Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere questo racconto dal nostro lettore Michele Armenise (che ringraziamo anche per le bellissime fotografie). Buona lettura!
Premessa
Gruppo non omogeneo, con patologie mediche e comportamentali differenti.. In comune la “voglia di vivere”
Diversamente dai miei precedenti diari, questa volta, più che sulla descrizione dei posti, la loro storia, i costi sostenuti durante il viaggio alberghi e ristoranti compresi, mi sono soffermato nel raccontare il viaggio di sei “attempati”, con le loro manie ed abitudini. Il Portogallo, affascina e richiama molti pensionati italiani; la vita appare tranquilla, le strade pulite, la gente cordiale. Il volo diretto da Bari a Oporto, è senz’altro uno dei vantaggi, per chi accarezzasse l’idea di trasferirsi da Bari per alcuni mesi dell’anno in Portogallo e casomai, richiedere anche la residenza ai fini fiscali. Qui la pensione è tassata al 10%, (mi sa che non durerà per molto) tranne per gli ex dipendenti pubblici la cui tassazione è alla fonte in Italia); il fitto di un alloggio non è molto differente dai nostri del sud, il tenore di vita di un pensionato che gode di 2000 euro di pensione, è più che dignitoso. Quasi tutti noi, abbiamo superato i settanta anni, quando ci si incontra, è uno scambio reciproco di “ resoconti”: gli acciacchi, i controlli, visite in programma, terapie in atto; poi si parla dei figli, nipoti e amici, infine non manca mai la politica. Un frullato, tra ricordi e aggiornamenti, di cui si avverte la fatica a mettere a fuoco. Ed ecco, che in una di queste cene di gennaio, si cambia racconto, parliamo di viaggi e ne programmiamo uno per il mese di giugno. A cena, è con noi Alessandra e mio fratello Paolo, la prima impegnata con la sua Agenzia di Viaggi, l’altro nella sua attività estiva sul Gargano, affidiamo ad Alessandra il compito di organizzarci un viaggio in Portogallo. È dubbiosa, deve studiare a fondo il gruppo e conciliare un itinerario “confortevole ma non troppo” specie per i miei gusti di ex camperista. Una domanda nasce in lei spontanea!!!!!! Riusciranno a partire e tornare sani e salvi dal Portogallo senza uno dei soliti viaggi organizzati??
Più di 1400 km. con comodo van di 9 posti, valige , e due “tom tom”…a seguito.
Itinerario: PORTO – LISBONA – COIMBRA dal 18 al 30 Giugno 2023 con puntate a Braga – Ghimarage – Fatima – Sintra – Cascais – Nazaré e Figuiera da Foz.
Volo diretto Raian Air A/R Bari Porto + auto a nolo Citroen Space Turner.
EQUIPAGGIO: n.6 “attempati”
Consumo auto 150 euro per oltre 1400 km. Enzo e Mimmo, due “tom tom” in conflitto perenne, alla guida il sottoscritto armato di tanta pazienza, specialmente nelle “rotatorie” che in Portogallo non mancano. La rete stradale è nuova, ben tenuta, i caselli autostradali con la corsia preferenziale, linea verde (telepass) acquistata con l’auto a nolo oltre all’assicurazione Kasko.
RUOLI :
Michele: l’autista, 73 anni
Ho 73 anni, una prostata a disagio, pressione alta, carattere fumantino nei confronti della mia adorata moglie ma paziente con gli altri. Per circa quarant’anni ho lavorato in Regione, conosco pregi e difetti del lavoro pubblico dopo una parentesi nel privato, che mi è servito per confrontare i due mondi lavorativi. Mi ha salvato dalla “strada” la passione per la pittura e la mia famiglia, composta da tre figli (tra i 40-50 anni) e cinque nipoti dagli 8 ai 13 anni. Amo la vacanza “avventurosa”, da ex camperista faccio fatica a condividere viaggi organizzati. Difetti tanti, mia moglie dice che sono un “ciuccio presuntuoso”.
Menica: L’indiana Jones – cassiera del gruppo, 69 anni
Mia moglie, una quasi settantenne, combattente, amante della giustizia, del lavoro in casa e fuori, è una persona affidabile, non si perde mai d’animo, anche nelle circostanze più avverse: si confronta da qualche anno su più fronti, una super nonna, in parole povere “una forza della natura”. Il suo spirito avventuroso la porta ad essere curiosa e a voler visitare qualunque posto, con l’età è diventata più prudente, mi ha costretto ad abbandonare il turismo itinerante per far posto a viaggi “organizzati” ma non troppo. Assieme alla pittura è un vero punto di riferimento. Cucina, balla il lindy, è una compagnona, anche se talvolta rasenta tratti di pignoleria caratteriale, specie quando si tocca la politica e il burraco. A lei sono attribuite le varianti dei luoghi durante il viaggio. “All’esploratrice” gli abbiamo affidato la cassa comune, rimpinguata quasi giornalmente.
Enzo: “tom tom“ ufficiale – detto Spaghettaro”, 73 anni
È il mio nono fratello, 8 sono quelli naturali, lui è stato acquisito negli anni. Dalle scuole medie è inseparabile nei viaggi e nelle ricorrenze di famiglia. Ex funzionario informatico, è il tecnologico del gruppo, anche per lui non mancano, acciacchi storici con qualche kilo di troppo. La sua passione per la fotografia lo porta a realizzare filmati dove traspare la sua vena ironica e la sua comicità spontanea. Sarà il nostro documentarista ufficiale, seduto al mio fianco funge anche da “tom tom”, in perenne conflitto con Mimmo il quale dispone del “secondo Tom Tom”. Un serio problema: all’estero pretende di mangiare spaghetti a tutti i costi… e ci riesce.
Tonia: L’assistente “dietista”, 65 anni
Una vita un po’ particolare con due matrimoni alle spalle, è la più giovane del gruppo, ha 66 anni è subentrata a Grazia moglie di Enzo, venuta a mancare alcuni anni fa. Accompagna il nostro Enzo, lo segue con attenzione specie quando esagera con l’appetito, la sua ex professione di infermiera l’aiuta nel compito. Anche se più giovane della compagni anche per lei c’è la piccola dose di acciacchi. Oggi in pensione, cerca di recuperare ciò che in passato non gli è stato concesso.. Ama viaggiare, e con Enzo, condivide la passione per le “strade in salita”. Il suo punto debole sono le sigarette che non riesce ad abbandonare.
Mimmo: “tom tom in seconda” – la nostra guida portoghese, 74 anni
Avvocato in pensione, ha esperito la sua professione nell’Università di Bari, è reduce anche lui da alcune problematiche, che deve tenere sotto controllo. È un amico d’infanzia, frequentavamo insieme l’oratorio. L’ho sempre apprezzato, la sua vivace intelligenza, un misto tra buon senso cultura e ironia. Il suo humour è di tipo anglosassone, ha la passione per la musica, è un amante dell’arte. Ha buona memoria, quindi sarà la nostra stella polare per farci da guida: è già stato con Nunzia in Portogallo (25anni fa). Ogni tanto si ferma a riflettere, vuole capire il “senso di marcia”: scusatemi ma dove stiamo andando?
Nunzia: Hostess di bordo, l’assistente sociale, 70 anni
Moglie di Mimmo, anche lei avvocato in pensione, ha un’indole caritatevole, una mancata crocerossina o meglio assistente sociale; purtroppo la vita ha scelto per lei un mestieraccio, “l’ ufficiale giudiziario”. È rimasta una inguaribile romantica, si nutre di libri, ama l’arte, vive in maniera surreale tra il cielo e il mare alla ricerca di aria, di cui talvolta ha estrema necessità “specie negli ascensori o nei luoghi angusti”. Ricercata nei colori, impazzisce per l’azzurro, anzi il celeste, mangia senza spezie; a parte ciò, custodisce nel suo zainetto magico di tutto e di più, “scava dentro e trova”.
Alessandra: assistente tour a distanza (anche se non presente fisicamente seguirà per i 12 giorni il nostro viaggio)
Penso di aver fornito alcune indicazioni sul gruppo “giusto per capirci”, Alessandra ne ha piena consapevolezza, il suo compito non sarà semplice, prima e durante il viaggio. Deve conciliare esigenze diverse, cercando di ottimizzare tempi e modi di trasferimento dall’aereo all’auto, nonché scegliendo gli alberghi più idonei. Ha dovuto elaborare più opzioni per accontentare le esigenze del gruppo, escludendo a priori i pacchetti già organizzati.
DIARIO DI BORDO:
MEDICINE E BAGAGLI AL SEGUITO: SI PARTE!!
Giorno 18: partenza Bari/Porto
Ci troviamo alle 18 all’aeroporto di Bari Palese, qualcuno aveva già dimenticato qualcosa (bancomat alla casa). Presto risolto con l’intervento di Claudia la loro figlia. Check in, con due valigie per coppia (1 da 10 e l’altra da 20kg) in stiva, più un borsone a testa da portare in aereo. Solita attesa prima della partenza, sosta ad un bar dell’aeroporto per toast/panini e birra (scadentissimi e costosi ), poi… “Tivoli”. È questo il nome che ho coniato per indicare la sosta ai bagni.
Già stanchi prima di partire (aeroporto Bari Palese K. Wojtyla). E‘ un rituale che si ripeterà spesso, un modo gentile per rintracciarci e darci voce durante il viaggio. L’imbarco sull’aereo della Ryanair per Porto ha mezz’ora di ritardo. Nel frattempo tra cruciverba e chiacchiere arriviamo a destinazione dopo circa 3 ore. All’aeroporto Francisco Sa Carneiro ci aspetta Fabio, con la navetta ci porta all’hotel HF Fenix (un quattro stelle con stanze confortevoli e pulite). Fa parte di una catena di alberghi. Buona la sua collocazione, vicino alla stazione metropolitana, al centro commerciale e ai ristoranti in zona tra Boavista e il centro, con parcheggio privato a 12 euro al giorno. È in una ottima posizione per visitare la città. 100 punti per Alessandra. Rettifico 80 perché la vista della mia stanza al 6 piano prende la panoramica della città e parte del cimitero attiguo.
Giorno 19: visita città di Porto (bus giallo)
Colazione varia e abbondante, dal salato al dolce, lascia desiderare il caffè espresso. Consigliati dai portieri dell’hotel, prenotiamo il Bus Top aperto (linea gialla) 48 ore 24 euro a testa con auricolare e commento in italiano. Possiamo salire e scendere quando vogliamo. Ci sono due percorsi della linea gialla, noi prendiamo quello che va alla Cattedrale passando dal quartiere più caratteristico di Porto Ribeira.
Uscita dall’hotel …ed ora dove si va? Abbiamo scelto di fare tutto da soli senza guida, siamo già nel panico. Ci aiuta la piantina di Porto, dove è segnata l’ubicazione dell’albergo e della piazzetta Rotundo de Bonavista dove dovremo prendere il bus giallo. Ci riprendiamo dallo shock iniziale, qui nascono già le prime contraddizioni interpretative. Come raggiungere la fermata del bus? Dista alcune centinaia di metri in linea d’aria, Mimmo e Menica sono i più agguerriti. Il primo forte del suo inglese, la seconda con la piantina da esploratrice, segna percorsi come se fosse alla ricerca del tesoro sull’isola. Io non mi intrometto e con il resto del gruppo mi accodo alle loro decisioni discordanti. Arriviamo al punto di raccolta dove un gruppo di giapponesi è alla fermata in attesa dei vari bus: giallo, rosso, azzurro a secondo del tragitto. Nel frattempo abbiamo attraversato la rotonda con il suo monumento agli eroi della guerra contro Napoleone, accompagnato da giostrine d’epoca che rendono melanconico il giardino. Arriva finalmente il Bus Giallo, saliamo felici e contenti al piano di sopra quello aperto (prima prova superata). C’è una bella vista anche se c’è vento e sole, l’aria atlantica si fa sentire. L’aria atlantica di Porto: “al mattino guardi la finestra e vedi un cielo grigio, sembra che debba piovere da un momento all’altro, invece dopo alcune ore cambia tutto c’è il sole e fa caldo.”(meteoropatia Portuale)
Il giro della città è vario, si passa dal quartiere moderno. dai palazzi di cristallo, alle caratteristiche case rinascimentali e barocche nella parte più storica, un passaggio dal moderno allo stile liberty per poi arrivare alle case colorate lungo la riva del Douro, e passare lungo la costa dove le spiagge immense lambiscono il Douro che si tuffa nell’oceano. Passiamo la zona delle case dei pescatori, ormai trasformate in ristoranti, si sente il profumo delle fritture di pesce anche al mattino. Arriviamo in centro, nei pressi della Cattedrale, scendiamo per trovare un primo posto di ristoro. Siamo a Praca de Almeida Garret e ci fermiamo al Traveller cafè, per prendere toast, caffè, birra, acqua e croissant per Nunzia.
Terminato il break con il solito Tivoli, facciamo a piedi una passeggiata nella centralissima Santa Caterina, dove Menica approfitta per acquistare “all’Ale hop” abitini per i nostri nipotini. Terminato lo shopping, ci avviamo verso la Cattedrale, dove sostano vicino alla fermata dei bus i caratteristici Toc-Toc.
La Cattedrale: una chiesa fortezza del 1100, uno stile misto, tra gotico e romanico, con rifacimenti barocchi, un altare centrale dorato che si accompagna a sinistra con un grande organo. Grandi volte con arcate, e un chiostro bellissimo dove fanno bella mostra le pareti di azulejos. Oporto o meglio Porto, è una città storica, dopo Lisbona è la più importante del Portogallo, nei secoli passa da essere un villaggio di pescatori all’epoca romana ad una città portuale importante per il commercio e le scoperte. Qui è nato Enrico il Navigatore (1394) il cui merito è quello di aver dato l’avvio all’epoca delle esplorazioni coloniali del Portogallo. Dopo la visita alla Cattedrale (ingresso è di tre euro a persona), riprendiamo il nostro bus giallo per il ritorno in albergo. L’incidente sulla via del ritorno: siamo un po’ stanchi, auspichiamo il ritorno in albergo il prima possibile, ma improvvisamente il bus si ferma: al centro strada un auto blocca il traffico. Un incidente, almeno così sembra. Siamo un po’ indecisi tra chi come me ed Enzo vuole stare tranquillo seduto e aspettare gli eventi, e chi invece come Menica vuole scendere per continuare a piedi. Ahimè la seguiamo. La strada una delle arterie più lunghe di Porto ci porta al punto di partenza del bus, vicino all’albergo. Il sole pomeridiano ci sconforta, i volti stravolti di Enzo e Tonia non sono il massimo. Durante il tragitto, un negozio di sole chitarre (Ludy Music) solleva il morale di Mimmo (si ferma estasiato ad ammirare).
Il centro Commerciale: Menica e i suoi acquisti
Affaticati, ritorniamo in camera mentre le tre Grazie non sono ancora soddisfatte della lunga passeggiata e fanno visita al vicino centro commerciale. Menica ha già inaugurato all’Alé Op, ora ha bisogno di altro: l’abitudine di acquistare per parenti amici e affini, è una sua immancabile prerogativa di cui contagia Mimma e Tonia, “Il centro commerciale una ghiottoneria”. Il primo borsone è già pieno. In serata, ci ritroviamo tutti nella hall per decidere il ristorante per la cena. Enzo e Mimmo hanno il compito di trovare nelle vicinanze dell’albergo un buon ristorante: si fanno consigliare alla reception dove mangiare possibilmente pesce. Ci rechiamo da Maris do Quero do Porto, un elegante ristorante alle spalle dell’albergo.
L’impatto con la città, le prime impressioni (a parte l’incidente e la camminata a piedi) sono positive. Ora manca un tassello importante, come si mangia? Elemento di non di poco conto, considerate le nostre difficili abitudini. Inutile ricordare che per noi baresi “il mangiare bene” è sacro. Quando si parte in viaggi organizzati, il menù è preconfezionato, ti attieni più o meno a quello che ti portano, ma per noi “cattivacci” la cosa è complessa. Come scolaretti in gita di istruzione, ognuno di noi fa la sua richiesta coreografica e goliardica, è una esplosione colorata in lingue diverse che mette a dura prova anche il più esperto cameriere portoghese.
Giorno 20: Porto (minicrociera sul Douro e toc-toc)
La minicrociera offerta da Alessandra fa schizzare il suo punteggio da 80 a 180. Riprendiamo il bus giallo, fermata “Ribeira” il porto per l’imbarco. Ad ogni salita o discesa dal bus, ognuno decide a suo modo, lasciando inebetito Mimmo la nostra guida portoghese, che fa fatica ad essere compreso non tanto dai portoghesi perché parla bene l’inglese, ma è da noi, e dalle nostre libere intuizioni che si deve difendere. Un gruppo di anarchici a cui non si riesce a domare l’istinto ribelle. Le esperienze nei viaggi, hanno consolidato comportamenti differenti, per esempio: io mi affido all’intuito e ai gesti, Menica segue le piantine ed è in continua esplorazione, Tonia e Enzo sono più preoccupati delle salite che delle discese, preferirebbero un taxi ad ogni incrocio, Nunzia tiene sotto controllo Mimmo che spesso per chiedere informazioni si sgancia dal gruppo. Queste sono le dinamiche “attempate” che a me piacciono tantissimo, una continua “divagazione caotica”. Che belloooo. Porto è attraversata da Douro, il secondo fiume come lunghezza e importanza (897km). Scendiamo a Ribera da dove partono i vari battelli per le crociere, gestite da varie compagnie, e finalmente troviamo la nostra. Attendiamo un po’, prima di imbarcarci, il tempo di visitare negozietti e bar (Tivoli) caratteristici alla Ribeira. Attraversiamo i ponti del Douro vicino all’estuario e dopo un’ora veniamo riportati al punto di partenza. Il fiume e il mare si abbracciano mentre un via vai di barconi attraversano con i turisti questo tratto caratteristico della città. Le crociere vanno da un’ora a tutta la giornata e secondo l’itinerario, il loro costo va dai 15 ai 90 euro, in quest’ultimo caso è previsto oltre che alla degustazione del porto alle varie cantine della valle, anche il pranzo. Il porto è un vino dolciastro, liquoroso, invecchiato in botti a temperatura costante. Vi sono quattro tipi di Porto: Bianco, Ruby, Tawny e il Vintage quello più invecchiato dai 40 a 50 anni. La nostra mini crociera, con audioguida ci fa respirare ancora meglio l’aria atlantica con il suo vento e il suo cambiamento di umore nella giornata. Al mattino un maglioncino non guasta… Poi devi spogliarti. L’oceano, il suo confondersi con il fiume e divenire un tutt’uno con l’estuario circondato da spiagge immense, dà l’idea di questa città che a me personalmente piace molto. Lungo le sponde, trovi parcheggiate la caratteristiche Rabelos, imbarcazioni che per centinaia di anni sono servite e tutt’oggi servono, al trasporto del Porto dai vari vitigni della valle del Douro alle fabbriche del famoso vino. Scendiamo dal battello per recarci a piedi sulla riva opposta, attraversando il Ponte “ventilato” Luis I, dove assistiamo al fuori programma: il tuffo di un giovane artista di strada, accompagnato dal balletto dei suoi compagni. Nunzia sfodera dal suo zainetto piccoli panini da lei farciti durante la colazione, servono a rallegrare il nostro stomaco, in attesa di trovare un posto di sosta dove andare a “Tivoli”. Lungo il fiume una infinità di bancarelle per la felicità di Menica e Nunzia, a cui si accoda anche Enzo che innamoratosi di un cappello tratta per averlo a tutti i costi. Il cappello non avrà grande successo, a Lisbona lo abbandonerà. Lungo il tragitto attraversiamo la fabbrica famosa del vino liquoroso “Sandeman” poi sosta a “Tivoli” in un bar a ridosso della funicolare che passa sulla nostra testa. Assaggiamo un bicchiere di porto accompagnato dai dolcetti caratteristici del Portogallo (Pasteis de nata) pasta sfoglia con crema, ricetta dei monaci del monastero di Jeronimos a Lisbona.
Ritorniamo da dove siamo venuti, per riprendere il nostro Bus giallo. Attesa abbastanza lunga, dopo un po’ di strada dobbiamo scendere, il turno è finito… Mimmo riscopre la sua professionalità di avvocato, gli verrebbe da contestare con una vertenza. Sconsiglio vivamente il bus giallo. Per fortuna nelle vicinanze un Toc-Toc, quei piccoli furgoncini aperti che portano a spasso i turisti. Mimmo ha poca simpatia per questo mezzo e la sua precarietà di guida, ma l’albergo è dall’altra parte della città, non c’è scampo. Arrivati in Hotel, tutti in camera tranne Menica e Nunzia che hanno qualcosa in sospeso al Centro Commerciale. Enzo sul telefonino ha trovato un ristorante dal nome invitante: BIS Pasta e risotto, a piedi dista 20 minuti, si trova a Praca della Repubblica. Salite e discese e finalmente arriviamo. È un buon ristorante, prenderemo una tavolata di antipasti, tagliatelle per Enzo, Macarrao alla lonza, coscia di pollo focacera. Tonia guarda un po’ preoccupata, per i kili di troppo di Enzo, ma forse è più preoccupata per la sua questione intestinale. Abbiamo mangiato bene, pagato circa 30 euro a testa, e la passeggiata per il rientro servirà a smaltire la cena.
Giorno 21: Braga e Guimaraes
Stamattina arriva l’auto a nolo, abbiamo già provato: aereo, bus giallo, barcone e il tic toc, ci mancano la metropolitana e il tram che prenderemo a Lisbona. Il colonnato gotico, in contrasto con gli eccessi dorati degli organi e le sedie barocche del coro (frutto dell’avvicendamento delle ristrutturazioni avvenute nei secoli) conserva il suo fascino con i resti romanici che ci ricordano le origini. Puntuale alle dieci, arriva in albergo l’addetto dell’ autonoleggio con il Citroën grigio topo, vetri oscurati, comodo, stile un po’ funereo, intonato per noi “attempati”. Ci porta alla sede, vicino all’aeroporto dove sbrighiamo le ultime formalità prima di prendere possesso dell’auto. Mi metto alla guida, Enzo al lato, Mimmo e Nunzia dietro, in terza fila Menica e Tonia. Si parte in direzione Braga. Il tragitto è comodo, si viaggia in autostrada, A28 poi A11, per 70 km circa, dopo un’ora siamo a Braga. Prima di entrare in città, ci fermiamo ad un parcheggio a pagamento di fronte al museo Archeologico, sulla sinistra un cafè-ristorante dove prendiamo qualcosa e il solito “Tivoli”. Scendiamo fino alla piazzetta dove è la statua di Cesare Augusto, chiedo ai vv. ff. volontari che sono alloggiati di fronte, l’indicazione per la Cattedrale. All’entrata, una signora ci chiede il ticket di tre euro a persona, approfitto subito per chiedere un buon ristorante a buon prezzo. Ci raccomanda quello più vicino, a pochi metri di distanza. La Cattedrale, bella per la semplicità del suo altare centrale incastonato è imponente in questa città. Un importante insediamento romano chiamato “Bragara di Augusto” divenuto nel quinto secolo d.c. la capitale del regno di Galizia, nonché sede vescovile della penisola iberica. Usciti dalla cattedrale a pochi passi il ristorante Taverna do migrante, con il suo piatto del giorno. Certamente non mancano le patatine fritte di cui io e Nunzia ne siamo golosissimi. Gentilissimo il gestore, qui si mangia bene e non costa tanto, in 6 abbiamo speso meno di 90 euro. Lo consiglio. Prima di ripartire, passeggiata per smaltire ed ammirare il centro, e poi proseguiamo per Guimaraes, che da Braga dista poco più di 25 km di autostrada A11.
Guimaraes è considerata la culla del Portogallo, qui nacque il primo re del Portogallo (Alfonso Enriquez detto Alfonso Primo re del portogallo). In stile medioevale e rinascimentale, con negozietti di artigianato locale che abbelliscono il centro storico, evoca antiche atmosfere, che si concretizzano nella piazzetta Olivera, dove si trova la cattedrale “Nostra signora Olivera”. Qui arriviamo a piedi, dopo aver lasciato l’auto al parcheggio orario. C’è un bar centralissimo dove prendiamo uno spritz dissetante per poi entrare in chiesa e visitarla. Mimmo e Nunzia sono felici nel rivedere l’hotel dove hanno soggiornato qui più di 20 anni fa. La loro camera si affacciava su questa incantevole e medioevale piazzetta. Per visitare questa cittadina, il suo castello il palazzo dei duchi ecc., occorre più di una mattinata. Purtroppo dobbiamo rientrare, mancano circa 50 km a Porto e ci vorrà almeno un’ora per il rientro. È sera, siamo stanchi, quindi decidiamo di andare al vicino McDonald’s del centro commerciale. È orario di chiusura ma riusciamo a farci preparare panini, hamburger, patatine e gelato. Domani si parte per Lisbona facendo tappa a Fatima.
Giorno 22: mattino Fatima
Perché Fatima? Qui non c’è un perché, nessuno di noi c’è stato prima, la curiosità per la storia dei tre Pastorelli e i segreti ad essi affidati dalla Madonna, sono elementi più che sufficienti per vedere il posto, indipendentemente dal nostro credo religioso. Carichiamo comodamente tutti i borsoni e le valige nel van, prendiamo l’autostrada in direzione Lisbona con tappa a Fatima. Questa dista 200 km da Porto e 130 da Lisbona. L’uscita dall’autostrada A1 verso le 11 siamo al parcheggio del santuario. Si entra da un grande cancello poi un immenso piazzale luminoso. Il santuario di Fatima: un’atmosfera di pace e serenità, dove lo sguardo si perde sul sagrato della Basilica di nostra Signora del Rosario. Il luogo costruito per ricordare i tre pastorelli e le visioni della madonna con i suoi misteri. Una storia miracolosa, oltretutto, per aver trasformato questo sperduto paesino in un luogo di culto che ogni anno riceve più di 5 milioni di pellegrini e turisti. Le apparizioni e i segreti che la Madonna ha consegnato ai due fanciulli e alla loro cugina Lucia, hanno costituito e costituiscono un forte interesse politico religioso agli eventi che dal 1918 a tutt’oggi si sono susseguiti. Non siamo fervidi e ossequiosi cristiani, ma esserci fermati a Fatima, ci fa comunque meditare specie quando osservi i fedeli in preghiera, che con le loro ansie e con i loro problemi, spesso accompagnati sulle carrozzine, che salgono in pellegrinaggio la scalinata per raggiungere l’altare della chiesa. È un misto di speranza e forza per affrontare i duri percorsi della vita che mettono alla prova ciascuno di noi. Dopo la visita al santuario, veniamo avvicinati da un uomo che ci offre caramelle. È il segno tangibile di quello che ho raccontato, è un prete, con abiti civili, che in un corretto italiano ci chiede da dove veniamo e che con un sorriso dopo un breve scambio di parole ci lascia benedicendoci per continuare il viaggio. Non potevamo pretendere di più da questo posto carico di fede e di mistero. Riprendiamo la strada del rientro, non prima di avere fatto sosta ai negozietti e aver scelto un ristorante vicino al santuario. Una signora cordiale che parla l’italiano ci porta una serie di pietanze che noi apprezziamo, in particolare mi sono piaciuti i crostini al burro.
Giorno 22: tardo pomeriggio Lisbona (Piazza del Rossio)
Mancano 120 km a Lisbona, i due “Tom Tom” si affannano per darmi le indicazioni del nuovo albergo che si trova sulla strada centralissima viale libertade, un quattro stelle “ Turim AV Libertade hotel”. Lo intravedo, è sulla destra del monumento al marchese Pombal, personaggio importante per la ricostruzione di Lisbona dopo il terribile terremoto del 1755. Dopo varie “giro rotonde” finalmente ci siamo. Problemi per il garage interno, è difficoltoso per il nostro van, comunque io ed Enzo riusciamo a parcheggiarlo. Il costo è di 24 euro al giorno, il doppio di Porto. Abbiamo la solita prenotazione di Alessandra, ci ha trovato un albergo centralissimo ma con “stanze standard” piccole, non confortevoli con il bagno in vista: il punteggio di Alessandra subisce un drastico picco da 180 a 120. La mia stanza viene cambiata, impossibile per due persone, il piano è sempre il sesto per la gioia di Nunzia che sale a piedi….. Poteva andarci meglio. Sistemate le valige e rifrescato il corpo, ci diamo appuntamento nella hall per la prima uscita a piedi, lungo la centralissima libertade, in direzione piazza Rossio. Passiamo il monumento alla grande guerra, poi sulla destra l’ingresso alla panoramica funicolare, per poi arrivare alla piazza ovvero la Piazza di Pietro IV l’imperatore del Portogallo e del Brasile. Centro nevralgico di Lisbona, si trova al confine con il quartiere Baixa. Bella, ampia con edifici rinascimentali che ospitano negozi, importanti ristoranti, la pavimentazione di mattoni bianchi e neri a forma ondulata, ricordano che stiamo in una città circondata dal mare. Belli l’edificio della Stazione e il teatro Nazionale dedicato a Maria II, la figlia di Pietro l’imperatore, immortalato sulla statua sopra l’obelisco. Alla base quattro statue, le virtù cardinali attribuite di questo regnante che venne definito il re soldato. Ci fermiamo un po’ stanchi della passeggiata per le prime impressioni. Negozi, ristoranti, tram, palazzi storici: si respira l’aria di una capitale europea.
Dopo le solite paranoie per la ricerca del ristorante, sulla strada del ritorno, sulla nostra sinistra, una scalinata che porta a Lisbona alta, ci sono ristoranti e pizzerie. Il pranzo di Fatima è stato buono, lascia poco spazio ad altro, ordiniamo pizze per tutti al “Painel da baxia” che ha tavoli all’aperto, la serata è calda, animata allegramente da alcuni chiassosi giovani. Allerto i miei compagni di viaggio. Sono di Bari, quindi abituato a queste cose. Porto, 250.000 abitanti, mi è sembrata una cittadina estremamente vivibile, tutti giovani impegnati nel lavoro, ordinata, si percepisce un senso di sicurezza, Lisbona un po’ meno, è città turistica con oltre 500 mila abitanti che diventano circa 3 milioni con la sua area metropolitana, qui la microcriminalità si fa sentire come del resto in tutte le capitali europee. Terminata la cena, ritorniamo con le cautele del caso in albergo.
Giorno 23: Lisbona (metropolitana, Praga do commercio, tram 28, panorama, tic toc, museo della Serveja, torre di Belem, Monumento agli eroi del mare).
Colazione buona e abbondante (recupera 10 punti siamo a 130 per Alessandra). Oggi ci aspetta un’altra giornata intensa. Ci hanno detto che non serve la macchina a Lisbona, perché servita bene da bus e metropolitana. Ci affidiamo a quest’ultima, non dista molto dal nostro albergo. “La cassiera Menica” provvede all’acquisto dei biglietti della metro 1,65 a testa. Scenderemo dopo 4 fermate e seguiremo a piedi per 4 minuti. la Piazza DO Commercio è una delle più belle e importanti di Lisbona. Personalmente la preferisco a piazza del Rossio, qui siamo vicini all’Alfama, il quartiere arabo che si percorre con il Famoso tram 28 per andare su al Panorama. Che dire di questa piazza, che è stata ricostruita sempre dopo il terremoto del 1755 dal Marchese Pombal. Una forma simile ad una U squadrata, che si affaccia sulle rive sabbiose del Tago, al centro dell’entrata L’Arco della Vittoria un monumento costruito verso la fine dell’800. Oggi stanno allestendo un grande palco, sotto i portici laterali scopriamo un caffè storico, Martinho. Ci fermiamo per un caffè e il solito “Tivoli”, dopo qualche piccolo malinteso sull’uso dei servizi. La giornata è calda, lo spettacolo della piazza è unico, Menica e Nunzia fanno una passeggiata lungo la riva del Tago, come solevano fare le regine del Portogallo. Qui sorgeva la loro residenza reale, il palazzo della Reibeira, prima del terremoto. Tram 28-Panorama-tram 28-tic-toc.
Usciamo dall’arco di trionfo per prendere il tram 28 che ci porterà al quartiere Alfama per fermarci vicino al panorama. Il tram 28 super affollato è caratteristico perché passa tra i balconi delle stradine dell’Alfama, ti dà la sensazione di essere in un’altra epoca quando lo senti suonare. Scendiamo nei pressi del castello s. George per poi avviarci al panorama. Qui puoi vedere tutta Lisbona con i suoi tetti rossi che finiscono all’orizzonte con il mare e il fiume, puoi addirittura vedere anche il ponte 25 aprile. Ci sono panchine e un giardino dove sorseggiare le bottigliette di acqua che ci accompagnano in questa assolata giornata. Le foto e i video sono d’obbligo per tutti, a me viene in testa di andare verso il castello s. George, che dal panorama si intravede non troppo distante. Avviso gli altri, vado da solo, per trovare la strada più breve ed evitare passeggiate inutili che stanno mettendo a dura prova un po’ tutti. Ritorno alla fermata del tram 28, sulla destra trovo una chiesa in fase di restauro, la visito velocemente e trovo l’indicazione per il castello vicinissimo. Risalgo da dove sono venuto ma non li trovo, li chiamo sul telefonino e scopro che sono alla mia ricerca… Passerà oltre mezzora per ritrovarci, li vedo arrivare su un toc toc, tutti agitati per avermi perso! Siete voi che vi siete persi in un bicchiere di acqua anzi di birra che berremo alla piazza del commercio nel museo della birra per pranzare e bere.
MUSEO DELLA BIRRA: Caratteristico, il museo de Cerveja in piazza do commercio, è senza dubbio una delle attrazioni di Lisbona. Non lo conoscevamo, siamo capitati qui per caso solo perché avevamo necessità di bere e smaltire lo stress dello smarrimento al Castello. Assaggiamo le pastel di baccalà, nonché le varie birre del museo, con insalate e polpo. Il locale ti accoglie con un imponente altare sulla destra, formato da centinaia di calici di birra; al centro una ragazza in vetrina prepara pastette di baccalà (una particolarità portoghese che richiama mare e terra, baccalà con formaggio fuso della serra), un’icona portoghese. Il museo è un misto di tradizioni: dalle sardine in scatole alle birre portoghesi per poi finire con alcune pietanze caratteristiche tra cui il micidiale “Polpo arrosto” che ha fatto innamorare i nostri “Antonii”, sotto lo sguardo di Enzo e degli altri testimoni. Tra Tonia e Antonio, “il maître” del ristorante più famoso di Lisbona” nasce un’improvvisa simpatia, i due trovano l’intesa per dire “culinaria”. Il polpo arrosto, frutto del peccato, si rivelerà oltretutto il migliore assaggiato da noi in Portogallo (parola di Nunzia). Il disguido al Castello di S. George ci ha portati diritto qui. Era un segno del destino. Rientriamo in albergo con la metropolitana. Stanchi dei mezzi pubblici e dei percorsi a piedi da ora in poi ci si muove con il van anche se lungo oltre 5 metri. Percorriamo il centro per raggiungere la strada che porta alla torre di Belem, il simbolo di Lisbona. I 2 tom tom a tutto spiano non sono ancora riusciti a stordirmi, dopo diverse rotatorie arriviamo parcheggiando in modo abusivo nei pressi della Torre.
Torre di Belem e Passeggiata lungo il Tago: In stile Manuelino, tra il tardo gotico e il rinascimentale (1521), ha una altezza di oltre 30 metri, costruita come fortezza a difesa di Lisbona è stata adibita per qualche periodo a residenza reale post terremoto. In seguito divenne un posto di blocco per il dazio alle navi sul Tago e sotto il dominio spagnolo usata come carcere nelle sue segrete quasi sempre allagate. Ristrutturata, è divenuta patrimonio dell’Unesco. La torre, costruita su di uno scoglio, è circondata da un parco dove si trova il primo idrovolante che ha fatto l’attraversata atlantica da Lisbona a Rio, un modellino del Rotary e un cannone della prima o seconda guerra. La passeggiata lungo le rive del Tago è una cosa che consiglierei a tutti quelli che vanno a Lisbona, per l’aria ventilata che elimina il caldo afoso del pomeriggio e il fantastico colore bianco delle murature della Torre (blocchi di lioz, tipica pietra calcarea di cui è fatto anche il vicino monastero di Jeronimos) che penetrano nell’azzurro del cielo e del Tago… Uno spettacolo ed una gioia per i polmoni e per gli occhi. La torre è chiusa a quest’ora, ci accontentiamo di ammirarla dall’esterno e passeggiare attorno. Sono preoccupato per l’auto: ho trovato un parcheggio infelice: infatti, la vado a riprendere. Colpi di clacson e imprecazioni provengono da un bus Hippo -Trip che ha fretta di tuffarsi e che è impedito da macchine che ostacolano la sua corsa. Per fortuna non è il nostro Van. Anche se ho parcheggiato nelle vicinanze dello scivolo riservato al bus-anfibio. Questo, dopo aver portato a spasso un allegro gruppo turistico nel quartiere Bairro alto, finalmente si ”tuffa” per una mini traversata di mezz’ora. Bellissima la scena, un fuori programma inaspettato, frutto delle solite coincidenze non programmate che solo i viaggi fai da te ti offrono. Pensiamo di avere completato il nostro pomeriggio turistico alla torre di Belem e al suo parco, ci rimettiamo in moto verso il centro; dopo alcune centinaia di metri sulla destra il monumento Alle Scoperte. Ci fermiamo.
Una composizione marmorea enorme che rappresenta un veliero con la prua verso il mare dove spicca la figura di Enrico il navigatore, padre delle scoperte portoghesi, dietro di lui una serie di personaggi che ricordano la storia del Portogallo. La pavimentazione ricorda quella della piazza Rossio, con le mattonelle ad onde che circondano una grande rosa dei venti. Tonia con Enzo, che va alla ricerca di un ristorante dove cenare con spaghetti. Lo ha trovato e prenota a Non solo Italia, un ristorante attiguo al monumento che gli cucinerà questi benedetti spaghetti. Terminata la cena, dopo aver atteso invano il conto dal cameriere, Menica va direttamente alla cassa per pagare: dallo scontrino le sembra poco, ed invita la cassiera a verificare con i camerieri. Infatti, non erano state inserite altre cose che abbiamo ordinato. Torniamo stanchi in albergo dopo i soliti “giri di approfondimento” della Lisbona by night.
Giorno 24: Sintra (Castello della Pena)
Abbiamo dormito con il condizionatore acceso, appena pronti ci infiliamo nel van “grigio topo” in armonia col funereo, si va al blasonato monastero Jeronimus sponsorizzato da Mimmo, è nelle vicinanze della torre di Belem. Di fronte al monastero un parcheggio a pagamento. All’ingresso ci sono code infinite, ci informiamo e scopriamo che ci sono problemi anche per le prenotazioni via mail; il caldo è tanto, urge un cambio di programma al fresco. Si va a Sintra, dista una trentina di Km da Lisbona, estremo nord della serra a 317 metri sul l.m., il fresco è assicurato, è a ridosso dell’oceano, le sue alte scogliere creano un microclima fresco e gradevolissimo. Arrivati a Sintra, anch’essa patrimonio UNESCO, ci fermiamo al Palace Cafè a prendere qualcosa e far sosta al solito Tivoli. Abbiamo parcheggiato a pagamento fino alle 14. Non abbiamo idea del rientro, al massimo rientrerò da solo per rinnovare il grattino, ma questa è un’altra storia. Un breve scambio di opinioni su come arrivare al palazzo della Pena, a piedi dista molto, oltretutto in salita; si può prendere il bus oppure un toc-toc. Mentre discutiamo si avvicina un tipo con un gippone, si offre di accompagnarci, Il costo e la persona non mi convincono. Nel frattempo dietro consiglio del barista, prendiamo un toc-toc di un suo amico. Mimmo dubita del mezzo, precario, per sei persone e per molte curve e salite. Con coraggio per amore di Nunzia si adegua. Durante il tragitto, ancora più in alto del palazzo della Pena, intravediamo il castello dei Mori che domina su tutta Sintra, è una fortezza araba dell’ottavo secolo, in parte abbandonato, esiste ancora una cappella credo visitabile.
CASTELLO DELLA PENA: la pena è arrivarci… A piedi o con un’altra navetta!! Castello della pena è il simbolo di Sintra, avvolto anche lui dalle nuvole è un insieme di storia, architettura e riferimenti esoterici come il suo stemma all’ingresso. Prima di entrare si fa la coda alla biglietteria. Queste code!!!!! Il costo per ognuno di noi è 12,50 per over 65, 14 euro per la giovane Tonia. Si entra dal parco che porta al castello attraverso un percorso in salita che io e Menica faremo, gli altri saliranno con il bus navetta che costa oltre 3 euro a persona. A Sintra sembra ci sia un’ organizzazione straordinaria appositamente pensata per far code, e prendere mezzi pubblici o privati, non importa di chi siano. Ormai abbiamo capito da tempo che il turismo è il vero business dell’epoca moderna, ma ho letto che proprio Sintra è ritenuta una delle mete più care della penisola iberica.
Elenco costi per la visita: PARCHEGGIO AD ORE + TOC-TOC + NAVETTE E BUS (ANDATA E RITORNO) + INGRESSO AL CASTELLO + MULTA AL RIENTRO DI 30 EURO PER AVER SUPERATO L’ORARIO DI SOSTA. Totale oltre 200 euro per 6 persone.
Sintra e il suo castello della Pena, un po’ di storia: Lo noti subito, su di una sporgenza rocciosa a più 480 metri, è coperto da nuvole che muovendosi come fumo dalle ciminiere di una fabbrica, lasciano trapelare i coloratissimi torrioni, rosso pompeano, giallo canarino, grigio e verde olivo… c’è di tutto. Una tavolozza a cielo aperto che mi ha lasciato la sensazione di essere in un castello stregato del luna park. Dell’originario stile gotico del monastero ne è rimato poco, il cortile principale, il chiostro manuelino a due piani. La cappella è del XVI secolo. Un po’ arabo, è stato modificato dalle varie epoche dove non poteva mancare un eccentrico barocco credo per opera di Maria di Braganza moglie di Ferdinando II. Dopo vari passaggi di eredità finì come residenza estiva del Re Luigi del Portogallo per poi finire nelle mani dello stato portoghese dopo la rivoluzione repubblicana 1910 che diede fine alla monarchia portoghese. Qui si respira l’aria dei templari, dei loro riti, mi sarebbe piaciuto vedere nel centro storico di Sintra “Le Quinta da Regoleire”, un complesso di palazzi, grotte e labirinti con un grande pozzo iniziatico. Un esoterismo che definirei più che storico, coreografico, forse mosso sempre dalla fervida iniziativa “Sintrica”, che oltre ai biglietti di ingresso è attenta agli introiti comunali con le pedisseque multe ai parcheggi. Dopo la visita al Palazzo della Pena (Madonna della Pena era la chiesa del monastero dove è sorto), ci fermiamo al ristoro interno del castello per il solito, poi riprendiamo la via del rientro con il bus all’uscita del Castello. La sorpresa: come ho già anticipato, prenderemo il bus per riportarci al Palace Cafè di stamattina, durante il tragitto scendiamo 2 km prima al Largo Virgilio perché così decidono le donne che si intrufolano tra i vicoli, mentre noi rimaniamo fissi dove siamo scesi. L’attesa è lunga, più di un’ora; lascio Enzo e Mimmo per andare a piedi al parcheggio con l’intenzione di risalire in auto e prendere il gruppo al completo. La camminata è lunga, ma la sorpresa non tarda ad arrivare, sul finestrino dell’auto una multa di 30 euro, perché è scaduto il grattino da circa un’ora credo. C’è scritta la modalità di pagamento: dopo aver mandato una mail al comune ti arrivano ulteriori disposizioni. Si capisce però che se non paghi subito aumenterà l’importo, con i problemi legati all’autonoleggio a cui è intestata l’auto. Nel frattempo la strada per recuperare il gruppo è transennata. È Sintra, ormai l’ho vista due volte: la prima e l’ultima. Avviso Menica di scendere a piedi con gli altri. Quando parlo con uno degli “attempati” al telefono, la comunicazione si fa complicata. Ci metteranno tempo per convincersi a scendere. Commenti vari in macchina, e una volta arrivati in albergo decidiamo di cenare al ristorante all’interno dell’albergo: un po’ troppo caro per quello che abbiamo preso, lo sconsiglio, il solo vantaggio è che possiamo ritirarci nelle nostre stanze.
Giorno 25: Lisbona (Castello S. Jorge – Ponte 25 Aprile)
Castello S. Jorge domina il sottostante quartiere dell’Alfama. Trovo fortunatamente un posteggio nei pressi di una chiesa non distante dal castello, oggi è domenica e non si paga, anche se l’euro l’ho lasciato al custode abusivo un po’ “alticcio”. Dopo salite e discese tra i vicoli , arriviamo al portone d’ingresso del Castello. Il biglietto comprende la video guida che utilizza l’ APP sul telefonino, ha un costo per ognuno di noi (over 65) di 12,50 euro. Appena entrati ci sediamo all’ombra sulle sedie e tavolini del parco, circondati da pavoni azzurri variopinti in attesa che qualcosa gli venga dato da mangiare. Enzo e Tonia sono stanchi, stiamo mettendo a dura prova le loro gambe, vogliono rimanere seduti mentre noi incominciamo la visita senza alcuna audioguida. È inutile, non riesco a far funzionare la App del telefonino, ci lasciamo andare al nostro intuito cercando di capire il percorso che, se non erro, comprende anche le mura di cinta da dove godere il panorama di Lisbona e del Tago. Poi trovi il vecchio palazzo reale che in parte è stato occupato dal centro museologico, con reperti archeologici, e infine il percorso delle torri. Completa il rientro con la piazza delle armi, con cannoni ancora puntati nel vuoto panoramico e il monumento del Re Manuel Primo detto l’avventuroso (1469-1521: sotto il suo regno fu scoperto il Brasile e le indie). Il castello, o meglio la fortezza, nasce sotto il dominio dei Visigoti nel V secolo poi ampliato dagli Arabi; divenne una fortezza nel 1050 per poi divenire abitazione dei re portoghesi a partire dal XIII secolo. Ovviamente i riferimenti storici sono appena accennati e possono risultare imprecisi, chiedo venia in anticipo. Completato il giro delle torri, delle rovine e degli edifici, ci fermiamo al chiosco dove prenotiamo toast e bibite per tutti (costano e devi fare pure la coda per essere servito da un tipo molto indisponente), lo sconsiglio. Ripresa l’auto, per godere di un po’ di fresco attraversiamo il Ponte del 25 aprile per vedere il Cristo redentore. Allegramente, cerchiamo ogni pretesto per ritornare alle nostre infantili battute, ma questa scena che sto per raccontare è unica: mentre il gruppo commentava la mia guida “troppo a ridosso della carreggiata del ponte” il vento atlantico si divertiva a soffiare tra i finestrini del van, quando una “folata inaspettata” colpisce il cappello di Enzo che con tanto amore aveva acquistato a Porto. Vola costui, all’interno dell’auto, per uscire dispettoso dal retro del mio finestrino. Siamo scoppiati tutti in una contagiosa risata. Una breve pausa pomeridiana in albergo per riprendere a piedi la “Libertade” per poi ritrovarci all’Hard Rock dove le nostre “damigelle” sono alle prese con gli ultimi acquisti a Lisbona. Un ristorante nei pressi della Piazza del Rossio, ce ne sono tanti all’aperto, un intero isolato gestito da ristoratori di diverse nazionalità con una cosa in comune: “la Pizza”. Terminata la cena variopinta, ci fermiamo ad un negozio che vende cappelli, Enzo ne acquista uno con la cinghia e la scritta Portogallo, non lo perderà e ritornerà con lui in Italia.
Giorno 26 giugno: Lisbona – Parco Botanico – Acquario Oceanico – Ostricaio di Belem – Cascais – Bocca d’inferno
Stamattina si ritorna al monastero Jeronimos, che ieri era super affollato, arriviamo al parcheggio e non troviamo code, strano!!! Oggi è lunedì, sono chiuse le visite ai monumenti. Nelle vicinanze, dopo il solito break “tivoliano”, c’è il Parco Botanico; mettiamo ancora a dura prova la tenuta del gruppo, troppe passeggiate a piedi fanno demordere Enzo e Tonia dalla visita, preferiscono aspettarci seduti all’ombra sulla panchina del giardino del parcheggio. Intanto noi quattro entriamo pagando 5 euro a testa seguendo l’itinerario previsto dalle segnaletiche (dura circa 1 ora). Per la gioia di Menica e Nunzia che hanno in comune la passione per le piante, un po’ meno io e Mimmo. Giriamo tra piante esotiche e non, tra rivoli e villini dei custodi, il tutto incorniciato dai soliti pavoni che se la spassano sui prati erbosi. Abbiamo ancora a disposizione parte della mattinata e il pomeriggio. Dopo una breve consultazione, decidiamo di andare all’acquario oceanico di Lisbona. Non è molto distante, ma ci conviene prendere l’auto. Il costo per l’acquario è di 17 euro ciascuno. Prima di iniziare il percorso, ci fermiamo al ristorante dell’acquario per prendere qualcosa e il solito Tivoli. Facciamo il percorso salendo i due piani e dividendoci, ognuno con il suo telefonino, fotografando dai grossi squali, alle mante, ai saraghi, di tutto e di più. Scenograficamente ben fatto, contiene acquari e piscine all’aperto, dove puoi vedere, dai pinguini ai piccoli pesci tropicali. Una fedele riproduzione dei fondali e delle rocce. Il giro dura fino al pomeriggio inoltrato. Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo in direzione Cascais, passiamo nei pressi del monumento ai navigatori, quando, ripensando a Menica ed ai suoi desideri repressi, mi riappaiono le ostriche e quel ragazzo che le vendeva sul lungo Tago: Ostras sobre Rodas , questo è il suo nome, ha un chioschetto adiacente al monumento organizzatissimo con tavolini all’aperto, apre, seduta stante, piattini di ostriche ghiacciate, con limone e calici di vino bianco freschissimo. Incomincerà ad assaggiare Menica ma poi ordineremo tutti, tranne Nunzia. Lo consiglio vivamente, fidatevi, conosco molto bene i frutti di mare. A malincuore lo lasciamo per Cascais.
Cascais: ho sentito parlare di questa cittadina quale residenza estiva dei Savoia, frequentata dai re del Portogallo. Ha le sue scogliere alte sull’oceano, noi ci fermiamo su un punto caratteristico della costa, la bocca dell’inferno. Un’alta scogliera con anfratti e grotte dove il rumore delle onde da l’origine al nome del posto. Ci sono ristoranti, chiediamo di poter cenare, ma sono tutti completi: ci conviene andare in paese. In centro troviamo il ristorante “Ovirato”che soddisferà anche Nunzia, è tutto dire. Rientriamo in albergo per l’ultima dormita a Lisbona.
Giorno 27 Giugno (monastero Jeronimus, Nazaré – Coimbra)
Monastero Jeronimos: stamattina liquidiamo le pendenze con l’albergo di Lisbona e CI AVVIAMO PER LA TERZA ED ULTIMA VOLTA AL ”BENEDETTO MONASTERO”, nel quartiere di Belem. Parcheggiamo a pagamento, lunga coda all’ingresso, costo del biglietto 5 euro (over 65anni): è l’ultimo giorno a Lisbona e non ce ne possiamo andare senza visitarlo. Le code sono due, una per il monastero e l’altra per l’ingresso alla chiesa. Il complesso è unico iniziato nel 1501 (fu voluto da Re Manuel I che terminò il suo regno nel 1521), fu completato nel 1601, ci vollero in tutto 100 anni per la sua costruzione, che ebbe inizio contemporaneamente alla torre di Belem, che invece fu costruita in 5 anni. La visita non dura più di un’ora, la parte migliore, a mio avviso, è quella del chiostro interno. Il complesso di pietra bianca, bellissimo nella sua esposizione esterna, è un insieme di stili architettonici, si va dal Gotico portoghese al rinascimentale, dal plateresco al manuelino. Nella chiesa, che si può visitare gratuitamente, sono sepolti Vasco de Gama e vari re del Portogallo. Dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è considerato monumento nazionale di indubbia importanza, basti pensare che al suo interno fu firmato il trattato di Lisbona. Lasciamo Lisbona con l’ultimo saluto al monastero, possiamo dire conclusa la visita alla capitale del Portogallo, quattro giorni intensi ma non sufficienti per vedere tutto.
Nazaré: Imbocchiamo l’autostrada A19 per Coimbra, salutiamo Lisbona con i nostri ricordi e le sue immagini. Prima di arrivare a Coimbra che dista circa 250km ci fermiamo a Nazaré, famosa ai surfisti di tutto il mondo per le sue onde oceaniche che possono arrivare fino ai 25 metri. Le alte scogliere laterali abbracciano una spiaggia immensa. Non mi lascio sfuggire l’occasione per mettere i piedi nudi nell’Atlantico. Sono pochi i bagnanti, io e Mimmo, ci inoltriamo scalzi sulla sabbia della spiaggia. Nessuno fa il bagno, c’è solo il vano tentativo di una giovane ragazza, da me sconsigliata, perché l’acqua è ancora fredda, e le onde a riva non sono proprio basse. Finita la visita a Nazaré continuiamo l’avventura per Coimbra. Arriviamo nel pomeriggio. L’albergo Hotel Coimbra Aeminium, Affiliated by Melià, è ottimo, un quattro stelle da consigliare. Comode le stanze, il punteggio di Alessandra sale. Non è centralissimo, ma è in una zona comoda per muoversi con l’auto. Il parcheggio è con ingresso esterno. Sistemati in camera, siamo pronti per il giro inaugurale della città. Non poteva mancare un altro sesto piano per Nunzia che vincerà la maratona dei piani a piedi. Cerchiamo un ristorante ma per lo più sono pub. Coimbra è vissuta da giovani che frequentano l’università, tutto gira intorno ad essi. Ci addentriamo verso il lungo fiume Mondego (lungo 258km) che sfocia ad una trentina di Km da Coimbra nell’oceano. Troviamo alcuni ristoranti sulle sponde del fiume, ci fermiamo al “Ristorante Italia”. La location è ottima, sembra di stare sulla nave, i ponti all’orizzonte, tutto ok. Pizza e spaghetti sono assicurati.
Giorno 28: Coimbra (la Cattedrale, l’Università)
La Cattedrale vecchia (Sé Velha): Coimbra è una cittadina con un bel centro storico medioevale, una parte alta e una bassa dove si è estesa con una popolazione di circa 150.000 abitanti, oggi ne conterà sei in più. Abbiamo dormito bene, il clima è gradevole, meno afoso di quello di Lisbona. Dopo aver provato in albergo la colazione, Menica assaggia di tutto, dalle uova per finire al dolce dopo aver assaggiato varie tipologie di frutta; prendiamo l’auto per visitare la città. Siamo per vedere, la Cattedrale vecchia di Coimbra e l’Università, la più antica del Portogallo. Parcheggiamo al giardino della piazza, poi chiediamo informazioni, alla nostra maniera, un bus ci passa davanti ed è quello che ci porterà nella Coimbra alta, quella medioevale nelle vicinanze della vecchia Cattedrale. Sul piazzale antistante la chiesa, un bar dove ci fermeremo per il solito caffè più “Tivoli compreso”; poi il ticket di ingresso di tre euro. All’uscita della visita troveremo seduti al bar gli studenti universitari con le caratteristiche toghe nere. Come si vede dalle foto questa è una cittadina vissuta dai giovani, qui tutto circola attorno a loro, è piacevolissimo condividerne la città. Cattedrale imponente, squadrata, in stile romanico (1146- 1218), il chiostro è gotico romanico. Che dire: ha tre navate molto alte e slanciate, in quella centrale spicca un coro ligneo. Si chiama cattedrale vecchia perché dal 1772 perse la sua consacrazione e divenne “Chiesa della Santa Casa della Misericordia“ comunemente chiamata “Sé Velha”. Quando siamo usciti lateralmente abbiamo visto la Porta Especiosa, fatta successivamente (1500), un portale stile barocco in pietra bianca che spicca sull’intero edificio nella parte nord. Enzo e Tonia rinunciano ad ulteriori camminate, quindi all’università arriviamo in quattro. Università di Coimbra: all’ingresso, una rumorosa manifestazione studentesca, sorvegliata da forze dell’ordine. Sono studenti che rivendicano maggiore attenzione dall’istituzione universitaria. Alcuni docenti interloquiscono, non ho idea di come sia andata a finire. Comunque Menica e Nunzia le perdiamo per più di mezz’ora, sono in giro per trovare i biglietti per l’ingresso che vengono venduti in appositi negozi fuori dell’università. Finalmente entriamo, purtroppo è tardi per visitare la Biblioteca. Gli studenti che entrano ed escono indossano le caratteristiche tuniche nere, sotto il sole cocente di Coimbra. Nel frattempo Enzo e Tonia prendono il taxi per rientrare in albergo. Il complesso universitario, si trova nella parte alta di Coimbra. L’università fondata nel 1300 circa, oggi è il centro universitario più importante del paese, basti pensare che sono più di 20.000 gli studenti che la frequentano. Questi, in parte alloggiano in apposite case a loro destinate che si caratterizzano con la presenza colorata dei loro esterni. Non mi voglio dilungare sulle origini dell’università, dei suoi fondatori da Re Dinis a Re Giovanni III, di certo per alcuni secoli dal 1300 al 1500 l’università si è spostata da Coimbra a Lisbona e viceversa diverse volte. È acclarato che l’università di Coimbra per l’insegnamento di alcune facoltà come il diritto, sia riconosciuta come la migliore in Portogallo. Sul piazzale il “Paco de Escolas” il campanile e maestosi edifici del XVI e XVII secolo come il palazzo dell’accademia e la cappella di San Michele e la Biblioteca Joánnina. Biglietto di ingresso è 12,50 Euro (comprende anche la visita al museo di storia naturale e quello di scienza). Biblioteca Janica del 1700 (con circa 300.000 libri antichi con alcune rarità dei filosofia, diritto e teologia): è la biblioteca ha ispirato la saga di Henry Potter. Visitiamo l’ex palazzo reale dove attualmente sono visitabili le sale degli atti (ex sala trono con i ritratti di tutti i re del Portogallo, la sala delle armi e la sala dell’esame privato). Edificio a parte è la Cappella di San Michele ex oratorio dei reali, probabilmente costruito nel XII secolo, ha varie decorazioni interne come quelle dell’altare centrale e dei due altari laterali, eseguite nei secoli successivi (barocchi come pure il suo organo con 2000 canne XVII-XVIII) spiccano le piastrelle Azulejes, il soffitto con lo stemma dell’accademia e la statua di San Michele a cui era devoto il primo re del Portogallo Alfonso Enriquez. Terminata la visita alla cappella passiamo al solito Tivoli, vicino alla mensa degli universitari. Si continua nei corridoi e si esce sui balconi da dove ammirare il panorama di Coimbra e il suo fiume. Ci avviamo verso i due musei, quello di storia naturale e quello della scienza per completare il giro della visita, una collezione di strumenti scientifici e chimici del XVIII e XIX secolo, mentre quello della scienza comprende collezioni di botanica, zoologia, antropologia, e mineralogia quest’ultima collezione incanterà Nunzia. Ritorniamo al parcheggio, non troviamo Enzo e Tonia che nel frattempo sono rientrati in albergo con il taxi. Enzo in contatto con Alessandra è impegnato ancora nel tentativo di pagare la multa, finalmente oggi pomeriggio la pagherà con bonifico, dopo aver ricevuto via mail le disposizioni del comune di Sintra. Arrivati in albergo, ci fermiamo ad un bar per dei toast e a bere qualcosa. Ci raggiungerà Enzo con Tonia. Nel frattempo Menica e Nunzia approfittano per andare con il taxi e fare altre compere, la loro esperienza è positiva, il taxi costa poco, 5 euro a testa. Ormai è ora di cercare un ristorante per la cena, e senza perdere tempo ritorniamo al ristorante italiano di ieri. Tra l’affollamento dei clienti e camerieri, il proprietario ci prenota un posto romantico e visto che siamo ritornati da lui ci racconta della sua esperienza a Coimbra. Gli facciamo notare che non abbiamo visto ostriche e pesce, lui ci raccomanda il ristorante il tartufo nel centro di Coimbra, ci garantisce ostriche e pesce da suo nipote.
Giorno 29 (Mattinata a Figueira de Foz – Pomeriggio in centro e ultima cena al tartufo)
Prima di lasciare il Portogallo, un po’ di mare: il posto più vicino da Coimbra è Figueira de Foz dista una 30 di km. Dovrebbe essere la foce del Mondego. La cittadina non ha molte bancarelle o negozietti sul suo lungomare delude le aspettative di Menica però ha una spiaggia enorme. Qui c’è il sole, ma l’aria è frizzante qualcuno prende il sole, ma nessuno fa il bagno. Ci fermiamo ad un bar ristorante per mangiare qualcosa. Rientriamo a Coimbra in albergo e ci prepariamo per l’ultima cena al tartufo previa prenotazione. Nei pressi di questo ristorante si trova l’albergo in cui hanno alloggiato Mimmo e Nunzia. Troviamo il posto per parcheggiare, davanti al ristorante il tartufo centralissimo. Ci viene incontro il proprietario che è stato messo al corrente della nostra visita “con pesce e ostriche” ci prepara una birra particolare per noi uomini, mentre attendiamo le donne in centro per negozi e ultimi regali. Il tartufo: ristorante italiano a Coimbra, ha come proprietario un giovane imprenditore sardo, ci tiene a farci conoscere la sua storia e la sua esperienza, ha fatto venire dalla nostra Puglia una cuoca che prepara le orecchiette fatte in casa, è una attrazione del suo ristorante. Mangeremo molto e bene, Enzo divorerà vari tipi di pasta fatta in casa, dalle orecchiette agli spaghetti, ma questa volta sarà in buona compagnia qui si respira anche l’aria della nostra Puglia. Un buon vino bianco ghiacciato accompagnerà le ostriche e due spigole arrosto da due chili, dolce e grappa barricata per finire: è la nostra ultima cena in Portogallo, facciamo festa!!! 50 euro a testa.
Giorno 30 (partenza per porto)
Lasciato l’albergo, partiamo per Porto, fermata lungo il tragitto sulla A1, per il solito caffè e per fare il pieno di gasolio prima di consegnare l’auto. Dopo circa 2 ore siamo all’autonoleggio. Tutto ok, paghiamo i pedaggi autostradali e ci facciamo accompagnare all’aeroporto. Alla dogana non hanno avuto a che dire per tutti i regali acquistati da Menica, sosta al bar per qualcosa da mangiare e bere, ultimo “Tivoli” prima dell’imbarco. Gli attempati salutano. Un saluto particolare ad Alessandra, punteggio finale 200 e lode.