Alla scoperta della Guadalupa con Stefano Mappa, un viaggiatore che ha composto per noi questo bellissimo diario di viaggio.
Qualora vi foste persi la puntata precedente, vi consigliamo di andarla a leggere qua:
Diario di viaggio: alla scoperta della Guadalupa – Prima parte
Ed ecco a voi la seconda parte. Buona lettura!
24 gennaio 2020
I gioielli di Grande Terre 1^ p.
E come promesso la giornata odierna l’ho dedicata esclusivamente alle spiagge di Gosier, St. Anne e nel pomeriggio a quelle di St. Francoise. La curiosità di scovare delle piscine naturali l’ho esaudita deviando dal programma che mi ero preparato. Niente spiaggia di Tabarin, anche perché non l’ho trovata, e sosta su due piccole anse consigliate da un locale, quella de Le Havre e quella di Jacques. Indicazione azzeccata!
La prima si presentava come una insenatura di sabbia chiara con la solita vegetazione fatta di mangrovie e palme e un mare bellissimo. Per la sua bellezza era abbastanza affollata, però ne è valsa sicuramente la pena fermarsi. Sosta doverosa di un paio d’ore poi il passaggio alla spiaggia adiacente, la plage de Jacques.
Quest’ultima più selvaggia e carina, non certo paragonabile alla precedente. Infine, sulla strada del rientro a St. Anne, sosta sulla spiaggia deserta e lunga de Salines.
Cosa dire, oltre ad essere deserta, giusto qualche pescatore, lo scenario si presentava desolante, forse perché il bagnasciuga era ricoperto da piccoli filamenti di alghe nere, che contrastavano pesantemente con il chiarore della sabbia. Un peccato!
Tolta anche questa curiosità (a fine viaggio farò la top ten delle più belle spiagge visitate a Guadalupa), rientro per il pranzo facendo una sosta sulla spiaggia di le Bourg di St. Anne. Oggi il litorale offriva uno scenario incredibile per la bellezza del mare, per le presenze turistiche (c’erano pure i croceristi Costa!), e per i colori dell’affollatissimo mercatino.
Quando da queste parti splende il sole gli scenari cambiano, e vi assicuro che oggi St. Anne, è qualcosa di speciale.
Ne approfitto per distendermi sulla sabbia e descrivere questa prima parte di giornata a Grande Terre e organizzarmi per l’escursione di domani sulla isola della Dèsirade.
Fine 1^ parte.
A plus tard!
24 gennaio 2020
I gioielli di Grande Terre 2^ p.
St. Francoise, ultima fermata
Pomeriggio a St. Francoise e ancora paesaggi e luoghi che mi lasciano d’incanto. Questa città, dal centro, si estende con una lingua di terra lunga circa 6/7 chilometri, sino ad arrivare alla punta sud-est della Grande Terre, chiamata Pointe de Châteaux. Praticamente la punta sud-est di Grande Terre. Molte le spiagge e le anse più o meno grandi che costellano entrambi i lati di questa estensione territoriale, tutte caratterizzate da una vegetazione variegata.
Dalle fitte mangrovie direttamente sul mare a piccole anse di sabbia o di scogli dove trovano dimora innocue iguane. Insomma, un luogo ideale, sia per chi piace stare a diretto contatto del mare, in piena privacy e senza affollamento di bagnanti, sia per le famiglie.
Avendo poco tempo a disposizione, chiaramente non le ho visitate tutte, ma ho scelto di andare su quelle pubbliche più rinomate, come quella cittadina di Raisins Clair e quella un po’ fuori da St. Francoise, di Gros Sable, conosciuta come il paradiso del surf locale. Ma prima di arrivarci, la prima sosta, doverosa per lo scenario mozzafiato che offriva, è stata la punta estrema dell’isola chiamata Pointe de Châteaux.
La visione del luogo mi ha lasciato senza parole; da un lato la grande scogliera sulla quale svettava un enorme crocifisso con un ansa che spingeva le onde a riva a grande velocità, dall’altra si apriva un’insenatura dalle acque calme e celesti. Insomma da un lato la maestosità dell’oceano aperto, dall’altra le tranquille acque del mar dei Caraibi. Un luogo speciale con vista speciale dell’isola di Dèsirade.
Lasciato Pointe de Châteaux, il via alla ricerca delle altre due spiagge. Sulla prima, quella di Raisins Clair, batteva un modesto vento, rendendo increspato un mare dai colori vivaci tra il verde e il celeste; l’altra, quella di Gros Sable, paradiso del surf, si presentava con una piccola insenatura all’interno della quale si estendeva una spiaggia ricoperta da grossi ciottoli di pietra.
In sintesi due spiagge diverse ma entrambe, come si può ben capire, frequentate da un target completamente diverso.
E con questo anche per oggi e tutto.
Bonne nuit per voi, mentre per me è ancora vita!
Insomma!
25 gennaio 2020
La Dèsirade, paradiso selvaggio 1^ p.
Con un’alba variopinta così come impressa stamane in foto, non poteva certo che iniziare bene la giornata.
Sarà che sono un po’ troppo previdente ma l’arrivo al porto di St. Francoise è avvenuto con troppo anticipo! Primo bus da St. Anne alle 6,00, venti minuti di viaggio, ed eccomi arrivato al alla partenza delle navette per l’isola de la Dèsirade con 1 ora e 40 minuti di anticipo rispetto all’ora di partenza del battello previsto per le 8,00.
Chiaramente non c’era nessuno, e la stazione marittima era completamente serrata.
Da queste parti ho notato che il servizio dei bus locale non è molto affidabile nel rispettare gli orari, quindi meglio fare le cose con congruo anticipo, soprattutto in giornate prefestive come questa.
Attesa dedicata allo scatto di alcune foto, quindi una sana lettura di un testo interessante dedicato alla scrittura creativa, qualche idea buttata giù velocemente sul mio smartphone, e finalmente alle 8,15 (in ritardo!) si parte per la Dèsirade.
La Dèsirade è una piccola isola di origine vulcanica scoperta nel 1493 da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio verso le Antille. Essa conserva testimonianze risalenti alla fase più antica della storia geologica delle Piccole Antille ed il suo nome è stato dato dai membri dell’equipaggio del navigatore genovese.
Dopo circa un’ora di traversata eccomi mettere piede sull’isola insieme a tanti turisti. Il programma prevede sole e solo sole sulla spiaggia di Souffleur, ma l’astinenza da bici mi suggerisce di noleggiarne una per ampliare le conoscenze del posto e nel contempo non impigrire i miei quadricipiti!
E così sia. Ispirato da un signore che sulla maglietta riportava scritto: “Ride a bike keep moving”, la prendo e via per l’isola alla scoperta delle sue bellezze naturalistiche e storiche.
A plus tard!
25 gennaio 2020
La Dèsirade, paradiso selvaggio 2^ p.
Ed eccomi a raccontare questa splendida giornata trascorsa sulla piccola isola de la Dèsirade in compagnia di una mountain bike e una cartina.
La Dèsirade è un piccolo gioiello selvaggio, immerso nelle calde e celesti acque del mar dei Caraibi, con spiagge bellissime, quasi a fotocopia, qualche rovina di antichi manufatti, e parti dell’isola dalle caratteristiche lunari, aride che scivolano in ripidi pendii direttamente a mare.
Il tour mi ha visto percorrere per lungo e largo tutte le strade che portavano a vedere qualcosa d’interessante, facendo particolare attenzione agli attraversamenti delle iguane, così come indicato dalla segnaletica stradale (ne avessi incrociata una di iguana!), molto ben posizionata lungo tutte le strade.
Seguendo il modello di navigazione dei bikers orientisti, ho iniziato il mio tour con un’efficace lettura della cartina, quindi con la memorizzazione dei siti sui quali sostare, e infine con la visita degli stessi. L’unica strada percorribile vedeva nell’ordine ben 5 spiagge, due manufatti, ormai decadenti, uno era un’antica stazione meteo, l’altro un cotonificio, una piccola cappella dedicata alla nostra Signora del Calvario, il grande faro e le due estremità dell’isola con caratteristiche ambientalistiche molto diverse.
Quella a est, con davanti l’ansa dal nome Devant-y-Bon, proponeva uno scenario lunare molto caratteristico come tutte le punte estreme delle isole aperte al mare.
L’altra, posta nella direzione opposta dell’isola, denominata Point des Colibris, vedeva la presenza di vecchi cannoni arrugginiti puntati verso l’oceano ed un albero sul quale cinguettavano, per davvero, dei colibrì. Visto tutto ciò, non proprio uno spettacolo esaltante (giusto l’ansa Devant-y-Bon è stata degna di nota), non mi restava che dedicarmi alle spiagge, così come programmato.
Qui nulla da dire. Tutte belle, alcune molto simili, come la spiaggia a Fifi, quella del Souffler e della Petite Riviere, tutte rigorosamente di sabbia chiarissima con ampi spazi coperti da palme di cocco, e, nel pieno rispetto dell’ambiente, qualche punto ristoro, piccoli bar e alcuni ristoranti.
A questo punto il tour volgeva a termine, e dopo oltre tre ore di stancanti pedalate per quelle strade dall’altimetria nervosa, finalmente mi lasciavo andare ad un po’ di relax. Cosa trovo collocata nelle verdi acque della spiaggia a Fifi? Una piscina da 25 metri composta da cubi galleggianti con una passerella di altrettanti metri ed un’area perimetrale sulla quale è possibile distendersi per prendere il sole, oggi caldo più che mai! Non perdo un secondo, mi spoglio e mi tuffo, e nuoto su e giù per una ventina di minuti.
Nuotatina tonificante e di recupero che mi ha tolto di dosso sudore e fatica.
Ora sono pronto per il pranzo e quindi per il rientro a St. Anne.
Pensierino finale: “Oggi posso dire di aver fatto l’en plain, turismo, sport e relax.”
Dopo aver minuziosamente raccolto le idee, selezionate le foto e, come ogni giorno, raccontato quest’altra favolosa esperienza, mi imbarco per il rientro, rosso come un’aragosta (maledetta crema dimenticata!).
Voto per tutto quello che ho visto e fatto?
Un bell’8.
Au revoir mes amis.
In attesa della terza parte del diario, vi invitiamo a seguire il nostro amico Stefano Mappa sulle sue pagine:
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