In posizione strategica nel Mare Egeo e nel cuore del Mediterraneo, Rodi offre il suo affascinante passato ad un curioso e moderno esploratore
Si racconta che, quando gli dei si spartirono la terra tra loro, Helios stava compiendo il giro in cielo con il suo carro. Al ritorno chiese per sé una bellissima e grande isola che emergeva dalle profondità del mare e la scelse come luogo adatto per la sua unione con la ninfa Rodos.
Isola benedetta dagli dei e dagli uomini, Rodi si trova in una posizione che la rendeva preziosa per le attività dei popoli antichi del Mediterraneo: vicinissima alle coste dell’Asia Minore, inserita nelle rotte che dall’Asia portavano alle altre isole greche, alla Grecia continentale e, da là, ai paesi del nord, aveva porti sicuri, acque profonde, vegetazione lussureggiante.
Merci, uomini, culture passarono da Rodi durante millenni di storia. Erano quelle rotte che i Fenici individuarono per primi forse, sfidando con la loro audacia pericoli, fortunali e totale mancanza di informazione sui popoli al di là del mare.
E proprio alle rotte dei Fenici il programma europeo “Mare Nostrum” dedica idealmente la valorizzazione di terre e porti in Grecia, Libano, Siria, Malta, Italia, Tunisia, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel Mediterraneo antico, prendendo spunto dalla grande mostra aperta a Parigi nel 2008 ”La Mediterranée des Phoeniciens, de Tyr à Carthage”.
Valorizzare questi porti appartenenti a nazioni diverse, ma uniti tutti nell’antichità da un importante filo culturale e commerciale, può contribuire oggi al dialogo e alla coesistenza pacifica di popoli, senza dimenticare che aiuta anche lo sviluppo di un turismo culturale rispettoso dei luoghi e delle tradizioni locali.
Tra tutti questi porti Rodi rappresenta un esempio eccellente. Di origini antichissime, quest’isola conserva ancora nel suo territorio, in gran parte scavato dalle spedizioni italiane, resti delle civiltà minoica e micenea del secondo millennio a.C. e addirittura le ceneri dell’esplosione del vulcano di Thera o Santorini del 1600 a.C., evento che sconvolse tutto il Mediterraneo, fino ad assumere dimensioni leggendarie.
Fin dall’ottavo secolo avanti Cristo “i Rodii erano prosperi nel mare e veleggiavano verso terre lontane” come dice Strabone.
Ai Rodii, che erano di origine dorica, si deve la fondazione di Gela in Sicilia, e anche, probabilmente, quella di Ibiza nelle Baleari e di Cirene in Africa.
Tre città Stato convivevano pacificamente nell’isola fin dall’800 a.C. Tra queste Lindos è oggi la più spettacolare ed emozionante: una baia tranquilla sul mare blu, case bianche sparse nella campagna e raccolte nel paese, la chiesa dedicata alla Vergine del 15° secolo, con splendidi affreschi che la ricoprono interamente, e soprattutto l’Acropoli. Lassù, in cima ad un promontorio altissimo, difesa naturale da ogni attacco, si alzano i resti del famoso tempio di Atena Lindhia.
Polo di attrazione per tutti i popoli dell’antichità, aveva una struttura complessa, preceduto dalla Stoa e dai Propilei, arricchito da statue, esedre per la vittoria, bassorilievi in pietra, muraglioni di sostegno. Si sale con un certo impegno, visto il dislivello, anche se la salita é alleggerita dall’ombra degli alberi, dalle esposizioni di artigianato tipico lungo gli scalini, dalla vista del paese sul mare. Però si può sempre ricorrere ai pittoreschi asinelli che in carovana trasportano i turisti più pigri ai piedi dell’Acropoli. Ma attenzione al peso: c’è un limite anche per la schiena paziente degli asini!
In cima la fatica é ripagata dallo spettacolo emozionante: sull’altissimo sperone roccioso, le colonne dominano il mare e la terra, lasciando immaginare la forza di attrazione di questo tempio.
Più tardi, verso il 400 a. C., fu fondata la città di Rodi, sulla punta settentrionale dell’isola, dotata di ben cinque porti. Insenature, baie naturali, acque profonde imposero la nuova città come luogo privilegiato per i commerci di tutto il Mediterraneo: da qui passarono i manufatti di Frigia, Siria, Fenicia, Cipro, Urartu, Creta, Egitto, Italia, Grecia.
Un luogo privilegiato ancora oggi come tappa del turismo crocieristico: grandi navi attraccano ogni giorno al famoso porto segnato dalla torre di Santa Andrea e dalle due colonne sormontate da due cervi.
Da qui si entra in città, scoprendo una stupefacente stratificazione storica e artistica. La Old Town, o cittadella fortificata, tutta sotto la protezione dell’Unesco dal 1988, svela ad ogni passo, mescolati tra loro, i segni del passato: marmi bianchi dei templi antichi e delle statue, piccole chiese bizantine, palazzi e castelli, moschee e archi incrociati.
Naturalmente l’impatto più evidente è quello legato al periodo dei Cavalieri di San Giovanni che, dal 1309 al 1522, tennero Rodi dopo il ritorno dalle Crociate. Un impatto che si impone a partire dalla possente cinta muraria merlata che circonda tutta la cittadella, interrotta dalle porte monumentali e dai bastioni angolari, il cui nome ricorda i cavalieri più famosi: Del Carretto, D’Amboise, D’Aubusson.
Rinforzate più volte, protette da un grande fossato, le mura di Rodi dimostrano quanto fossero temuti gli attacchi e gli assedi ottomani.
Con i Cavalieri, Rodi trasformata dal punto di vista architettonico, cambiò la sua funzione e il porto divenne allora una salda fortificazione militare.
All’interno delle mura la via dei Cavalieri o Ippoton è la prima tappa nell’itinerario monumentale: fiancheggiata dagli “Alberghi” dei cavalieri, divisi secondo la lingua di origine, Francia, Provenza, Italia, Spagna, Alvernia, decorata solennemente da portali sontuosi, stemmi nobiliari, fregi, scalinate imponenti, giardini nascosti, introduce perfettamente al cuore della cittadella: il Palazzo del Gran Maestro, austero come un convento, potente come un castello, perfettamente adatto a questa originale congregazione di monaci guerrieri.
Pavimenti con mosaici ellenistici e romani, magazzini sotterranei per le munizioni, due torri semicircolari con gli spalti, colonne di marmi policromi, saloni con trofei di guerra.
Proprio qui pare che sorgesse nell’antichità il famoso Colosso di Rodi, una delle sette meraviglie del mondo, distrutto da un terremoto nel 227 a.C. e mai più ricostruito, secondo l’avvertimento dell’oracolo.
L’epopea dei Cavalieri di Rodi si completa nell’attuale Museo Archeologico, un tempo ospedale grandioso, dalle volte a crociera, ampi colonnati, finestre gotiche. Dovunque domina il colore dorato della pietra calcarea, che dà a questi edifici imponenti una luce calda sotto il sole fortissimo.
Accanto a questa zona tipicamente medioevale, in stile franco-italiano, ecco la moschea di Solimano il Magnifico, che evoca il lungo periodo della dominazione ottomana dal 1522 al 1912. Moschee, bagni turchi, fontane, minareti disseminati nella cittadella ne sono la migliore testimonianza, ma anche le casette a due piani con i balconi a sporto in legno con i vetri colorati, le botteghe che si aprono in profondità nelle vie più affollate.
Nella Sokratous, un tempo ingresso al mercato vecchio e oggi battutissima dai turisti per lo shopping, nella via Pythagora, nella via Ippodamou, si aprono ancora botteghe che profumano di Oriente. Nel famoso caffè del 1400 nella via Sokratous, dalle imposte di legno intagliato, si potrebbero immaginare anche oggi gli anziani della città sdraiati sui divani a fumare dei vecchi narghilè.
Questa atmosfera davvero originale fa di Rodi, appartenente dal 1948 alla monarchia e poi alla Repubblica greca, un incredibile crocevia di popolazioni, razze e culture, che convivono perfettamente, proprio come negli empori di duemila anni fa. Turchi, Ebrei e Greci si mescolano soprattutto nelle zone della cittadella meno battute dai turisti più frettolosi.
Chi ha tempo e voglia, deve inoltrarsi lungo la via Agiou Fanouriou o la via Omirou o la Perikleous, tutte ben tagliate ad angolo retto, secondo lo schema ippodameo della fondazione, che conducono verso le porte sud orientali della città antica.
Qui si assapora l’atmosfera rilassata dei villaggi mediorientali: donne sulla porta a chiacchierare, case aperte su piccoli giardini, cascate di buganvillee, artigiani che lavorano ancora e bene il ferro battuto per le lampade tradizionali, il legno, la pelle, oppure dipingono le icone con i colori naturali ricavati da erbe, conchiglie e minerali.
Una nota a parte merita la Rodi italiana, quella legata alla dominazione dal 1912 al 1943, quando l’Italia conquistò le isole del Dodecaneso. Molto amati ancora oggi, soprattutto dagli anziani che parlano ancora la lingua, gli Italiani hanno operato sia nella valorizzazione dei resti archeologici, sia nell’ottimo restauro di molti monumenti storici, sia nella costruzione, nella città nuova, di edifici di impronta razionalista, come il Tribunale, la Banca centrale, il Palazzo del Governatore, anche questi studiati e preservati per il loro valore artistico.
Informazioni di viaggio
www.ente-turismoellenico.com
www.visitgreece.gr
In splendida posizione, sulla punta della penisola, e a breve distanza dalla celebre Cittadella Medievale, l’hotel Mediterranean, quattro stelle, aperto tutto l’anno, è la scelta più adatta a godere sia gli itinerari culturali, sia il relax in spiaggia.
www.mediterranean.gr
Alla stessa gestione appartiene The Rodos Palace Hotel: www.rodos-palace.gr
Aree di sosta: www.campingreece.gr
testo e foto di Franca Dell’Arciprete Scotti