Vi proponiamo questo bellissimo itinerario di viaggio, tra due regioni italiane spettacolari come l’Umbria e la Toscana, per iniziare da casa e attraverso il nostro pc a guardarci intorno, per pensare a dove potremo andarci a divertire quando l’attuale momento delicato sarà solo un ricordo. Buona lettura!
A cura di Tania Turnaturi
L’abusato appellativo di cuore e polmone d’Italia per l’Umbria non è solo caratteristica geografica. L’acqua è linfa vitale della regione non lambita dal mare, il suo genius loci. L’acqua del Tevere che marcava il confine con la terra etrusca, quella del Velino che si tuffa nella gola del Nera con il fragore e lo spumeggiante pulviscolo attraversato da anelli di arcobaleno che ha incantato i viaggiatori del Grand Tour. Il bacino del parco fluviale ha alimentato le centrali idroelettriche di Cervara e Galleto e le acciaierie di Terni. La Valnerina è zona di pregio ambientale e naturalistico che ha assunto un’accentuata vocazione sportiva per attività outdoor di acqua, aria e terra (canoa, rafting, kayak, torrentismo, deltaplano, parapendio, arrampicata, vacanze natura). Porti fluviali sulla direttrice commerciale del Tevere e opere idrauliche come il Pozzo di San Patrizio a Orvieto si sono intrecciati fin dall’antichità.
L’acqua ha creato attrazioni turistiche, ha influenzato l’economia della regione che, distante dalle incursioni costiere, ha sviluppato un contesto favorevole al misticismo monastico benedettino e francescano e al ritiro eremitico che coniugava le atmosfere medievali alla suggestione paesaggistica e oggi è ‘buen retiro’ di artisti e letterati.
Contornati da gialli campi di girasoli, rocche, castelli, abbazie, torri occhieggiano dai borghi più belli d’Italia. Partiamo da Spello, il cui nome forse deriva dal compagno di Enea Ispeo Pelisio perdutosi durante il viaggio. La luce solare accentua le tonalità della pietra rosa del Subasio delle case arroccate ai piedi del monte, mentre la luce del tramonto nella lunga ‘notte dei fiori’ del Corpus Domini si sfaccetta nei caleidoscopici colori dell’infiorata con i fiori selvatici del Subasio, la cui raccolta e preparazione coinvolge tutta la comunità. Mentre la folla si accalca lungo le mura delle case, i bozzetti tracciati a terra prendono vita con i petali di ginestre, garofani, rose selvatiche, fiordalisi, tarassaco, anemoni ed elementi vegetali di querce, cipressi, noci. Le luci dell’alba si rifrangono sull’acqua spruzzata per vivificarli, finché verranno calpestati dalla processione che esce da Santa Maria Maggiore. Poi si è pronti a farsi abbagliare dal genio artistico del Pinturicchio nella Cappella Baglioni ed a sorprendersi del tripudio di vasi fioriti che adornano ringhiere, balconi, terrazzi. All’esterno della cinta muraria è da visitare la casa romana del I secolo con un’ampia pavimentazione musiva, che un’iscrizione muraria fa ritenere della madre di Vespasiano Vespasia Polla.
Rinserrata a conchiglia sulla sommità del colle tra le poderose mura, Trevi ha la piazza-salotto delimitata dal palazzo comunale e dalla torre civica. Edifici sacri e palazzi nobiliari medievali si addossano lungo le strette strade acciottolate conferendo al borgo la sua particolare atmosfera. Tra gli uliveti delle pendici (Trevi è Città dell’Olio) il rinascimentale Santuario della Madonna delle Lacrime svela l’ultima opera del Perugino in questo territorio. Nel fondovalle, a Campello sul Clitunno l’oasi naturalistica delle Fonti del Clitunno alimentata da sorgenti sotterranee, invita a godersi la frescura sotto salici piangenti e pioppi.
Sulla riva occidentale del Trasimeno, dal promontorio calcareo che nell’antichità era la sua quarta isola, Castiglione del Lago si affaccia verso i rilievi collinari che segnano il confine con la provincia di Siena. Il complesso monumentale del Palazzo Ducale o della Corgna, che conserva l’imponente ciclo pittorico del tardo manierismo umbro-toscano realizzato dal Pomarancio, è collegato con un camminamento con feritoie che guardano sul lago alla Rocca del Leone, edificata per volere di Federico II. D’obbligo una sosta per ristorarsi al profumato abbraccio dei pici co’ la nana (sugo di anatra e parmigiano), del pesce di lago come il brustico arrostito sui carboni di cannucce di lago (risalente agli Etruschi) e il tegamaccio, zuppa di diverse varietà cotta per ore nella terracotta o la regina in porchetta che è una grossa carpa cotta al forno e insaporita con finocchio, da accompagnare con la fagiolina del Trasimeno di piccolissime dimensioni, delicata e digeribile, presidio Slow Food e un bicchiere di rosso dei Colli del Trasimeno.
In Val di Chiana, Città della Pieve con le strette vie di case addossate rivestite di mattoni a vista, domina il paesaggio da cui Pietro Vannucci detto Il Perugino ha attinto la suggestione pittorica. Avamposto del ducato longobardo di Chiusi per contrastare la bizantina Perugia, si sviluppò dal XII sec. a seguito dell’impaludamento della Val di Chiana e conserva importanti testimonianze storiche come la Cattedrale, la Rocca gotica, la Torre Civica romanica, il Palazzo della Corgna con affreschi del Pomarancio e il grandioso affresco dell’Adorazione dei Magi del Perugino nell’Oratorio di S. Maria dei Bianchi, rappresentata come un sinuoso corteo cavalleresco nella dolce mollezza della campagna che sfuma verso il lago Trasimeno. Nei giorni precedenti il ferragosto inizia la festa che rievoca le giostre e i cortei rinascimentali e culmina una settimana dopo nel Palio dei Terzieri, Castello, Borgo Dentro e Casalino, che si lanciano la sfida, e la sera tutti a mangiare nelle taverne delle contrade.
Oltrepassato il confine con la Toscana, una cintura di sinuose colline punteggiate di snelli cipressi si eleva oltre il mare d’argilla mista a salgemma e gesso dalle sfumature grigio-azzurre disseminato di calanchi delle crete. La Val di Chiana senese, digradando nella distesa morbidamente ondulata, assume gradazioni di colore cromaticamente tonali al variare delle stagioni e delle coltivazioni: bruna in autunno dopo l’aratura, rinverdisce in inverno al germogliare del grano per diventare di smeraldo in primavera e dorata di spighe mature nella calda stagione del raccolto.
Ogni scorcio è un bozzetto cosparso di abbazie benedettine, pievi, castelli e cascine, attraversato da polverosi sentieri lungo la rete viaria medievale, disegnando una geografia rurale che rimanda ai pittori trecenteschi.
La campagna discreta di Cetona, uno dei borghi più belli d’Italia ai piedi dell’omonimo monte, ha dato rifugio a molte personalità della cultura, dell’economia e della moda. Lungo le ‘coste’, vie lastricate che costeggiano il monte che si affaccia sulla piazza rinascimentale, si fondono antiche emozioni medievali e perenni suggestioni. Nelle logge cinquecentesche della cinta muraria sotto il torrione del Rivellino che chiude la piazza dominata dalla rocca, si può vivere un’esperienza che si tramuta in incantamento.
Archidoro apre le porte nella calda accoglienza di due singolari artisti, pronti a condividere il loro percorso d’arte e di vita con il visitatore che è curioso di esplorare quel mondo. Fausta Ottolini e Tazio Angelini da trenta anni, dopo un oneroso e sapiente restauro, rendono questi ambienti fucina di una creatività artistica in perenne divenire, dove i bagliori preziosi del rame si coniugano alla sacralità dell’argento della devozione popolare e alla vivacità cromatica che veicola messaggi storici e sociologici.
Le donne e i cavalli di Angelini, pittore e scultore, hanno un’intensa valenza estetica: “Ogni donna è bella e ha un elemento di dolcezza, mentre il cavallo è vita”. Infatti, per anni lo shetland bianco “Vaporino” ha fatto compagnia al maestro che, insieme a Fausta, ha cavalcato lungo le aspre montagne d’Abruzzo, sua regione d’origine dove ha imparato a lavorare il rame nella bottega del padre. All’ingresso, l’opera interattiva Cavallo elettrico luminoso condensa lo stilema del nobile quadrupede che fa avanzare la potenza femminile.
L’universo di Eva e la sua condizione è il campo della ricerca artistica di Fausta, che attinge al passato per prospettare il futuro e gli ex voto, acquistati dagli antiquari o nei mercatini recuperandoli dalla dissacrazione, trovano soluzione estetica collocati sul pube, ricevendo una nuova sacralizzazione. Omaggio alle grandi donne della mitologia e della contemporaneità è il ciclo delle Donne di potere, passione e tragedia, tra cui Cleopatra, la regina di Saba, Medea, Saffo, Marilyn, Lady D e la spregiudicata Marozia concubina di Papa Sergio III da cui ebbe (forse) il futuro papa Giovanni XI.
Tazio e Fausta, percorsi paralleli e indipendenti con la tematica femminile come elemento di congiunzione. Insieme hanno attraversato molte culture e incontrato varia umanità soggiornando in India, Persia, Arabia, Egitto, Stati Uniti, “rapinando verità femminili” che intendono riversare in un complesso progetto di circa 200 ritratti di donne potenti non ancora completato, quasi “un principio zen” confida il maestro. Tante culture hanno lasciato un’eredità di sensazioni, cromie e suggestioni espresse nei materiali, nei colori e nell’utilizzo delle pietre dure perché “la decorazione è la sintesi estrema dell’arte”.
Infilate su aste metalliche flessibili svettano le tavolette dei ritratti delle donne potenti su fondo oro senese, sintesi di opulenza artistica e indipendenza di pensiero. “Le donne devono essere più consapevoli della loro forza propulsiva e capacità di elaborare contenuti” è l’assunto di Tazio. Sotto un arco parietale, mossa dall’aria prodotta da un motore eolico e pulsante nella preziosità del rame, sopravvive l’ultima Sirena alata mai esistita, compendio di tutte le esperienze, che sottende il monito “Liberate la mente ed esprimetevi”.
Ulteriore esempio della mitopoiesi artistica di Angelini è l’imponente Giostra nelle stanze che rovescia il titolo del poemetto di Poliziano “Stanze per la giostra” dedicato in chiave mitologica alla vittoria in un torneo di Giuliano de’ Medici. La giostra, le cui raffigurazioni sono ispirate ai versi dei sonetti, ha costituito nel 1994 un polo, insieme a Montepulciano, della mostra dedicata al poeta e umanista Agnolo Poliziano in occasione del cinquecentenario della morte.
Moltissime le opere negli ambienti e nelle antiche cantine, dove sono state lasciate in situ sei cisterne contenenti vino, come una forma d’arte di testimonianza.
Compito dell’artista è cogliere il particolare e farlo diventare universale. Ecco, allora, i cipressi di Tazio ricoperti di pluriball che simulano i grattacieli di New York (il fungo che attacca i cipressi in Toscana è stato importato con le cassette delle munizioni dei soldati americani), le sagome di colorati cavalli che richiamano Ceroli, le stelle dei viaggi interplanetari di Fausta, i ‘canufi’ che sono i canòpi di creature extraterrestri, una raffigurazione della quadriga infernale di Sarteano scoperta nel 2003. L’arte? Sogno, magia!
Varcata la porta che immette negli ambienti privati appare la camera delle meraviglie, una Wunderkammer ricca di mirabilia di animali e frutta esteticamente raffinati, manufatti particolari per forma e materiali, arredi realizzati appositamente o rivisitati, oggetti resi preziosi da incrostazioni di pietre varie, sculture metafisiche e tante sorprendenti curiosità di questa coppia estrosa ed ironica il cui tratto distintivo è una visione alternativa e avanzata della realtà dando sostanza alle proprie pulsioni, perché “L’artista che vive un’emozione ha il dovere di trasmetterla” sostengono.
Assecondando l’assunto “” si conclude il nostro incontro con questa coppia, che esprime la propria propensione verso il mito attraverso la forza magnetica dell’idea e i preziosi materiali con cui la realizza, che il visitatore media attraverso la propria sensibilità.
Intanto, il niveo batuffolo della cagnolina Mia saluta con un vivace scodinzolio che fa attivare il cinguettio di uccellini meccanici.
Buona lettura!!!!