A cura di Romina Rolfini
Il nostro viaggio parte da Siviglia all’ombra della Giralda, la torre svettante, un po’ faro e un po’ minareto, che sovrasta ampie piazze e vicoli strettissimi dove ogni casa racchiude il suo segreto fiorito chiamato patio! Qui si può esercitare quella piacevole attività tipica delle località andaluse ovvero perdersi nel dedalo di strade su cui si affacciano finestre orientaleggianti. Si scopriranno antiche botteghe di prodotti tipici e di abiti da flamenco, chiese-gioiello, angoli di quiete simili ad oasi senza tempo. Nel capoluogo Andaluso, ogni chiesa custodisce la sua Macarena: una statua a grandezza naturale, che raffigura la Madonna o una Santa, vestita con abiti di stoffe sontuosamente ricamate.

La caccia al tesoro della città continuerà all’ombra di alberi di arance, frutti che finiscono nella maggior parte delle marmellate inglesi, must del breakfast e del the delle cinque, in puro stile anglossassone! Proprio a Siviglia, si inizierà – o qui culminerà – il mitico tour enogastronomico delle tapas, assaggini di vari cibi, che è uno degli obblighi più piacevoli dei soggiorni in Andalusia. Sarà un vero gioco di gusti tra ambienti diversissimi. Pati antichi tra colonne e pareti di ceramiche artistiche, i colorati azulejos, ospitano locali di tendenza dove gustare proposte creative. Oppure si potrà optare per le piccole taverne vivacissime, ordinando piatti tradizionali come il fritto misto di baccalà, crocchette di vari gusti, filetti di manzo o maiale allo Yerez (continuate a leggere e ne saprete di più).
E poi ancora locali presi d’assalto fino a notte inoltrata dove scegliere tra la consumazione al banco, gomito a gomito con festosi avventori, oppure quella seduti ai tavolini all’aperto anche a dicembre. Per chi desidera “tapear” a ritmo del flamenco, anche in questo caso la scelta è sconfinata. Per i fans di Cristina Ojo, una delle più grandi ballerina di tutti i tempi, c’è il Museo del Flamenco da lei creato con installazioni multimediali e più spettacoli al giorno comprensivi anche di consumazione. Nei locali turistici il divertimento è assicurato: dal grande Patio Andaluz al più “intimo” Los Gallos, in una piazzetta circondata da alberi di agrumi.

Ma il tripudio di balli e canti lo si raggiunge in primavera alla Feria de Abril. Tra più di mille “casetas” ci si trova a condividere puro divertimento ed enogastronomia con i sevillani e gente da tutta la Spagna e dell’intero Mondo. Una festa incredibile nata nel 1846 che è il simbolo stesso dell’Andalusia! La danza a ritmo di nacchere ci porterà poi fino a Jerez de la Frontera. Questa è la patria dello Cherry, termine con cui gli inglesi, che faticavano a pronunciare la parola Jerez fino a storpiarla, chiamano il mitico vino liquoroso. Qui si possono visitare le varie cantine che propongono vere esperienze sensoriali, a volte il proprio museo e anche un giro con il trenino, come nel caso della celebre azienda Tio Pepe, quella della bottiglia vestita da suonatore di flamenco. A Jerez non si può rinunciare neppure all’arte equestre! Infatti presso la Scuola Reale Andalusa, i destrieri affascineranno con speciali esibizioni di maestria o spettacoli dove “cavalcheranno” le note tipiche spagnole.

A maggio si tiene poi ogni anno la ricca Feria del Caballo con gare, sfilate di carrozze, caroselli, eventi dove protagonisti indiscussi sono i purosangue! Si scende quindi verso Gibilterra, territorio del Regno Unito, dominata da impressionanti promontori sul Mediterraneo, che nell’antichità venivano definiti le Colonne d’Ercole e considerati come la fine della Terra, del mondo conosciuto. Oggi però le padrone sono le scimmie che girano libere tra i turisti saliti a trovarle con la funivia, in auto o attraverso una lunga camminata panoramica.
L’itinerario prosegue verso la Costa de la Luz dove Mediterraneo ed Atlantico si incontrano avvolti in una luce suprema. A Tarifa, una strada che si protrae tra le acque permette di “accarezzare” entrambi i due Mari, Los dos Mares, che danno il nome ad uno degli hotel villaggio più affascinanti della zona, arredato con mobili artistici e di antiquariato locale. In questo paradiso dei surfisti si pratica sport anche tra una tapas e l’altra, soprattutto a maggio-giugno e a dicembre quando si tengono due speciali itinerari di degustazioni gastronomiche. Sono dedicati il primo al tonno, la Ruta del Atún, e il secondo al maiale Pata Negra, la Ruta del Iberico.
Da qui si potrà procedere verso il Portogallo tra spiagge di seta bianca, prima tra tutte Bolonia (sì proprio la nostra Bologna), villaggi di pescatori come Conil de la Frontera e Zahara de los Atunes e la coinvolgente Cadice. Ma questa sarà un’altra storia…
Il presente articolo è tratto dalla nostra rivista GRATUITA Turismo all’Aria Aperta del Marzo 2017.