Giornate trascorse in spiaggia sdraiati a leggere il giornali e libri che ci siamo portati appresso. Giorni trascorsi nell’ozio oppure a viaggiare verso il Sud lungo il nostro Bel Paese, passando dalla pianura alla collina, dal mare alla città d’arte; guidati solo dal piacere del momento.
Questo il viaggio in camper verso il Sud Italia svolto per le vacanze estive dello scorso anno dal nostro amico Luigi Bartezaghi.
Premessa
- 1. Introduzione
Con l’arrivo dell’estate torna prepotente la voglia di andare in vacanza. Nord? Sud? Ovest? Oppure est? Bisogna fare i conti col tempo e le risorse economiche a disposizione innanzitutto, e poi decidere se sia meglio viaggiare (come amo fare io) o sostare (come due bravi vecchietti).
Considerare tutte le possibilità e alla fine fare quella scelta che implicherà la rinuncia a opportunità che, forse, non si ripresenteranno più. Sono certo problemi “grassi”, ma sono problemi che bisogna risolvere, sapendo in anticipo che ci sarà sempre il rimpianto delle scelte non fatte.
Invecchiando si diventa fatalisti, e aumenta la voglia di tranquillità; inoltre abbiamo necessità di recuperare le energie perse durante un anno di stress e impegni. Così, alla fine, prevale l’idea di spendere i nostri soldi in Italia e trascorrere qualche giorno di mare. Negli ultimi mesi c’è stata anche molta promozione della regione Puglia che ci ha incuriosito e quindi Puglia sia.
Il racconto del viaggio
- 2. Domenica 4 agosto – La partenza per il sud.
È finalmente arrivato anche il nostro tanto atteso periodo di vacanze. L’Italia è stretta dalla morsa del caldo; sotto la cappa della bolla africana che ha portato temperature torride e tanta umidità anche noi soffriamo come tanti connazionali.
Sarebbe più logico andare a Nord in cerca di fresco, ma ho promesso a Paola che quest’anno sarebbe stato mare (tra l’altro dovrebbe far bene anche ai miei reumatismi) e quindi rotta sud, con destinazione Salento (da gustarsi a piccole dosi, con visite mirate a tutto ciò che c’era sfuggito in passato).
Paola ha passato il sabato a pulire e rassettare casa, concedendosi giuste pause di riposo e questa mattina ho riempito il camper di tutte le borse piene di cose indispensabili da portare con noi.
Fatto il pieno di acqua e gasolio, ci concediamo un’ultima sosta per acquistare quanto ci servirà nel viaggio, da Decatlon ed Esselunga, che, fortunatamente per noi e sfortunatamente per chi ci lavora, da qualche tempo sono aperti anche la domenica. Alle 11 entriamo in autostrada al casello di Melegnano e imbocchiamo l’A1.
Il traffico è scorrevole e il caldo afoso appena mitigato dal condizionatore a palla. Subito in partenza scopriamo che l’antifurto è andato in tilt (non so se a causa del caldo o dei fulmini per i temporali della notte prima come dice Alex).
Ogni volta che inserisco la freccia per superare qualcuno si sbloccano le sicurezze alle portiere. Proseguiamo il viaggio congetturando sulle possibili cause e rimedi che potremmo prendere (essendo domenica, per di più agosto, tutti gli elettrauto saranno chiusi) All’autogrill di Modena ci fermiamo a prendere un caffè sotto un sole implacabile che pare sciogliere persino l’asfalto.
Paola ha la brillante idea di andare in montagna in cerca di refrigerio, quindi al casello di Modena nord usciamo imboccando la strada per gli Appennini. È la prima volta che visitiamo quest’angolo d’Italia, sufficientemente vicino a casa nostra per rimandare sempre una visita da queste parti.
Il problema ingenerato dall’inserimento della freccia persiste e mentre c’interroghiamo sulle cause, improvvisamente si accendono le quattro frecce per la sosta d’emergenza, per poi, altrettanto misteriosamente, disinserirsi senza alcun intervento nostro.
Fortunatamente non c’è molto traffico in strada (gli italiani preferiscono incolonnarsi in autostrada) e quindi possiamo procedere sulla statale 12 in direzione dell’Abetone, senza eccessivi problemi per noi e gli altri.
Appurato che esiste un’area di sosta a Riolunato a 1300 slm, ci dirigiamo lì per trascorrervi la notte. Salendo alle Colme incontriamo un capriolo che ci attraversa la strada.
È solo un attimo, ma siamo felici come bambini e improvvisamente ci ritroviamo a considerare quanto sia bella la nostra Italia: un Paese ideale per il turismo, in particolare quello itinerante. Stai andando al mare, cambi idea e in pochi minuti sei in montagna, nel mezzo degli Appennini e di una cultura montano/contadina completamente diversa.
Lasciato il caldo soffocante della pianura, ci rilassiamo sulle poltroncine in compagnia di un buon libro, cullati da un fresco venticello.
L’area è in realtà il parcheggio di fronte al campeggio; non esiste un paese e i pochi esercizi commerciali sono chiusi.
Non ci fossero i camper, sarebbe un deserto verde sulle montagne. Ci congratuliamo con la nostra scelta felice mentre ce ne andiamo in giro a vedere il laghetto sportivo ai piedi della pista da sci e ci allunghiamo nel bosco per cercare i famosi mirtilli neri, reclamizzati da diversi cartelloni pubblicitari. Lo spettacolo del tramonto col sole che illumina di rosso i monti a ovest è da rinchiudere tra le emozioni del viaggio da racchiudere nel cuore.
A spezzare l’incanto del momento ci pensano le luci d’emergenza, che a motore spento e quadro disinserito, si accendono e spengono a intermittenza sino a quando non disinserisco l’impianto d’allarme. Andiamo a letto rinnovando l’impegno a fermarci da un elettrauto appena sarà possibile.
Nella notte la temperatura, che durante il pomeriggio ha toccato i 41°, scende a 19° e noi, chiusi gli oblò, ci rincantucciamo nella copertina di pile per una notte di riposo nel silenzio più totale.
- 3. lunedì 5 agosto – Costi imprevisti.
Risveglio pigro, con colazione nella pace del parcheggio. Mentre alcuni camper erano venuti qua solo per il week end, altri si sono fermati per la notte e probabilmente sosteranno più giorni. Il carico e scarico non sono lontani e alcuni si sono attrezzati con generatori e motorette per scendere a valle per acquisto di generi alimentari.
In genere sono pensionati, come noi, che oltre ad amare la tranquillità del posto, sfruttano il camper e il parcheggio gratuito per trascorrere le vacanze al fresco. Noi salutiamo la compagnia e scendiamo a Riolunato per poi risalire all’Abetone, dove ci fermiamo sul valico ad acquistare il giornale e la tanto reclamizzata marmellata ai mirtilli neri, che si rivelerà davvero una squisitezza. Proseguiamo sulla statale 12 diretti a Pistoia. È la classica strada appenninica: tortuosa, lenta e spesso panoramica
. Ci attira una visita al reclamizzato osservatorio astronomico, ma i problemi elettrici non ci lasciano tranquilli e la priorità è trovare un elettrauto per metterci tranquilli per il prosieguo del viaggio. Entriamo a Pistoia e per mezzogiorno siamo dal primo elettrauto incontrato lungo il cammino.
Il suo responso è che l’antifurto è andato in corto ed è necessario sostituirlo. Purtroppo lui non ha il pezzo di ricambio e ci suggerisce di cercarlo altrove. Nell’area attrezzata di Pistoia vicino allo stadio, all’ombra dei platani, ci fermiamo per il pranzo e subito alle 2 telefono in Laika.
Cortesi, come il solito, poiché siamo vicini, ci invitano a passare da loro per la sostituzione della centralina.
Dopo un’ora siamo a Tavarnelle, dove, dopo una veloce ispezione, rilevano subito il danno, riscontrando un’infiltrazione d’acqua ancora stagnante dopo giorni di sole. Mentre aspettiamo che ci ridiano il camper, abbiamo modo di farci del male vedendo i nuovi Kreos fermi sul piazzale. Ah, avere i soldi!!!
La riparazione ci costa € 217. Riprendendo la strada discuteremo tra noi valutando che se una parte del nostro budget vacanze se n’è andato abbiamo però avuto la fortuna di essere vicini alla fabbrica e riparato il danno velocemente senza perdere giornate di vacanza. Superiamo Siena diretti a sud e sempre sulla Cassia arriviamo a San Quirico d’Orcia, dove ci fermiamo nel parcheggio vicino alla palestra e segnalato all’ingresso del paese. C’eravamo già fermati anni fa e ci era piaciuta molto questa cittadina medioevale.
Parcheggiamo, apriamo tutti gli oblò per arieggiare l’interno dopo una giornata molto calda e afosa, e ce ne andiamo a sgranchire le gambe. Con calma e in completo relax ci aggiriamo nell’orto botanico dei giardini leonini, mentre nell’aria si diffondono i profumi delle erbe medicinali.
Quando rientriamo per cenare scopriamo che ci hanno lasciato una multa per mancato pagamento della sosta. Esco per controllare meglio il cartello che mi ha tratto in inganno e scopro che solo per le auto e i pullman la sosta è gratuita. Impreco ma in sostanza posso solo prendermela con me stesso.
Vero che, come sostiene Paola, probabilmente all’estero non ci avrebbero multato; se non ci aspettavano al rientro in camper, avrebbero lasciato un avviso per invitarci a pagare senza ricorrere subito alla contravvenzione. Ma per un connazionale non c’è comprensione e poi, in tempi di crisi, € 41,00 fanno comodo alle casse del comune. Non importa se potevamo spendere quei soldi in altri modi attraverso acquisti di prodotti locali, e non importa neanche che come turisti non ci torneremo più. Tanto ce se sono e saranno altri.
- martedì 5 agosto – verso sud, nella bolla del caldo.
Nonostante tutte le finestre aperte e gli oblò spalancati, trascorriamo una notte agitata per il gran caldo per nulla mitigato dal refolo di vento che risale la collina. Non fosse stato per la multa, saremmo partiti all’alba, viaggiando col fresco; invece, mentre Paola riordina il camper, sono andato in comune per parlare con i vigili, che però non hanno un comando stabile a S. Quirico.
Nessun impiegato comunale ha saputo indicarmi soluzioni, così, prima di tornare in camper, ho fatto un salto in Posta per pagare il mio tributo. Nel frattempo si sono fatte le 9 quando ci siamo rimessi in marcia per Pienza, Montepulciano, e Cianciano (tutti già visitati) dove entriamo in autostrada, lasciando la Toscana cui abbiamo già dato il nostro obolo.
Paola suggerisce di raggiungere subito la Puglia. Il caldo è davvero eccessivo e la prospettiva di tuffarci in mare allettante. Non c’è traffico in autostrada, soprattutto mancano i camion e questo è un altro sintomo della crisi in cui versa il nostro Paese.
Per pranzo ci fermiamo nell’area Casilina (tra Frosinone e l’inizio della Campania), trovando l’ultimo posto libero disponibile e assolato, tra i Tir frigoriferi che contribuiscono a riscaldare e ammorbare l’aria.
Avevamo preventivato di fermarci almeno un paio d’ore per concederci una pennichella e recuperare le ore di sonno notturne perse, ma non è possibile perché sembra di stare in un forno. Ci rimettiamo in marcia con l’aria condizionata che mitiga un poco la temperatura esterna; ciò nonostante prima di sera avrò “bagnato” tre magliette e al mare non ci saremmo arrivati.
A Ferentino usciamo dall’A1 e ci dirigiamo a Benevento, dove Paola non è mai stata e ricordo esserci sempre stato il vento da cui prende il nome. Il navigatore (causa caldo?) ci pianta in asso e i miei ricordi della città sono datati; chiediamo indicazioni a più persone, tutte molto gentili e collaborative, ma non riusciamo a trovare l’area attrezzata, così decido di raggiungere Pietrelcina che dista pochi chilometri e, in quanto paese, più facile da girare per trovare un posto per la notte.
Nell’area siamo solo noi, tanto che ci sembra persino abbandonata. Prima d’entrare però abbiamo telefonato al gestore che ci ha detto dove metterci e a quale quadro elettrico attaccarci. Nel paese natale di padre Pio c’è una brezza che smorza il calore soffocante e noi, aspettando il tramonto, ci riposiamo sulle sdraio, all’ombra del camper, disturbati solo da formiche microscopiche ma molto aggressive.
Al calar del sole ci allunghiamo in paese, che dall’area dista poche centinaia di metri e lungo la via incontriamo uno studioso del santo locale, che senza essere stato in alcun modo sollecitato, ci racconta episodi e fatti miracolosi della gioventù di Padre Pio, incoraggiandoci a visitare i luoghi da lui descritti.
Il tutto è avvenuto nel mezzo di una piazzetta, tra il santuario e il centro del paese, tra l’indifferenza degli automobilisti che ci passavano accanto. Il caso (ammesso che esista) ci ha portato sin qui e la curiosità ci spinge a visitare i luoghi della giovinezza di padre Pio. Tutto il paese vive e si sviluppa nella memoria del santo, ma certo qui non c’è stato “il miracolo” di S. Giovanni Rotondo.
Il tenore di vita medio e la ricchezza percepita sono certamente inferiore di quello pugliese. Con queste riflessioni torniamo al camper per una parca cena e poi a letto nella solitudine e tranquillità di quest’area che, come ci confessa il gestore che è passato verso sera a incassare il pattuito, vive solo pochi giorni l’anno in occasione di feste commemorative di Padre Pio.
5. mercoledì 7 agosto – Puglia tacco 12.
Alle 7 siamo già in piedi. Il vento, che nel pomeriggio ci aveva rinfrescato, nella notte s’è addormentato come tutta la campagna intorno e il caldo estivo ci ha tenuto svegli a contare le stelle. Tornati a Benevento, imbocchiamo l’A16 per uscire a Cerignola.
L’idea è di fermarci in un supermercato per acquistare il mancante, ma lungo la via troviamo solo discount, mobilifici, materassi di tutti i tipi e ortolani di strada. Inoltre il traffico – come in tutto il sud e qui ci stiamo arrivando – è caotico anche se fortunatamente non eccessivo come temevamo. Un discorso a parte meritano le strade, spesso in condizioni pietose, piene di buche e con l’asfalto steso in modo sommario.
La provinciale 62 che percorriamo per Trinitapoli e quindi Margherita di Savoia è poco più di un sentiero di campagna, utilizzata prevalentemente dai viticoltori.
Ci godiamo la vista delle vigne che si estendono a perdita d’occhio e viaggiamo ad andatura molto lenta per risparmiare gli ammortizzatori ed evitare che il camper cigoli in maniera preoccupante.
Piano piano raggiungiamo Margherita di Savoia e cerchiamo l’area Lido Moby Dick. Il navigatore non funziona (tanto per cambiare) e le targhe indicatrici delle vie mancano del tutto. Procediamo per intuito per arrivare a meta. Abbiamo voglia di mare e rimandiamo la visita alle saline (anche se non abbiamo visto alcuna indicazione per il museo) a quando ci saremo riposati e rilassati con i tanto agognati bagni.
L’area è raccomandabile: piazzuole ampie ombreggiate artificialmente, provviste di corrente, recintate, con fondo in pietrisco, ben fornite di lavelli e docce fredde e calde (a gettone).
Tutto è ben tenuto e gestito. La spiaggia, di sabbia nera molto ferrosa, è nello stesso complesso. Nel costo dell’area sono inclusi i servizi di spiaggia comprensivi di ombrellone, due sdraio e una poltroncina. L’acqua è pulita, trasparente e il fondo degrada dolcemente.
Ci fermeremo due giorni per un relax completo di bagni di mare e riposo in abbondanza. Unico neo, per noi che viaggiamo leggeri senza portarci dietro le biciclette, la lontananza dal paese, almeno per una passeggiata dopo cena, magari sul lungomare.
Forse proprio la mancanza di moto dopo cena sarà la causa di un incubo notturno che mi riporta la memoria a quando, quasi 50 anni fa, in questi luoghi ho trascorso la naia per 15 mesi interminabili.
Qui vicino venivamo per le esercitazioni di tiro. Per me, antimilitarista per convinzione, sono stati mesi di sofferenza e il distacco che la popolazione aveva nei nostri confronti motivo di grande dolore. Oggi tutto, o quasi, è cambiato ma nel subconscio mi devono essere rimasti i cattivi ricordi.
- 5. venerdì 9 agosto – Salento
Pur essendoci messi in strada di buon’ora, ci troviamo immersi nel caldo afoso e soffocante che ci fa sognare il grande Nord.
Alle 9 eravamo già a Barletta, ma non troviamo modo di parcheggiare nel piazzale dell’Ipercoop, dove avremmo voluto fermarci per fare provviste.
Della città non ricordo più nulla, la caserma dov’ero di stanza non c’è più, per cui giriamo intorno alla piazza del castello (ripulito e ristrutturato) e imbocchiamo la superstrada per Bari.
La statale 16 corre veloce e parzialmente sopraelevata tra le coltivazioni di ulivi, sfiorando le periferie di Trani, Bisceglie, Molfetta e Giovinazzo che sono un insieme di grossi agglomerati di anonimi palazzoni a più piani, decisamente squallidi pur se nuovi e già trasandati. Arrivati a Bari, riusciamo finalmente a parcheggiare nel centro commerciale. Passare dall’afa al fresco condizionato è un sollievo, ma all’uscita la purghiamo.
Prima di mezzogiorno siamo a Polignano, una delle mete che c’eravamo prefissati, dove ci fermiamo in un parcheggio a pagamento orario.
Polignano, che non avevamo mai visto, ha scorci di una bellezza mozzafiato. A posteriori devo dire che questa sosta, da sola, avrebbe dato un valore al viaggio. Peccato che, avessimo voluto fermarci, l’AA sia troppo distante dal paese e sotto il sole pieno.
Abbiamo percorso tutta la passeggiata a mare, fermandoci su tutti i balconi panoramici a scattare foto, immortalando angoli di una bellezza sconvolgente. Più volte ci siamo ripetuti che una bellezza così all’estero, in Francia per esempio, l’avrebbero saputa valorizzare in ben altro modo.
Al centro informazioni turistico abbiamo recuperato un poco di documentazione che ci servirà anche per il viaggio, ma dobbiamo rimarcare, ancora una volta, che il nostro turismo dovrebbe essere valorizzato in modo più concreto perché è una risorsa che non sappiamo sfruttare.
Noi, per esempio, abbiamo scoperto Polignano a Mare vedendo lo sceneggiato su Modugno e, vecchi fan del cantautore, siamo venuti a vedere le sue origini, ma c’è ben altro qui.
Scambiamo due chiacchiere con la barista che ci serve due coppe di gelato buonissime – nostro pranzo odierno – e ci racconta che la stagione non promette bene.
La crisi morde anche qui e, inevitabilmente, ci si rivale sull’ignaro turista provando a spennarlo. Per la cronaca sulla casa natale di Modugno non c’è neanche una targa ricordo.
Giriamo e rigiriamo per i vicoli della città vecchia, racchiusa tra le mura, sostando sui balconi panoramici commentando tra noi la fortuna di chi abita qui e forse non riesce nemmeno più ad apprezzarla.
Torniamo al camper zuppi di sudore (anche oggi ci cambieremo almeno tre volte) e riprendiamo il viaggio. Per strade panoramiche superiamo Castellana (dov’eravamo già stati) e torniamo ad Alberobello che invece avevamo solo sfiorato in passato, scacciati dall’eccessivo affollamento incontrato.
Decidiamo di fermarci nell’area attrezzata “nel verde” (ma in pieno sole, perché i pochi ulivi non fanno ombra) comoda e a due passi dal centro. Nonostante il caldo usciamo subito a vedere il paese: molto caratteristico, sicuramente originale e unico nel suo genere, ben ristrutturato e mantenuto, ma eccessivamente commerciale, con tante botteghe/trulli che vendono tutti le stesse carabattole dozzinali. Sulla soglia imbonitrici invitano a entrare e comprare.
Ne visitiamo alcuni e ci lasciamo convincere ad acquistare una riproduzione in gesso di un trullo completo di barbecue che andrà ad arricchire la nostra collezione di casette tipiche che riportiamo dai nostri viaggi e incrementano il numero di soprammobili che Paola deve spolverare.
Ci affibbiano anche una riproduzione di anfora che riempita d’acqua dovrebbe profumare di limone gli ambienti. Funzionerà solo nel territorio di Alberobello e ci aumenterà i pregiudizi e i risentimenti verso i nostri connazionali che tirano bidoni.
Dopo cena torniamo a camminare per le vie di Alberobello e abbiamo la conferma che la crisi si può toccare con mano: i ristoranti sono perlopiù desolatamente vuoti e la faccia dei negozianti tutto un programma. A confermarci le nostre impressioni il colloquio con la commessa della cooperativa sociale.
La ragazza, comunque gentilissima, ci comunica che in tutta la giornata non aveva venduto nulla e non aveva i soldi per darci il resto per i nostri acquisti di olio d’oliva, origano e miele di ciliegia (dolcissimo). Dopo una gradevole passeggiata per le vie del paese rientriamo in camper e resteremo a lungo svegli a chiacchierare, stesi nel letto mentre il cielo è una trapunta di stelle.
Il mattino ripartiamo mantenendo la direzione sud. È nostra intenzione visitare Locorotondo e Copertino, ma lungo la via si scatena un temporale che ci versa addosso una pioggia torrenziale. Dai paesi, arroccati sulle colline, l’acqua scende in torrenti impetuosi e si raccoglie a valle in piccoli laghi che ci troviamo ad attraversare con qualche preoccupazione, mentre il camper affonda a mezza ruota.
A Cisternino Paola si è fatta la doccia per scendere a comprare il giornale, solo aprendo le portiere.
Attraversiamo Ostuni a passo d’uomo, rallentati da un mercato che richiama gente, mentre le auto ostruiscono il passaggio e non individuiamo un solo parcheggio in cui fermarci.
A San Vito dei Normanni, nel fare rifornimento, mi sono schizzato di gasolio perché non è scattato il fermo della pompa. È un contrattempo stupido ma sufficiente a innervosirmi oltre misura.
Brindisi l’abbiamo attraversata sulla tangenziale. Anche qui c’eravamo già stati anni fa e poteva essere l’occasione per tornare a visitarla, ma un po’ per il contrattempo al distributore, un po’ perché non amo visitare le città col camper, soprassediamo e ci godiamo la vista dei casermoni della periferia.
Pranziamo a Lecce, in una piazzuola attrezzata per camper, sulla tangenziale est, poi dirigiamo verso il mare e San Cataldo. Decidiamo di fermarci alla Conca Specchiulla nell’area Solara. L’ultimo tratto di strada è segnalato come panoramico ma in realtà si corre in pineta e solo dopo Torre Specchia si viaggia con vista sul mare. È in questa zona che avevamo programmato una sosta.
Il villaggio in cui è inserita l’area è molto bello, bella la pineta, bella la scogliera, bella la passeggiata a mare ma le piazzuole sono minime e costoso il soggiorno. La convenzione con Camperlife non è riconosciuta nel mese di agosto. Inoltre il villaggio è caotico, privo di cartelli indicatori, con tanti servizi offerti, di cui però noi ne avremmo tranquillamente fatto a meno.
La spiaggia, cui si accede con un trenino a gasolio, su di una strada polverosa (e oggi ha anche piovuto!) è minima. Gli ombrelloni offrono gli stessi spazi di una spiaggia ligure e le prime file, quando ci siamo stati noi, erano immerse nell’acqua che l’alta marea aveva invaso. La sabbia bagnata ha il colore del cemento e la stessa pastosità che ci aveva tanto fastigiato a S.te Maries de la Mer.
Ci fermeremo qui un paio di giorni, concedendoci lunghe passeggiate sulle scogliere, dove il vento spira forte e si assapora il salmastro delle onde che si frangono. Ci aspettavamo le spiagge caraibiche e invece troviamo le scogliere del Portogallo. Niente bagni in mare, ma rilassanti camminate nel silenzio più totale.
Il secondo giorno, nella mattinata, prendiamo l’autobus per andare a visitare Otranto. La città vecchia, racchiusa nelle mura, risplende bianca e in stile arabo.
Il caldo torna a farsi sentire e toglie la voglia di fare turismo. Camminiamo per le strade assolate, cercando l’ombra e ci rifugiamo in chiesa. La basilica è rimarchevole per uno splendido pavimento in mosaico a tema religioso e un soffitto a cassettoni di legno di pregevole fattura. Peccato per la macabra esposizione dei teschi di martiri cristiani cui i saraceni tagliarono la testa.
Usciamo a vedere il castello (solo dall’esterno) e una splendida chiesetta bizantina con resti di affreschi molto belli. Poi ci aggiriamo sul molo e quando ormai siamo ridotti a zombi, ci concediamo un gelato, molto buono, sul lungomare. Siamo nel punto più orientale d’Italia, un’altra tacca sul nostro personale libretto dei record di viaggio.
Aspettiamo l’autobus che ci riporta alla conca Specchiulla, seduti sui gradini all’ombra di una casa. Lungo la via del ritorno abbiamo modo di congratularci con noi stessi per aver lasciato il camper in questa domenica di traffico caotico.
Avremmo solo rischiato l’incidente sulla via che costeggia il mare, quando sembra che tutti sono confluiti qui a intasare strade e i parcheggi selvaggi ai bordi della strada sono la norma, restringendo la carreggiata in maniera sconsiderata. In compenso, comodamente seduti sull’autobus e confortati dall’aria condizionata, abbiamo la possibilità di goderci il panorama in completo relax.
Nel tardo pomeriggio, dopo avere trascorso le ore più calde comodamente seduti sulle poltroncine a leggere, ci concediamo un’ultima lunga passeggiata in pineta e sulle falesie. Con il calare del sole si è intensificato il vento che, sferzandoci, ci inzuppa di goccioline di mare.
È un tonificante e benefico aerosol che ci concederemo sinché ci sarà sufficiente luce, poi rientreremo per una tonificante doccia calda, nel padiglione attrezzato dell’area. Paola, invece, dopo aver diligentemente atteso il suo turno, tornerà inviperita a lavarsi in camper, perché la signora che l’ha preceduta ha lasciato nel piatto doccia, intasato da capelli, un lago d’acqua sporca.
Riflettiamo insieme sugli inconvenienti di questa vita da campeggiatori: basta un maleducato a rovinare il paradiso in cui ti cali.
E maleducati ce ne sono tanti nel vivere in comunità: chi urla, chi schiamazza, chi parla ad alta voce al telefono, chi cucina infestando l’aria di odori sgradevoli persistenti e stagnanti, chi si allarga nelle piazzuole altrui, estraendo dal camper ogni sorta di accessori come un prestigiatore abilissimo, chi accende il barbecue sotto le finestre degli altri … e via così, perché l’elenco potrebbe allungarsi ancora.
Alla fine conveniamo sulla nostalgia delle vacanze all’estero che t’insegnano a sentire la mancanza del nostro Bel Paese. Vivendoci sempre non si percepiscono i tanti difetti che ci affliggono. Non è solo una questione di nord e sud.
- 6. lunedì 12 agosto – così vanno le cose in Italia.
Continuiamo a percorrere il tacco d’Italia, scendendo lungo la provinciale che costeggia il mare. La strada panoramica si snoda sinuosa e la bellezza dei posti è incredibile. Mattinata di sole, cielo terso e traffico scarso sono l’ideale per viaggiare. Unico problema l’attraversamento di paesi dove l’incidente è sempre in agguato per l’approssimazione con cui i locali parcheggiano le auto.
Attraversiamo Porto Badisco (dove si dice sia approdato Enea) e scendiamo sino a S. Cesarea Terme, dove finalmente abbiamo la possibilità di fermare il camper e scendere a fotografare in piena sicurezza Ad ogni curva si rinnova il piacere della guida e abbiamo modo di scattare diverse foto a immortalare un paesaggio di cartolina. Dalle torri di avvistamento sparse lungo la costa, la vista spazia sull’infinito e un senso di appagamento riempie lo spirito. L’azzurro e il verde sono i colori dominanti, con contrasti ben definiti e precisa percezione dei particolari.
Procediamo in tranquillità beandoci dello spettacolo sino a Leuca dove contiamo di fermarci, ma non riusciamo a trovare un parcheggio in cui sostare. Col senno di poi saremmo forse dovuti salire al santuario, ma essendoci già stati avremmo voluto visitare il paese questa volta. Mal ce ne incoglie e così, doppiato il capo, torniamo verso nord. Puntiamo Torre Mozza, dove sono segnalate due aree di sosta con recensioni favorevoli da parte dei colleghi, ma sono entrambe complete. Sul versante occidentale Salentino il traffico è molto più intenso e ci troviamo spesso incolonnati.
Incrociamo un camperista bolognese molto gentile che è in cerca come noi di un approdo e sulla sua scia arriveremo a Torre Lido San Giovanni. Considerato l’afflusso di camper in questa zona, dovremmo ritenerci fortunati di aver trovato un approdo, ma la sistemazione non ci aggrada e conversando con i vicini riassumiamo i difetti del nostro settore: pressapochismo, costi esagerati per quello che viene offerto e i servizi…. Meglio non indagare.
La corrente elettrica, essendoci collegati in un numero spropositato di camper con mezzi di fortuna, salta in continuazione, mentre la polvere è come un velo che ricopre tutto. Noi, oltretutto, abbiamo un posto vicino alla strada sterrata, all’ingresso dell’area. Cerchiamo rifugio in mare, dove aleggia un vago sentore di zolfo. L’acqua è pulita, ma in spiaggia è il caos. La vicinanza eccessiva ci obbliga ad ascoltare i dialoghi dei vicini.
Una locale che aveva invitato i parenti scesi dal nord, ai rilievi che questi ultimi muovono al luogo, dichiara: “Qui fanno già abbastanza soldi così. Pensa cosa sarebbe se si attrezzassero un po’” così vanno le cose in Italia, nel pensiero comune che accomuna il grande come il piccolo imprenditore: se una cosa va da sé, perché migliorarla?
Dopo cena ci allunghiamo in paese per una passeggiata digestiva. Ne ricaviamo una piacevole impressione e ne approfitteremo per acquistare frutta dalle bancarelle sul lungomare, che troveremo molto gustosa.
Paola, insoddisfatta del posto, vuol ripartire. Il mio dialogo col gestore è stato di poche parole:
“Quando siete arrivati?”
“Ieri”
“Avevate la corrente?”
“Le poche volte che c’era, sì”
“Non dipende da me.” E si è intascato € 25 senza ricevuta. Così vanno le cose in Italia, noi complici che le accettiamo senza ribellarci.
Prima tappa a Ugento per recuperare soldi dal bancomat, poi proseguiamo per la statale 274 sino a Gallipoli, che scopriremo molto cambiata da quando venimmo per due estati successive a trascorrere le vacanze. Tornati sulla litoranea, puntiamo su Punta Prosciutto, mai vista e molto reclamizzata dai colleghi camperisti.
Troviamo anche qui il caos e l’impossibilità fisica di avvicinarci alla spiaggia per l’alta densità di camper che si affollano in attesa che si liberi un posto nell’area.
Stessa situazione a Torre Colimena. Scambiamo qualche parola con chi aspetta in fila e alla mia obiezione mi sento rispondere “sai il mare qui è favoloso…” E quindi si deve accettare di tutto? L’attesa su spiazzi polverosi, la carità di un luogo defilato, sporco e senza servizi pagato a prezzo d’oro? L’affollamento sconsiderato e scarsamente igienico?
Spiacenti, ma non è la nostra filosofia. Se sul mare si fanno a botte per accaparrarsi un posto, vuol dire che andremo all’interno.
- 7. martedì 13 agosto – un angolo di paradiso
Sulla strada del vino e dell’olio (un’estensione sterminata di vigneti e uliveti) toccando i paesi di Maruggio, Pulsano e Leporano raggiungiamo Taranto. Unico neo il manto stradale, anche qui gibboso, pieno di buche e mal asfaltato che obbliga a procedere lentamente. La nostalgia delle strade francesi, dove si può guidare rilassati e senza stress per gli assali, è tanta. Qui guidare mi stanca di più, sempre in tensione nell’attraversamento dei centri abitati.
Per pranzo ci fermiamo nel parcheggio alberato dell’Auchan a Taranto e ne approfittiamo per fare il punto nautico. Telefoniamo per verificare la disponibilità di parcheggio agli amici della natura e un signore gentilissimo ci fornisce le coordinate per arrivarci.
Ci rimettiamo in strada, attraversando Taranto sul ponte Aldo Moro che scavalca il mare piccolo. La strada è molto panoramica e rimarchevole paesaggisticamente.
Tanti condomini nuovi e brutti, una segnaletica approssimativa, spesso carente, e la zona industriale sotto inchiesta per i tanti danni causati alla popolazione sono il contraltare a tanta bellezza naturale, di un angolo d’Italia baciato da un’incantevole posizione.
Sulla superstrada ionica arriviamo a Marina di Ginosa e con molta difficoltà riusciamo a raggiungere l’area. Piazzuole ampie, una bella pineta da attraversare per arrivare a un mare da favola, grandi spiagge e finalmente poca gente.
Ci troviamo alle spalle del Torre Serena Village, in un’oasi che stanno riqualificando e dove hanno accesso solo i camperisti. Ci sentiamo subito a casa, inseriti in un ambiente naturale che è sempre esistito, sinora, solo nei nostri sogni.
Un piccolo angolo di paradiso che fortunatamente ha i suoi inconvenienti, altrimenti non lo lasceremmo più. Poca acqua a disposizione; quella di pozzo è salmastra e quella potabile arriva con autobotti e quindi è razionata. I rifornimenti per il camper sono faticosi e precari, ma l’incanto del luogo è tale che si sopporta il disagio.
Anche per l’elettricità si dipende da un generatore autonomo che a volte, quando c’è troppa richiesta, salta. Ma è anche colpa dei camperisti idioti che si attaccano con i phon o i condizionatori aumentando troppo la richiesta di energia e creando così il blackout. Giorgio, il gestore, è sempre disponibile, molto attivo e simpatico, come i suoi genitori che lo supportano nell’attività.
Trascorriamo tutto il tempo possibile in spiaggia, godendo di un mare che, specie la mattina, è calmo e piatto come una laguna in cui è dolce immergersi.
Chi ha un mezzo nautico e si avventura al largo ha avuto la possibilità di vedere due tartarughe che ha poi ripreso con la telecamera. Noi da riva abbiamo invece potuto vedere dei delfini che saltavano fuori e dentro l’acqua seguendo un motoscafo. Spettacolo da ricordare negli anni a venire.
Di notte invece godiamo dello spettacolo del cielo stellato. Nel buio quasi totale la nitidezza delle stelle in cielo ha una tale brillantezza che non ricordavo e passiamo ore seduti a testa su a contare le stelle cercando di ricordare la posizione delle varie costellazioni.
Ma sono un uomo d’oggi e, quando arriva il tempo di ripartire, devo confessare che, se è stato molto bello e gratificante vivere a stretto contatto della natura, posso vivere senza la comodità dell’acqua potabile e della corrente elettrica, solo per brevi periodi.
Una notte si è alzato improvvisamente il vento e abbiamo dovuto ritirare il tendalino, i panni stesi e gli oscuranti termici esterni alle finestre perché volava tutto via. La polvere, sottile come talco, si è infilata dappertutto e non c’è angolo del camper che non sia stato ricoperto da un velo grigio.
Per ferragosto i gestori hanno organizzato una festa con grigliata, invitando tutti gli ospiti. Per i miei problemi di stomaco non abbiamo potuto partecipare, ma abbiamo visto le fiamme levarsi altissime nel cielo mentre preparavano la grigliata e fino a mezzanotte musica dance a palla, proprio davanti al nostro camper che si gonfiava e sgonfiava a suon di bassi.
Allo scoccare della mezzanotte, dal vicino resort, hanno sparato i fuochi artificiali e poi fortunatamente è tornato il silenzio impagabile che ci ha fatto innamorare di quest’area.
- 8. venerdì 16 agosto – Gargano
Con molto dispiacere lasciamo Torre Mattoni perché iniziamo il ritorno, che vorremmo fare in modo lento, gustandoci ancora la settimana di vacanza che ci rimane. Giorgio ci ha indicato una fontanella, dove ricaricare le acque chiare, che ovviamente non troveremo. In compenso risalendo a Ginosa approfittiamo del camper service che la cittadina offre gratuitamente ai camperisti. Lungo la via incontriamo diverse masserie sino a Laterza che attraversiamo smarrendoci più volte e ripassando per il centro sino a quando, seguendo una corriera per Matera, non recuperiamo la giusta rotta per uscire da quello che per noi stava diventando un labirinto senza uscita.
Matera, già visitata approfonditamente in passato, la superiamo lungo la moderna tangenziale che si collega alla superstrada che velocemente ci porta ad Altamura, prima meta odierna. Erano tanti anni che desideravo visitare quello che una volta era un paese sperduto e oggi una moderna cittadina con oltre 70.000 abitanti.
Giunti sino alle mura della città vecchia – chiuso per una festa paesana – chiediamo ai vigili di guardia dove possiamo parcheggiare il camper per visitare il centro storico. Inaspettatamente e molto cortesemente – come solo al sud può accadere – ci aprono un varco per consentirci il parcheggio. Ne approfittiamo per visitare il centro – dove per le vie era allestita una simpatica mostra floreale – in totale tranquillità.
Al rientro in camper Paola, mentre è impegnata a fotografare, scivola sul marciapiede battendo violentemente il fondo-schiena.
Accorrono diversi passanti a prestare soccorso, lamentando che più volte erano stati allertati in comune dal pericolo che rappresentano per i passanti le pietre lisce e scivolose di quel punto specifico, senza che si fosse rimediato per mettere il tutto in sicurezza.
Fortunatamente Paola non si è rotta nulla – e comunque con l’esperienza del passato difficilmente si sarebbe lasciata ricoverare in loco – e così riprendiamo il viaggio. Non prima però di avere acquistato il tipico pane di Altamura, dal forno di Giuseppe Barili e figli che si vantano – oltre che di essere camperisti – del forno più titolato della città.
Ci lasceremo convincere ad acquistare anche ½ focaccia alle patate e due confezioni di biscotti tipici. Devo confessare che non eravamo estimatori di questo pane d.o.p., e, dopo averlo acquistato sul posto e da stimati produttori, restiamo dell’idea originale.
Da Altamura a Castel del Monte sono 40 km di “deserto” percorsi in solitudine o quasi su strade provinciali che corrono tra immense distese di ulivi. Ci fermiamo nel parcheggio a pagamento ai piedi del castello e pranziamo. Poi, con la navetta saliamo al castello, raffigurato nella nostra moneta da 1 centesimo, che da molto tempo volevamo vedere.
In effetti, già arrivando da Torre del vento, si vede il castello stagliarsi col suo biancore sulla cima della collina e si rimane colpiti dalla bellezza del luogo. Per conoscere meglio la storia, Paola ha voluto aggregarsi a una guida turistica, molto valida e capace, che ci ha descritto così bene il castello da riempire con le parole il vuoto delle sale. Davvero una scelta felice.
Dal castello siamo tornati a Barletta – irriconoscibile ai miei occhi – e percorrendo la litoranea arriviamo a Zapponeta. Anche stavolta saltiamo la visita delle saline di Margherita di Savoia.
Attraversandola, a causa del consueto problema di auto parcheggiate in sosta selvaggia, “tocco” lo specchietto di un locale e questo basta a farmi desiderare di allontanarmi il più presto possibile da questa bolgia. Ci riprendiamo in spiaggia, quando parcheggiato il camper, possiamo rilassarci con bagni in mare. L’area affaccia direttamente su una piccola caletta, dove si può avere vista del Gargano meridionale.
Buona l’area attrezzata, ben gestita e pulita, mentre il paese offre davvero poco, se si esclude il gradevole venticello deliziosamente rinfrescante che ci siamo goduti passeggiando su quello che dovrebbe essere il lungomare.
Ripartiamo senza particolare rimpianto e lungo la strada litoranea molto scorrevole arriviamo a Manfredonia; ma quando da due carreggiate si passa a una sola corsia, ci troviamo inevitabilmente in coda. È il sabato di ferragosto e la gente accorre al mare; così noi cambiamo itinerario e invece di circumnavigare il Gargano, decidiamo di attraversarlo andando a vedere la Foresta Umbra.
Saliamo per tornanti a Monte S. Angelo (in cui arrivammo di notte tanti anni fa) con vista della costa davvero memorabili e ci addentriamo nella foresta sulla provinciale 144. Anche questo è un angolo d’Italia poco pubblicizzato ma incantevole. Peccato che la strada sia stretta e molto impegnativa per la guida. Almeno in due occasioni evitiamo per poco un incidente, incrociando auto che sfrecciano veloci in senso contrario.
Probabilmente gente del posto che conosce la strada, ma impressiona non poco trovarseli di fronte dopo curve cieche che loro stringono eccessivamente, schiacciandoci contro il guardrail (dove c’è) o la montagna con tutti gli alberi che hanno fronde così imponenti da oscurare il cielo.
Tanta gente è accorsa anche qui in cerca di refrigerio per un rilassante picnic, ma noi proseguiamo sino a Vico del Gargano, dove torniamo a rivedere il mare. La posizione del paese, classificato uno dei borghi più belli d’Italia, è stupenda, arroccato com’è su di uno sperone di roccia a picco sul mare. Ma basta attraversarlo perché l’incantesimo svanisca.
Scendiamo al mare da Ischitella – ovviamente saltando Rodi Garganico che era la meta primitiva – e proseguiamo lungo la costa per la strada chiamata “l’isola”. Ci aspettavamo un tratto di strada panoramico; in realtà da un lato la pineta impedisce la vista del mare e dall’altro campi e case consentono la vista del lago solo a Capoiale, dove un emissario d’acqua dolce sfocia in mare.
Lungo la via un gran fiorire di campeggi, ma noi proseguiamo sino a Torre Mileto, dove ci fermammo anni fa, nella speranza di ritrovare l’incanto lasciato.
Il paese, in realtà un agglomerato di complessi turistici, offre diverse soluzioni e noi scegliamo quella più comoda per le nostre necessità.
Trascorriamo qui il week end. Solo mare, sole e riposo. Dopo cena passeggiamo sino alla Torre, restaurata ma già imbrattata di scritte, lasciando che nel campeggio si sfoghino con i barbecue che affumicano l’aria mentre noi ci godiamo il fresco della sera e la vista delle Tremiti, illuminate di fronte a noi. Tante le considerazioni romantiche che il chiaro di luna ci ispira e dobbiamo farci violenza per rientrare a dormire sapendo che un altro giorno di vacanza è finito.
- 9. Lunedì, 19 agosto – Umbria, tra fede e “magnaebeve”
Continua il nostro rientro sulla rotta del nord. A Poggio Imperiale imbocchiamo l’A14 per uscire a Pescara che raggiungiamo a mezzogiorno. Attraversiamo il capoluogo abruzzese cercando invano un centro commerciale dove rimpinguare le nostre scorte alimentari. Lo troveremo solo a Silvi Marina, dove pranziamo nel piazzale del supermercato sotto un sole cocente. Ripartiamo dimenticando aperto il maxi oblò. Il caldo è tanto e siamo così rintronati da non accorgerci che molti chilometri dopo, quando ci fermeremo per una sosta tecnica.
Proseguiamo sulla statale sino a Pineto, dove contavamo di fermarci al camping International – di cui avevamo letto entusiasti resoconti – ma lo troviamo completo e quindi ci rimettiamo sconsolatamente in marcia. Il caldo torrido del pomeriggio e la presa di coscienza che sarà difficile trovare una sosta sul mare di nostro gradimento, ci spingono a cambiare nuovamente rotta.
Così, arrivati a Martinsicuro, imbocchiamo la superstrada verso Ascoli Piceno che in breve ci consente di tornare in Umbria, sulla rotta del nostro viaggio di nozze (di tanti anni fa) a rivedere luoghi noti e visitare con calma, quanto bypassato per vari motivi.
Superata Acquasanta Terme e giunti ad Arquata del Tronto imbocchiamo la Statale 685 che ci porterà a Norcia, evitandoci il vecchio tratto di provinciale che scavalca la Forca Canapina.
Cominciamo a risentire la stanchezza del viaggio, nonostante il traffico sia scarso; soprattutto mancano i camion, mentre torniamo a rivedere i camper. Provo a telefonare a un caro amico che qui possiede la casa di villeggiatura, ma non riesco a contattarlo. Scopriremo poi che avevo memorizzato il numero di cellulare in modo errato. La visione di Norcia arrivando dall’alto è davvero bella, con le mura a forma di cuore che racchiudono la città che si staglia nel mezzo della valle.
Troviamo posteggio fuori le mura, vicino agli impianti sportivi, dove altri colleghi già sostano da tempo, giunti sin qui da ogni parte d’Italia. Qui la temperatura è molto più gradevole e subito usciamo per un primo giro esplorativo.
Andiamo subito a visitare la basilica dedicata a San Benedetto con una cripta davvero interessante, e lentamente ci dedichiamo all’esplorazione della cittadina, lasciando per ultima la visita ai vari negozi di generi alimentari che si fanno concorrenza l’un l’altro. È il trionfo dei sapori forti inseriti in una fiera del cibo che attira il viaggiatore: salumi di tutte le forme e composizioni, formaggi, tartufi e cereali di ogni specie.
Ovviamente anche noi ci lasciamo tentare e dopo aver tentennato tra le varie offerte, faremo le nostre scelte, quando a sera usciremo dopo cena per aggirarci nell’incanto delle stradine illuminate scenograficamente. Come ogni sera in piazza c’è uno spettacolo per i villeggianti; a noi capita una proposta di balli con l’esaltazione del tango argentino in tutte le sue forme.
Nella notte la temperatura è scesa parecchio e c’è stata anche una leggera pioggerella che ha reso l’aria umida (la giusta umidità che esalta la stagionatura dei salumi!) com’è logico aspettarsi in quest’angolo d’Italia, racchiuso tra gli Appennini. Sotto un cielo grigio raggiungiamo Cascia, parcheggiamo e saliamo attraverso un percorso attrezzato con ascensori e scale mobili al Santuario di Santa Rita.
Lungo il percorso abbiamo modo di soffermarci per entrare nelle varie chiese che contornano il percorso. Essendo ancora presto abbiamo modo di visitare tutto con molta calma, evitando la ressa dei pellegrini. Prima di arrivare alla basilica, facciamo tappa in un reliquario, dove è rappresentata la storia di Santa Rita, a me totalmente sconosciuta.
Apprendiamo così che è stata sposa a 14 anni, madre subito dopo di 2 figli, vedova e quindi suora di clausura dove è vissuta in odore di santità. Il tutto avveniva nel 1400, dove molti dati storici sono ovviamente solo presunti. Tralasciando le mie perplessità religiose, devo convenire che la basilica superiore è davvero molto bella, con splendidi e semplici affreschi. Un raro esempio di chiesa moderna che conserva un afflato mistico.
A dire messa un prete nero; anche qui si sente la mancanza di vocazioni? Cascia vista anche dall’alto ha un suo fascino, racchiusa com’è dalle montagne che la cingono. Viene naturale chiedersi come fosse vivere qui seicento anni fa, quando ancora oggi il paese è tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione. Sicuramente l’asprezza delle condizioni di vita favoriva l’ascetismo e il misticismo.
Rientrati alla base, anche per rifarci del costo del parcheggio che per i nostri mezzi è possibile fare solo pagando per l’intera giornata, usufruiamo del camper service.
Per pranzo siamo alle fonti del Clitunno, che ho visto spesso transitandovi davanti senza mai avere avuto l’opportunità di fermarmi.
L’entrata costa € 5,00 ma il piccolo parco è ben tenuto e se i soldi servono davvero a mantenerlo così, sono ben spesi. È un ambiente agreste, con l’acqua che qui sgorga dalla roccia creando il fiume di una trasparenza eccezionale. Ci ha ricordato le tanto amate chiare, fresche e dolci acque di Fontaine du Vaucluse.
- 10. martedì 20 agosto – il rientro
Riprendiamo il cammino per inserirci sull’E45. In un pomeriggio dove il sole a volte è coperto dalle nuvole che sembrano voler scaricare secchiate di pioggia, superiamo Trevi, splendidamente adagiata sulla collina, Spello e Assisi sempre belle e scenograficamente deliziose.
Appena varchiamo il confine della Toscana, inizia a piovigginare, per poi trasformarsi in pioggia fitta a Bagno di Romagna, e non abbandonarci più. Inutile andare al mare com’era nelle nostre intenzioni. Un altro cambio di programma che solo il viaggiare col camper ti consente in piena tranquillità.
Ci fermiamo a Ravenna, dove abbiamo diverse possibilità di fermarci in centro città. Ci siamo venuti più volte, ma è sempre un piacere camminare nel centro storico, anche sotto la sottile acquerugiola che ingrigisce il cielo, scoprendo angoli che avevamo tralasciato.
Al risveglio, appena abbiamo scorto il cielo sgombro da nuvole e il sole più caldo, abbiamo capito che l’epilogo di queste nostre vacanze sarebbe stato il giusto corollario al nostro viaggiare. Gli ultimi giorni li avremmo trascorsi a Casalborsetti, da dove manchiamo da tre anni. A Paola piacciono sia l’area di sosta sia il paese, con la sua tranquillità. Appena sistemato il camper, ce ne andiamo in spiaggia.
Dopo le mareggiate di ieri il mare è ancora molto agitato e ha portato a riva tanti gusci di telline vuoti e schiuma marrone. Ma l’acqua, pur con la sabbia smossa, non è così schifosa come temevamo, anche se non facciamo il bagno. Nel pomeriggio il mare è in bassa marea e si ritira scoprendo la sabbia tanto da poter raggiungere camminando gli scogli. L’unica attenzione da porre sono le tante buche che si aprono improvvisamente sotto i piedi. Noi ci rilassiamo camminando nell’acqua e godendo il sole che è tornato a splendere caldo.
Dopo cena camminiamo per il paese verificando i nostri ricordi con i cambiamenti che ci sono stati nel frattempo. E ci concediamo ancora una mezza giornata di mare prima di rimetterci in strada e terminare il nostro viaggio con qualche considerazione: la prima e più banale è che come il solito, le vacanze sono trascorse veloci. Sembra ieri che siamo partiti, immersi nella bolla di calore.
Conclusioni
Anche da questo viaggio tante cose da riporre nel baule dei nostri ricordi e la consapevolezza di quanto facilmente ci si abitui a questo tipo di vita. Nessuna pressione, né stress, pochi dolori e la consapevolezza che la vita è bella. È un dono che spesso non sappiamo apprezzare nella giusta misura. Vorrei tanto, nei momenti bui e tristi, avere la forza di ricordare questi giorni spensierati, quando si mangia quando se ne ha voglia, e si va seguendo il sole e l’istinto. Abbiamo visto tanti posti nuovi e rivisti con piacere luoghi conosciuti, e riportiamo con noi tanti ricordi; alcuni sono ancora ben visibili sulla fiancata del camper, strisciata più volte contro i rametti della Foresta Umbra incrociando i pazzi che correvano in senso contrario.
Il riassunto del viaggio in un grafico:
da | a | PUNTO SOSTA | COSTO | KM. PARZIALE |
Novate Milanese | Riolunato | AA. La Colma | Gratuito | Km. 271 |
Riolunato | S. Quirico d’Orcia | AA nel park. | € 10 (teorici) | Km. 223 |
S. Quirico d’Orcia | Pietrelcina | AA L’oasi | € 10 | Km. 427 |
Pietrelcina | Margherita di Savoia | AA Lido Moby Dick | € 25 | Km. 156 |
Margherita Savoia | Alberobello | AA Nel verde | € 18 | Km. 145 |
Alberobello | Torre dell’Orso | AA Solara | € 72 (2 gg) | Km. 130 |
Torre dell’orso | Torre lido S.Giovanni | AA Riva mare | € 25 | Km. 130 |
Lido san Givanni | Marina di Ginosa | AA amici della natura | € 51 (3 gg) | Km. 200 |
Marina di Ginosa | Zapponeta | AA Zapponeta beach | € 18 | Km. 215 |
Zapponeta | Torre Mileto | AA Camping Johnny | € 34 (2 gg) | Km. 128 |
Torre Mileto | Norcia | PS fuori le mura | Gratuito | Km. 297 |
Norcia | Ravenna | AA p.le resistenza | € 2,35 | Km. 300 |
Ravenna | Casalborsetti | AA | € 22 (2 gg) | Km. 26 |
Casalborsetti | Novate Milanese | Km. 335 | ||
€ 297,35 | Km. 2983 |