Paradiso dai molteplici aspetti, la regione delle Alpi Svizzere Jungfrau Aletsch riserva in ogni stagione sorprese di rara bellezza, frutto della natura e dell’operosità di un popolo che ama la sua terra pur adattandola rispettosamente alle proprie esigenze.
Nel cuore della Svizzera c’è una zona, peraltro poco conosciuta dagli Italiani, dai panorami incomparabili per i ghiacciai che la ricoprono al 50% e per le peculiarità geologiche: si tratta delle Alpi Svizzere Jungfrau Aletsch – quasi equamente divise tra il Canton Vallese e il Canton Berna – divenute Patrimonio Mondiale Unesco dal 2001 (con un aumento dell’estensione nel 2007) non solo per la “straordinaria bellezza naturale”, ma anche per la particolare cura delle varietà dell’ambiente e del paesaggio pur nella ricerca di un continuo sviluppo turistico.
Tale territorio è estremamente importante nella funzione che la Svizzera esercita come riserva idrica europea: le Alpi, determinando la condensazione dell’aria umida proveniente dal Mediterraneo e dall’Atlantico, facilitano l’abbondanza di precipitazioni (pioggia o neve) che alimentano il Rodano fino al Mare Nostrum e l’Aare tributario del Reno fino al Mare del Nord. Contribuiscono alla ricchezza idrica laghi, firn (neve compattata, eterna) e ghiacciai.
Per ammirare l’Aletsch straordinario tra gli altri per i suoi 22 km di lunghezza che ne fanno il ghiacciaio alpino più lungo bisogna andare nell’Oberland Bernese adornato da numerose vette tra cui l’Eiger, il Mönch e la Jungfrau (il cui significato in italiano è Vergine: sulle sue rocce vive un lichene endemico, l’Umbilicaria virginis), trittico di imponenti cime, sogno degli alpinisti. Agevole poi utilizzando la ferrovia più alta d’Europa o per meglio dire il famoso trenino a cremagliera giungere allo Jungfraujoch a 3454 metri attraverso una ferrovia che, passando per un tunnel di 7,3 chilometri scavato nell’Eiger e nel Mönch, porta alla stazione terminale in galleria.
Di qua attraverso scale o ascensore si giunge finalmente a ‘rivedere le stelle’ ovvero ad ammirare quella meraviglia del creato che è “Sua Maestà Il Ghiacciaio”. Tale ferrovia è al momento la più alta d’Europa, ma poco contano tali primati o il fatto che ci sia in Svizzera il progetto peraltro controverso di farla arrivare a 3700 metri facendo muovere più velocemente le fiumane di turisti soprattutto asiatici che vi salgono. Ciò che entusiasma, stupisce e commuove è il miracolo di energia e tecnica di una galleria scavata a cavallo tra XIX e XX secolo con mezzi e strumenti ben lontani dagli odierni e a prezzo di vite umane.
Certo i numeri mettono in evidenza operosità, precisione e puntiglio di un popolo capace di sfruttare un ambiente sicuramente difficile dal punto di vista non solo climatico, trasformandolo in modo razionale e intelligente. Così deve avere ragionato il geniale industriale zurighese Adolf Guyer-Zeller (1839-1899) che nel 1893 presenta un primo progetto per la costruzione di una nuova ferrovia con 7 stazioni fino alla Sfinx (Sfinge, vetta con Osservatorio Astronomico non accessibile al pubblico e terrazza panoramica inaugurata nel 1996 e raggiungibile con l’ascensore più veloce d’Europa).
I lavori – molti gli Italiani impegnati in tale colossale impresa – assai difficoltosi e impegnativi (anche perché all’epoca i ghiacciai erano molto più avanzati rispetto a oggi) iniziano nel 1896 e durano 16 anni segnati da fatiche, incidenti, difficoltà anche economiche e scioperi oltre alla scomparsa di Guyer-Zeller e giungono nell’attuale stazione terminale (solo due le fermate intermedie) inaugurata il 1° agosto 1912. Percorriamo insieme questo itinerario cercando di carpire segreti e di gustare angoli e prospettive non per il turista frettoloso, ma per chi, pur trovandosi in luoghi anche affollati, riesce a mantenere la propria individualità concedendosi tempi e gioie rubate a chi è perennemente di corsa, anche in vacanza. Il treno – a scartamento ridotto e con cremagliera – in questa regione è il mezzo principe: addirittura esistono due località: Mürren e Wengen raggiungibili solo con la ferrovia per scelta degli abitanti: fatto assolutamente impensabile da noi soprattutto in montagna. Tra l’altro esistono in ogni stagione comodi Pass e tariffe convenienti a seconda delle situazioni (www.jungfrau.ch).
Se non si è scelto di utilizzare tale mezzo per giungere dall’Italia a Interlaken, qui è comunque opportuno utilizzare come “navetta ferroviaria” la Ferrovia dell’Oberland Bernese come ho fatto io. Partita da Interlaken gioiello incastonato come recita il nome tra il Lago di Thun e quello di Brienz – a Zweilütschinen (dove un altro treno parte verso Lauterbrunnen) proseguo per Grindelwald. Depositati velocemente i bagagli, riparto e dopo poco tempo eccomi a Kleine Scheidegg dove s’incontra la linea Interlaken- Lauterbrunnen- Wengen e dove le nostre tre cime invitano adescanti a salire.
Siamo a 2061 metri e, al di là di abitudini e benessere fisico-psichico, bisogna ricordarsi che in poco tempo si supera un forte dislivello per cui più ci si acclimata facendo soste intermedie più non si corre il rischio di soffrire il mal di montagna: la mia guida, una distinta e dolcissima signora di settant’anni – esperta non solo nelle lingue, ma anche in saggezza e buon senso – è stata prodiga di consigli, rimedi naturali anche per chi dimentico di trovarsi ad alta quota ha azzardato una corsa pagandone le conseguenze, comunque gli Svizzeri sono ottimamente organizzati e allo Jungfraujoch hanno anche un medico.
Da Kleine Scheidegg il treno malgrado la pendenza riparte baldanzoso e si inoltra nelle viscere rocciose distraendo i passeggeri con video illustrativi e scaricando per ben due volte il suo ‘contenuto umano’ alle stazioni intermedie di Eigerwand (Eiger parete, a 2865 m.) e di Eismeer (mare di ghiaccio a 3160 m.) dove ampie vetrate offrono panorami mozzafiato e su su fino allo Jungfraujoch (Top of Europe), passo tra i monti Mönch e Jungfrau.
Quali emozioni inoltrarsi tra i vari ambienti dell’Eispalast, scavato nel ghiacciaio con gallerie di sculture dello stesso materiale: una luce evidenzia i diversi strati in alcuni dei quali si scorgono sassolini e la mente va alle età della terra e alle sue trasformazioni, ma il discorso rischia di farsi troppo filosofico e di far perdere le emozioni del momento. Ancora un ultimo sforzo affidato al velocissimo ascensore che porta sulla celebre terrazza Belvedere accanto all’Osservatorio Astronomico. Una corona di vette bianche si staglia nel cielo azzurro e la distesa dell’Aletsch scivola dolcemente sinuosa: una vista indimenticabile come quella dei simpaticissimi corvi che avvezzi agli umani i quali li coccolano con prelibatezze finiscono con avere assunto l’abitudine di mettersi in posa davanti agli obiettivi: vanità contagiosa…
Mentre il treno riguadagna dolcemente altitudini più familiari e quasi tutti durante la discesa dormono (forse per effetto del cambio di altitudine) rifletto sulla maestosità di quanto ammirato ripensando al genio di chi ha costruito con mezzi semplici un’opera eccezionale proprio un secolo fa: quest’anno ricorre il Centenario e vale la pena di partecipare agli eventi celebrativi di questa fausta ricorrenza. Dopo essermi ritemprata nel corpo a Grindelwald, non mi faccio sfuggire l’occasione di visitare i deliziosi villaggi che costellano le pendici di questi giganti di pietra.
L’altitudine rende instancabili… ed eccomi ripartire sempre con il trenino a cremagliera per Wengen, ridente villaggio adagiato a 1274 m. (400 m. sopra la valle di Lauterbrunnen) proprio ai piedi della Jungfrau su una terrazza dallo straordinario microclima: poco vento, molto sole e… niente macchine: solo auto elettriche e con la neve slitte trainate da cavalli. Nota a livello mondiale per la Discesa maschile del Lauberhorn, una delle gare più impegnative (pendenza fino al 90% per più di 2 minuti) del Circuito di Coppa del Mondo di Sci Alpino – dal 13 al 15 gennaio – Wengen è citata già nel XIII secolo e si volge al turismo nel corso dell’Ottocento soprattutto dopo che nel 1890 viene costruita la Wengernalpbahn (WAB).
Nel suo piccolo… possiede 110 km di piste e la sua magia è il silenzio che vi regna anche quando la popolazione residente aumenta in modo esponenziale. Con nel cuore il desiderio di trascorrervi alcuni giorni in completo relax eccomi di nuovo sul trenino che mi porta a 797 m. a Lauterbrunnen la cui valle, una delle più profonde della catena alpina, è famosa per le 72 cascate che tornerò ad ammirare in primavera quando l’abbondanza delle acque le rende particolarmente affascinanti.
Per ora eccomi su un altro trenino che per 800 m. sale verso Mürren a 1650 m (è il villaggio più alto del Cantone di Berna) nella cui stazione ammiro un’antica slitta insieme a foto di un passato prestigioso. Quasi di fronte a Wengen (ma dall’altra parte della valle) con cui condivide l’assenza di traffico veicolare (concesso solo a pochi mezzi di proprietà degli alberghi), si rivela di un fascino misterioso.
Si tratta di un antico villaggio walser dall’architettura suggestiva grazie a case lignee di rara bellezza ed è raggiungibile anche mediante funivia. Vi si svolge dal 18 al 22 gennaio l’Inferno Rennen, una delle gare più famose e lunghe al mondo con ca. 2000 concorrenti, provenienti da tutti continenti, che si sfidano su 14.9 km con un dislivello di 1999 m. Il tempo diversamente dal giorno precedente è coperto e la neve comincia ad accumularsi.
Pochi passi a piedi e raggiungo la partenza della Funiva per il Birg prima e poi per lo Schiltorn (2970 m.), reso celebre dal famoso film di James Bond “Al servizio segreto di Sua Maestà”. Man mano che si sale, la cabina ‘perfora’ il manto nuvoloso e al di sopra del mare ovattato splende come per miracolo un cielo azzurro che illumina il gran cerchio di splendide cime nevose. Eccomi sulla vetta che nel 1969 è stata scelta dalla Casa di Produzione Cinematografica del citato film per rappresentare il Piz Gloria, nome dato dallo scrittore scozzese Ian Fleming (nel romanzo da cui è tratto il film) al covo del fondatore della Spectre.
Nella fantasia di Fleming il Piz Gloria si trovava su una vetta dietro Pontresina: scendendo con gli sci si sarebbe arrivati a Samedan. I produttori, sorvolando la zona descritta nel romanzo, non trovano nulla di adatto. Scoprono, invece, la funivia dello Schilthorn in costruzione e collaborano al completamento del ristorante panoramico (rivestito in alluminio), il primo al mondo rotante a 360°, che da allora si chiama Piz Gloria e che porta nel menu, nei prodotti venduti, in una collezione di foto che raccontano la produzione del film e nella proiezione di suoi spezzoni l’epopea di 007.
Raggiunta una posizione privilegiata vicino alla vetrata, mi godo l’eccezionale e unico panorama a 360° anche se non riesco a riconoscere singolarmente le 200 cime e i 40 ghiacciai promessi… mentre si stagliano con chiarezza Eiger, Mönch e Jungfrau L’unico rammarico è non avere visto il lago di Thun nascosto sotto la coltre di nubi, ma porto ancora nell’animo il grande senso di serenità che quelle immagini hanno instillato dentro di me.
Tornata a Grindelwald (1034 m.) – ai pedi della parete nord dell’Eiger (uno dei percorsi più difficili del mondo per gli alpinisti) e centro di villeggiatura ricco di offerte straordinarie come l’attrezzatissimo “Centro Sportivo” e di eventi tra cui l’annuale World Snow Festival (16-21gennaio) con artisti che scolpiscono il ghiaccio – mi aspetta ancora un’avventura emozionante. Scopro con grande entusiasmo un eclettico mezzo di locomozione inventato proprio a Grindelwald nel 1911 da Christian Bühlmann (1872- 1953) affetto da problemi alle gambe dovuti ai postumi di una poliomielite infantile e proprietario di una segheria.
Così è nato il Velogemel (velo, bici + gemel, slitta nel dialetto locale) brevettato il 1° aprile 1911 il cui modello attua le è ancora costruito a mano secondo il progetto originale nella stessa falegnameria di sempre – oggi la grande e polivalente segheria Rubi Holzbau + Sägerei AG – con legno di frassino per le parti strutturali e di acero per manubrio, sella e pattini (al posto delle ruote) ricoperti da una lamina di metallo. Il geniale mezzo di trasporto ha preso piede ed è stato utilizzato quotidianamente da commercianti, medici, postini… insomma da tutti.
Oggi, divenuto un marchio di Grindelwald (unico luogo in cui viene costruito), oltre a essere usato da alcuni come mezzo di locomozione anche per recarsi al lavoro, si è trasformato in divertimento e sport tanto che ogni anno si tiene in località Bussalp un Campionato Mondiale Velogemel (4 febbraio) naturalmente con grande festa finale. Visitando la fabbrica dove sono esposti antichi esemplari e provando a salire su una versione con ruotine adattata al ‘senza neve’ mi convinco, amante come sono della bicicletta, che si tratti di qualcosa di eccezionale e mi riprometto di non lasciarmi sfuggire questa occasione sperando di non trasformarmi in valanga…
Info: www.myjungfrau.ch
Testo di Wanda Castelnuovo
DOVE CAMPEGGIARE
Nella regione l’offerta, naturalmente nelle località raggiungibili con mezzi motorizzati, riguarda anche l’inverno:
- GRINDELWALD:
Camping Eigernordwand (Rudolf Jossi)
Bodenstrasse 4
Tel.: +41 33 853 12 42, fax: +41 33 853 50 42
www.eigernordwand.ch
- LAUTERBRUNNEN
Camping Jungfrau***** (Familien von Allmen und Fuchs)
Tel.: +41 33 856 20 10, fax: +41 33 856 20 20
www.camping-jungfrau.ch
Camping Schützenbach*** (Familie Heinz von Allmen)
Tel.: +41 33 855 12 68, fax: +41 33 855 12 75