La marea si è ritirata, ed un biliardo di sabbia è emerso – Costa della Gironda
NOTE GENERALI
Partenza : 10/07/2009
Ritorno : 30/07/2009
Equipaggio : Simone, 45 anni (pilota e cuoco)
Sabrina, 45 anni, detta “Duchessa” (co-pilota, co-navigatore, mozzo)
Marco, 14 anni, detto “Duca” (navigatore ed addetto alla musica di bordo)
Mezzo : Mc Louis 560 del 10/2001, detto “Ottobre Rosso”, su Ducato 2.8 jtd
Km percorsi: 3606
Litri gasolio: 430
Spesa gasolio: 446.00 €
Spesa autostrade: 68.20 € in Italia -92.80 € in Francia
Spesa Frejus: 88.00 €
Spesa visite : 380.00 €
Spesa soste : 133.00 €
Spesa varie: 1092.00 € (cibo, pasti in locali, regali amici, acquisti veniali, bar ecc, ecc)
Spesa totale: 2300.00 €
Supporti
Abbiamo utilizzato la guida di Rough Guides “Francia del Sud”.
A livello cartografia, Atlante Michelin 1:200.000 ben dettagliato. L’utilizzo degli atlanti a scala 1:800.000 è comodo solo per le grandi tappe di avvicinamento perché poi, non avendo dettaglio, mostrano solo le strade maggiori e poco o niente della viabilità minore.
Strade in Francia
All’andata abbiamo ridotto all’osso la percorrenza su autostrada, perché i campers sono nella stessa categoria di pedaggio dei mezzi pesanti, quindi il costo delle tratte è elevato. Il ritorno, purtroppo avvenuto in anticipo e con necessità di essere veloci, si è invece prevalentemente svolto sulle autostrade, ed i soldi spesi sono stati veramente molti.
Per quanto riguarda la viabilità non autostradale, le strade nazionali (N….) o dipartimentali (D….) sono tutte buone, spesso veramente ottime, con fondo ben tenuto, segnaletica chiara, frequenti ed ampie aree di fermata, in qualche caso doppia corsia con barriera centrale.
La percorrenza non è sempre a ritmi autostradali, causa le molte rotonde, ma non è per nulla male considerato che è gratis.
Carburante
Come rilevato da molti camperisti sui siti web, rifornirsi nei distributori presso i centri commerciali è un “must”, visto che si trova un prezzo medio decisamente inferiore rispetto ai distributori delle note compagnie petrolifere. Sensibilissima la differenza quando si è in autostrada, si rilevano anche 0.15-0.20 €/litro di maggior prezzo.
Spesa
Fatta eccezione per la zona della Cote d’Argent, dove la densità degli insediamenti è piuttosto rarefatta, dovunque sono presenti supermercati più o meno grandi, quindi non esistono problemi. Vicino ai centri maggiori ci sono grandi centri commerciali forniti veramente d’ogni cosa si possa immaginare. Per il pane, ancora no problem, visto che anche negli angoli più isolati il boulanger non manca mai. A livello prezzi non abbiamo notato grande differenza rispetto all’Italia, se non per quanto riguarda frutta e verdura.
Camper service
Ce ne sono molti, e spesso il carico acqua è a pagamento. E’ consigliabile procurarsi una lista reperibile sui classici siti web per camperisti, meglio se ordinata per dipartimento. Il servizio è effettuato anche in molti campeggi, come da segnalazioni strada facendo.
Campeggi
Noi non ne abbiamo avuto assolutamente bisogno, fatto salvo sull’Ile du Noirmoutier (per ragioni di opportunità logistica) nessuno si scandalizzi. Le riserve energetiche-idriche del camper non hanno richiesto frequenti soste nei camping per caricare le batterie o lavarsi.
In ogni caso, anche stavolta nel nostro girovagare ne abbiamo trovati una quantità incredibile, impensabile in Italia. La “Maison de la France”, ente Francese turistico in Italia, procura su richiesta alcuni opuscoli con i campeggi consigliati (ma ce ne sono molti altri non citati, un po’ più spartani ma validi almeno a giudicare da quel che si vede).
Comunicazioni
Abbiamo acquistato una card internazionale prepagata Telecom Columbus da 5.00 € con la quale ci siamo trovati benissimo (nb, utilizziamo il telefono per semplici comunicazioni e brevi saluti, non per “salottini” di conversazione). I telefoni pubblici sono presenti un po’ ovunque, passeggiando si trovano senza problemi e quindi telefonare diviene facile. I cellulari li abbiamo riservati a qualche comunicazione SMS e per quei casi dove il telefono pubblico non era immediatamente disponibile.
Pulizia personale
In camper, docce incluse. Per i panni abbiamo portato un po’ di capi in più per avere margine, e poi ci siamo serviti di una lavanderia a gettone per fare un bel bucato della montagna di roba accumulata nei primi dieci giorni. Per piccolo bucato, secchio, detersivo e filo teso per asciugare (di notte anche dentro al camper). Per la pulizia maggiore del mezzo, presso i centri commerciali ci sono ottimi lavaggi a gettone, dotati di aspiratori veramente potenti con lunghi tubi che permettono di accedere comodamente dentro la cellula abitativa.
NOTE:
Gli importi indicati per campeggi, cene, visite ecc sono sempre complessivi, nel nostro caso due adulti ed un ragazzo di 14 anni.
Visite e divertimenti vari | Importo € |
Trittico di Moulins | 7.00 |
Canoa Marais Poitevin | 42.00 |
Torri La Rochelle | 16.00 |
Museo Marittimo La Rochelle | 24.00 |
Corderia Reale e cantiere Hermione Roquefort | 44.00 |
Casematte Forte Ile Madame | 6.00 |
Museo di Napoleone Ile d’Aix | 6.00 |
Passaggio barca Fort Boyard e Ile d’Aix | 50.00 |
Visita faro di Chassiron | 6.50 |
Visita faro di La Coubre | 6.00 |
Ferry foce della Gironda | 48.00 |
Visita faro di Cap Ferret | 13.50 |
Giro in barca del Bassin d’Arcachon | 63.00 |
Trenino Turistico Saint Emilion | 18.00 |
Torre del Re Saint Emilion | 3.00 |
Tour Saint Emilion underground | 19.00 |
Campanile Saint Emilion | 2.00 |
TOTALE | 380.00 |
Soste e parcheggi |
Importo € |
Area Camper Nourmoitier-en-Ile | 7.00 |
Parking Jean Moulin La Rochelle | 20.00 |
Area Camper Port-des-Barques | 6.00 |
Camping Signol Boyardville Ile d’Oleron | 84.00 |
Camper service Le Verdon | 3.00 |
Area camper Montalivet | 4.50 |
Area camper Bombannes | 5.50 |
Camper Service Les Jaquets | 4.00 |
TOT | 133.50 |
Venerdì 10 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Prato – Verosvres | 746 |
Totale tappa 746 |
|
Totale generale 746 |
Quest’anno abbiamo deciso di ritornare in Francia, a cinque anni dalla prima esperienza, freschi di acquisto camper, ed a tre anni dall’ultima, durante il periodo dei vittoriosi mondiali di calcio Germanici.
Marco ha sostenuto l’esame di 3° media (rimediando un bellissimo 10), e ciò ha impedito la partenza in Giugno. Noi siamo un equipaggio a cui piace molto poco la folla, e quindi già Luglio lo consideriamo poco praticabile sulle nostre Italiche strade. La Francia, pur non scherzando in termini di turismo, è in genere molto più tranquilla e decisamente meglio attrezzata per il turismo itinerante, e quindi non abbiamo avuto dubbi sul destinare altre tre settimane di ferie alla sua esplorazione. L’intenzione è di raggiungere l’Isola di Noirmoutier, dove tre anni fa terminammo le nostre ferie, per ripartire da li e visitare la costa Atlantica, percorrendola verso Sud almeno fino alla Duna di Pylat, per poi passare da Bordeaux, e rientrare nell’interno per fare una settimana (vedremo però se la cosa si rivelerà fattibile visto che la zona è molto ampia) in Alvernia.
La partenza era prevista per la scorsa settimana, ma ovviamente il lavoro ci ha messo lo zampino, e piuttosto che partire con la spada di Damocle di telefonate indesiderate, ho preferito rimandare e disinnescare i problemi più urgenti.
Partiamo verso le 10 di mattina, in una giornata calda e caliginosa, quasi Monsonica (quest’anno un vero clima da anticiclone delle Azzorre ancora non si è ancora visto), senza particolari problemi di traffico davanti a noi.
Ci siamo concessi una breve sosta pranzo in zona Ovada, poi Marco si è gettato nella visione dei suoi films e non ha praticamente visto che nel frattempo siamo passati da Alessandria, Torino, dal Tunnel del Frejus (33 €), ed a seguire da Chamberry, Bourg-en-Bresse, Macon. Si è finalmente riavuto verso le 21.00, allorché siamo arrivati nella celebrata località di “Vattelappesca” (tre case ed una piazzetta dove parcheggiare), qualche km ad Ovest di Macon, dove abbiamo fatto una sosta per cenare.
Il clima è decisamente più accogliente che a Prato, visto che appena il sole è tramontato la temperatura si è assestata intorno ai 20°C scarsi, un vero piacere dopo il discreto caldo che ci ha accompagnati durante il giorno.
Dopo aver riempito la pancia ho rimesso in moto, facendo un’ulteriore manciata di km verso Ovest. La stanchezza si è però fatta sentire molto presto , quindi ci siamo sistemati per la notte nella siderale tranquillità della piazza antistante la chiesa di un piccolo paesino, al secolo Verosvres.
Abbiamo percorso quasi 750 km, per oggi ok così.
Sabato 11 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Verosvres – Moulins | 104 |
Moulins – Chauvigny | 243 |
Totale tappa 347 | |
Totale generale 1093 |
Il fresco della sera è diventato un discreto freddo durante la notte, ed il mio pigiama corto, coperto da un solo lenzuolo, non è stato assolutamente adeguato alla situazione. Mi sono svegliato varie volte, trovandomi invariabilmente in posizione fetale, raggomitolato di brutto per disperdere meno calore. Anche la Duchessa era in una situazione simile, aiutata però da una copertina in pile, apparsa durante la notte in virtù di un silenzioso incantesimo. Anche Marco al risveglio ha accusato freddo, dai piedi fino al tronco, quindi per stasera sarà meglio tirare fuori qualcosa di aggiuntivo da mettere sulle brande.
I Francesi hanno di fronte a loro un bel ponte, visto che il 14 Luglio cade di Martedì, e la cosa è subito evidente, in quanto la N79 è piuttosto trafficata, anche alla resa dei conti si scorre senza grossi problemi. Nel decidere di rimandare la partenza non avevo tenuto conto di questo particolare, speriamo di non trovare eccessiva confusione arrivati sulla costa.
La meta della mattinata, nel nostro lento traslare verso la Vandea e l’Ile du Noirmoutier, è stata Moulins, una cittadina carina e tranquilla, dove si distingue una magnifica cattedrale in stile gotico, Notre Dame (un classico, in Francia, si chiamano quasi tutte così). All’interno è possibile vedere un notevolissimo trittico di un autore anonimo, noto ai posteri come Maestro di Moulins. Si tratta di una pittura su legno a soggetto Sacro, con dettagli e colori veramente sorprendenti considerato l’anonimato dell’autore. La cattedrale è molto bella, snella e luminosa, caratterizzata da vetrate intarsiate di livello assoluto. Bella anche l’altra chiesa poco lontana, del Sacre Coeur, anch’essa gotica.
Ripartiti, ci siamo sorbiti un altro po’ di km fino a Les deux chaises, un pugno di case vicino a Le Montet (il piccolissimo paesino dove dormimmo di ritorno a casa tre anni fa). Abbiamo pranzato sulle rive di un laghetto, assieme a molti altri turisti intenti nel lungo attraversamento della Francia (questa zona è veramente particolare, vasta, ariosa, davvero poco popolata, piena di mucche e coltivazioni).
Il pomeriggio si è consumato viaggiando, tranne che per una sosta gasolio e piccola spesa in un Carrefour. I distributori annessi ai supermercati confermano la loro convenienza: prezzo gasolio circa 0.95-0.96 € al litro, contro gli 1.08 € al litro circa delle varie marche a tutti note.
La nostra meta odierna è Poitiers, ma la stanchezza comincia ad affiorare nonostante in fondo i km percorsi non siano stati poi tanti. La vista di un grazioso paese medievale, sovrastato dal suo antico (e malconcio) castello, e del comodo parcheggio di fronte al parco pubblico, ci fa desistere dal percorrere gli ultimi 20 km. Siamo arrivati a Chauvigny, dove facciamo una passeggiata nel grazioso parco, rilassandoci alla vista dei suoi laghetti e dei numerosi uccelli acquatici. Saliamo poi nel paese medievale, dove è possibile anche visitare la chiesa in stile romanico ed ammirare dei capitelli scolpiti in modo piuttosto singolare.
Ceniamo e dormiremo qui, a quest’ora non ha senso arrivare in una città di medie dimensioni come Poitiers con il rischio di non sapere dove pernottare.
E’ passata da pochissimo la mezzanotte, il Duca ciondola mentre partecipa alla scrittura del diario. La temperatura è stupenda, un fresco che non vorresti finisse mai.
Buonanotte a tutti.

Guglie e gargoils svettano sulla cattedrale di Notre Dame a Moulins
Domenica 12 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Chauvigny – Poitiers | 28 |
Poitiers – Passage du Gois (Ile du Noirmoutier) | 229 |
Totale tappa 257 | |
Totale generale 1350 |
La giornata ci accoglie sotto un cielo grigio e deprimente. Appena messo in moto il parabrezza si glassa di una pioggerellina sottilissima, tipica da giornata triste Bretone.
Un breve salto di pochi km ci porta a Poitiers, che troviamo letteralmente deserta, dove un comodo parcheggio alla base della città vecchia ci permette una facile sistemazione.
La zona medievale di Poitiers è carina, anche se questi giorni di festa rendono il classico effetto di tristezza dovuto alla pressoché totale assenza di persone ed agli esercizi commerciali che sono tutti invariabilmente serrati (inclusi i ristoranti!!).
Il meteo non ci assiste, la pioggia è più insistente, anche se per fortuna rimane sottile, e quindi tende a bagnarci poco i piedi e le gambe.
La visita si concentra su due chiese, la prima è la gotica Saint Pierre, la seconda la romanica Notre Dame la Grande. Saint Pierre è maestosa, con le sue grandi navate illuminate dagli ampi finestroni tipici dello stile gotico. Notre Dame la Grande ha una splendida facciata, con un ciclo di statue singolari, ma l’interno è di minor effetto, anche se la sensazione di poco spazio è inevitabilmente figlia dello stile architettonico di quel tempo.
Rientrati al mezzo abbiamo pranzato e ci siamo subito rimessi in viaggio. Avevo preso in considerazione l’idea di approfittare della vicinanza per fare una scappata a Futuroscope (parco a tema sulla cinematografia), ma andarci ora non conviene, e perderci una giornata intera domani, di Domenica, non ci attira troppo.
Il percorso che affrontiamo è poco scorrevole, in quanto gli stradoni della parte centrale del nostro viaggio sono qui diventati delle strade dipartimentali, dove il continuo susseguirsi di piccoli agglomerati urbani e di rotonde, non consentono di tenere una gran media. Lungo il tragitto ho approfittato di un ottimo Camper Service offerto dalla municipalità di un piccolissimo paesino. La situazione della viabilità migliora nettamente a La Roche-s-Yon, e l’ultimo tratto è percorso finalmente di buon passo.
Arrivati a Beauvoir-s-mer abbiamo raggiunto l’imbocco del Passage du Gois per conoscere l’orario delle maree, segnalato da un apposito pannello a display. Oggi è andata, non si passa più perché siamo già in marea montante (la prossima bassa sarà alle 2 del mattino), quindi raggiungeremo l’isola dal ponte, qualche km più a valle. La nostra spedizione di “pesca a piedi” (ovvero raccolta di vongole, chioccioline, fasolari e simili, accedendo al fondo marino scoperto dalla marea solo con l’ausilio delle proprie gambe) avverrà domani, nell’intorno del culmine di bassa marea, previsto intorno alle 15.20.
Dopo una fulminea sosta per acquistare ostriche vendute dagli allevatori locali nelle baracche che affollano il lungo strada (6 pezzi, bellissimi e buonissimi a soli 2.40 €!!) arriviamo al Passage di Gois sul lato Ile du Noirmoutier intorno alle 19.00. La marea è ancora in aumento, e si vede l’acqua che continuamente avanza lungo il fondo, guadagnando a vista d’occhio cm dopo cm. C’è un discreto numero di persone, che stazionano intente ad ammirare beatamente questo incessante spettacolo che la gravità offre fin dalla notte dei tempi.
Noi ci siamo sistemati, abbiamo fatto due passi fino al punto dove la strada si immerge nell’acqua, poi ho fatto qualche lancio con la canna da spinning, catturando niente altro che grossi mucchi di alghe, ed infine abbiamo cenato.
Il tempo è decisamente girato al bello, e dato poi che qui il sole tramonta alle 22, io e Marco ci siamo fatti oltre un’ora di passeggiata lungo l’argine che separa la baia da una bella palude salmastra, dove ci sono grandi quantità di uccelli intenti a catturare pesci e vermi, bisticciare tra loro, volare in cerchio.
L’acqua sta defluendo, ma il buio cancella la visione del Gois prima del momento in cui la strada emerge, e noi ci corichiamo.

Notre Dame la Grande a Poitiers
Lunedì 13 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Passage du Gois (Ile du Noirmoutier) – Noirmoutier-en-Ile | 30 |
Totale tappa 30 | |
Totale generale 1380 |
Notte di sonno piombato e silenzio assoluto, interrotta alle 8.30 quando salto giù dalla branda. Meteo caratterizzato da cielo grigio, ma con qualche sprazzo di luce che promette cose migliori per le prossime ore (speriamo), e venticello fresco da NE. Calma assoluta, vediamo quando ci avvicineremo all’orario di bassa marea se arriverà la fiumana di persone che vedemmo qui tre anni fa.
Il cielo non è cambiato e noi, ben coperti ed armati di stivali in gomma, ci presentiamo verso le 10.30 sul limitare della linea di marea. Non manca molto, ed una chiara conferma di ciò è la presenza di una ruspa che ammucchia le alghe sul bordo della carreggiata in emersione (sono superscivolose, e vedremmo le comiche se rimanessero dove le deposita il mare).
Verso le 11 io e Marco decidiamo di rompere gli indugi, incoraggiati da altre persone che paiono svezzate e conoscitrici della zona, e si avventurano senza pensarci due volte nel fango lasciato scoperto dall’acqua che si ritira. I primi metri sono orribili, il fango sembra grasso da cuscinetti, color sabbia sopra e color petrolio sotto, e si affonda in modo preoccupante. L’estrazione del piede d’appoggio dalla morsa della melma non è banale, e Duchessa non fa neanche dieci metri che è in trappola.
Solo il soccorso di Marco le permette di liberarsi e di riguadagnare indenne la solida riva. Io e Marco continuiamo, e dopo un centinaio di metri iniziamo a saggiare l’orribile fango. Subito iniziamo la raccolta di belle vongole, le più piccole sono più grosse di quelle “veraci” che ci vendono in Italia, le più grandi delle meraviglie che si avvicinano ai 4 cm. E’ incredibile quanto prodotto ci sia, considerato che ogni giorno dell’estate nugoli di turisti assalgono i bassifondi e prelevano una bella dose di molluschi.
Il giochino prosegue per un paio d’ore, faticose per la schiena e le gambe, seguendo un percorso random che ci allontana dalla linea di alta marea. Duchessa ci ha nel frattempo raggiunti, seguendo una via più solida emersa mentre io e Marco eravamo a testa china. La mole di persone che ha invaso l’area è incredibile: si vedono sagome umane anche in zone estremamente lontane, sicuramente emerse una buona ora dopo che io e Marco abbiamo iniziato la raccolta. La baia deve essere una qualcosa di simile a quella di Mont Saint Michel, perché tutto intorno vediamo solamente fondale emerso.
Rientriamo al mezzo verso le 14, con le vongole lavate e liberate dalla massa di fango che le copriva. Il Passage du Gois è un brulicare, e la strada emersa è percorsa da una fila continua di auto, campers e biciclette.
Il notevole traffico ci consiglia di rimanere fermi dove siamo, per cui spendiamo il nostro tempo fin verso le 18 intenti a leggere, continuare nell’opera di risciacquo delle vongole, lanciare sassi nel fango (per osservare divertiti l’osceno rumore che questo emette nell’accogliere, inghiottendolo completamente, il pezzetto di roccia).
Prima che sia troppo tardi, ci muoviamo verso Noirmoutier-en-Ile, dove facciamo gasolio e spesa in un ottimo Intermarché.
In attesa della sera, girelliamo verso le estremità Nord dell’isola, dove ci sono discrete spiagge, e tante piccole case vacanza, seraficamente immerse tra gli alberi.
Per la notte abbiamo optato per il grande ed affollatissimo parcheggio (7.00 € il pernottamento) di Normoutier-en-Ile.
La cena prevede spaghetti con il 50% delle vongole pescate (il rimanente lo faremo domani sera), e dobbiamo dire che lo abbiamo apprezzato molto, forse anche perché il cibo procurato con fatica è più gustoso. Resta un mistero come delle vongole che vivono in un fondo così orribilmente puzzolente, non portino con se alcuna traccia del cattivo odore, né al gusto presentino qualcosa che non va.
Prima di andare a dormire abbiamo anche assistito al piccolo spettacolo pirotecnico offerto dal Comune per festeggiare la festa del 14 Luglio.

Fango, gente e pesca a piedi al Passage du Gois
Fango orribile ma vongole sublimi al Passage du Gois
Martedì 14 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Noirmoutier-en-Ile – Sauveterre | 83 |
Sauveterre – Damvix | 105 |
Totale tappa 188 | |
Totale generale 1568 |
Stamani ci siamo fatti una paio di ore a zonzo nel bel mercato che affolla il paese. Siamo amanti dei mercati, perché sono una fotografia abbastanza autentica delle abitudini e dei gusti di un popolo, e perché ci si trova sempre qualcosa di carino.
Grande numero di banchi, articoli d’ogni genere, tante persone che girano senza meta (prezzi della frutta proibitivi!!). Degni di nota i banchi dei formaggi e quelli di pesce e frutti di mare, una tentazione pazzesca.
Verso le 11 siamo rientrati al mezzo, abbiamo fatto Camper Service, e ci siamo rimessi in marcia verso una zona particolare di questa parte di Francia: il Marais Poitevin. Si tratta di una vasta area umida, parte della quale oramai “secca” ovvero con acque canalizzate e grandi appezzamenti coltivati, e parte invece ancora semi-palustre, con canali di collegamento coperti da alberi. Questi filtrano la luce che con le loro fronde, ed hanno fatto soprannominare la zona “Venis verte”, Venezia verde.
Il percorso di avvicinamento è tortuoso, specie nel tratto costiero, dove è un continuo susseguirsi di località balneari poco adatte ai campers (campeggi a parte).
Per pranzare ci siamo fermati vicini alla spiaggia di Sauveterre, un luogo probabilmente bello se non fosse che è letteralmente preso d’assalto da una moltitudine di persone.
Rapido spuntino e siamo ripartiti saltando a piè pari Le Sabbles d’Olones, non perché ci sia antipatica, ma semplicemente perché per vedere una cittadina balneare come questa non c’è bisogno di arrivare sulle coste dell’Atlantico (ci fidiamo del parere della guida).
Il nostro lungo spostamento si conclude a Damvix, un piccolo paesino lungo uno dei canali della “Venis verte”. Qui c’è un imbarcadero dal quale è possibile accedere alla rete dei canali mediante barche o canoe Canadesi, con o senza accompagnatore. Domani, tempo volendo, faremo il giro lungo, quattro ore di pagaia lungo gli altrettanti percorsi che l’organizzazione consiglia.
Ci sistemiamo in un praticello vicini all’imbarcadero, praticamente di fronte al locale campeggio (nessuno ci butta fuori o ci guarda male, meditate gente, meditate).
C’è un discreto affollamento, anche perché alle 23 ci saranno i fuochi d’artificio.
Addirittura, verso le 22 passerà anche la banda, olé, tutta vita ;-))
Noi abbiamo sonno, ed andiamo a letto, i fuochi li sentiremo solamente (se non saremo già addormentati di sasso).
Mercoledì 15 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Damvix – La Rochelle | 48 |
Totale tappa 48 |
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Totale generale 1616 |
Mai dire mai…… notte difficile, in quanto finiti i fuochi d’artificio la confusione è continuata a lungo, con un martellare continuo di musica e persone intente a cantare, gridare e fare chiasso (comprendiamo, è la loro festa Nazionale e quindi hanno fatto bene a godersela).
Al risveglio il luogo è irriconoscibile rispetto a ieri sera: silenzio assoluto, nessuno in vista, una pace totale.
Il cielo è grigio, solito aspetto mattutino, ma comincio a credere che sia più bruma nebbiosa, che vere nuvole, perché ad una certa ora il sole pulisce tutto e torniamo a vedere l’azzurro.
Fatta scorta di baguettes ci portiamo all’imbarcadero, dove in cambio di 42.00 € ci forniscono per l’intera giornata una bella canoa Canadese, tre pagaie, le mappe delle rete dei canali con ben evidenziati i percorsi e la posizione delle chiuse, ed un bel bidone in plastica con tappo a vite per lo stoccaggio degli effetti da tenere all’asciutto.
Trascorriamo oltre quattro ore a zonzo nei canali, che sono un ambiente veramente affascinante: lame di acqua placida, circondate da alberi che in alcuni tratti formano dei veri e propri tunnel di vegetazione, con tutto intorno campi coltivati o pascoli invasi da mucche e vitellini. Il silenzio è veramente assoluto, non si sente alcun rumore se non il frusciare della brezza sulle chiome degli alberi.
Per pranzo ci siamo appoggiati ad una radura pic-nic (così recitano le mappe) in compagnia di una famiglia di camperisti Belgi, con i quali abbiamo scambiato alcune impressioni sul nostro girovagare.
Un aspetto che è relativamente deludente è la fauna ornitologica, che avrei immaginato più consistente. Abbiamo visto due bei Aironi rossi (non comunissimi), varie Gallinelle d’acqua (una delle quali accompagnata dalla sua stupenda nidiata di pulcini), qualche Germano, ma nessun rapace e nessun acquatico pregiato. Forse abbiamo avuto sfortuna, o forse non è la zona migliore del Marais Poitevin, tant’è.
Alle 14.30 le dure sedute della canoa hanno la meglio sui nostri sederi, e decidiamo per terminare la visita dopo aver visto in ogni caso una bella quantità dei canali nei dintorni di Damvix.
Ripartiamo alla volta di La Rochelle, indicata dalla guida come una piccola perla della costa Atlantica, che raggiungiamo facilmente mediante una bella strada a quattro corsie. Ci sistemiamo al parcheggio Jean Moulin, giusto dietro alla stazione (10.00 € per 24 ore), in compagnia di un modesto numero di mezzi.
Visto che non è tardissimo, facciamo un giro a piedi “downtown” per farci un’idea del luogo. Domani vedremo meglio, ma effettivamente La Rochelle fornisce un impatto bello e suggestivo al visitatore.
Abbiamo anche scoperto che sui moli del Porto Vecchio ci sono varie possibilità, tra le altre, di effettuare gite in barca di vario prezzo e durata verso le circostanti isole e verso il Fort Boyard, noto ai più per una fortunata serie televisiva che venne offerta molti anni fa sull’emittente Francese “Antenne 2”.
In poco più di dieci minuti torniamo al camper, ceniamo, e dopo un po’ di relax ci ritiriamo.

A zonzo nei canali del Marais Poitevin, la “Venezia verde”
Giovedì 16 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
La Rochelle | 0 |
Totale tappa 0 | |
Totale generale 1616 |
Siamo accolti da una bellissima giornata, che durerà fino all’ora di cena. Sole splendente, cielo pulito, caldo, leggera brezza refrigerante.
Lo spostamento verso il centro lo facciamo a piedi, nonostante il prezzo del parcheggio comprenda anche una navetta gratuita.
Abbiamo visitato le tre torri che svettano sull’abitato, quella di “San Nicholas”, quella de “La Chaine” e quella della “Lanterna”. Quest’ultima ha un significato storico particolare, in quanto rappresenta il più vecchio ed ultimo rimasto faro medievale della costa Atlantica Francese. La visita costa 16.00 € totali per le tre torri, e permette di avere una visione notevole sull’insieme del Porto Vecchio, sui principali monumenti cittadini, sul tratto di mare antistante l’imbocco del porto, e purtroppo anche su orribili palazzoni sorti nell’area cittadina di Nord-Ovest (tutto il mondo è paese…).
La Rochelle era un luogo particolare nei secoli XVII e XVIII: un grande e potente porto commerciale, addirittura base di partenza per spedizioni verso il continente Americano, ed un crocevia di varie etnie quali Bretoni, Normanni, Irlandesi, Inglesi. Inoltre era alleata con l’Inghilterra, e ciò la mise contro il regnante di Francia che la punì duramente scatenandogli contro un esercito che la pose sotto assedio. Quando La Rochelle capitolò, la sua popolazione era per la maggior parte morta per la fame patita.
Per pranzo ci siamo fermati in un locale (ce ne sono a bizzeffe) dove abbiamo goduto di un classico “moules+frites”, ovvero cozze e patatine fritte, il tutto per 34.10 € incluse birre e Coca-Cola per il Duca. Le cozze che si mangiano in Francia sono uno spettacolo: guscio piccolo, quasi ti delude quando arriva il piatto, ma il frutto è di dimensioni inaspettate, praticamente occupa per intero il guscio.
Visto che non avremmo fatto in tempo a levare le tende per le 17.02 (scadenza delle 24 ore di parcheggio) abbiamo optato per prolungare la nostra sosta a Le Rochelle, e ci siamo portati su uno dei moli per visitare il Museo Marittimo. Gli aspetti del mare, e di come la vita di queste popolazioni costiere vi si correla, vengono proposti mediante l’accesso agli interni di un peschereccio d’altura e di una nave oceanografica stazionaria, che hanno operato negli anni ’70 ed ’80. Si tratta di un’esperienza suggestiva, in quanto non è facile riuscire a mettere piede in tutti i locali che una nave possiede, e qui non se ne manca davvero neanche uno. Impressionante la vita dei pescatori, oltre dieci giorni sui Grani Banchi di Terranova, in mare aperto, senza un secondo di tregua, alternando il lavoro sulle reti (calata, recupero e riparazione dei danni), con quello sul pescato (cernita, pulizia e stoccaggio nelle celle fredde). Roba da morire.
Terminata la visita verso le 17.30, ci siamo diretti alla Porte de la grosse Horologe, dove abbiamo fatto scorta di prodotti di conserveria in un negozio del locale consorzio di pesca. L’acquisto ha incluso sgombri, sardine e crema da tartine, tutti in preparazioni un po’ meno solite di quelle che troviamo a casa.
Per tornare al camper abbiamo un po’ allungato la strada, passando nella bella Rue du Palais, piena di tanti bei negozi (in zona ci sono delle cioccolaterie da infarto).
Rientriamo al camper con il cielo che rapidamente volge al brutto, confermando purtroppo cosa avevamo letto nella bacheca degli avvisi ai naviganti in zona Museo Marittimo.
Ci facciamo una doccia, cena leggera, ed a letto, con la pioggia che inizia a cadere.

Le torri di San Nicholas e de “La Chaine” a La Rochelle
Venerdì 17 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
La Rochelle – Point la Fumée | 32 |
Point la fumée – Rochefort | 17 |
Rochefort – Port des Barques | 23 |
Totale tappa 72 | |
Totale generale 1688 |
Purtroppo al risveglio è subito chiaro che il programma della giornata (visita della Ile d’Aix) sarà difficilmente attuabile. Piove, tira un gran vento teso, la temperatura è intorno ai 16°C, insomma una bella giornata Atlantica in stile “Irish”.
Il clima ci tiene a letto un’ora in più, poi decidiamo di muoverci comunque. Saldiamo il conto del parcheggio (20.00 €), sistemiamo le incombenze idriche dell’Ottobre Rosso, e ci mettiamo in marcia, facendo una sosta dopo pochi km ad un Carrefour per approvvigionarci di frutta e verdura.
Ci portiamo su Point la Fumée, dove partono i battelli per l’Ile d’Aix. La sosta lunga è possibile o nel campeggio o nel parcheggio a pagamento, che costa intorno ai 2.50 € ogni ora (meno male che la prima è gratis, così almeno ci si può fermare in cerca d’informazioni senza grossi problemi).
Scendiamo solo pochi minuti, perché la situazione meteo non è realisticamente affrontabile. La pioggia non sarebbe un grosso problema, fosse per quella ce ne infischieremmo, ma il vento è davvero implacabile, non concede possibilità. Per oggi l’Ile d’Aix deve aspettare, quindi decidiamo per una puntata sulla vicina Roquefort, dove andiamo a visitare la Corderia Reale ed il cantiere dell’Hermione.
La Corderia Reale è un bella e particolarissima costruzione ad uso industriale, posta sulle sponde del fiume Charente, magnificamente restaurata dopo i gravissimi danni che le furono inferti alla fine della II Guerra Mondiale. All’interno sono esposti vari materiali tutti inerenti la costruzione dei cordami in canapa, essenziali nel passato dove le navi conoscevano solamente il motore eolico. Ci sono alcune dimostrazioni pratiche, anche se solamente in Francese (su questo aspetto i nostri cugini dovrebbero un po’ ampliare la loro offerta, che è francamente scarsina). In questo periodo dentro ai locali è anche allestita una mostra dedicata alla storia del canale di Panama, iniziato dai Francesi (che ebbero l’idea ma poi fecero bancarotta) e terminato dagli Statunitensi (che rilevarono l’impresa e quindi poi si godettero i diritti di passaggio per 100 anni).
La seconda parte della visita è inerente al cantiere della nave Hemione, una riproduzione fedele dell’omonimo battello che porto in America il Generale Lafayette tre secoli or sono.
E’ un’opera notevole, iniziata per la passione di alcuni fondatori locali che hanno trovato finanziamenti un po’ ovunque. La nave è a buon punto, e lo scopo finale è farla viaggiare fino a Boston, ripetendo quel viaggio di tanti anni fa.
Decidiamo di abbandonare Roquefort senza ulteriori visite, in quanto preferiamo tornare sulla costa. Ci portiamo sul vicino Port des Barques, in particolare di fronte al Pass aux Boeuf, una strada sommersa che collega la terraferma alla minuscola Ile Madame. Siamo sulla sponda Sud dell’estuario della Charente, un luogo votato all’allevamento delle ostriche. La sosta camper, detta del Calvario, è proprio a vista mare, un luogo interessante e di gran pace, che vuole in contropartita 6.00 € al giorno (e noi li pagheremo ben volentieri).
Il cielo adesso è azzurro, ma permane un vento freddo e molto teso da Nord-Ovest. Visto che non è ancora proprio ora di cena, io e Marco decidiamo di fare due passi, percorrendo la striscia di sabbia e sassi fino all’isoletta.
Domattina ci sarà bassa marea, e Giove pluvio volendo faremo una passeggiata fino all’isola, facendo il giro della sua costa (3-4 km in tutto). La “deadline” è mezzogiorno, in quanto la tabella delle maree dice che alle 12.25 il passaggio andrà sott’acqua.

Lo splendido e particolarissimo edificio della Corderia Reale a Roquefort
Sabato 18 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Port des Barques – Brouage | 17 |
Brouage – Boyardville (Ile d’Oleron) | 43 |
Totale tappa 60 | |
Totale generale 1748 |
La sveglia suona alle 7.00 in punto, e dopo una ventina di minuti di “reazione”, ci alziamo con un certo ottimismo. Il vento c’è ancora, ma molto più sopportabile di quanto non lo fosse ieri, ed anche se il cielo è percorso da “barconi” di nuvole, sembra che la situazione sia nettamente più stabile rispetto a ieri.
Resuscitiamo il Duca, facciamo colazione, versiamo i 6.00 € ad un addetto del comune che passa a farci visita, ed alle 8.40 ci incamminiamo verso l’Ile Madame sulla strada scoperta dalla marea.
La passeggiata è piacevole, fresca quando siamo al vento, abbastanza accaldata quando siamo nelle zone riparate. Il sole riesce spesso a fare capolino ed a rimanere splendente per vari minuti, facendo lo slalom tra i vari nuvoloni che percorrono rapidi il cielo. La piccola Ile Madame è un luogo che dona una profonda sensazione di “insularità”, dovuta alla poca gente in giro, al silenzio rotto solamente da qualche gabbiano, alla visione delle correnti che solcano le zone dove la marea inizia ad aggredire i bassifondi. Lungo il tragitto vediamo campi con piccole e coraggiose coltivazioni di grano e mais, le vasche di affinamento delle ostriche, grandi palafitte per la pesca con la bilancia, conigli selvatici che sfrecciano spaventati dalla nostra presenza, mucche e cavalli. In lontananza si vedono la massiccia sagoma del Fort Boyard e la lunga striscia costiera Est dell’ Ile d’Oleron, mentre Fouras e l’Ile d’Aix occhieggiano vicini.
Abbiamo anche fatto una breve visita nelle casematte che un tempo erano asservite al forte che tutt’ora troneggia sulla sommità dell’isola (pochi metri di elevazione rispetto al mare).
Alle 11.30 siamo rientrati al camper, mentre la marea inizia a rimontare sui bassifondi fangosi portandosi dietro un’acqua orribilmente marrone. E’ bene sapere che queste zone di marea, a causa del fondale limaccioso e del rimescolio provocato dal continuo andirivieni del mare, non conoscono praticamente mai acqua limpida. A chi piace fare il bagno ad ogni costo, consigliamo di tirare diritto.
Alle 12.45 la strada è completamente sommersa, ed io, approfittando della marea entrante, ho pescato per un paio di ore (senza risultato), interrompendomi solamente per un buon piatto di pastasciutta. Altri pescatori non hanno avuto risultati migliori, nonostante sfoggiassero sui loro ami delle ottime tremoline delle quali io non potevo disporre.
Nel frattempo il meteo è sensibilmente peggiorato, vento in rinforzo e nuvoloni molto neri in agguato.
Alle 16 circa ci siamo messi seraficamente in marcia, puntando verso Brouage, una piccola cittadella fortificata costruita nel XVII secolo. L’area che si attraversa seguendo la piccola strada dipartimentale è molto bella, ricca di canali e di parchi ostricoli, e dominata da una sorprendente quantità di rapaci (Poiane e Nibbi) che danno sfoggio di se veleggiando sopra le nostre teste.
La visita di Brouage è piacevole, in quanto la cittadina ha mantenuto l’antica struttura fortificata, ed è circondata da belle mura percorribili a piedi, sui cui sono situate garitte in pietra dove un tempo sostavano le sentinelle.
La nostra marcia è continuata con una sosta lampo ad un Intermarché (gasolio e baguettes per la cena), e poi ci siamo finalmente immessi sull’Ile d’Oleron, facendo rotta su Boyardville, il luogo dove partono i battelli per le escursioni in mare.
La situazione sosta camper non è rosea; per la notte ci sono diffusi divieti che ci consigliano di riparare in campeggio. Quello municipale è in bella posizione, ma relativamente lontano dalla zona di partenza dei battelli, per cui decidiamo per il Camping Signol, praticamente in paese ma abbastanza caro per quel che in fondo offre (40.00 €). Se non si ha bisogno di essere vicini al paese, sicuramente il camping comunale è in posizione molto più interessante. La piazzola che ci è stata assegnata è spaziosa, ma avuto qualche difficoltà per l’allacciamento elettrico, in quanto la colonnina era ben lontana (meno male che il mio ruzzolone di cavo è bello capiente…).
Abbiamo rapidamente cenato, e poi siamo andati a fare due passi per vedere dov’è la biglietteria per le gite in mare. Domattina speriamo nel tempo, il target di giornata è l’Ile d’Aix, mancata proprio ieri a causa delle avverse condizioni meteo.
Sono le 00.21, il letto mi chiama….

Palafitta per la pesca con la bilancia sulle coste della piccola Ile Madame
Domenica 19 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Boyardville (Ile d’Oleron) | 0 |
Totale tappa 0 | |
Totale generale 1748 |
Ottimo riposo, il campeggio è silenziosissimo pur essendo discretamente grande e abbastanza frequentato. Sveglia alle 7.30, colazione, e poi io vado subito alla biglietteria della compagnia di navigazione “Des Iles” per acquistare i passaggi per Fort Boyard e l’Ile d’Aix.
La giornata promette bene: vento irrilevante, qualche classico nuvolone, ma in generale la situazione sembra messa per il verso giusto e si vede abbastanza azzurro.
Tornato al camper a prendere il resto della truppa, ci portiamo vicino ai moli, dove un piccolo mercato propone delizie di ogni genere: dai bellissimi frutti di mare ad una selezione notevole di salumi della Savoia, passando per attraente carne ed i soliti splendidi formaggi. Non resistiamo, e ci mettiamo nelle zaino un piccolo salamino ed un paio pezzi di formaggio. Prima di partire, sosta irrinunciabile dal boulanger per fare scorta di baguettes di vario tipo.
La traversata per l’isola è veloce, neanche mezz’ora, ed include il passaggio ravvicinato dal magnifico e possente Fort Boyard (mica roba da ridere, costruire una cosa del genere in una posizione come questa). La cosa buffa è che questo edificio militare, che doveva fare la guardia al Pertuis d’Antioche, non entrò mai in servizio. I progressi dell’artiglieria lo resero obsoleto prima ancora che fosse completato.
Arriviamo alla piccola Ile d’Aix e ci mettiamo subito in marcia, essendo nostra intenzione fare tutti i 7 km del periplo. Oggi è Domenica, e ciò comporta sicuramente un maggior numero di turisti, ma la situazione è ordinata e vivibilissima. La costa dell’isola alterna zone spiaggiose a tratti con scogli suggestivi, coperti da chioccioline di mare e, per chi sa trovarle, ostriche. Volgendo lo sguardo verso l’interno si vede un notevole manto di vegetazione varia. Bello il bosco che caratterizza la parte settentrionale, e che regala un magnifico fresco.
Verso le 13 abbiamo fatto sosta su una terrazza naturale per goderci il panorama sul mare intenti a consumare i nostri panini. La zona è notevolmente frequentata da barche a vela, che hanno approfittato della marea montante per uscire dai vari ripari che le ospitano (molte darsene non sono agibili a bassa marea, chiudono le saracinesche a finché l’acqua non risale, tutti dentro).
Il tempo tiene, il sole è bello caldo, ed una leggera brezza stempera la sua forza.
Ci rimettiamo in marcia, rientrando fin quasi all’inizio del paese, dove una breve deviazione permette di raggiungere il Fort Liédot, abilmente dissimulato sulla sommità della collinetta più alta dell’isola (in ogni caso, nessuna paura, non sono neanche 10 metri sul livello del mare). Qui Marco, credendosi Tarzan, si mette a fare l’acrobata con un cordino da 2 mm (lui che ora pesa intorno ai 70 kg) rimediando un capitombolo notevole che gli procura, per fortuna, solo alcune escoriazioni ad un gomito.
Rientriamo nel paese, che è una struttura fortificata in stile Brouage. Girelliamo nelle pittoresche stradine e visitiamo il piccolo museo dedicato a Napoleone, che qui soggiornò pochi giorni (praticamente prigioniero) alla fine della sua parabola prima di partire per la definitiva vacanza a Sant’Elena. Incluso nel prezzo c’è anche il Museo Africano, una collezione di trofei ed oggetti etnici portata qui da un classico benestante del XIX secolo, che non avendo nulla da fare in patria, giocava a fare l’esploratore nel cuore del Continente Nero.
Torniamo a Boyardville, e subito al campeggio, in quanto Duchessa deve fare un po’ di bucato.
Io nel frattempo mi procuro i dati di accesso alla rete wi-fi del bar e mi balocco un po’ con Internet.
La serata finisce così, una rapida e leggera cena, un po’ di ulteriore navigazione web alla ricerca d’informazioni per i luoghi da visitare nei giorni a venire, Il Duca che via Messanger scambia due saluti con una sua amica in Italia.

La mole di Fort Boyard domina il Pertuis d’Antioche tra le isole Oleron e Aix
Lunedì 20 Luglio 2009

La mole di Fort Boyard domina il Pertuis d’Antioche tra le isole Oleron e Aix
Tappa | Km percorsi |
Boyardville – Faro di Chassiron (Ile d’Oleron) | 21 |
Faro di Chassiron – La Grand Plage (Ile d’Oleron) | 41 |
Totale tappa 62 | |
Totale generale 1810 |
Oggi il risveglio è sotto un bellissimo sole. Giornata splendida, molto più calda dei giorni passati, e rimarrà così fino a sera.
Appena fatta colazione, ci mettiamo in sella alle biciclette per un giro di una ventina di km. Veramente da non perdere la zona della Foret des Saumonards, un bel polmone verde pieno di profumi che si affaccia su ampie spiagge di sabbia fine. Interessante anche il tratto più interno che costeggia delle vecchie saline, con gli immancabili rapaci a ricamare il cielo. Gran parte dell’itinerario si svolge su strade a basso traffico, o addirittura su piste esclusivamente ciclabili.
Rientrati al campeggio abbiamo dovuto fare un po’ in fretta a rimettere in ordine il mezzo, sistemare le bici, fare la doccia ed il camper service. Il fatto è che il check-out è a mezzogiorno, quindi debordare troppo significa correre il rischio di pagare una sovrattassa.
Lasciamo Boyardville, e molto tranquillamente ci dirigiamo lungo la costa fino a Chassiron, sulla punta Nord dell’isola, dove c’è l’omonimo faro.
La calma piatta di stamani inizia e dare segni di cedimento, in quanto ci sono veramente tante persone che girellano per ogni dove. Saliamo sul faro, dove si gode di una notevole vista sulla zona (6.50 €). Nel frattempo la marea monta, e grandi cavalloni spumeggiano sulle zone dove la profondità dell’acqua è minore.
Siamo ripartiti per un lento pellegrinaggio lungo la costa Ovest dell’isola, tutta piuttosto bella ma decisamente presa d’assalto da numerosi turisti. Non mancano vari divieti e molte sbarre che ci impediscono di arrivare negli spots migliori.
Rientrati verso il centro dell’isola, approfittiamo dell’Intermarché di Dolus per fare una sosta finalizzata all’acquisto di acqua e frutta (più qualche inevitabile extra che finisce sempre nel carrello a causa della gola).
Ci dirigiamo poi alla Grand Plage, pochi km dopo Saint-Trojan, uno spiaggione molto rinomato e, da quel che abbiamo visto, anche molto frequentato. Per fortuna arriviamo alle 19 passate, per cui ci sono oramai tantissimi posti liberi e non abbiamo difficoltà a sistemarci in ottima posizione.
Prima di cena abbiamo trascorso una buona ora a baloccarci sulla spiaggia, magnifica ed enorme, un biliardo livellato dal mare in ritiro, con dietro una bella duna di sabbia fine e bianca. Il luogo è magico, e decidiamo di rimanere per godercelo domani. Ci sistemiamo in una piccola area accostata alla strada principale, in compagnia di altri equipaggi dai quali apprendiamo che non ci sono divieti di pernottamento per i campers (una cosa invece diffusamente presente in vari altri punti dell’isola).
Silenzio assoluto, buonanotte!!

La Grand Plage, a Sud-Ovest della costa de l’Ile d’Oleron
Martedì 21 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
La Grand Plage (Ile d’Oleron) | 0 |
Totale tappa 0 | |
Totale generale 1810 |
Alle 7.30 circa metto in moto, e sposto il mezzo lungo la via principale, a pochi metri dalla duna che immette sulla spiaggia. La posizione è più da parcheggio che da comoda sosta, ma non vorrei rimanere imbottigliato quando arriverà la massa dei turisti “automuniti”.
Facciamo colazione osservando una situazione meteo che promette bene, e poi ci dirigiamo sulla spiaggia, scoperta quasi completamente dalla bassa marea. Passeggiamo in direzione della Pointe du Maumusson, ed attirati da molte persone intente nella “pesca a piedi”, ci mettiamo a scavare nella sabbia che ospita la Tellina, un bivalva che alcuni chiamano anche Arsella (mai capito se poi si tratti della stessa cosa o se siano in realtà due specie distinte). Dopo una buona mezz’ora di scarsi risultati nel bagnasciuga, io mi accorgo casualmente della presenza di piccolissimi forellini nella zona di arenile oramai totalmente asciutta; ebbene, sotto ognuno di questi c’è una bella Tellina. Scoperto il trucco, in poco meno di un’ora facciamo la nostra bella scorta per la pastasciutta serale.
Rientrati al camper abbiamo preso sedie, un po’ di cibo, acqua, libri e canna da pesca, e ci siamo andati a sistemare comodamente ai piedi della duna. Il resto della giornata è trascorso in full relax, leggendo, pescando a spinning, godendo lo spettacolo del lento rimontare della marea. C’è tanta gente, impegnata in ogni genere di attività ludica: surf da onda, aquiloni, jogging, corsa, bocce, tamburello, tintarella a cottimo, ecc, ecc, ecc.
Alle 19 passate io e Marco abbiamo rotto gli indugi, ed abbiamo fatto per la prima volta il bagno nelle acque dell’Atlantico. L’acqua è intorno ai 19°C, ma muovendosi (anche per combattere una notevole corrente) non si soffre assolutamente il freddo.
Torniamo al mezzo alle 20 passate, e ci concediamo una bella doccia che elimina dalla nostra pelle dosi industriali di sabbia finissima.
Dopo cena, mentre andavo a buttare nel cassonetto un sacco di immondizia, mi sono imbattuto in un bel cinghiale, che mi ha osservato con aria perplessa per qualche secondo prima di fuggire a rompicollo nella boscaglia.
Sono le 23.30, e mentre scrivo ha iniziato a piovere; è un bel temporale che ha illuminato a lungo l’orizzonte a Est prima di raggiungerci.
PS
Marco è zoppo; nello scendere di corsa dalla duna ha centrato un bel pietrone insabbiato, ed ha un dito del piede violaceo. Speriamo che si risolva tutto in un po’ di dolore e basta, non vorrei che sia procurato una frattura.

Grand Plage – Che la ricerca delle Telline abbia inizio.
Mercoledì 22 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
La Grand Plage (Ile d’Oleron) – Port La Cayenne | 34 |
Port La Cayenne – Faro Point de la Coubre | 32 |
Faro Pointe de la Coubre – Montalivet | 58 |
Totale tappa 124 | |
Totale generale 1934 |
La notte è trascorsa in splendida tranquillità, e ci alziamo alle 8 dopo che io ho spento la sveglia almeno dieci volte (godereccia abitudine di quando siamo in ferie).
Il dito del Duca sta meglio, meno male. Il tempo è discreto, piuttosto caldo ed afoso, anche se durante la giornata le velature si faranno sempre più consistenti.
Fatta colazione ci mettiamo in cerca di un camper service, che troviamo a Saint Trojan ma solo per scaricare (il pieno di acqua non è possibile causa guasto al mangiamonete).
Ripassiamo sul viadotto e torniamo sul “continente”, fermandoci per qualche minuto a fare due foto al Fort Louvois, uno dei punti fortificati che furono edificati a difesa della foce della Charente in epoca seicentesca.
Attraversiamo Marennes e proseguiamo direttamente sul vicinissimo Port la Cayenne con la sua vasta circostante zona di allevamento delle ostriche. Parcheggiamo il mezzo in prossimità del punto accoglienza de “La Cité de l’huitre” che però non visitiamo in quanto l’offerta di visita ed il prezzo non ci convincono. Optiamo per una giratella in bici sulla ciclabile che passa nella zona delle vasche (vecchie saline) dove adesso le ostriche stanno in maturazione ed ingrasso. Port La Cayenne è un pugno di casupole tutte dedite all’ostricoltura, nulla di che se non fosse che si possono fare grosse scorpacciate degli ottimi molluschi. Il nostro vagabondare ci ha portati all’ora di pranzo, per cui ci fermiamo da “La vert ostrea”, dove io assaporo ostriche e cozze al curry, Il Duca un piatto di vongole gratinate e zuppa di pesce, Duchessa cozze marinate. Il tutto, ottimo ed abbondante, per 52.00 €.
Rientrati al mezzo ho dovuto fare un rapido dietro-front fino al ristorante, in quanto ho dimenticato la macchina fotografica sulla spalliera della seggiola.
Rimesso in moto ci siamo avviati verso Royan, facendo una sosta per la visita del faro di Pointe de la Coubre. Luogo bello, ma il faro in se non è nulla di speciale perché la cella sommitale è chiusa, quindi il panorama è visibile solo dalle finestre lungo la lunga scala a chiocciola.
Vista dall’alto la zona circostante si rivela veramente notevole, con un grande bosco che si estende per km ed accompagnerà a lungo il nostro successivo spostamento a Sud.
Purtroppo però il bel bosco, fintamente foriero di “wilderness”, non ha impedito ad un notevole nugolo di mezzi di assalire la zona: dobbiamo sopportare un caos bestiale con varie code a rallentarci ogni poco fino a Royan. Orrendo!!
Royan stessa non ci ha colpiti per nulla, magari ci sono bellezze nascoste, ma arrivarci (forse scocciati e ben innervositi dal traffico), non ha sollecitato assolutamente il nostro interesse e l’abbiamo visitata solamente per poter usufruire del passaggio barca, ovvero il piccolo ferry che in 30 minuti ci deposita sulla sponda opposta della Gironda.
Siamo arrivati nel Medoc, è qui inizia un tratto lunghissimo di costa detto Cote d’argent, il più lungo litorale d’Europa (da Pointe de la Grave a Biarritz, quasi 200 km).
Subito si ha la sensazione di una minore pressione turistica, forse dovuta anche alla logistica della zona, molto meno agibile e infinitamente meno attrezzata anche in virtù delle poche strade veramente costiere disponibili.
Ci sistemiamo a Montalivet, in un’ampia area dedicata ai campers (4.50 €), proprio dietro la duna oceanica. C’è un bel numero di mezzi in pieno assetto campeggio (verande, tavoli, paratoie antivento ecc, ecc, ecc), ma si trova posto, quindi ok così.
Dopo cena io ho camminato per una buona ora sull’arenile in bassa marea, mentre una ragnatela di lampi illuminava in modo molto scenografico il cielo a Sud.
Vado a letto, e piove grosso, speriamo si sfoghi nottetempo.

Fort Louvois monta la guardia alla foce della Charente

Il fido “Ottobre Rosso” in crociera sull’estuario della Gironda
Giovedì 23 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Montalivet – Hourtin Plage | 24 |
Hourtin Plage – Bombannes (Carcans Plage) | 45 |
Totale tappa 69 | |
Totale generale 2003 |
Notte tranquilla, nonostante gli almeno altri cinquanta mezzi in sosta. Ci svegliamo sotto un cielo abbastanza sereno, ma con un forte vento da Sud-Ovest. Approfittando della bassa marea facciamo una lunga passeggiata sulla spiaggia, nel tentativo di fare scorta di telline. Purtroppo non ce ne sono, apparentemente è la stessa tipologia di spiaggia di La Grand Plage, ma in realtà pochi cm sotto la sabbia c’è tantissimo pietrisco, ed evidentemente non è l’ambiente giusto per le nostre amiche bivalva.
La spiaggia è frequentata da surfisti, in particolare appassionati di kite-surf, che volano letteralmente sull’acqua sotto la spinta del vento teso. Ci sono anche vari naturisti, in virtù di un vicino villaggio che li ospita (facciamoci due risate goliardiche e leggere, senza offesa per nessuno, ma ci sono degli “esemplari” dalla nudità veramente improponibile).
Mentre ci godiamo questo immenso arenile, in poco più di un’ora il tempo fa un ribaltone clamoroso: al largo c’è un nero impressionante, compatto e senza sfumature, ed a bassissima quota c’è un cordone di nuvole grigie a forma di incudine rovesciata che forma un’ampissima curva. Si tratta di una cosa mai vista dal vero, e sembra l’occhio di un ciclone. Gambe in spalla, ritorniamo verso il camper, ed io devo dire che più che alla pioggia pensavo al rischio di fulmini. L’acqua si è scatenata quando eravamo già al mezzo, quindi ci siamo salvati per un pelo da un vero e proprio bagno.
Dopo un buon 45 minuti di pioggia ed ancora vento, la situazione è migliorata e siamo quindi andati a girellare nel mercato del paesino, come al solito stracolmo di prelibatezze alimentari (ostriche a volontà ed i buoni vini del Medoc offerti al bicchiere).
Ci siamo rimessi in marcia per un rapido salto verso Sud. Un colpo d’occhio a Le Pin Sec, praticamente un accesso al mare con un campeggio, una scuola di surf e null’altro, e siamo arrivati a Hourtin-Plage, una piccola località ben tenuta, dove ci siamo fermati in una stradina laterale. La zona presenta una fitta rete di piste ciclabili, ed io non resisto alla tentazione di farmi un paio d’ore di pedalata, per un totale di circa 37 km. Tramite una strada forestale sono arrivato a Carcans-Plage, e sono rientrato mediante una pista più prossima alla costa, stretta ed in alcuni punti abbastanza faticosa a causa del fondo poco scorrevole. Il percorso è però bellissimo, tutto immerso nella grandissima boscaglia retrodunale. Il vento continua a soffiare con forza, ed affacciandosi dalla duna si nota come il mare sia davvero arrabbiato.
Una cosa va segnalata riguardo a questa costa: è remota e solitaria, c’è un numero esiguo di accessi rotabili dove valgono regole di balneazione, ci sono le bandiere di segnalazione delle condizioni del mare, le lavagne con gli orari delle maree, ecc. Il resto, ovvero la stragrande maggioranza, è spiaggia selvaggia, “cote sauvage”, estesa a bassa marea, annullata ad alta marea, con una grossa duna terminale e boschi retrostanti.
Per lunghi tratti è una costa di fatto inaccessibile, a meno di prendere la bici quando c’è la bassa marea e pedalare a lungo sulla sabbia compatta. Una costa sostanzialmente monotona, ma che io trovo anche terribilmente affascinante. E’ necessario porre grande attenzione, perché quando siamo fuori dalle zone controllate dai bagnini, si è soli con la propria acquaticità contro l’Oceano, un confronto decisamente impari. Io ho un buon passato di mare, ho praticato per anni pesca in apnea ed attività subacquea, ma qui ci vuole grande umiltà e rispetto, e nessuna sopravalutazione delle proprie capacità.
Rientrato al camper ho trovato Duca e Duchessa di ritorno da una giratina sulla duna a vista mare. Ho fatto una doccia, e poi siamo rimasti una mezz’ora a leggere in attesa che i miei capi da ciclismo fossero asciutti.
Ripartiti abbiamo fatto rotta su Carcans Plage, aggirando il bel lago di Hourtin-Carcans, veramente inaspettato e notevole in dimensioni considerando dove è posizionato rispetto al mare.
A Carcans Plage c’è il divieto di sosta notturna per i campers, quindi ci appoggiamo alla vicina area di Bombannes (5.50 €) assieme ad un’altra decina di mezzi. Il luogo è bello fresco e silenzioso, immerso nei pini, a circa 4 km da Carcans. L’area è dotata di camper service, che però richiede il tubo di raccordo per lo svuotamento delle acque grigie.

La lunghissima spiaggia oceanica regala onde a cui i surfisti non sanno resistere
Venerdì 24 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Bombannes (Carcans Plage) – Grand Crohot Ocean | 63 |
Totale tappa 63 | |
Totale generale 2066 |
In considerazione che il divieto di sosta notturna a Carcans termina alle 7.00 del mattino, alle 7.30 in punto metto in moto per fare i 4 km che ci separano dal parcheggio della spiaggia Sud.
Ci sistemiamo senza problemi, visto che in questi luoghi abbiamo rilevato calma piatta fino alle 10 (e dire che non c’è vita notturna, sicuramente la gente si fa delle dormite colossali).
Il tempo fa il suo capriccio mattutino, cielo coperto, vento testo da Sud-Ovest, temperatura decisamente freschina. Rimaniamo a temporeggiare, vicini ad una macchina di alcuni simpatici ragazzi Olandesi, surfisti e skatisti un po’ fricchettoni. Visto che il cielo non ha segni di miglioramento, facciamo un giro nel minuscolo agglomerato di esercizi commerciali, approvvigionandoci di baguettes. Alle 10.30 arriva una passata di pioggia, che segna di fatto il cambio di rotta della giornata. Poco dopo c’è il sole, ed io inizio a parlare di pesca con un signore proveniente da Calais. Alle 12.30 c’è il culmine di bassa marea, ed inizia la rimonta, il momento giusto per mettere la lenza in acqua.
Trascorro il pomeriggio pescando in un vero ambiente da surf-casting: una spiaggiona estesa, vento e sopratutto onde, belle e potenti, tanto che 100 g di piombo non sono sufficienti a garantire lo stazionamento a fondo del calamento innescato. La rimonta della marea mi costringe a frequenti arretramenti di tutta l’attrezzatura, seguito dal Duca che si è unito a me e sta comodamente seduto a leggersi “I pilastri della Terra” di Ken Follet. Nel frattempo, una bella mole di gente ha raggiunto la spiaggia, ma la confusione interessa solamente i primi 200 m di arenile attorno al sentiero di accesso. A mezzo km la spiaggia è deserta, nessun segno umano visibile.
Alle 6 circa il mio mulinello cede (che sia emozionato perché l’ho portato a pescare fuori dal Tirreno?), e termino la mia pescata senza catture, ma con il cuore gonfio di pace ed ammirazione per questo ambiente.
Rapida rassettata, e ci rimettiamo in marcia verso Sud. La strada percorre lunghi tratti circondata dalla boscaglia, veramente bella con le sue dune che “smuovono” il look della zona.
Saltiamo a piè pari Lancanau-Ocean, dall’aspetto estremamente turistico (Casinò, campi da golf, non è roba per i nostri gusti) e facciamo rotta su Grand Crohot Ocean. L’intenzione era di giungere a Cap Ferret, ma è tardi, e non vogliamo arrivare in un luogo focale di questa zona ad un’ora dove i campeggi non ricevono più e senza sapere se esistono divieti di pernottamento.
Grand Crohot è poco più di un campeggio, una brasserie, una piscina ed un negozietto, ma vanta un parcheggio da 1500 posti, praticamente un dedalo di stradine immerse magnificamente nella pineta retrodunale, con ampi spazi sosta, tavolini con panche, capanno custodito per deposito valori (mai visto prima, bella idea). Ci fermiamo; domani, se il meteo vorrà, faremo un bel giro in bicicletta lungo la bella rete di ciclabili immerse nel verde.
Sono le 23.04, il silenzio è rotto solo dal soffio del vento e dal respiro dell’Oceano.

Spiaggia, onde, per km e km
Sabato 25 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Grand Crohot Ocean | 0 |
Totale tappa 0 | |
Totale generale 2066 |
Allunghiamo un po’ la dormita fino alle 9 circa. L’effetto week-end non è ancora visibile, e si sono aggiunte solo un po’ di macchine e qualche camper.
Bella giornata, con un po’ di vento, ma con sole forte e temperatura stupenda, né troppo calda né eccessivamente fresca.
Inforcate le bici ci siamo immessi sulla facile ciclabile (ottima, addirittura asfaltata) che serpeggiando nel bosco conduce verso Cap Ferret. All’altezza del campeggio Le Truc Vert la Duchessa alza bandiera bianca, per imminente cedimento del “soprasella” e per problemi di gambe. Decide di aspettarci, quindi io e Marco proseguiamo fino alla punta di Cap Ferret, dove si gode della splendida vista della Duna di Pylat.
La piccola penisola di Cap Ferret, che chiude lato Oceano il Bassin di Arcachon, è veramente bella, piena di stradine con accattivanti case vacanza, un fronte Atlantico con una bellissima duna, un’interessante zona di ostricoltura, ed un susseguirsi di agglomerati affacciati sul Bassin. E’ notevolmente turistica, ma nella tante strade ci sono numerosissime possibilità di parcheggiare il camper (NB solo una sosta, nessun “debordamento”).
Non abbiamo visto un’area dedicata specificamente ai campers e non abbiamo visto campeggi (ce ne sono, ma km prima), ma non si nota neanche la caccia al camper tipica di molte zone Italiche a tutti note.
Il girovagare dentro Cap Ferret ci ha portati a dilungarci, e nel frattempo Duchessa si è rimessa sulla via del ritorno. Lo facciamo anche noi, e quando arriviamo al camper io e Marco abbiamo messo nel carniere oltre 45 km, un record per il Duca.
Dopo una rinfrescata siamo andati in cerca di un po’ di frutta e baguettes, reperite in un piccolo spaccio annesso ad uno dei due campeggi. La situazione rispetto a stamani è cambiata radicalmente: una bolgia di auto, ed un esercito di gente, anche se poi le dimensioni della spiaggia diluiscono bene il tutto.
Prima di andare a cena io ho fatto un po’ di lanci a spinning dalla spiaggia, ma le onde erano notevoli, così come il vento, e i miei artificiali non lavoravano per nulla bene.
La bolgia si è vaporizzata, la gente è andata a nanna, e nelle stradine rimaniamo in più di quanti fossimo ieri, ma sempre belli larghi.

Il Duca ciclista sulla punta di Cap Ferret
Domenica 26 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Grand Crohot Ocean – Cap Ferret | 27 |
Cap Ferret – Truc Vert | 31 |
Totale tappa 58 | |
Totale generale 2124 |
Sveglia di buon’ora, e subito timone su Cap Ferret, dove piazzo il mezzo nella zona degli ostricoltori. Anche qui vale la regola notata nei giorni scorsi: fino alle 10 calma piatta.
Giornata bellissima, cielo azzurro a 360°, sole cocente, temperatura in netto rialzo rispetto ai giorni passati, e rimarrà così fino a sera senza alcun cedimento.
Fatta colazione, ho lasciato Duchessa intenta a rimettere a posto tazze ed affini, e sono andato al molo di La Bellisaire per prendere i biglietti del “Gran Tour du Bassin”, un’escursione in barca di due ore e mezza che faremo alle 14.45 (63.00 €).
Marco e Sabrina mi sono venuti incontro lungo la strada mentre tornavo indietro, e siamo andati a vedere il panorama dal faro, ottimo punto di osservazione della penisola, del Bassin e della Duna di Pylat . Impressionante la mole di gente che si staglia sul cielo dalla sommità della duna, così come la quantità di barche che solcano il Bassin (d’altronde, è pur sempre una Domenica di fine Luglio….).
Usciamo verso le 11 dal faro, e facciamo una scappata sulla spiaggia del lato oceanico, bellissima, dove io non resisto e mi faccio un bel bagno affrontando delle rade e grandi onde di scaduta, residuo del vento di ieri. Il Duca non ha voluto fare il bagno, causa “acqua fredda” (in realtà, l’acqua è sempre intorno ai 19°C, il problema è che se fuori è caldo la si percepisce piuttosto fredda, mentre se tira vento, entrarvi è quasi un piacere).
Siamo rientrati al camper per prendere una nuova borraccia di acqua fresca, giusto in tempo per sapere da un signore del luogo che il mezzo è messo dove non può stare (francamente le indicazioni non sono troppo chiare, sia in termini di simbologia che di descrizione).
Io mi consolo con sei ostriche ed un bicchiere di bianco, e poi sposto il camper in una stradina a 100 metri di distanza, addossato ad una grossa siepe; problema risolto.
Visto che il tempo fugge andiamo di buon passo al molo, dove acquistiamo a caro prezzo un panino per ciascuno, e ci imbarchiamo per il giro in barca. Ottima esperienza, costa ma è un bel giro, che porta sotto la duna di Pylat e di fronte al Banco di Arguin, rientra nel Bassin costeggiando Arcachon, arriva alla Ile aux Oiseaux, e rientra bordeggiando tutti i paesini del Cap Ferret affacciati sul Bassin.
Rientrando al camper non ho resistito a comprare dodici ostriche per 4.25 € (troppo buone).
La serata si conclude in modo un po’ sofferto: prima siamo rimbalzati nel tentativo di spostare il mezzo in zona punta del Cap Ferret, dove avrei voluto pescare; poi abbiamo girato come elettroni per trovare il camper service, che è vicino al Super U di Les Jaquets e necessita di gettone (4.00 €) reperibile al campeggio adiacente. Il tutto con un discreto traffico di gente che rientra a casa al termine del week-end.
Decido per una manovra evasiva, e mi vado ad infilare in una tranquilla ‘area pic-nic sulla strada del Truc Vert, dove trovo un altro mezzo.
Ceniamo, poi io e Marco andiamo sulla spiaggia, attraversando una meravigliosa duna piena di vegetazione in stile brughiera. Si sta benissimo, l’Oceano è calmo come mai visto in questi giorni, ed incontriamo un’intera famiglia armata di tende, canne e tutto quanto serve per trascorrere una notte pescatoria (se non si sono aiutati con qualcosa sono bravi, perché arrivare alla spiaggia carichi di roba attraversando la duna non è una cosa da ridere).
Nel rientrare al camper abbiamo avuto un piccolo momento d’inquietudine; calata notevolmente la luce abbiamo avuto difficoltà a ritrovare la strada, in quanto l’ambiente retrodunale è un labirinto di viottole irriconoscibili. Lezione ricevuta; prendere sempre una torcia elettrica, perché non è che si muore, ma passare mezza nottata a girare tra le dune ed il bosco non è un giochino piacevole. Né lo è prendere via spiaggia fino al primo posto civilizzato, perché in alcuni casi significa camminare per dieci o più km.
Lunedì 27 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Truc Vert – Cap Ferret | 19 |
Cap Ferret – Duna di Pylat | 74 |
Duna di Pylat – Saint Emilion | 119 |
Totale tappa 212 | |
Totale generale 2336 |
L’inizio dell’ultima settimana di ferie è una giornata un po’ insipida per come l’abbiamo gestita, e perché comincia ad esserci davvero troppa gente. Ci alziamo tardi, e tra una cosa ed un altra arriviamo alla punta di Cap Ferret quasi a mezzogiorno. Io faccio qualche lancio a spinning, ma la marea è in calo, e c’è gente in acqua, una situazione del tutto inadatta, quindi smetto dopo neanche un’ora.
Ci spostiamo a Nord, in cerca di un supermercato. Ci fermiamo al Super U di Les Jaquets dove per fortuna la confusione è in netto calo. Approfittiamo anche per comprare nel mercato annesso alcuni formaggi golosissimi.
Ripartiamo, e fatti pochi km ci fermiamo per pranzare in un’area di riposo lungo la strada, in quanto sono oramai le 15 e più che un pranzo è quasi una merenda. Le dodici ostriche sono divine, ed altrettanto lo sono i formaggi, accompagnati da un vermentino dei Colli di Luni “Bosoni” che mi sono portato da casa.
Ripresa la via, ci siamo direzionati verso la Duna di Pylat, evitando però di seguire la strada che costeggia il Bassin. Così facendo abbiamo by-passato Arcachon, che francamente non ci ha attirato per nulla quando ieri l’abbiamo costeggiato in barca. Una località sicuramente rinomata, piena di vita, ampiamente attrezzata per il turismo, ma anche piena di palazzoni francamente poco accattivanti.
Arriviamo verso le 17.30 al parcheggio della Duna di Pylat, assalito da tanti camper ed innumerevoli auto. Ci siamo subito portati sulla sommità Nord di questa curiosità naturale, che è un luogo di una spettacolarità unica. La vista è a 360°, e permette di godere del panorama dell’intero Bassin di Arcachon, tutta la zona Est della foresta delle Landes di Guascogne, il Cap Ferret, il Banc d’Arguin. E’ un universo di sabbia finissima, lungo oltre due km, che degrada abbastanza dolcemente verso il mare, mentre presenta un bel muro sul lato Est. Un consiglio per gli altri camperisti: arrivateci molto presto (direi intorno alle 7-8 di mattina), o molto tardi (dopo le 19), onde evitare la notevole folla che ci abbiamo trovato noi. Inoltre, nell’avvicinarvi alla scala di salita, tenete gli occhi bassi per non vedere l’orribile fila di bancarelle e del ciarpame che propongono.
Duchessa è rimasta sulla sommità, mentre io e Marco abbiamo percorso un bel tratto sulla sommità per poi buttarci sulla spiaggia, piedi nell’Oceano. La risalita è decisamente faticosa ma il gioco vale la candela.
Ripartiamo alle 20 in punto, dirigendo il timone verso Saint Emilion, un celebrato paesino vinicolo che si trova circa 30 km ad Est di Bordeaux.
E’ l’ultima settimana, e si pongono delle scelte, altrimenti inizia la frenetica corsa al vedo più che posso. Sacrifichiamo Bordeaux, ma nell’attraversarla rimaniamo nel dubbio di aver fatto un notevole errore. Se le zone periferiche che abbiamo percorso sono totalmente anonime, la zona centrale, affacciata sulla Garonna, ha un colpo d’occhio davvero notevole.
Arriviamo a Saint Emilion alle 11, ed i fari del Ducato illuminano vigne a perdita d’occhio. Dopo qualche difficoltà dovuta al fatto che il paese è piccolo ed ha limiti di percorrenza (max. 2 m di larghezza), riusciamo finalmente ad arrivare ad un comodo parcheggio dedicato ai nostri mezzi, posto sul lato Nord, dietro alla Gendarmerie. Troviamo solo altri quattro mezzi, ovviamente immersi nel sonno.
Rapida cena (oggi orari decisamente sballati, non c’è che dire) e tutti a nanna.
Sabrina non sta bene, ha forti dolori addominali….. speriamo bene, la cistifellea gliel’hanno tolta anni or sono (quindi una colica in tal senso non dovrebbe essere), auguriamoci sia solo una reazione ai grassi dei formaggi mangiati oggi a pranzo.

La vastità della Duna di Pylat
Martedì 28 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Saint Emilion | 0 |
Totale tappa 0 | |
Totale generale 2336 |
Nottataccia sia per Sabrina che per me, che con un orecchio la sentivo agitata. Alle 6.30 decidiamo per un’iniezione di Voltaren (che mi ero portato precauzionalmente in quanto ho scoperto di avere due calcoli ai reni).
Ci alziamo alle 8.30, ma la situazione non è per nulla buona, i dolori continuano per cui Sabrina aggiunge un Rilaten (sempre portato per via dei miei calcoli renali).
I sintomi sono simili ad una colica epatica, ma la colecisti non c’è più…… L’addome non è duro, e non c’è febbre, altrimenti avrei immediatamente deciso per una visitina al pronto soccorso dell’ospedale di Bordeaux.
L’unico aspetto positivo al momento è il tempo, bello e soleggiato senza una sola nuvola ad offuscare il cielo.
Ci muoviamo alle 10 con un lieve miglioramento di Sabrina. Cerchiamo ottimismo, e subito abbracciamo una proposta turistica che prevede un giro nei d’dintorni del paese sopra un trenino su gomma (18.00 €). La durata è di 45 minuti, ma a metà del percorso si fa una sosta allo Chateau Rochebelle, uno dei produttori della zona, dove viene illustrata la produzione e permessa la visita alla cantina dove i pregiati vini maturano. Il look dell’intero territorio è dominato dalle vigne, con una densità al limite dell’incredibile, e ve lo dice uno che vive in una terra di vini come la Toscana. La visita prevede anche un piccolo assaggio, e la possibilità di acquisto (io compro una sola bottiglia, sia perché non adoro i vini ad alto dosaggio di uve Cabernet, sia perché i prezzi sono quasi tutti piuttosto sostenuti).
Rientriamo al camper per un frugale pranzo, poi ci ributtiamo nel paese facendo la visita underground (19.00 €). Il fulcro della visita è la chiesa sotterranea, realizzata nel Medio Evo secolo mediante un colossale lavoro di asportazione di materiale (nessun rimontaggio di pezzi di pietra, solo asportazione).
Il pomeriggio è trascorso in un vagabondaggio continuo dentro a questo magnifico paese, dal 1999 censito a ben donde dall’UNESCO come elemento del patrimonio culturale dell’Umanità. Il tessuto urbano è di tipo Medievale, fortificato, con un andamento tortuoso e molto mosso “up and down”, un po’ come si vede in alcune zone delle nostrane Siena e Perugia. E’ del tutto sorprendente la quantità di botteghe che vendono vini, neanche a Montalcino e Montepulciano ce ne sono così abbondanti e lussuose. I prezzi sono in generale molto elevati, ma la pregiatezza dei vini Bordeaux è di livello mondiale, quindi non c’è troppo da stupirsi. Io ho comprato alcune bottiglie di vini ad alta percentuale di Merlot alla Maison du Vin, che propone varie etichette di gran pregio, ma anche dei buoni rapporti qualità-prezzo, poco presentati nelle varie enoteche lungo le viuzze.
Il nostro girare ci ha portati anche a visitare la bella chiesa della Collegiata, la Torre del Re (3.00 €), ed il gotico campanile (2.00 €) dove però Duchessa ci ha attesi dabbasso senza salire (nel frattempo la situazione dei dolori sembra essersi fortunatamente risolta). Bellissime le viste panoramiche che si godono sul paese e sull’intera zona dalla sommità di questi monumenti.
Nel rientrare al mezzo, abbiamo anche comprato degli amaretti, una specialità della zona che si perde nel tempo, originata dalle Suore Orsoline nel 1620.
Per concludere in bellezza, invece di cenare sul camper aderiamo entusiasti ad una piccola festa paesana che si tiene nel parco giochi giusto dietro al parcheggio. Vari produttori di zona vendono le loro prelibatezze, dalla frutta alla ottima carne alla piastra, dal filetto di oca al fois gras”, dai vini rossi alle birre artigianali, dai formaggi alla lampreda al tegame, cotta con i porri. Insomma, una delizia assoluta a cui non è possibile sottrarsi. LA modalità quella solita di questi eventi: si paga, si ritira, ci si siede al tavolo nel primo posto libero, e si gusta.
Sono le 22 circa, il sole è tramontato ed un bel frescolino lentamente elimina i resti di una giornata veramente calda.
Saint Emilion capoluogo di una pregiata zona di produzione del Bordeaux
Mercoledì 29 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Saint Emilion – Chateau Les Milandes | 117 |
Chateau Les Milandes – Domme | 23 |
Domme – Chateauneuf (Autoroute A43) | 568 |
Totale tappa 708 | |
Totale generale 3044 |
Ci svegliamo in una bella giornata di sole, ma Duchessa ha nuovamente i dolori addominali e ciò non è un bell’inizio.
Fatta colazione ci mettiamo in marcia seguendo il corso del fiume Dordogna, bello placido fino a Saint Cyprien. Nel nostro percorso ci fermiamo a Bergerac, dove approfittiamo di un camper service gratuito posto sulla sponda del fiume.
Dopo Saint Cyprien, il fiume diventa stupendo, la valle si stringe e presenta fianchi molto più ripidi, a gradone. Dovunque domina il verde degli alberi e delle coltivazioni ricavate in ogni zona possibile (mais in primis). Siamo nel cuore della zona dove i Francesi e gli Inglesi si combatterono per cento anni, a cavallo del XIV e XV secolo.
Sui fianchi della valle ci sono vari fortilizi che si fronteggiano. Uno di questi, edificato però dopo la fine della Guerra dei Cento anni, allo scadere del XV secolo, è lo Chateau des Milandes, posto in splendida posizione panoramica. L’edificio ha una storia particolare, in quanto è stato l’abitazione di una famosa soubrette del XX secolo, Josephine Baker.
La visita del maniero (21.00 €) si incentra primariamente sui panorami che si godono sul fiume (invaso di canoe che vengono affittate ai turisti nei vari approdi lungostrada) e sulla visita delle sale interne, ovviamente dedicate al 100% alla storia della reginetta delle Follies Bergees.
Siamo ripartiti dal castello sotto un sole veramente cocente, e ci siamo in breve portati a Domme, una “bastide”, ovvero una cittadina fortificata sempre risalente al periodo della Guerra dei Cento anni. Sistemiamo il camper e pranziamo su un tavolo di legno all’ombra, condizione oggi irrinunciabile. Rimaniamo in relax per un po’, anche per attendere un angolo meno aggressivo dei raggi solari.
Verso le 16 decidiamo di muoverci, ma Duchessa è in notevole crisi, e rinuncia a visitare il paese. Il luogo è bello, molto ben tenuto, ed anche qui ci sono notevoli scorci sulla vallata della Dordogna. Le varie stradine sono invase da negozietti che vendono, in grande maggioranza, una specialità di zona, buonissima e che fa tanto male: il “Fois gras”.
Non mancano ovviamente i soliti articoli ciarpame, uguali penso in tutto il mondo.
E’ possibile anche visitare una grotta, ma noi in fatto di grotte turistiche abbiamo un buon trascorso, e questa non ci attira granché.
Ripartiamo verso le 18 alla volta dell’Alvernia, e per poter velocizzare la percorrenza, altrimenti davvero tortuosa, ci serviamo dell’autostrada, bella e quasi deserta che corre in direzione di Clermont-Ferrandt. Il territorio attraversato, il Limousin, è splendido, pieno di boschi, molto vallonato, scarsissimamente antropizzato, insomma proprio affascinante.
Finalmente spuntano all’orizzonte i vulcani dell’Alvernia, e vedo svettare il Puy de Dome ed il Puy de Sancy, verso cui ci dirigiamo visto che il fine tappa è Le Mont Doré.
Ma proprio mentre pregusto i prossimi tre giorni, arriva la doccia fredda: Duchessa ora ha anche la febbre, e l’accoppiata con i dolori addominali non è certamente rassicurante.
Valutiamo una visita ad un pronto soccorso ospedaliero a Clermont-Ferrandt, ma l’idea di un probabile ricovero per accertamenti, all’estero, con tutti i casini logistici che ne conseguirebbero, ci fa segnare il passo. Sabrina telefona ad un suo parente in Italia, neurochirurgo (sempre un dottore è) è gli spiega la cosa. Secondo lui nessun particolare rischio, ma visto che siamo a fine vacanze, ci consiglia di chiudere qui e di mettere la barra del timone verso casa.
Siamo oramai oltre Clermont-Ferrandt, e nella luce del crepuscolo vedo la maestosa sagoma del Puy de Dome stagliarsi nel cielo azzurro mentre ci allontaniamo.
Sono davvero triste e deluso!!
Il resto è cronaca asciutta. Caffè, autostrada, un monte di € di pedaggio, caffè, autostrada, un monte di € di pedaggio……… Cedo alle 02.45 del mattino di domani ;-)) e mi fermo in un’area di servizio sull’autostrada A43, poco dopo Chamberry, vicino all’uscita numero 23.
La bella Dromme domina il fiume Dordogna, ed il Duca apprezza
Giovedì 30 Luglio 2009
Tappa | Km percorsi |
Chateauneuf (Autoroute A43) – Prato | 562 |
Totale tappa 562 | |
Totale generale 3606 |
Sveglia alle 7.30, partenza immediata e sosta poco dopo il Tunnel del Frejus, per fare colazione. Sabrina galleggia, né male né bene…..
Dato che i casini devono sempre arrivare tutti insieme, quando vado a ripartire sento un brutto rumore allo sterzo. Scopro subito che l’olio nella vaschetta dell’idroguida è notevolmente emulsionato con aria a causa della cavitazione della pompa generata dal basso livello. Ho perso molto olio, ma dove? Telefono al mio meccanico a Prato chiedendo consiglio: carro attrezzi o rabbocco e via a casa? Meno male, va bene il rabbocco, quindi acquisto una tanichetta di olio specifico al distributore dell’area dove ci siamo fermati, e mi rimetto in marcia. Abbiamo perso quasi tre ore tra colazione e “pratica servosterzo”.
Traffico scorrevole a parte un rallentamento in uscita da Torino, cielo offuscato da umidità, caldo notevole.
Facciamo sosta pranzo in zona Ovada, sotto un sole cocente mitigato da una leggera e provvidenziale brezzolina che riesce a ventilare un po’ il camper.
Prima di ripartire, verifico l’olio, ancora al livello giusto. Mi accorgo però che sterzando a fine corsa lascio una bella pozza untuosa in terra, quindi è evidente che la perdita avviene quando la pompa dell’idroguida fa il suo massimo lavoro (con tutte le rotatorie che ci sono in Francia, ci credo che ho avevo svuotato la vaschetta). Probabilmente un paraolio che non tiene, l’olio passa nella cuffia e poi si scarica fuori. Speriamo bene, un guasto serio alla scatola dello sterzo può essere una bella botta finanziaria, roba da giocarsi i week-end di Settembre.
Arriviamo a casa alle 18 circa, tutte le soste che abbiamo fatto ci hanno rallentato di brutto.
Nient’altro da segnalare, se non che il malessere di Sabrina è (a valle telefonata al medico curante) al 99% una colica renale. La cosa buffa è che siamo partiti con la paura di una colica a me, ed alla fine la colica è venuta a Duchessa.
Prendiamola sul ridere ;-)))))))))
CONCLUSIONE
Di cosa rappresenta la Francia per un turista in camper, abbiamo già detto molto in occasione delle due precedenti vacanze oltralpe del 2004 e 2006. Ribadiamo solo il concetto basilare: rappresenta un posto fantastico per qualità di servizi, accoglienza e varietà di visita.
Nello specifico di questo viaggio, le zone costiere visitate sono belle, più mosse, varie e ricche di attrazioni quelle iniziali, prima dell’estuario della Gironda, più particolari e per certi versi monotone quelle dopo. Si tratta però di una monotonia che merita di essere vista, con km e km di arenili totalmente selvaggi dove il padrone assoluto è l’Oceano, tenuto d’occhio dalla infinita pineta retrodunale, con una rete di piste ciclabili da finire le gomme della bici, con la bellezza di Cap Ferret e del Bassin d’Archachon, dominati dalla grande Duna di Pylat.
Bella anche la zona vinicola, almeno quel pochino che abbiamo visto a Saint Emilion. Mancare Bordeaux è stato decisamente un grossolano errore di valutazione. Speriamo di riparare in una futura occasione.
A commento comune per tutto il viaggio, l’affollamento che non è stato trascurabile, anche se non paragonabile al caos nostrano. La lezione imparata è che il mese di Luglio avanzato è da evitare (forse meglio Agosto, dato che i Francesi sono in maggioranza tutti rientrati al lavoro).
Della valle delle Dordogna solo un’impressione al volo: accattivante e sicuramente da approfondire in quanto rappresenta un placido luogo da assorbire molto lentamente.
Bella l’Alvernia, se l’avessimo potuta vedere L