Calabria. Nella Cattedrale di stile neo-romanico, completata nel 1929, è conservata la colonna di pietra che miracolosamente mantenne accesa la fiamma anche quando la lucerna smise di ardere, permettendo così a San Paolo (61 d.C.) di proseguire per tutta la notte l’evangelizzazione dei pagani.
Paolo è considerato il fondatore della chiesa cristiana Reggina. La presenza di Paolo a Reggio è attestata anche negli “Atti degli Apostoli” (28-13). Il museo diocesano di Reggio, inaugurato nel 2010 e situato ( nel palazzo arcivescovile, conserva patrimoni liturgici e devozionali di grande valore economico per l’occhio profano e di grande valore spirituale per l’uomo di fede: ad entrambi ne consigliamo la visita (tel. 0965 385510).
Il lungomare di Reggio Calabria, celebrato anche da D’annunzio, è un salotto che guarda la Sicilia: è piacevole frequentarlo specialmente all’imbrunire quando il passeggio si fa ancor più frenetico e gli sguardi fugaci si fanno più intensi, preludio di nuovi ammiccamenti, con la complicità del gelato che qui è superlativo. Le due statue bronzee comunemente chiamate i “Bronzi di Riace”, databili nel V sec. a.C. e ritrovati in mare nel 1972, non hanno certo bisogno di essere presentate: ora riposano orizzontalmente, ospiti del Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria. Sono trascorsi 2500 anni da quando furono plasmate, testimoni di un’umanità che evolve nel progresso e di un passato dal quale, tuttavia, ben poco abbiamo saputo attingere.
Da Paola a Stilo (km. 160) dove si trova il tempietto bizantino Stikatholikon (La cattolica).
Il dominio bizantino in Italia si è protratto per otto secoli. Nel 731 Leone III decise di aggregare la Calabria e la Sicilia al patriarcato di Costantinopoli, staccandole dalla dipendenza e dal controllo della Chiesa di Roma. Nel 869 i monaci, in Calabria, erano tutti greci. Questo spiega la presenza, specie in Calabria, di chiese bizantine. Quella che si trova a Stilo , chiamata La Cattolica, ne è un esempio. La costruzione risale all’anno 1000 ed è una delle più belle chiese bizantine di Calabria, con le sue cinque cupole arricchite di bifore e monofore .
All’interno si trovano scritte religiose redatte anche da mussulmani, e si possono ancora ammirare degli affreschi bizantini, in particolare l’immagine del Cristo Pantocratore. E’ emozionante pensare che quel Cristo, da 1000 anni, accarezza gli uomini con quello sguardo penetrante e paterno, che assolve i pellegrini e accende la speranza nei turisti.
Un’altra testimonianza della presenza della chiesa bizantina in Calabria si può vedere a Bari vicino al Castello aragonese: si trova nella chiesa degli Ottimati dove sono conservate parti delle colonne e il pavimento a mosaico provenienti dall’ Abbazia basiliana di Santa Maria dei Tirreni.
Promotori della Manifestazione di Aurea sono: Spazio Eventi, in collaborazione con la CEI – Conferenza Episcopale Italiana, (l’)ENIT – Agenzia nazionale del turismo e la Regione Calabria.
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