Questo viaggio è stato progettato per essere compiuto in quattro tappe, intervallate da voli di rientro in Italia.
E’ un sistema costoso di viaggiare, ma che ci ha permesso di stare fuori molto a lungo senza trascurare troppo gli impegni familiari.
Prima tappa: abbiamo lasciato Pisa il 19 febbraio 2011 diretti a Mageroya, dove siamo arrivati il primo di marzo.
E’ stata una meravigliosa avventura invernale fino a Capo Nord, che rimarrà indimenticabile.
Siamo poi scesi ad Alta, dove abbiamo lasciato il camper e siamo ritornati in Italia in aereo (8 marzo.)
La relazione completa di questa prima tappa del viaggio è su
www.turismoitinerante.com/site/in-camper-nellinverno-sami
La seconda tappa à quella raccontata qui sotto, da Alta a Stoccolma.
Dopo una sosta di un mese in Svezia, una coppia di amici porteranno il camper da Stoccolma a Dublino (terza tappa), dove lo riprenderemo noi per un giro dell’Irlanda.
Se tutto andrà bene, finalmente lo riporteremo a casa i primi giorni di settembre (quarta tappa).
In tutto il viaggio dovrebbe durare circa sei mesi e mezzo.
AD ALTA E SOROYA

Ritorniamo in aereo ad Alta il 7 di giugno e naturalmente siamo un po’ scioccati da trovare il paesaggio tutto verde, invece che completamente coperto di neve come lo avevamo;asciato a marzo.
Ovviamente lo sapevamo, ma l’impressione è stata comunque grande.
Arriviamo con un taxi al campeggio ed esultiamo a ritrovare il nostro camper che ci ha aspettato per tre mesi. E’ tutto perfettamente funzionante ad eccezione della frizione bloccata dalla lunga sosta.
Rimorchiati a un’officina Ford di Alta, abbiamo dovuto aspettare due giorni il pezzo di ricambio.
Nel frattempo, con un’auto sostitutiva, abbiamo raggiunto l’imbarco di Oksfjord, percorrendo il bellissimo Oksfjorden. Attenzione a una lunga (almeno 5 km) e dissestata galleria, al solito stretta e male illuminata.
Una traversata di un’ora e mezza ci porta a Hasvik, nell’isola di Soroy, famosa per essere bagnata da uno dei mari più pescosi del mondo.
Percorriamo i 35 km dal porto fino a Sorvaer tra dolci colline verdi ed amplissimi golfi, ben diversi dagli stretti e drammatici fiordi della costa.
E’ ormai sera e cerchiamo, senza grandi speranze, nel piccolo villaggio di pescatori, un posto dove mangiare.
.E invece siamo fortunati. Troviamo un bel locale, dove mangiamo molto bene su una terrazza all’aperto! Siamo a oltre 70 gradi di latitudine, ma c’è un sole bellissimo e calma di vento e si riesce a cenare all’aperto in maniche di camicia!
Rientriamo ad Hasvik per dormire nel pessimo e costosissimo Hasvik Hotel (1750 NOK per una notte) e una collina ci para il primo sole di mezzanotte di questo viaggio. Ci rifaremo in seguito.
La mattina dopo rientriamo ad Alta e visitiamo l’inevitabile museo delle incisioni rupestri (circa due ore per i tre km del percorso), che troviamo molto ben tenuto, ma d’interesse un po’ specialistico, e poi rientriamo all’officina Ford.

E’ venerdì e smettono di lavorare alle 3. Il nostro pezzo dovrebbe arrivare in aereo alle 2 ed cominciamo a fare i programmi su come passere un triste week end ad Alta.
Invece a un quarto alle tre cominciano a lavorare e alle tre mezzo siamo di nuovo on the road. Regaliamo ai meccanici una congrua quantità di vino italiano, come promesso in caso di riparazione entro venerdì, e riprendiamo la strada verso nord.
LA PENISOLA DI NORDKINN
Ripercorriamo il vasto altopiano, già visto coperto di neve. A Skaidi giriamo verso il Porsangerfiord ed incontriamo la fila dei camper che sale a Capo Nord. Noi invece giriamo a sud verso Lakselv diretti alla penisola di Nordkinn.
Dopo una notte (notte si fa per dire, ovviamente, perché la luce non cambia molto nelle 24 ore) risaliamo verso nord. La penisola di Nordkinn è bellissima, uno dei posti più selvaggi ed incontaminati mai visti.
Dopo il sole di Alta e di Soroya, adesso la giornata è grigia, ma quest’atmosfera si addice bene al paesaggio di questa ultima frontiera settentrionale.

E’ un universo di laghi, fiumi, montagne e neve, dove l’uomo è praticamente assente. Ci sono 400 laghi, a cui si fa presto l’abitudine, ma ognuno di loro, in Italia, farebbe la fortuna turistica di qualsiasi località.
A parte la strada (molto buona), non c’è niente che ricordi la presenza umana.
Arriviamo a Mehamm e scopriamo che il distributore è chiuso per il week end. Proseguiamo per Gamvik, dove le pompe del distributore sono desolatamente legate con il nastro americano! Arriviamo, come d’obbligo, al faro di Slettnes, che con i suoi 71 gradi e 5 primi è l’estremo punto settentrionale dell’Europa continentale.
A causa del guasto siamo in ritardo sul programma ed il posto non ci affascina più di tanto, così ridiscendiamo verso sud.
Sappiamo che dovrebbe esserci un distributore a Kjollefjord, che è fuori dalla nostra strada di 25 km. Se non troviamo il gasolio, siamo davvero nei pasticci.
Invece la stazione Statoil ci dà tutto il gasolio che vogliamo ed anzi scopriamo anche un posto molto gradevole, dove passiamo un’ottima notte, all’estremità della strada a nord del fiordo, dopo il paese.
Sul molo della Hurtigruten c’è inoltre un comodo CS (N70° 56.91 E027° 19.86).
Attraversiamo nuovamente il meraviglioso altopiano innevato, davvero un posto di una bellezza sconvolgente.
Ci chiediamo perché tutti i camper vadano a farsi rapinare a Capo Nord, infinitamente meno interessante dal punto di vista paesaggistico. Ma Capo Nord è la vetta della montagna e bisogna arrivarci!
Del resto ci siamo andati anche noi quest’inverno.
Arrivati a Ifjord, giriamo a sinistra verso la penisola di Varanger, lungo la 98, che troviamo in pessime condizioni. A Tana Bru attraversiamo il ponte sul Tana e andiamo verso ovest.

LA PENISOLA DI VARANGER
Passiamo Vadso e Vardo, rimandando la visita al ritorno ed arriviamo a Hamningberg, l’ultimo, sperduto villaggio nel mar di Barents.
Gli ultimi 30 km sono attraverso un paesaggio di rocce acuminate ed inquietanti, che la guida definisce “lunari”.
Siamo un po’ impressionati da quest’atmosfera un po’ lugubre e comprendiamo come in questa zona di frontiera si siamo create leggende di streghe e demoni.
Pare però che i norvegesi non sentano questo fascino negativo ed, infatti, la zona è piena di quelle che sembrano essere seconde case.
La strada è stretta, ma il traffico ridottissimo.
Arrivati in fondo alla strada, troviamo il solito paese di casette di legno, di cui molte in buone condizioni.
C’è anche un grande parcheggio, con soli due camper, ma che minaccia affollamenti estivi. Nonostante l’ampio spazio, noi preferiamo trovarci una piazzola sul mare, rivolta a nord ed al nulla.
Nella notte abbiamo registrato la temperatura minima di tutto il viaggio: +3 gradi.
Il giorno dopo il tempo è ancora grigio e ripercorriamo la strada fino a Vardo, cui si accede attraverso un tunnel sottomarino gratuito. Visitiamo la piccolissima fortezza, estremo avamposto ad est della Norvegia. Parcheggio N70° 22.28 E03°1 06.04.

Siamo assolutamente soli e la consapevolezza di dove siamo, il silenzio e la foschia ci riporta in mente le atmosfere ammaliatrici del deserto dei tartari.
Anche in paese le strade sono vuote e silenziose… ma nessuno deve andare al lavoro, a trovare qualcuno o a comprare il pane?
Non deve essere facile rimanere normali in queste lande isolate… ma del resto non si rimane “normali” nemmeno in città!
A Vadso ci fermiamo davanti al Nobile Hotel (!) (N70° 04.06 E029° 44.94) per farci un giro intorno al pilone dei dirigibili Norge ed Italia, che furono qui ormeggiati in attesa del balzo alle isole Svalbard ed ai ghiacci polari.
La giornata è adesso bella, con un sole luminoso, che non ci abbandonerà più, nemmeno di notte, per i prossimi 5 giorni.
Da Tana Bru a Hamningberg sono quasi 180 km da fare due volte, ma la costa della penisola si presenta piatta e la strada scorrevole (fino a Vardo) e nel complesso ci pare che ne sia valsa la pena.
VERSO L’ATLANTICO
Tornati a Tana Bru, giriamo a sinistra sull’E6/E75 che corre per centinaia di km accanto al fiume Tana, bellissimo nella sua valle verde, che ci ricorda, in piccolo, ma non in peggio, certi panorami ungheresi del Danubio.

Arriviamo a Karasjok, dove parcheggiamo nello stesso punto dell’inverno, per passare la notte.
Ancora una volta il sole di mezzanotte c’è nascosto da una collina, ma ci rifaremo nelle notti successive.
La mattina visitiamo il parco Sapmi (110 corone) e il museo Sami (75 corone) entrambi di scarsissimo interesse. Il parco Sapmi è inoltre dotato di un terribile negozio di paccottiglia, da cui è difficile tirar via le donne…
Riprendiamo finalmente il viaggio in direzione di Alta, e poi verso sud lungo il mare.
Qui dobbiamo lottare contro la forte tentazione di girare verso Tromso, Senja, le Vesteralen e le Lofoten.
Ci siamo stati tre anni fa e li ricordiamo con grandissimo piacere.
Ma il programma prevede di passare qualche giorno nell’Elgeland e nelle isole dell’arcipelago di Vega e, sia pure molto a malincuore, tiriamo a diritto.
Cerchiamo un posto per la notte, facendo bene attenzione, questa volta, che abbia una buona visuale verso nord.
Lo troviamo sul mare dietro l’aeroporto di Storslett (N69° 47.58 E20° 57.08) e finalmente nessuno ci toglie un nitidissimo e sfolgorante sole mezzanotte.
Poco dopo Bardufoss, giriamo a sinistra sull’87 ed in pochi chilometri siamo alle belle cascate Malselvfossen (N69° 02.07 E018° 38.90). A lato delle cascate c’è una scala di monta per i salmoni lunga ben 420 metri. Come sempre in questi casi, non abbiamo indovinato il periodo giusto per vedere i salmoni, che ci dicono essere da metà luglio inizio settembre.
Proseguendo verso sud, arriviamo a sera al traghetto di Skarberget, dove l’E6 s’interrompe, tagliando in pratica in due la Norvegia. Il panorama degli ultimi chilometri è bellissimo, assolutamente degno dei tratti più belli delle vicine Lofoten.
Dopo il breve tratto in traghetto, si ripresenta il problema della sosta con vista a nord. Dopo circa 20 km facciamo una breve deviazione a destra sull’81 e troviamo un’eccellente zona di sosta, appena fuori strada e sul mare (N68° 06.72 E015° 50.48).
L’area ospita già 5 o 6 camper, che hanno tutta l’aria di non volersi muovere troppo presto, e quindi in stagione piena può darsi che sia un po’ affollata.
Comunque noi stiamo benissimo e ci godiamo il nostro secondo sole di mezzanotte consecutivo.
LA STATALE 17
A Fauste lasciamo l’E6 a destra verso Bodo, fino a Loding e da lì prendiamo a sinistra sulla mitica strada costiera RV17, che corre sul mare per centinaia di chilometri da Bodo a Steinkjer.
Tra i suoi punti salienti annovera il Saltstraumen, il ghiacciaio Svartisen e la vista sulle isole dell’arcipelago di Vega. (Ma anche tutto il resto è molto bello).
E’ una delle poche strade al mondo a cui è stato dedicato un sito internet www.kystriksveien.no, da cui potete scaricare un corposo file pdf di circa 160 pagine.
Dopo pochi chilometri siamo arrivati al famoso Saltstraumen, il gorgo più forte del mondo creato dalle correnti di marea. C’è un ampio parcheggio (N67° 16.97 E014° 37.20) a poche decine di metri dall’acqua.
Dopo una breve sosta, ci fermiamo per la notte in una delle tante piazzole e la mattina dopo arriviamo di buon’ora al parcheggio (N66° 43.47 E013° 41.95) di fronte al ghiacciaio dello Svartisen (o, più precisamente, davanti ad uno dei 60 rami del ghiacciaio).
C’è anche un altro parcheggio, basso ed in riva al mare, che vi permette di risparmiare 500 metri di salita a piedi.
Una barca (120 NOK a testa A/R) ci porta al di là del fiordo in 15 minuti.
Appena sbarcati c’è un noleggio di biciclette. Noi non le abbiamo prese, ma sono molto consigliabili, perché fanno risparmiare una camminata di un’ora (ed un’altra al ritorno) per avvicinarsi al ghiacciaio.
Infatti qualche decennio fa il ghiacciaio arrivava al mare, ma adesso si è ritirato di tre chilometri, lasciando un bel lago morenico.
Finito l’avvicinamento, ci si arrampica sulle rocce, lungo un sentiero segnato ed attrezzato, fino al ghiaccio.
Tutta l’escursione dura circa 6 ore. Sono consigliate (ma non indispensabili) le scarpe da trekking e uno zaino.
Poco dopo questa fermata, c’è un traghetto e con questo passiamo il circolo polare.
L’ARCIPELAGO DI VEGA
Per la notte c’è un’ottima piazzola, 2 km prima di Stokkvagen, con una grande vista sulle isole dello sconfinato arcipelago di Vega (6.000 tra isole, isolette e scogli).
Da Stokkvagen partono molti traghetti e noi scegliamo di andare a Lovund, lasciando il camper nell’ampio parcheggio sul porto.

Ci vogliono circa due ore (140 NOK a testa A/R) con soste alle isole di Onoy e Sleneset.
E’ una bellissima giornata e la navigazione è molto piacevole tra una miriade di scogli ed isolette, che costringono la nave ad accostate continue.
In un arcipelago d’isole basse, Lovund è una delle poche alte sul mare ed è chiamata la montagna degli uccelli.
Sbarcati dal traghetto, prendiamo sulla destra per arrivare ad un punto di osservazione degli uccelli marini. Purtroppo abbiamo poco tempo e gli uccelli marini di giorno sono in mare. E’ comunque una bellissima passeggiata, con panorama immenso sull’arcipelago.
L’isola è molto piccola e non vale la pena portarci il camper, ma ci è dispiaciuto non aver programmato un pernottamento in un albergo locale.
Ritornati al camper, riprendiamo la 17 verso Sandnessejon. Pernottiamo in una bella piazzola alta sul mare, dalle parti di Einmoen (N66° 16.90 E013° 15.67).
La mattina passiamo il lungo ponte, che collega la terra ferma con l’isola di Sandnessejon e da lì prendiamo il traghetto per la grande isola di Donna.
La parte nord dell’isola non è di alcun interesse, mentre la parte sud è veramente carina, con numerosi ponti che la collegano con le vicine isole di Heroy e Tenna.
Sono luoghi molto solitari e di gran fascino.
A Tenna arriviamo in fondo alla strada e dobbiamo tornare indietro fino ad Heroy, dove prendiamo un traghetto verso Sovik (traghetto costato la metà di quello dell’andata da Sandnessejon a Donna).
Torniamo sui nostri passi, attraversiamo di nuovo il grande ponte e dopo qualche chilometro abbandoniamo la 17 e con la 78 (non in buono stato) andiamo a ritrovare l’E6 a Mosojen.
Mosjoen ha un centro vecchio, non particolarmente ben tenuto. Ci sono vari comodi parcheggi, di cui il più vicino al centro (N65° 50.40 E013° 11.34) con un buon collegamento WiFi.
Tutto considerato, è una tappa che potete saltare senza troppi rimpianti.
TRONDHEIM E ROROS
Passiamo la notte in una piazzola sull’E6, senza particolare fascino, ed arriviamo a Trondheim.
Conoscevamo già questa città e pensavamo di fermarci pochissimo. Invece Trondheim ci ha trattenuto tutto il giorno.

Molto bella la cattedrale (forse l’unica chiesa di pregio di tutta la Norvegia, stavkirke a parte) anche se vergognosamente sconciata dal bruttissimo visitor center, e l’adiacente palazzo vescovile.
Bello tutto il quartiere vecchio oltre il fiume.
Bella la piazza del mercato e l’adiacente quartiere commerciale, tutto pedonale.
A nostro gusto questa è la città più piacevole di tutta la Norvegia.
Continuiamo versa la città mineraria (rame) di Roros (pronunciare tutte le o molto chiuse, come pollo), che mantiene l’aspetto, parecchio triste, che aveva nel 17esimo secolo.
Si visita facilmente (e rapidamente) a piedi.
Al primo impatto la cittadina non dice granché ma poi, una volta letta la sua storia, si apprezza di più.
Ad una decina di chilometri da Roros (N62° 37.83 E011° 33.79) si può visitare la miniera di Olavsgruva, che risulta abbastanza interessante.
IN SVEZIA
Sulla statale 31 raggiungiamo il confine svedese e proseguiamo alla volta di Stoccolma, lontana ancora centinaia di chilometri di strade buone, diritte e, come al solito in Svezia,
noiosissime.
Il nostro programma prevede di lasciare il camper a Stoccolma e di rientrare in aereo.
Prima della partenza non eravamo riusciti a trovare un campeggio che ci ospitasse il camper ad un prezzo ragionevole.
Perdiamo molte ore a girare tra i campeggi, senza successo.
Abbiamo comunque altri due giorni a disposizione e potremmo passarne uno a Stoccolma, che è una città che ci piace molto.
Purtroppo siamo stanchi, non abbiamo portato lo scooter e non ce la sentiamo di affrontare il traffico del centro in camper, o adattarci ai mezzi pubblici.
Così, dopo un allucinante giro nella sconfinata Ikea (N59° 16.20 E017° 55.11), prendiamo l’E4 in direzione dell’aeroporto di Skavsta da dove dobbiamo volare verso casa.
Circa a metà strada troviamo un campeggio (Farstanas Havsra&Familje Camping N59° 05.88 E017° 38.90), che ci chiede solo 25 SEK il giorno (per il puro parcheggio). Sommando a questo il costo del taxi (circa 1.000 SEK) per l’aeroporto, viene una cifra ragionevole e accettiamo la proposta.
Passiamo l’ultimo giorno a fare le valige, pulire e riposarci in riva al mare di fronte alla piacevole isoletta di Oaxen (imbarco N58° 58.18 E017° 42.06) e la mattina dopo entriamo nel campeggio, prendiamo il taxi e voliamo a casa.
E’ il 25 di giugno e sono passati 17 giorni dal nostro arrivo ad Alta.
CONCLUSIONI
Questo è stato il nostro quarto viaggio in Norvegia e, come gli altri, è stato tranquillo e molto piacevole.
I posti che ci hanno colpito di più sono stati (nell’estremo nord) il fiordo di Oksfjord, la penisola di Nordkinn e quella di Varanger.
Più a sud ci è piaciuto molto ripercorrere la bellissima statale 17 e visitare l’arcipelago di Vega.
Eravamo partiti rassegnati alla pioggia quotidiana ed invece abbiamo avuto un tempo eccezionalmente bello, con pochissime ore di pioggia e ben cinque limpidissimi “soli di mezzanotte”.
La Norvegia è veramente il paradiso dei camperisti.
Peccato che sia così lontana.
